Scavi archeologici dell'agro pompeiano

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Villa Regina a Boscoreale

Gli scavi archeologici dell'agro pompeiano hanno riportato alla luce una serie di strutture di epoca romana sepolte da una coltre di materiale piroclastico durante l'eruzione del Vesuvio del 79.

Per agro pompeiano, in latino ager Pompeianus, si intende quel territorio esterno alle mura dell'antica Pompei che si estendeva lungo la piana del Sarno, negli odierni comuni di Pompei, Torre Annunziata, Boscoreale, Boscotrecase, Terzigno e Scafati[1]; in particolare nella zona di Torre Annunziata era localizzato il suburbio di Oplonti[1], mentre la restante area veniva anche identificata come Pagus Augustus Felix Suburbanus[2].

I primi ritrovamenti archeologici documentati risalgono alla metà del XVIII secolo[3], coevi a quelli di Pompei, e riguardano necropoli, templi e principalmente ville rustiche, dotate sia una zona residenziale che una agricola, per la produzione di vino, olio e cereali.

Lo stesso argomento in dettaglio: Scavi archeologici di Pompei.
  • Villa in fondo Cipriano: fu esplorata nel 1908 dopo essere stata ritrovata a seguito di alcuni interventi in un fondo agricolo; vennero recuperate monete in oro, argento e bronzo e uno scheletro con accanto un anello d'oro[4].

