Utente:Ludovica Quarta/Sandbox

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Pietro Gamba (Stezzano, 8 novembre 1952) è un medico italiano. È noto per la sua attività umanitaria a favore dei campesinos boliviani.


Famiglia e formazione

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Pietro Gamba nasce l'8 novembre 1952 a Stezzano, in provincia di Bergamo, da una famiglia di contadini. Fin da ragazzo frequenta l’oratorio sostenendo un collegamento epistolare con i carcerati e i militari del paese. Dopo il diploma lavora in una fabbrica come tornitore meccanico e, giunto il momento di dover svolgere il servizio militare, provato dall’ esperienza epistolare, decide di impegnarsi in una missione e di essere assolto dalla leva.

«Non volevo servire la patria in armi, ma allora per gli obiettori di coscienza non esisteva il servizio civile alternativo. Chi si rifiutava di partire per la naia finiva in galera a Peschiera del Garda o a Gaeta.[1]»

Nel 1972 viene incaricato da don Bepo Valvassori, fondatore del patronato San Vincenzo di Bergamo, di trascorrere tre anni assistendo gli orfani prima di prepararsi per una missione più impegnativa per altri tre anni successivi.[2]

Terminata l’esperienza a Bergamo, Pietro parte per l’America Latina e nell'ottobre del 1975 giunge in Bolivia per assistere i gruppi di orfani boliviani. Dopo un anno, sostenuto da padre Angelo Germi, decide di andare a vivere con i campesinos, nelle loro case, a contatto con i più poveri.

L'arrivo in America Latina

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Il 3 agosto del 1976 arriva a Challviri, nel dipartimento di Cochabamba, accolto dal dirigente della comunità. Nonostante le iniziali difficoltà di comunicazione, non avendo studiato il quechua, e nonostante la diffidenza che avverte da parte dei boliviani, Pietro si dedica alla promozione di una sensibilizzazione cristiana, con l'intenzione di radunare nella cappella del villaggio giovani e adulti per ascoltare e commentare il Vangelo. Alle riunioni giungono però solo pochi ragazzi, e questa assenza di partecipazione fa nascere in lui dubbi riguardo il suo compito in Bolivia.[3]

Pietro inoltre, collabora con la comunità per i lavori per la costruzione di una nuova scuola[4], rendendosi disponibile anche per le attività quotidiane, e inizia ad essere ben visto dai campesinos, tanto da meritare la loro ospitalità; trasferendosi da una famiglia all'altra, ha l'opportunità di conoscere le varie situazioni economiche in cui la gente vive.

Si dedica all'insegnamento della scrittura e della matematica ai bambini, oltre che alla lingua spagnola e al catechismo. Inizia ormai ad essere considerato un punto di riferimento per tutta la comunità.

Gli studi in Italia

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Intanto, a causa di un’epidemia di morbillo i bambini continuano a morire per mancanza di cure appropriate e Pietro, non essendo in grado di dare un aiuto medico, prega il Signore per la loro guarigione.[5]

«Mi venne spontaneo parlare col Creatore: dimmi Tu che cosa vuoi che faccia. E la risposta arrivò spontanea: “Ma fa’ il medico! Non vedi che quassù i medici non arrivano? È tanto chiaro! Perché sei venuto in Bolivia? Adesso tocca a te”. Cercai di resistere. Sono un tornitore, io. No, no, non c’entro niente con questa storia, non è per me. Sono venuto soltanto a vedere, lasciami stare, dai, passerà. Il giorno dopo camminai per 12 ore nella tempesta ma alla fine avevo deciso.[6]»

Iniziando a credere più nella pratica sociale che nell’ impegno silenzioso della preghiera, decide di ritornare sui libri e di incominciare un nuovo progetto mettendosi a studiare medicina per poi ritornare in America Latina con una preparazione maggiore, per poter aiutare la comunità boliviana fino ad allora senza alcun tipo di assistenza. [7]

Il 30 maggio 1978 torna in italia e conosce il Collegio Aspiranti Medici Missionari (CUAMM) a Padova. Chiede l’ammissione e dopo un iniziale rifiuto, viene accettata la sua richiesta.

