Monastero di San Giovanni Battista (Dorgali)

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Monastero di San Giovanni Battista
Antico simulacro di san Giovanni Battista
StatoItalia (bandiera) Italia
RegioneSardegna
LocalitàDorgali
Religionecattolica
Diocesi Nuoro
Stile architettonicomedievale
Inizio costruzioneprobabilmente nel XII secolo

centro amministrativo e religioso della Franca di Girifai (sede del balivo e dell'abate mitrato), separatasi dal giudicato di Gallura.[Girifai non era una franca ma una secatura de rennu. Thorpeia ricadeva forse nel suo territorio ma nessun documento la indica come "capitale". Nessuna separazione dal giudicato]Il monastero di San Giovanni Battista Sardegna, noto anche con l'appellativo su Lillu, cioè "il Giglio", oppure ancora con "Sullili", "Sulliali", "Ossillilli" o "Offilo", era un cenobio situato a Thorpeia, borgo medievale oggi inglobato nel comune di Dorgali, in provincia di Nuoro[Thorpeia è Torpè Ispertu vicino a Galtellì. Si veda Panedda, Alberti, Livi, ecc.], Persa la supremazia abbaziale nel territorio, già nel Quattrocento, ciò che rimaneva del nucleo originale ubicato nell'attuale via Dante, al numero civico 6, è stato demolito nella seconda metà del Novecento.[1]

Lo stesso argomento in dettaglio: Girifai.

Il monastero fu eretto probabilmente fra l'XI secolo e il XII secolo a Thorpeia, antico borgo medievale. Fu un importante sito dei Cavalieri templari nel XIII secolo in Sardegna e la dedicazione a san Giovanni Battista lo dimostrerebbe[Una dedicazione non dimostra nulla. San giovanni era ed è veneratissimo ovunque]. Secondo lo storico Pirodda, infatti, si trattava di una precettoria collegata ai territori templari della Catalogna e dell'Occitania e a quelli della terraferma italiana.[2] Era l'abbazia più importante della Franca di Girifai, filiazione del monastero di San Giovanni dell'isola del Giglio[Dal testo della donazione del salto di girifai, si evince che "Sulialli" o "Su Lillu"· era un monastero gallurese], lì ubicato quasi certamente in località "la Bredici" o presso l'odierno castello degli Aldobrandeschi. Il convento gigliese, nel XII secolo, era uno dei possedimenti dell'abbazia cistercense delle Tre Fontane o di "Aquae Salviae" di Roma.[3]

Dorgali e la valle del Cedrino

Il monastero dorgalese possedeva un'estesa proprietà ecclesiale sulla costa denominata, ancora nel XIV secolo, San Giovanni Portu Nonu[Panedda localizza Portu Nonu ben altrove] (le odierne località di "Palmasera" e di "Sos Dorroles" in agro di Dorgali). Era in comunicazione con i templari operanti in Maremma.[4]La chiesa della badia era quella di San Lucifero vescovo di Cagliari e santa Maria Maddalena nel quartiere di "Sa Chejedda" (o "Sha Kezhedda" in protosardo che significava chiesetta[Il paleosardo (non protosardo) non è conosciuto se non in minima parte attraverso studi comparativi, comunque polemici. Se si ha la fonte di questa derivazione, specificarla]) a Dorgali, già in Torpeia (o Tropea per i locali).[5]

La tradizione orale riportava l'esistenza di una fonte che sgorgava nel sotterraneo della cripta per via del suono dell'acqua che ivi si percepiva in periodo invernale. Nella chiesa erano presenti sui pilastri alcuni simboli grafici: due glifi di matrice templare, secondo la studiosa di arte medioevale Cristiana Collu[Specificare la fonte], una croce con quattro cerchi, simili come impostazione ai quattro mori, probabilmente ripresi dal verso del "croat", una moneta aragonese circolante nel 1300. Lo stesso emblema è rappresentato nell'abbazia di San Giovanni in Argentella a Palombara Sabina (Roma). Il borgo di Santa Maria Maddalena di Torpeia, sulla base di una documentazione cinquecentesca, aveva due salti, quello di Santo Stefano di S'Armulanza (ora Mulattai) e quello di Miriai (oggi Iriai e Mariscai). [6]

La chiesa fu restaurata nel 1960 e allora si era proceduto all'esumazione degli scheletri dei defunti ivi sepolti fino al 1840 e si poté constatare che il costume femminile era dotato di una cuffia con due legacci oggi scomparsa[CItare la fonte]. Nel XII secolo l'abitato di Torpeia, e con esso il monastero, vennero inglobati nella cerchia urbana di Dorgali. L'abbazia perse la funzione religiosa che aveva nel Quattrocento, all'inizio del periodo aragonese: era la sede dell'abate mitrato che, congiuntamente al balivo civile, deteneva il potere nella zona affrancata extragiudicale di Girifai . In quell'occasione, il simulacro di San Giovanni Battista, "su Lillu", fu traslato nella chiesa dei Santi Andrea e Marco, limitrofa al borgo di Castro, ubicata nell'odierna piazza "Su Cucuru".[7]

I pochi resti della costruzione principale, annessi a una casa di abitazione dorgalese situata fra via Dante e via Goito nell'isolato chiamato "S'Eremu" ("L'Eremo"), furono abbattuti negli anni settanta.[8]

  1. ^ Panedda, p. 49
  2. ^ Pirodda, p. 41
  3. ^ Corda, p. 103
  4. ^ Cinquemani Dragoni, p. 32
  5. ^ Day, p. 41
  6. ^ Alberti, pp. 32-34
  7. ^ Corda, p. 62
  8. ^ Corda, p. 63
  • Ottorino Alberti, La diocesi di Galtellì, 2D editrice mediterranea, Sassari 1994.
  • Claudia Cinquemani Dragoni, I templari in Maremma, Aldo Sara Edizioni, Roma 2010.
  • Elettrio Corda, Storia di Dorgali e della marina di Cala Gonone, Rusconi, Milano 1990.
  • John Day, I villaggi scomparsi della Sardegna, Parigi 1973.
  • Salvatore Mele, Gallura felix, Isola editrice, Dorgali 2009.
  • Dionigi Panedda, Il Giudicato di Gallura, Dessì, Sassari 1978.
  • Gian Franco Pirodda, Templari a Cagliari, Condaghes, Cagliari 2008.

Voci correlate

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