La novella di Antonello da Palermo

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La novella di Antonello da Palermo
AutoreAndrea Camilleri
1ª ed. originale2007
Genereracconto
Lingua originaleitaliano
ProtagonistiGiovanni Boccaccio
SerieAutentici falsi d'autore

La novella di Antonello da Palermo. Una novella che non poté entrare nel Decamerone è un libro di Andrea Camilleri pubblicato a nome di Boccaccio nel 2007 da Guida editori nella collana Autentici falsi d'autore.

Camilleri finge di avere avventurosamente trovato un manoscritto riportante una copia di una novella del Decamerone non inserita da Boccaccio nella sua opera.

Sembra che la novella, intitolata Come Antonello Marino da Palermo, invaghitosi di Iancofiore, moglie del medico Pietro Pagolo Losapio, fingendosi di grave infermità afflitto e facendosi dal medico ospitare e curare, riesce a giacersi più fiate con la donna amata..., Boccaccio l'avesse portata con sé per farne dono a un qualche importante personaggio quando, incaricato come ambasciatore del governo fiorentino, si era recato nel 1351 in Tirolo e in Baviera per persuadere l'imperatore del Sacro Romano Impero Ludovico di Baviera (12821347) ad allearsi con Firenze.[1]

L'autore narra di come sia avvenuto in possesso della novella inedita e cerca di chiarire i motivi che portarono Boccaccio ad escludere questa novella che probabilmente avrebbe dovuto far parte della Giornata Terza del Decamerone.

  1. ^ L'imperatore Ludovico il Bavaro morì l'11 ottobre del 1347, perciò il viaggio di Boccaccio, riportato nel libro come avvenuto quattro anni dopo, nel 1351, per incontrarlo non aveva senso. Tutta la faccenda quindi è un "autentico falso d'autore". C'è da aggiungere però che spesso si confonde Ludovico il Bavaro, morto nel 1347, con Ludovico o Lodovico di Baviera, marchese di Brandeburgo e figlio del Bavaro, il quale visse fra il 1330 e il 1365 e dunque la datazione riportata da Camilleri è credibile (del resto l'episodio è riportato anche in diverse biografie boccacciane). Sono altri gli elementi che determinano lo statuto di apocrifo del testo proposto da Camilleri, come per es. il nome di chi ritrova il manoscritto, Giovanni Bovara, mutuato da un personaggio reale, che però non era affatto uno studioso del Boccaccio.
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