Torre Annunziata

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Lo stesso argomento in dettaglio: Scavi archeologici di Oplonti.
  • Villa di Poppea: probabilmente di proprietà della moglie di Nerone, Poppea, da cui prende il nome[5], la villa venne parzialmente esplorata nel 1839[6] anche se i primi scavi sistematici partirono nel 1964[7]. Oltre agli ambienti residenziali e di servizio era anche dotata di un giardino con piscina[8] e un quartiere termale: al suo interno sono stati rivenuti affreschi in secondo, terzo e quarto stile, pavimenti a mosaico e marmo[9], statue[10] e oggetti in terracotta come lucerne[11] e vasi[12].
  • Villa di Lucio Crassio Terzio: chiamata anche villa B, è così denominata da un sigillo in bronzo su cui era impresso tale nome. Risalente al II secolo a.C., fu rivenuta nel 1974 durante i lavori di costruzione di una scuola[13]; si articolava interno a un cortile colonnato ed era a due piani: in quello inferiore gli ambienti residenziali, mentre in quelli superiore quelli dedicati alle attività produttive[14]. Oltre ad affreschi, principalmente in quarto stile, in due stanze furono rinvenuti due gruppi di scheletri[15].
  • Villa di Caio Siculio: scoperta nel 1841 durante la costruzione della linea ferrovia da Portici a Nocera Inferiore, dopo essere stata spogliata di tutte le opere d'arte, tra cui l'affresco Narciso ed Eco, fu nuovamente seppellita; il nome deriva da un sigillo in bronzo su cui era inciso il nome del probabile proprietario[16].
  • Terme di Marco Crasso Frugi: nei pressi di punta Oncino, nel 1834, quando il generale Vito Nunziante iniziò la costruzione di uno stabilimento termale per sfruttare una fonte di acqua minerale appena scoperta, furono ritrovati alcuni ambienti termali di epoca romana pavimentati a mosaico e rivestiti in marmo[17].
Piatto con raffigurazione di Leda e il cigno proveniente dalla villa della Pisanella
  • Antiquarium di Boscoreale: il museo venne inaugurato nel 1991 nei pressi di villa Regina, di cui ospita alcuni reperti, insieme ad altri provenienti dall'agro pompeiano e dagli altri siti vesuviani sepolti dell'eruzione del 79.
  • Villa Regina: l'unica di Boscoreale ad essere visitabile e completamente ricostruita e restaurata, è una villa rustica, su due livelli, risalente al I secolo a.C. ma che successivamente ha subito diversi ampliamenti sia in età augustea che in quella giulio-claudia. La costruzione, di modeste dimensioni, si sviluppa intorno ad un cortile, che ospitava anche una cella vinaria con 18 dolia, delimitato da un portico nel quale, durante lo scavo, fu ritrovato un plaustrum, ossia un carro da trasporto. Intorno al cortile si aprono diversi ambienti: un torcularium che ospitava il torchio di cui rimane il calco, una stanza utilizzata sia come deposito che come cucina, una vasca per la premitura dell'uva e un contenitore dove raccogliere il mosto, un granaio, una cisterna per l'acqua e un'aia scoperta delimitata da un bordo in pietra; l'unica stanza di maggior rilievo è il triclinio con decorazioni in terzo e quarto stile. Intorno alla villa sorgeva la zona agricola, soprattutto viti, come testimoniato dai calchi delle radici delle piante.
  • Villa della Pisanella: fu scavata ed esplorata tra il 1894 ed il 1898[18] ed in seguito nuovamente sepolta; la villa fu in principio scoperta nel 1868 durante dei lavori per lo scavo di fondamenta di un muro, portando alla luce alcune strutture murarie di epoca romana: dopo una breve esplorazione mediante cunicoli sotterranei i lavori furono interrotti poiché la villa continuava nel fondo di un altro proprietario. L'esplorazione riprese nel 1894 e la struttura fu portata alla luce nella sua interezza: si trattava di una villa rustica, completamente circondata da un muro per evitare la fuga degli schiavi, risalente al I secolo a.C., con una parte riservata al proprietario, secondo alcuni il banchiere pompeiano Lucius Caecilius Iucundus, e che presentava quindi maggiori opere decorative, come gli affreschi in terzo stile nel quartiere termale ed una zona dedicata alle attività produttive con un panificio, una stalla, un frantoio, una pressa per il vino, una cella vinaria con 84 dolia e diversi ambienti adibiti a dormitori per la servitù; erano inoltre presenti un secondo piano, crollato in seguito all'eruzione, costituito da cubocoli, deposti e un solarium. Intorno alla villa dovevano estendersi terreni coltivati per un'ampiezza di circa 24 ettari. Il reperto più importante ritrovato fu il cosiddetto tesoro di Boscoreale, in parte conservato al Museo del Louvre: si tratta di pezzi di argenteria, tra cui le due coppe chiamate Trionfo di Tiberio e Augusto in trono, ma anche bicchieri, brocche e phialai tutti finemente decorati, oltre a 1 037 monete d'oro[19].