Nel novembre del 1978 si iscrive alla facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università degli studi di Padova, riuscendo a laurearsi con la massima votazione nel minor tempo possibile, il 15 novembre 1984.[8]

L'Associazione Umanitaria

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Dopo la laurea, frequenta l’Ospedale Distrettuale di Faido, in Svizzera, per fare esperienza pratica. Qui grazie all’ appoggio di un anestesista argentino e di vari organismi per iniziative missionarie, viene fondata l’ Associazione Umanitaria Dottor Pietro Gamba[9], organizzazione di finalità sociale e senza fini di lucro, con lo scopo di garantire la salute tra chi soffre, sviluppando una sensibilizzazione sulla prevenzione e preservazione della salute stessa; ciò che sta alla base della sua Opera, è infatti la Solidarietà umana basata sui principi cristiani.[10]

«Negli anni in cui Pietro e tutti noi che lo sosteniamo ci siamo occupati di volontariato per aiutare i fratelli più bisognosi, ciò che abbiamo ricevuto, in termini di riconoscimento e d'amore, è sempre molto più di quello che abbiamo dato[11]»

Il ritorno in Bolivia e il nuovo ospedale

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Nel giugno del 1985 Pietro ritorna in Bolivia e decide di fermarsi ad Anzaldo, una delle zone più povere. Un anno dopo dà inizio ai lavori di costruzione dell’ospedale per offrire un primo soccorso alla comunità grazie ai sostegni economici dall’ Italia e da altre parti del mondo. [12]

Il 25 luglio 1987, festa del patrono di Anzaldo, viene inaugurata la prima struttura del Centro Medico, dotata di una sala parto, un piccolo laboratorio e cinque letti di degenza, con annesso un appartamento per il medico e per il personale sanitario. [13]

Viene anche firmato un accordo con la facoltà di Biochimica e Farmacia per la pratica degli alunni dell'ultimo anno. Proprio qui Pietro conoscerà una studentessa di Biochimica, Margarita Torrez con cui si sposerà il 22 giugno 1991, presso la chiesa parrocchiale di Anzaldo [14] e da cui nasceranno quattro figlie: Silvia, Linda, Alba e Norma (affetta dalla Sindrome di Down).[15]

Margarita darà un importante contributo alla struttura ospedaliera, assumendo la direzione del laboratorio di analisi e occupandosi dell’amministrazione e della gestione del personale.[16]

Altri progetti

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Pietro sente la necessità di potenziare la struttura dell’ospedale con sale chirurgiche e attrezzature per radiografie, ma per fare ciò è necessario il collegamento della rete elettrica fino ad allora assente ad Anzaldo. Grazie a un contributo economico mensile da parte dei cittadini e alla somma stanziata dal Ministero Italiano per gli Affari Esteri, il 23 dicembre 1989 viene inaugurata la linea elettrica nel paese. Non solo fondamentale per l’ospedale, l’elettricità porterà un’evoluzione sia dal punto di vista economico che culturale, permettendo ad Anzaldo di riprendere vita e alla gente di ritornare dalla città in campagna, dotando la propria casa di elettrodomestici e mezzi di comunicazione.[17]

Pietro si dedica anche alla distribuzione di acqua potabile, realizzata nell' aprile del 1993 con l'inaugurazione del nuovo acquedotto dotato di filtro batteriologico e clorazione.

Sempre nel 1993 viene terminato il nuovo centro chirurgico con radiologia dell'ospedale, con dodici letti per la degenza.[18]

Tra il 1995 e il 1996 Pietro promuove la campagna di interventi di labbro leporino per circa 83 bambini di Anzaldo.[19]

Inoltre con il comune di Acacio e di San Pedro de Buena Vista, sono stati firmati degli accordi per la sicurezza della gravidanza, del parto e dei primi anni di vita del neonato ed entro Maggio 2007, sono stati effettuate più di 2000 chirurgie tra cui interventi di oftalmologia, per l'istallazione di pace-maker e impianti di protesi.[20]

  1. ^ Stefano Lorenzetto, "Il Giornale.it", Il medico operaio e il suo ospedale costruito sulla cima delle Ande, 12/12/2010
  2. ^ Riccardo Scotti, Il medico dei campesinos. La vita e l'opera di Pietro Gamba in Bolivia, 2007, Ananke, Torino, p. 13
  3. ^ Riccardo Scotti, op. cit., p. 16-17
  4. ^ Riccardo Scotti, op. cit., p. 19
  5. ^ Riccardo Scotti, op. cit., p. 36
  6. ^ Stefano Lorenzetto, op.cit.
  7. ^ Riccardo Scotti, op. cit., p. 68
  8. ^ Riccardo Scotti, op. cit., p. 71-72
  9. ^ Riccardo Scotti, op. cit., p. 73
  10. ^ Riccardo Scotti, op. cit., p. 186
  11. ^ Riccado Scotti, op.cit., p.188
  12. ^ Riccardo Scotti, op. cit., p. 74
  13. ^ Riccardo Scotti, op. cit., p. 113
  14. ^ Riccardo Scotti, op. cit., p. 124
  15. ^ Riccardo Scotti, op. cit., p. 179-181
  16. ^ Riccardo Scotti, op. cit., p. 183-185
  17. ^ Riccardo Scotti, op. cit., p. 120-122
  18. ^ Riccardo Scotti, op. cit., p. 140
  19. ^ http://www.pietrogambaonlus.org/
  20. ^ http://www.pietrogambaonlus.org/

Collegamenti esterni

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