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Lou Pearlman
Louis Jay "Lou" Pearlman, anche conosciuto come Big Poppa[1] o Incognito Johnson[2] (New York, 19 giugno 1954 – Texarkana, 19 agosto 2016), è stato un manager statunitense e fondatore dell'etichetta discografica Trans Continental Records, attraverso la quale furono lanciate boy band degli anni novanta, come Backstreet Boys, *NSYNC, O-Town, LFO, Take 5, Natural ed US5, del gruppo femminile Innosense e di altri artisti come Aaron Carter, Jordan Knight, Smilez & Southstar e C-Note.
Con l'eccezione degli US5, tutti i gruppi musicali che hanno lavorato con Pearlman gli hanno fatto causa presso la Corte federale per dichiarazioni false e frode, e tutti i casi contro Pearlman sono stati vinti o si sono risolti con accordi extragiudiziari. I suoi problemi con la legge iniziarono quando Brian Littrell assunse un avvocato affinché facesse luce sui motivi per i quali il suo gruppo, i Backstreet Boys avessero percepito sino a quel momento soltanto 300,000 dollari in totale, mentre Pearlman e la sua etichetta discografica guadagnassero milioni.[3]
Nel 2007 Vanity Fair ha riportato la notizia che giravano alcune voci relative ad alcuni comportamenti sessuali ritenuti non adeguati di Pearlman nei confronti dei suoi clienti e dei suoi impiegati.[3] La cosa è stata parzialmente confermata da Jane Carter, madre di Aaron Carter e Nick Carter (membro dei Backstreet Boys) e da Rich Cronin dei LFO[4], benché sia invece stata smentita categoricamente da Lance Bass degli *NSYNC, mentre lo stesso Nick Carter intervistato sull'argomento ha lasciato intendere che l'amarezza può essere un fattore determinante per scatenare accuse sessuali.[5]
Nel 2006 inoltre si scoprì che Pearlman aveva perpetrato per oltre venti anni uno dei più grandi e duraturi schemi di Ponzi, nella storia americana, lasciando oltre trecento milioni di dollari di debiti. Dopo essere stato catturato in Indonesia nel 2007, durante una fuga, ed essersi dichiarato colpevole di riciclaggio di denaro sporco, cospirazione e false dichiarazioni nel corso di una procedura fallimentare, nel 2008 Pearlman è stato condannato a oltre 25 anni di carcere.[6][7][8][9]
È morto in carcere il 19 agosto 2016 a seguito di un ictus all'età di 62 anni.
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Timothy Roche e Bruce Handy, Big Poppa's Bubble Gum Machine, Time Magazine, 1º febbraio 1999. URL consultato il 9 aprile 2009 (archiviato dall'url originale il 5 aprile 2009).
- ^ Bruce Handy, Lou Pearlman appears at hearing in Guam, USA Today / AP, 18 giugno 2007. URL consultato il 9 aprile 2009.
- ^ a b Mad About Boys Archiviato il 25 ottobre 2007 in Internet Archive.
- ^ Howard Stern, Rich Cronin Interview Part 1, Jan 2009.
- ^ Backstreet Boys Open Up To John Norris About Disgraced Boy-Band Mogul Lou Pearlman: 'Karma's Karma', in MTV, Oct. 2007. URL consultato il 21 giugno 2011 (archiviato dall'url originale il 5 febbraio 2014).
- ^ Boy band founder to plead guilty in $300M suit, AP, 4 marzo 2008. URL consultato il 9 aprile 2009.
- ^ Barbara Liston, Boy band mogul Pearlman sentenced to 25 years, Reuters, 21 maggio 2008. URL consultato il 9 aprile 2009.
- ^ Helen Huntley, Special report: Unraveling a transcontinental fraud, tampabay.com. URL consultato il 9 aprile 2009 (archiviato dall'url originale l'8 giugno 2009).
- ^ More coverage of the Lou Pearlman saga, Orlando Sentinentel. URL consultato il 9 aprile 2009 (archiviato dall'url originale il 23 dicembre 2008).
Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Lou Pearlman
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- (EN) Lou Pearlman, su Discogs, Zink Media.
- (EN) Lou Pearlman, su MusicBrainz, MetaBrainz Foundation.
- (EN) Lou Pearlman, su IMDb, IMDb.com.
- Il caso "Lou Pearlman", su crimes-of-persuasion.com. URL consultato il 21 giugno 2011 (archiviato dall'url originale il 26 gennaio 2008).
Controllo di autorità | VIAF (EN) 191333508 · ISNI (EN) 0000 0003 8549 7695 · Europeana agent/base/68391 · LCCN (EN) no2002113550 · GND (DE) 137184883 · BNF (FR) cb141271426 (data) |
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