Ghada Amer

Da Teknopedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Ghada Amer

Ghada Amer (Il Cairo, 22 maggio 1963) è un'artista egiziana.

Nata al Cairo nel 1963, cresce la sua infanzia tra la Libia, il Marocco e l'Algeria[1]. Emigra insieme ai genitori in Francia all'età di undici anni.[2] Nel 1989 si trasferisce a Nizza per frequentare l'istituto École nationale supérieure des beaux-arts. Nel 1997 ha ricevuto una borsa di studio dalla Fondazione Pollock-Krasner.

Tra le altre mostre personali ha esposto negli Stati Uniti, Francia, Sudafrica, Singapore, Corea, Italia e in altri luoghi. Amer ha esposto anche al Brooklyn Museum, Museum for African Art[3], Museo d'arte di Tel Aviv (dove fu il primo artista ad avere una mostra personale) oltre che alla Gwangju Biennale e alla Whitney Biennial. Inoltre ha esposto alle edizione degli anni 1999 e 2005[4] della Biennale di Venezia[5], alla Biennale di Johannesburg del 1997 e alla Biennale di Lione dell'anno 2000. Grazie alla sua prima partecipazione alla Biennale di Venezia ha ricevuto il premio UNESCO ormai giunto alla sua quarantottesima edizione[6]. Nel 2004 è stato anche nella giuria del Aga Khan Award for Architecture; vive e lavora a New York.

Nelle sue opere Amer tratta temi quali estremismo del femminismo, il fanatismo religioso e i problemi legati al corpo e alla seduzione di quest'ultimo.[7] Inoltre è conosciuto per l'uso della tecnica del ricamo sia nelle sue pitture che nelle sculture.[1]

Le sue opere sono state criticate dalle comunità musulmane perché presentano corpi femminili nudi.[1]

  1. ^ a b c Fayeq Oweis, Encyclopedia of Arab American Artists, ABC-CLIO, 2008.
  2. ^ (EN) Into Africa, su artnet.com. URL consultato il 9 settembre 2012.
  3. ^ (EN) ART REVIEW; An African Diaspora Show Asks: What Is Africanness? What Is Diaspora?, su nytimes.com. URL consultato il 9 settembre 2012.
  4. ^ Paolo Vagheggi, Biennale di Venezia - Le donne e l'amore del nuovo millennio, in 6 giugno 2005, La Repubblica, p. 35. URL consultato il 13 novembre 2012.
  5. ^ (EN) Uta Grosenick, Ilka Becker, Women Artists in the 20th and 21st Century, Taschen, 2001. URL consultato il 13 novembre 2012.
  6. ^ Ghada Amer, su electaweb.it. URL consultato il 13 novembre 2012.
  7. ^ (EN) Levent Ozler, Ghada Amer: Love Has No End, in 1 gennaio 2008. URL consultato il 13 novembre 2012 (archiviato dall'url originale il 23 settembre 2015).
  • Maura Reilly, Ghada Amer, Gregory R Miller & Company, 2010, 304 pag.
  • Selene Wendt, Ghada Amer, Henie Onstad Kunstsenter, 2001, 63 pag.

Voci correlate

[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni

[modifica | modifica wikitesto]
Controllo di autoritàVIAF (EN62383318 · ISNI (EN0000 0000 7838 5167 · ULAN (EN500114567 · LCCN (ENno98068434 · GND (DE12060955X · BNE (ESXX951382 (data) · BNF (FRcb13745312n (data) · J9U (ENHE987007285807605171 · CONOR.SI (SL328958563