Shock distributivo
Lo shock distributivo, in medicina, è una condizione patologica caratterizzata da urgenza e dovuta a una distribuzione anomala del sangue nei vasi sanguigni, che risulta in un apporto insufficiente di sangue agli organi[1][2]. Esso rappresenta uno dei quattro tipi di shock, una sindrome in cui l'apporto di sangue (e quindi di ossigeno) agli organi non è sufficiente a soddisfare il metabolismo delle cellule che compongono organi e tessuti[2]. A differenza di altri tipi di shock, nel tipo distributivo la gittata cardiaca può essere normale o aumentata[2]. La causa più frequente dello shock distributivo è la sepsi: in questo caso si parla di shock settico, una condizione patologica grave che può determinare il decesso[1].
Cause
[modifica | modifica wikitesto]Oltre alla sepsi, un'altra possibile causa di shock distributivo è la sindrome da risposta infiammatoria sistemica o SIRS che può essere la complicanza di una pancreatite acuta, di ustioni o traumi importanti[1]. Fra le altre cause si citano la sindrome da shock tossico (TSS), l'anafilassi, l'insufficienza surrenalica, reazioni a farmaci o tossine, intossicazione da metalli pasanti, insufficienza epatica e danni del sistema nervoso centrale[1]. In particolare, le forme di insufficienza corticosurrenalica che possono condurre allo shock distributivo comprendono il peggioramento di un'insufficienza surrenalica cronica, la distruzione o la rimozione chirurgica delle ghiandole surrenali, la soppressione di tali ghiandole da parte di farmaci steroidei, l'ipopituitarismo e le anomalie della produzione di ormoni surrenalici da cause metaboliche[1].
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ a b c d e Lalit K. Kanaparthi, Lessnau Klaus-Dieter e Ruben Peralta, Distributive Shock: Overview: Background, a cura di Michael R. Pinsky, Medscape, 12 febbraio 2013. URL consultato il 28 aprile 2014.
- ^ a b c Paul W.G. Elbers e Can Ince, Mechanisms of critical illness--classifying microcirculatory flow abnormalities in distributive shock, in Critical Care, vol. 10, n. 4, 19 luglio 2006, p. 221, DOI:10.1186/cc4969, PMC 1750971, PMID 16879732. URL consultato il 13 gennaio 2018 (archiviato dall'url originale il 10 settembre 2006).