Cubicolo della villa di Publio Fannio Sinistore
  • Villa di Publio Fannio Sinistore: fu esplorata nel 1894-1895 e venne così chiamata per la presenza di questo nome su un vaso, anche se con molta probabilità era di proprietà di Lucius Herius Florus, come testimoniato dal ritrovamento di un sigillo: si tratta di una piccola struttura con un ambiente rustico di modeste dimensioni e una zona residenziale. Gli affreschi presenti, tutti risalenti al 40-30 a.C. e conservati in diversi musei come il Metropolitan Museum of Art di New York, il Museo archeologico nazionale di Napoli[20], il Louvre di Parigi e il Musée Royal de Mariemont a Morlanwelz, in Belgio, erano tutti in secondo stile pompeiano: tra quelli più rappresentativi una veduta di una città, presente in un cubicolo, una Venere con Eros con alla destra Dioniso ed Arianna e sulla sinistra le Tre Grazie, raffigurati invece sulla parete di un oecus, e ancora nello stesso ambiente sovrani macedoni ed ellenistici, oltre a figure alate: le opere di maggiori importanza sono rappresentate però da diverse megalografie, ossia affreschi a grandezza naturale[21].
  • Villa nel fondo di Vito Antonio Cirillo: scavata nel 1897-1898, venne rinvenuto un torchio da vino e un larario con affreschi, conservati nel Field Museum di Chicago.
  • Villa di Numerio Popidio Floro: è tuttora visibile la sezione relativa all'impianto termale; furono ritrovati affreschi di secondo e quarto stile pompeiano, conservati presso l'Antiquarium di Boscoreale e il Getty Museum di Malibù[22].
  • Villa di Lucio Arellio Successo: scavata nel biennio 1898-1899 conservava affreschi in primo stile pompeiano e ambienti rustici.
  • Villa di Agrippa Postumo, parzialmente scavata nel 1903 e 1905 di cui si erano rinvenuti un peristilio e ambienti decorati con affreschi in terzo stile, poi staccati e conservati al Museo archeologico nazionale di Napoli[23] e al Metropolitan Museum of Art di New York[24]; questa villa fu nuovamente ricoperta dall'eruzione del Vesuvio del 1906[25].
Il larario della villa 6
  • Villa 1: realizzata tra il II e il secolo a.C., con una superficie di circa 600 metri quadrati, fu esplorata parzialmente tra il 1981 e il 1983[26]. Posta all'interno della cava Ranieri, era una villa rustica dedicata principalmente alla produzione del vino, come testimoniato dalla cella vinaria con 42 dolia[26]; all'interno di un deposito inoltre furono rinvenuti resti carbonizzati di erbe mediche, pisello selvatico, fave e trifoglio[27].
  • Villa 2: ubicata all'interno della cava Ranieri, fu costruita tra il II e il I secolo a.C. su una superficie di circa 1 200 metri quadrati. Venne esplorata tra il 1984 e il 1992: durante le indagini archeologiche furono ritrovati nella cucina oggetti in terracotta, nel triclinio cinque scheletri umani e due di cani, oltre a 21 monete di epoca repubblicana e imperiale e vari monili come gioelli in oro, tre collane e un bracciale; era inoltre dotata di un torchio e di una cella vinaria: vennero ritrovati anche attrezzi agricoli[26].
  • Villa 3: fu ritrovato qualche tratto di muratura e il fondo di una cisterna[27].
  • Villa 4: venne rinvenuto un pavimento in cocciopesto circondato da un muro in opera incerta[27].
  • Villa 5: fu ritrovato solo qualche sporadico elemento[27].
  • Villa 6: ubicata nella cava Ranieri, fu indagata tra il 1993 e il 2011; di circa 2600 metri quadrati, al suo interno furono ritrovati sei scheletri di adulti e uno di un bambino[26]. Gli ambienti, pavimentati a mosaico, conservavano pitture in secondo stile riproducenti elementi architettonici e scene mitologiche, staccati e custoditi al Museo archeologico territoriale di Terzigno[28]: ben conservato il larario che era posto nella cucina. La villa era anche dotata di un quartiere termale[26].

