Indice
La serva amorosa
La serva amorosa | |
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Commedia in tre atti | |
Autore | Carlo Goldoni |
Lingua originale | |
Prima assoluta | maggio 1752 Teatro Formagliari di Bologna |
Personaggi | |
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La serva amorosa è una commedia di Carlo Goldoni del 1752. Fa parte delle commedie scritte per un impegno contrattuale con il capocomico Girolamo Medebach.
La serva civetta è una figura presente in tante opere goldoniane, ma qui si sublima in vera e propria benefattrice. Corallina opera per il bene altrui senza interesse. Infatti l'amore che prova per il suo padrone Florindo, è completamente disinteressato, un amore protettivo e quasi materno. Due volte rifiuta quello che risulterebbe logico: sposare il padrone per il quale aveva fatto tanto.
Corallina però è più saggia di Florindo e suo padre Ottavio, entrambi favorevoli al matrimonio per gratitudine alla serva fedele. Lei così ne ragiona a Florindo:
«Se mi premiaste col matrimonio, comparirebbe troppo interessato l’innocente amor mio, e direbbesi che fu scorretta la nostra amicizia, e che per tirarvi io nella rete, avessi contribuito a distaccarvi dal padre. A me preme l’onor mio sopra tutto, e a voi deve premere il vostro. Figlio unico di casa ricca e civile, vorreste avvilirvi collo sposare una serva? Ah, signor Florindo, non ci pensate nemmeno. Se mi amate, ascoltatemi; se avete stima di me, arrendetevi ai miei consigli; e se volete essermi grato, siatelo per ora col rassegnarvi. [...] Una piccola dote, che per me estrar vogliate da’ vostri beni, sarà bastevole ricompensa ai servigi che vi ho prestati; e godendomi, senza rimorsi al cuore, una fortuna che a me convenga, vi sarò sempre amica, vi sarò sempre serva, sarò sempre la vostra amorosissima Corallina.” (II/12)»
La questione della dote sembra essere sollevata giusto per togliere il pensiero del matrimonio dalla testa di Florindo; non si può certo accusarla di fare tutto per i soldi. È da notare la sua umiltà: non si ritiene degna di sposare il “figlio unico di casa ricca e civile”, la legge delle differenze sociali è forte, ed è ancora più forte la dipendenza dalla voce del mondo, capace certamente di rovinare la reputazione delle donne.
La logica infallibile di Corallina si integra con un'altra ragione, pronunciata quando rimane sola:
«Se fossi una di quelle che ambiscono, accetterei il partito. Mi sposerebbe ora per gratitudine, ma poi, dopo qualche tempo, se ne pentirebbe e in vece di ringraziarmi di quel che ho fatto per lui, maledirebbe la mia pietà interessata. (II/13)»
Qui emerge la sua caratteristica più importante, accanto all'altruismo: l'intelligenza. Riesce a cogliere la psicologia della situazione, che per il momento è favorevole per lei, ma presto potrebbe tornarle contro.
Quando entra in scena la prima volta, la si vede lavorare su un paio di calze, che devono procurare il pranzo di quel giorno. Dato che le vende a Rosaura, comincia anche a mettere in moto il suo piano del matrimonio tra lei e Florindo. La sua forza nella sventura si intravede nella seguente affermazione:
«Sì, ci vuol altro che questo, a farmi perdere il coraggio. Forti, fin che son viva io, non dubitate di niente.” (I/7) “Eh, non intendo donarvi niente, sapete? Tengo nota di tutto. [...] E voglio il salario sino ad un quattrino.” (I/7)»
In evidente contrasto con la dichiarazione citata sopra nella scena con Pantalone, sembra probabile che un'affermazione del genere tenda a salvare l'orgoglio del padrone. L'inettitudine di quest'ultimo è in perfetto contrasto con l'energia dinamica di Corallina: più lui si abbandona alla disperazione, più lei si impegna a cambiare le cose. Come tante altre volte, si assiste nell'opera goldoniana alla debolezza maschile e alla forza femminile. Florindo si lamenta, piange, sospira, fa perdere la pazienza perfino alla sua serva amorosa:
«“Non sapete pagarmi con altro che con dei sospiri, dei lamenti e dei piagnistei. Voglio che stiate allegro, se volete che non me ne vada da voi; non voglio che mi facciate morir di malinconia. Lavorerò, venderò, impegnerò, m’ingegnerò. Ma allegramente, signor padroncino caro, non siamo morti. Chi sa! Forti, coraggio.” (I/7)»
Anche in questi presunti rimproveri si intravede però il suo infinito altruismo, il suo sforzo di far passare il malumore al “padroncino”.
“...ma quando ancora mi dovessi ingannare, e meco dovesse essere ingrato, non mi pentirò mai di quello che per lui ho fatto, essendo certa e sicura, che il bene è sempre bene; e che tutto il bene, che da noi si fa, viene ricompensato dal cielo; signor sì, dal cielo, che conosce il cuore delle persone, e premia e rimunera le buone opere e le buone intenzioni.”(II/3) Ecco la motivazione morale della serva altruista.
Poetica
[modifica | modifica wikitesto]Goldoni nella prefazione dice:.
«“Non ostante che la mia Serva Amorosa abbia avuto sì bell’incontro a Bologna, a Milano, e a Venezia, non manca a lei la sua critica. Dicesi che Corallina parla più che da Serva, ed opera con troppo ingegno e con troppo fina condotta. Ciò è vero, se tutte le Serve hanno ad essere quelle sciocche, che tali Critici avranno praticato sol tanto; ma io ne ho conosciute delle bene educate, delle pronte di spirito, capaci de’ più difficili, de’ più delicati maneggi. Io non imbarazzo questa mia Serva in cose superiori al femminile talento: ella è una femmina più accorta di molte altre, siccome lo è effettivamente l’Attrice medesima, che ha tal carattere rappresentato.”»
Come avviene anche nella Donna di garbo, l'autore cerca di difendere la sua protagonista contro le critiche; richiama la propria esperienza di aver incontrato delle serve così “pronte di spirito”. Per quanto riguarda l'attrice Marliani, anche in questo caso il ruolo fu modellato proprio sulla sua personalità.
«“Non nego che molto non abbia contribuito all’ottima riuscita di tal Commedia il merito personale di quell’eccellente Attrice, che sostenne mirabilmente il personaggio di Corallina; ma appunto conoscendo io dove potea fare maggior risalto la di lei abilità, ho procurato vestirla d’una prontezza di spirito, che a lei suol essere familiare, e mi è riuscito l’effetto a misura dell’intenzione”»
[1]. Le parole finali di Corallina, che sembrano prendere una posizione evidente nel dibattito sulle donne svolto proprio in quell'epoca:
«“Or vengano que’ saccenti, che dicon male delle donne; vengano que’ signori poeti, a cui pare di non potere avere applauso, se non ci tagliano i panni addosso. Io li farò arrossire, e ciò faranno meglio di me tante e tante nobili virtuose donne, le quali superano gli uomini nelle virtù, e non arrivano mai a paragonarli nei vizi. Viva il nostro sesso, e crepi colui che ne dice male.” (III/20)»
La critica vede nel carattere di Corallina una anticipazione di quello di Mirandolina de La locandiera commedia scritta dopo pochi mesi che ha avuto una fama molto più importante.
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Carlo Goldoni, prefazione a La serva amorosa
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