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Scandalo italiano dei passaporti falsi
Lo scandalo italiano dei passaporti falsi, noto anche come Passaportopoli, fu un caso giudiziario che colpì il calcio italiano nel 2001 e riguardò la naturalizzazione illecita di alcuni calciatori a opera delle società calcistiche italiane.[1][2][3]
Storia
[modifica | modifica wikitesto]L'affaire, scoppiato nel settembre 2000, riguardava la contraffazione di passaporti appartenenti a calciatori non cittadini dell'Unione Europea, al fine di consentire alle società calcistiche italiane il tesseramento di detti giocatori come comunitari.[2][1] Si trattò di uno dei primi casi di falsificazione documentaria nel calcio europeo.[3]
In base alla versione all'epoca vigente dell'articolo 40, comma 7 delle Norme Organizzative interne Federali (N.O.I.F.), ogni squadra poteva schierare negli incontri ufficiali in ambito nazionale solamente 3 dei calciatori extracomunitari presenti in rosa. La violazione del comma poteva astrattamente configurare un illecito sportivo, il quale poteva essere punito con un ventaglio di sanzioni – sulla base di indici quali gravità delle violazioni, reiterazione nel tempo delle stesse, et cetera – fra cui, in casi estremi, penalizzazioni in classifica e retrocessioni a tavolino.[2]
L'iter nell'ambito della giustizia sportiva si concluse nell'estate del 2001, seppure lo scandalo ebbe una coda di indagini nell'autunno successivo che riguardò anche club e calciatori non precedentemente implicati.[4]
Processi
[modifica | modifica wikitesto]Nel filone principale dell'inchiesta furono coinvolte società, dirigenti e calciatori di 6 squadre di Serie A (Inter, Lazio, Milan, Roma, Udinese e Vicenza) e una di Serie B (Sampdoria).
I 14 giocatori implicati furono:
Sentenza di primo grado
[modifica | modifica wikitesto]La sentenza di primo grado, emessa dalla Commissione disciplinare della Lega Calcio il 27 giugno 2001, è stata la seguente:[5]
Società
[modifica | modifica wikitesto]- Udinese: ammenda di 3 miliardi di lire.[6]
- Inter: ammenda di 2 miliardi di lire.[7]
- Lazio: ammenda di 2 miliardi di lire.[8]
- Roma: ammenda di 1,5 miliardi di lire.[9]
- Sampdoria: ammenda di 1,5 miliardi di lire.[10]
- Milan: ammenda di 1 miliardo di lire.[11]
- Vicenza: ammenda di 1 miliardo di lire.[12]
Giocatori
[modifica | modifica wikitesto]- Alberto (Udinese): 1 anno di squalifica.[6]
- Gustavo Bartelt (Roma): 1 anno di squalifica.[9]
- Da Silva (Udinese): 1 anno di squalifica.[6]
- Dedé (Vicenza): 1 anno di squalifica.[12]
- Dida (Milan): 1 anno di squalifica.[11][13]
- Fábio Júnior (Roma): 1 anno di squalifica.[9]
- Jeda (Vicenza): 1 anno di squalifica.[12]
- Jorginho (Udinese): 1 anno di squalifica.[6]
- Álvaro Recoba (Inter): 1 anno di squalifica.[7][13]
- Warley (Udinese): 1 anno di squalifica.[6]
- Thomas Job (Sampdoria): 6 mesi di squalifica.[10]
- Jean Ondoa (Sampdoria): 6 mesi di squalifica.[10]
- Francis Zé (Sampdoria): 6 mesi di squalifica.[10]
- Juan Sebastián Verón (Lazio): assolto.[8][13]
Dirigenti
[modifica | modifica wikitesto]- Gino Pozzo (Udinese): due anni di inibizione.[6][13]
- Rinaldo Sagramola (Vicenza): 1 anno di inibizione e ammenda di 10 milioni di lire.[12]
- Gabriele Oriali (Inter): 1 anno di inibizione.[7]
- Felice Pulici (Lazio): 1 anno di inibizione.[8][13]
- Franco Baldini (Roma): 9 mesi di inibizione.[7]
- Massimo Briaschi (Vicenza): 6 mesi di interdizione.[12]
- Sigfrido Marcatti (Udinese): 6 mesi di inibizione.[6]
- Domenico Arnuzzo (Sampdoria): assolto.[10]
- Sergio Cragnotti (presidente Lazio): assolto.[8][13]
