Callicebus stephennashi

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Callicebo di Stephen Nash
Immagine di Callicebus stephennashi mancante
Stato di conservazione
Dati insufficienti
Classificazione scientifica
DominioEukaryota
RegnoAnimalia
PhylumChordata
ClasseMammalia
SuperordineEuarchontoglires
(clade)Euarchonta
OrdinePrimates
SottordineHaplorrhini
InfraordineSimiiformes
ParvordinePlatyrrhini
FamigliaPitheciidae
SottofamigliaCallicebinae
GenereCallicebus
SottogenereCallicebus
SpecieC. stephennashi
Nomenclatura binomiale
Callicebus stephennashi
van Roosmalen et al., 2002

Il callicebo di Stephen Nash o callicebo di Nash (Callicebus stephennashi van Roosmalen et al.) è un primate platirrino della famiglia dei Pitecidi.

La specie è endemica di una zona ad est del Rio Purus, in Brasile centro-orientale.

Questi animali vennero visti per la prima volta da un occidentale solo nel 2001, quando il ricercatore Marc van Roosmalen venne in possesso di un esemplare portatogli da alcuni pescatori indios: convinto di avere a che fare con una nuova specie di primate, egli iniziò nuove ricerche, che portarono alla descrizione scientifica dell'animale nell'anno successivo[1].
Il nome scientifico dell'animale venne scelto in onore di Stephen Nash, un disegnatore dell'organizzazione che finanziò la ricerca di van Roosmalen, la Conservation International.

Misura circa mezzo metro di lunghezza, di cui più della metà spetta alla lunga coda semiprensile.
Il pelo è grigio argenteo sul dorso e sulla testa, mentre la fronte e nera ed il petto e la parte interna delle zampe sono rosso-arancio brillante: la specie presenta una caratteristica barba rossa alla Abraham Lincoln attorno alla faccia[2]. La coda è invece bianca, fatta eccezione per la radice, che è dello stesso colore del dorso.

Status e conservazione

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La perdita e la frammentazione dell'habitat è stata prodotta dall'allevamento, dall'estensione delle piantagioni di olio di palma e dall'esplorazione e sfruttamento del petrolio.

  1. ^ Richard Ellis, No Turning Back: The Life and Death of Animal Species, New York, Harper Perrenial, 2004, p. 266, ISBN =0-06-055804-0.
  2. ^ Lazaroff, Cat, Two New Monkeys Found in Amazon Rainforest, su ens-newswire.com, 24 giugno 2002. URL consultato il 21 giugno 2007 (archiviato dall'url originale il 3 giugno 2017).

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