Tutte le ville sono state rinterrate[26].

  • Villa di Numerio Popidio Narcisso: edificata nel I secolo a.C., fu individuata nel fondo agricolo di Domenico Prete nel 1932 e esplorata nel 1934. Si tratta di una villa di tipo rustico, con una superficie di circa 600 metri quadrati e deve la sua denominazione a un sigillo in bronzo su cui era riportato il nome di N. Popidi Narcissi Maioris[29]; disponeva di una cella vinaria in cui potevano essere ospitati sessanta dolia[30].
  • Villa di Gneo Domizio Acuto: esplorata nel 1899, deve il suo a un sigillo in bronzo su cui era riportato il nome del presunto proprietario. Al suo interno furono ritrovati due scheletri, oggetti in terracotta, monili in oro e diverse statue di argento come quella di un serpente e due raffiguranti rispettivamente Iside e Venere[31].
  • Villa in fondo Aquino: ritrovata al confine tra Scafati e Poggiomarino, venne esplorata nel 1925 e riseppellita nel 1927. Il pavimento era in terra battuta, eccetto una camera in cocciopesto, e le stanze erano prive di decorazioni pittoriche, tranne poche tracce di intonaco. Al suo interno fu rivenuto lo scheletro di una capra con indosso una campana[32].
  • Villa in fondo De Prisco: le esplorazioni della villa furono presto abbandonate a causa della scarsità di reperti ritrovati. Furono recuperati gli scheletri di un cavallo e alcune galline, due vasi in bronzo e attrezzi agricoli, oltre a oggetti in terracotta; le pareti presentavano tracce pittoriche con una zoccolatura in rosso e in nero[33].
  • Villa in fondo Di Palma: indagata nel 1903, era stata però già precedentemente depredata. Furono ritrovati un frammento in marmo, parte di una statua e oggetti in bronzo, vetro e terracotta, come lucerne e anfore[34].
  • Villa in fondo Liguori: gli scavi eseguiti per volontà della proprietaria Maria Liguori nel 1898 si concentrarono solo sulla parte alta di una struttura di cui non fu possibile né raggiungere il piano di calpestio né redigere una mappa a causa della presenza di acqua; oltre ad alcuni frammenti di quercia conservati dall'acqua, fu ritrovato una colonnina in marmo con piccola tavola su cui poggiava un'erma[35].
  • Villa in fondo Malerba: le indagini furono eseguite nel 1899 e furono ostacolati dalla presenza di acqua. Venne rinvenuti oggetti in terracotta, come vasi e piatti, e vetro, principalmente unguentari[36].
  • Villa in fondo Martone: segnalata da Matteo Della Corte come esplorata circa dieci o venti anni prima del 1923, fu ritrovata nel 1993 durante i lavori di costruzione delle fondamenta di un'abitazione. Oltre ad oggetti in terracotta e vetro, dalla villa vennero staccati anche alcuni affreschi come il pannello a fondo nero con un paesaggio o Ercole e Onfale, custoditi nel museo della Rhode Island School of Design a Providence, oppure uno che raffigurava due lottatori, ospitato al Museo archeologico nazionale di Napoli[37].
  • Villa in contrada Ventotto: esplorata dal gennaio all'aprile 1933[38].
  • Villa in via Poggiomarino: fu ritrovata il 5 febbraio 1993 durante i lavori di costruzione delle fondamenta di un edifico. Dagli ambienti esplorati si evinse che probabilmente dopo l'eruzione del Vesuvio del 79 la villa venne utilizzata come cava da cui recuperare materiale edile per la costruzione di nuove strutture; in un ambiente furono rivenuti pezzi di un carro agricolo[39].
  • Villa in fondo Buccino: scoperta negli anni 1960 fu nuovamente rintracciata nel 1992 nel corso di lavori per le costruzioni di fondamenta di un edificio. Dalla villa furono staccati diversi affreschi tra cui quelli di un larario, mentre in un ambiente vennero ritrovati i resti di una carruca dormitoria[40].
  • Tomba: fu ritrovata nel 1964 nei pressi di un passaggio a livello lungo la ferrovia Napoli - Poggiomarino; la tomba, che probabilmente era posta su una strada tra Pompei e Nocera, era composta da un edifico, molto rovinato al momento della scoperta, su due livelli, racchiuso in un basso muro di tufo[41] e intorno circondato da un giardino, nel quale furono ricavati i calchi delle radici degli alberi[42].
  • Cella vinaria: ritrovata nel 1930[43].
  1. ^ a b Fergola, p. 10.
  2. ^ Casale, p. 3.
