Chiesa di Santa Rita da Cascia (Marino)
Santa Rita da Cascia | |
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Stato | Italia |
Regione | Lazio |
Località | Cava dei Selci (Marino) |
Coordinate | 41°46′44″N 12°36′35.8″E |
Religione | cattolica |
Sede suburbicaria | Albano |
Architetto | Sandro Benedetti |
Stile architettonico | brutalismo |
Inizio costruzione | 1974[1] |
Completamento | 1977[1] |
La chiesa parrocchiale di Santa Rita da Cascia è il principale luogo di culto cattolico di Cava dei Selci, frazione del comune di Marino, cittadina dei Castelli Romani, in città metropolitana di Roma Capitale e sede suburbicaria di Albano.
Il progetto, datato al 1976,[2] è opera dell'architetto Sandro Benedetti.
Storia
[modifica | modifica wikitesto]L'abitato di Cava dei Selci nacque nel secondo dopoguerra[3] intorno ad una cava di selce dismessa, tra l'altro importante sito di estrazione del materiale di costruzione degli argini del fiume Tevere. L'area, in precedenza scarsamente antropizzata,[3] si era venuta a trovare in posizione favorevole nei collegamenti con Roma grazie all'incrocio tra le Tranvie dei Castelli Romani (tratta Roma-Albano, aperta nel 1906 e dismessa nel 1965), la ferrovia Roma-Velletri (stazione di Casabianca, poi anche stazione di Santa Maria delle Mole) e la strada statale 7 Via Appia. Simmetricamente, dall'altra parte dell'Appia nacque l'abitato di Santa Maria delle Mole, il cui nucleo fu una cooperativa agricola (che diede vita al toponimo).
Descrizione
[modifica | modifica wikitesto]La chiesa si doveva inserire in uno spazio individuato in un'area intensamente urbanizzata dal nulla negli anni Sessanta e Settanta, peraltro condizionata in altezza dalla presenza del cono di volo del vicinissimo aeroporto "Giovan Battista Pastine" di Roma-Ciampino.[1]
L'architetto Sandro Benedetti pensa di realizzare un'aula liturgica coerente con i dettami del Concilio Vaticano II, in grado di riunire lo spazio dei fedeli e lo spazio del clero.[1] La pianta è ottenuta dalla sovrapposizione di due croci greche, l'una ruotata rispetto all'altra di 45º.[1] La stessa pianta, ridotta, viene proposta per la copertura del tiburio centrale, punto focale della chiesa.[1]
All'esterno la chiesa appare come un massiccio insieme di torri ispirate alle cattedrali medioevali,[1] nettamente diverse dalle circostanti case degli uomini (più basse).[1] La chiesa sembra così "dare forma, materia e consistenza ai simboli della chiesa fortezza, Montagna Sacra e luogo della luce del Cristo" (Benedetti).[1]
Benedetti riproporrà un modello analogo a quello di Cava dei Selci, seppur con maggior libertà di spazi, nella chiesa dei Santi Gioacchino e Anna (progetto 1979, realizzazione 1982-1984) a Torre Maura, zona urbanistica del comune di Roma, struttura che ottenne una menzione d'onore all'InArch regionale del Lazio del 1990.[2]
Note
[modifica | modifica wikitesto]Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Dimitri Ticconi, Chiese della diocesi di Albano, Roma, Edizioni Mitertheva, 1999. ISBN non esistente
- Raimondo Del Nero, Bovillae - Storia e mito di un grande crocevia, Marino, Tipolitografia Gianni Palozzi, 1994. ISBN non esistente