- Rinaldo Ghelfi (Inter): assolto.[13][14]
- Nello Governato (Lazio): assolto.[8][13]
- Pierpaolo Marino (Udinese): assolto.[15]
- Enrico Mantovani (presidente Sampdoria): assolto.[10]
- Pierluigi Ronca (Sampdoria): assolto.[10]
- Emiliano Salvarezza (Sampdoria): non luogo a deliberare.[10]
Sentenza della Commissione di Appello Federale
[modifica | modifica wikitesto]La Commissione di Appello Federale, dopo le riunioni del 17 e 18 luglio 2001, ha confermato le decisioni prese in primo grado relativamente a Inter,[16] Milan,[17] e Sampdoria.[18][19]
Sono state confermate anche le decisioni riguardanti Lazio, Roma, Udinese e L.R. Vicenza con le seguenti eccezioni:[19]
- Gino Pozzo (Udinese): da due anni a un anno e sei mesi di inibizione.[20]
- Massimo Briaschi (Vicenza): da 6 mesi a 1 anno di interdizione.[21]
- Felice Pulici (Lazio): da 1 anno a 6 mesi di inibizione.[22][23]
- Franco Baldini (Roma): assolto.[23][24]
- Gustavo Bartelt (Roma): annullamento della decisione precedente e rinvio degli atti alla Commissione Disciplinare per nuovo giudizio.[23][25]
Reazioni
[modifica | modifica wikitesto]All'indomani della sentenza di primo grado, la firma Giorgio Tosatti per il Corriere della Sera criticò le condanne, definendole «incoerenti e sproporzionate», a fronte della cancellazione, avvenuta il 4 maggio, della norma federale che imponeva alle società italiane il limite di tre calciatori extracomunitari impiegabili:[26][27]
«Mi preme sottolineare l'incoerenza di comportamenti sulla vicenda degli extracomunitari. La Corte federale abolisce la norma che ne limita l'impiego considerandola illegittima e consente di utilizzarli a campionato in corso, incidendo sul suo esito. La Lega, appellandosi alla Turco-Napolitano, fa saltare anche il tetto dei cinque tesserabili: se ne possono ingaggiare a mucchi. No al contingentamento del Coni, via libera ai club. […] In compenso la giustizia (si fa per dire) sportiva distribuisce squalifiche e multe per la violazione di quella norma cancellata. Si può essere più incoerenti?»
A posteriori, la cancellazione della suddetta norma, la quale era stata definita illegittima da precedenti sentenze della giustizia ordinaria, è stata ritenuta la ragione per cui non furono comminate penalizzazioni di punti in classifica ai club condannati,[1][2] e si rivelò anche decisiva per l'esito del campionato 2000-2001.[28][29]
Controversie
[modifica | modifica wikitesto]Nell'ambito della giustizia ordinaria, il Giudice per le indagini preliminari (GIP) del Tribunale di Udine accolse, nel maggio 2006, la richiesta di patteggiamento dell'attaccante uruguayano dell'Inter, Álvaro Recoba, e di Gabriele Oriali, responsabile dell'area tecnica della società nerazzurra, infliggendo la pena di sei mesi di reclusione ciascuno (sostituita con una multa di 21.420 euro) per i reati di concorso in falso e ricettazione.[30] Nel luglio del 2011 in un'intervista rilasciata a la Repubblica, Franco Baldini, direttore sportivo della Roma dal 1999 al 2005, si espresse a favore di Oriali rispetto alle responsabilità imputategli dichiarando che era stato lui a consigliare all'ex mediano nerazzurro di rivolgersi a una delle persone successivamente coinvolte nello scandalo.[31] Dopo le dichiarazioni di Baldini, in un primo momento Oriali non ha escluso la possibilità di chiedere la revisione del processo, salvo poi rinunciare a tale intendimento.[32]
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ a b c Alessandro Ruta, All’origine dello scandalo "Passaportopoli", su ultimouomo.com, 7 ottobre 2020. URL consultato l'8 novembre 2020.