  3. ^ Casale, p. 4.
  4. ^ Notizie degli scavi di antichità 1922, pp. 479-480.
  5. ^ Fergola, p. 78.
  6. ^ Fergola, p. 14.
  7. ^ Fergola, p. 15.
  8. ^ Fergola, p. 50.
  9. ^ Fergola, p. 24.
  10. ^ Fergola, p. 89.
  11. ^ Fergola, p. 96.
  12. ^ Fergola, p. 98.
  13. ^ Fergola, p. 17.
  14. ^ Fergola, p. 101.
  15. ^ Fergola, pp. 106-107.
  16. ^ Fergola, pp. 18-19.
  17. ^ Fergola, p. 18.
  18. ^ Cirillo e Casale, p. 143.
  19. ^ Cirillo e Casale, pp. 145-146.
  20. ^ Barbera, pp. 96-97.
  21. ^ Barbera, p. 97.
  22. ^ Cirillo e Casale, pp. 9-10.
  23. ^ Barbera, p. 100.
  24. ^ Bragantini e Sampaolo, p. 45.
  25. ^ Notizie degli scavi di antichità 1922, p. 466.
  26. ^ a b c d e f Il Museo, su museomatt.it. URL consultato il 15 agosto 2024.
  27. ^ a b c d (EN) Jackie Dunn e Bob Dunn, Terzigno, località San Pietro, su pompeiiinpictures.com. URL consultato il 15 agosto 2024.
  28. ^ "Pompei oltre le mura – le ville di Terzigno all'ombra del Vesuvio", su pompeiisites.org. URL consultato il 15 agosto 2024.
  29. ^ Conticello de' Spagnolis Villa, pp. 17-18.
  30. ^ Conticello de' Spagnolis Villa, p. 128.
  31. ^ Notizie degli scavi di antichità 1899, pp. 392-398.
  32. ^ Notizie degli scavi di antichità 1928, pp. 375-377.
  33. ^ (EN) Jackie Dunn e Bob Dunn, Scafati, Villa rustica in Fondo de Prisco, contrada Crapolla, su pompeiiinpictures.com. URL consultato il 31 agosto 2024.
  34. ^ Notizie degli scavi di antichità 1922, pp. 478-479.
  35. ^ Notizie degli scavi di antichità 1898, pp. 33-34.
  36. ^ Notizie degli scavi di antichità 1900, pp. 203-205.
  37. ^ Notizie degli scavi di antichità 1923, pp. 280-284.
  38. ^ (EN) Jackie Dunn e Bob Dunn, Scafati, Villa Rustica in Contrada Ventotto, su pompeiiinpictures.com. URL consultato il 31 agosto 2024.
  39. ^ (EN) Jackie Dunn e Bob Dunn, Scafati. Villa rustica della via Poggiomarino, su pompeiiinpictures.com. URL consultato il 31 agosto 2024.
  40. ^ Conticello de' Spagnolis Pons, pp. 24-29.
  41. ^ (EN) Jackie Dunn e Bob Dunn, Scafati tomb 133. Elongated burial area with a grave structure and adjoining dirt road, su pompeiiinpictures.com. URL consultato il 31 agosto 2024.
  42. ^ Nadia Agnoli, L'archeologia delle pratiche funerarie. Mondo romano, su treccani.it. URL consultato il 31 agosto 2024.
  43. ^ (EN) Jackie Dunn e Bob Dunn, Scafati, Cella vinaria in the proprietà di Carmine Aquino in contrada Monacelle, su pompeiiinpictures.com. URL consultato il 31 agosto 2024.
  • Autori vari, Notizie degli scavi di antichità - Anno 1898, Roma, Tipografia Salviucci, 1898, ISBN non esistente.
  • Autori vari, Notizie degli scavi di antichità - Anno 1899, Roma, Tipografia Salviucci, 1899, ISBN non esistente.
  • Autori vari, Notizie degli scavi di antichità - Anno 1900, Roma, Tipografia Salviucci, 1900, ISBN non esistente.
  • Autori vari, Notizie degli scavi di antichità - Anno 1922 - Fascicoli 10, 11, 12, Roma, Tipografia Salviucci, 1922, ISBN non esistente.
  • Autori vari, Notizie degli scavi di antichità - Anno 1923 - Fascicoli 7, 8, 9, Roma, Tipografia Salviucci, 1923, ISBN non esistente.
  • Autori vari, Notizie degli scavi di antichità - Anno 1928 - Fascicoli 7, 8, 9, Roma, Tipografia Salviucci, 1928, ISBN non esistente.
  • Angelandrea Casale, Breve storia degli scavi archeologici nel Pagus Augustus, Pompei, Il Gazzettino Vesuviano, 1979, ISBN non esistente.
  • Marisa Conticello de' Spagnolis, Il Pons Sarni di Scafati e la via Nuceria-Pompeios, Roma, L'Erma di Bretschneider, 1994, ISBN 978-88-706-2878-4.
  • Marisa Conticello de' Spagnolis, Villa N. Popidi Narcissi Maioris in Scafati, Roma, L'Erma di Bretschneider, 2002, ISBN 978-88-826-5143-5.
  • Antonio Cirillo e Angelandrea Casale, Il Tesoro di Boscoreale e il suo scopritore, Pompei, Litografia Sicignano, 2004, ISBN non esistente.
  • Irene Bragantini e Valeria Sampaolo, La pittura pompeiana, Milano, Electa, 2009, ISBN 978-88-928-2357-0.
  • Lorenzo Fergola, Oplontis e le sue ville, Pompei, Edizioni Flavius, 2016, ISBN 978-88-884-1924-4.
  • Dario Barbera, Museo archeologico nazionale di Napoli - La Guida, Milano, Electa, 2023, ISBN 978-88-928-2407-2.

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