- ^ a b c d Matteo Curzi, Storia di passaporti e complottismo, su sportellate.it, 8 settembre 2020. URL consultato l'8 novembre 2020.
- ^ a b (ES) José Ignacio Corcuera, La ley Bosman y el tráfico de pasaportes, in Cuadernos de Fútbol, n. 61, Centro de Investigaciones de Historia y Estadística del Fútbol Español, gennaio 2015, ISSN 1989-6379 .
- ^ Marco Mensurati, Si riapre il caso passaporti, in la Repubblica, 24 ottobre 2001, p. 53.
- ^ Passaporti: prosciolto Veron, su www2.raisport.rai.it, Rai Sport, 27 giugno 2001. URL consultato il 13 dicembre 2010 (archiviato dall'url originale il 4 marzo 2016).
- ^ a b c d e f g Lega Calcio, 59.
- ^ a b c d Lega Calcio, 38.
- ^ a b c d e Lega Calcio, 47.
- ^ a b c Lega Calcio, 14.
- ^ a b c d e f g h Lega Calcio, 27.
- ^ a b Lega Calcio, 18.
- ^ a b c d e Lega Calcio, 8
- ^ a b c d e f g h Fabio Monti e Pietro Pinelli, Passaporti: assolto Veron, un anno a Recoba, su archiviostorico.corriere.it, Corriere della Sera, 28 giugno 2001. URL consultato il 13 dicembre 2010 (archiviato dall'url originale il 14 novembre 2012).
- ^ Lega Calcio, 39.
- ^ Lega Calcio, 60.
- ^ CAF, 36.
- ^ CAF, 31.
- ^ CAF, 33.
- ^ a b Passaporti falsi: pene confermate, su www2.raisport.rai.it, Rai Sport, 18 luglio 2001. URL consultato il 13 dicembre 2010 (archiviato dall'url originale il 5 marzo 2016).
- ^ CAF, 27.
- ^ CAF, 30.
- ^ CAF, 25.
- ^ a b c Fabio Monti, Passaporti: Recoba e Dida restano fuori, su archiviostorico.corriere.it, Corriere della Sera, 19 luglio 2001. URL consultato il 13 dicembre 2010 (archiviato dall'url originale il 12 novembre 2012).
- ^ CAF, 26.
- ^ CAF, 38.
- ^ Da domenica via libera agli extracomunitari, su repubblica.it, 4 maggio 2001. URL consultato il 23 settembre 2020.
- ^ Giorgio Tosatti, Sentenze incoerenti e sproporzionate, su Corriere della Sera, 28 giugno 2001. URL consultato il 29 dicembre 2023.
- ^ Juve furibonda, Roma soddisfatta, in la Repubblica, 5 maggio 2001.
- ^ Marco Gaetani, Uomini Scudetto, su ultimouomo.com, 2 marzo 2018. URL consultato l'8 novembre 2020.
- ^ Passaporti falsi: patteggiano Recoba e Oriali - Gazzetta dello Sport
- ^ Emanuela Audisio, "Le mie regole per un calcio pulito", su repubblica.it, 18 luglio 2011. URL consultato il 23 settembre 2020.
- ^ Franco Baldini: "Oriali disse la verità", su inter.it, 19 luglio 2011. URL consultato il 2 febbraio 2016 (archiviato dall'url originale il 19 settembre 2011).
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Comunicato ufficiale n. 507 del 27 giugno 2001 (PDF), su legaseriea.it, lega-calcio.it. URL consultato il 6 giugno 2012 (archiviato dall'url originale il 22 novembre 2022).
- Comunicato ufficiale n. 3/C (2001-2002) (PDF), su figc.it.