Coordinate: 37°03′42.39″N 15°17′29.9″E

Mura dionigiane

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Mura dionigiane
Sistema difensivo
Mura dionigiane nei pressi del castello Eurialo
StatoPoleis di Syrakousai
Stato attualeItalia (bandiera) Italia
RegioneSicilia
CittàSiracusa
IndirizzoVia Ruggero Settimo
Coordinate37°03′42.39″N 15°17′29.9″E
Informazioni generali
Tipomura difensive
Stilegreco antico
Altezza6 metri (stimato)
Costruzione402 a.C.-397 a.C.
CostruttoreDionigi il Vecchio
Materialepietra calcarea
Primo proprietarioDionigi il Vecchio
Condizione attualeParzialmente conservate
Proprietario attualeRegione Sicilia
Visitabilesi
Informazioni militari
Funzione strategicadifensiva
ArmamentoFrecce, catapulte e lance
voci di architetture militari presenti su Teknopedia
(FR)

«...je me confirmai dans l'idée que m'avoit donnée le premier aspect de l'enceinte de Syracuse, qu'elle pouvoit être aussi grande que l'est Paris maintenant.»

(IT)

«...ho confermato l'idea che mi aveva dato il primo aspetto delle mura di Siracusa, che potevano essere grandi come Parigi è ora.»

Le mura dionigiane o mura di Dionisio, sono una cinta muraria fatta costruire dal tiranno Dionisio I di Siracusa tra il 402 a.C. e il 397 a.C. per fortificare il pianoro dell'Epipoli di Siracusa ancora privo di fortificazioni, permettendo in questo modo di mantenere il più ampio controllo della città anche sotto assedio. Le mura cingevano completamente l'antica città di Siracusa per un perimetro di ben 21 km (27 se si contano anche quelle presenti in Ortigia) e si riunivano nel punto più alto in corrispondenza del Castello Eurialo. Le mura sono da considerarsi le più estese del Mondo Classico, superando persino le Mura Aureliane di Roma.[1]

Il porto di Siracusa visibile dalle mura dionigiane

Costruite sull'altopiano dell'Epipoli esse sfruttavano le pendenze naturali della zona, offrendo un'ampia vista sulla città permettendo l'avvistamento di qualsiasi minaccia nemica. Le mura costeggiavano il mare da nord sino a Ortigia, mentre da sud arrivavano al porto grande virando nei pressi dell'attuale Cimitero Comunale.
Le mura sono costruite con rocce calcaree estratte dalle vicine cave di pietra che sorgono numerose accanto al percorso di recinzione. Le mura furono già utili durante le guerre contro la città di Cartagine, che assediò Siracusa nel 397 a.C. e furono a lungo un ostacolo per i Romani. Il matematico Archimede avrebbe difeso la sua città bruciando le navi romane con i famosi specchi ustori. La città poi, venne conquistata ugualmente nel 212 a.C., due secoli dopo la costruzione del Castello Eurialo. Con la conquista romana, le mura vennero rafforzate rendendo ancora più inespugnabile la città aretusea, che da città culturale divenne una vera e propria roccaforte militare che l'Impero Romano teneva molto in considerazione. Dopo l'Impero Romano, con i Bizantini, Arabi, Normanni, Svevi e così via, le mura iniziarono ad essere demolite per prelevare blocchi di pietra usati per costruire i nuovi edifici. Con il terremoto del 1693 le mura dionigiane crollarono del tutto e vennero solo riscoperte durante gli scavi condotti dall'archeologo Paolo Orsi. A causa della loro importanza storica e architettonica rientrano tra le opere importanti menzionate dall'UNESCO a Siracusa.

Le porte urbiche

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Porta Scea

Le mura dionigiane avevano diverse porte di accesso alla città. Alcune di esse risultano essere ancora leggibili soprattutto nella zona settentrionale della città. Una porta è ben visibile nei pressi del castello Eurialo sul versante nord detta Trypilon, una seconda si erge sul versante sud dove si trova l'odierno viale Epipoli. Nella zona di Scala Greca è presente la Porta Scea, mentre l'Exapilon pur non essendo più leggibile dovrebbe corrispondere all'asse viario di Siracusa nord in direzione di Targia. Una porta urbica è inoltre presente a Ortigia (nell'attuale scavo di via XX Settembre) e consentiva l'accesso tra la Neapolis e la fortezza di Ortigia.

Numeri delle mura

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Torre di avvistamento

Alla base il loro spessore era variabile tra i 3,3 m e i 5,35 m, e alte diversi metri[2]. Le torri conosciute ammontavano a 14, la più grande di esse misurava 8,5 x 8,5 m. Per la costruzione dell'intera cinta muraria secondo Diodoro Siculo furono impiegati 70.000 schiavi e 6.000 buoi divisi in squadre di 200, con un ritmo di riempimento di 300 tonnellate al giorno di blocchi.

«Intanto considerando, che nella guerra ateniese Siracusa era stata cinta con buone fortificazioni dall'un mare all'altro, gli venne paura di potersi trovare nel pericolo in addietro toccatogli, e vedersi in tutto esclusa l'uscita alla campagna. E poiché comprendeva, che la situazione nell'Epipoli era opportunissima per far fronte a Siracusa, chiamati a sé architetti, secondo il giudizio loro pensò di fortificare l'Epipoli dove era il muro presso l'Exapilon; perciocché codesto luogo volto a settentrione e scosceso tutto, e all'esterno per l'asperità inaccessibile, volendo adunque al più presto fare quel lavoro, da ogni parte della campagna radunò gran turba, da cui scelse 60.000 dei più capaci cittadini, e li distribuì opportunamente secondo l'opera che ognuno doveva prestare. Quindi mise un architetto per ogni stadio di terreno, che aveva sì da fortificare, e un capomastro per ogni plettro, e ad ognuno di questi assegnò tolti dalla plebe 200 operai. Oltre questi v'era un gran numero di uomini, che dovevano tagliare le pietre; e 6000 paia di buoi destinò per i trasporti in opportune stazioni. Tanta moltitudine di operai metteva meraviglia in chi li considerava, mentre d'altronde ognuno si faceva sollecito di eseguire il lavoro commessogli. Dionigi poi, perché da tutti vi si procedesse di buon animo, promesso aveva agli architetti, e ai capimastri, e agli operai notabili premi; ed egli con gli amici suoi andava ogni giorno a vedere i lavori, scorrendo dappertutto, e confortando, mutando gli stanchi; ed anzi dimessa la maestà del comando, e figurando come semplice privato, in ogni più grave opera si prestava capo, e maestro, e sosteneva con tutti gli altri le fatiche, e le scomodità. Il che faceva, che a gara ognuno s'adoperasse, cosicché alcuni dopo avere affaticato tutto il giorno, continuavano ancora in molta parte della notte: tanta era la smania della moltitudine di vedere compiuta l'opera. E ciò fece, che contro quanto si era sperato, o creduto, nello spazio di venti giorni il muro fosse compiuto, la cui lunghezza estendeva sia a 30 stadi, e l'altezza era a tal proporzione, che per la solidità sua poteva resistere a qualunque forza, che il volesse combattere, perciò vi si erano interposte assai vicine le une alle altre altissime torri, e si era costruito con sassi larghi ed alti quattro piedi, con bell'artifizio collegati insieme.»

Le mura di Siracusa

Le descrizioni dei viaggiatori

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 Bene protetto dall'UNESCO
Siracusa e la Necropoli Rupestre di Pantalica
 Patrimonio dell'umanità
TipoArchitettonico
CriterioC (ii) (iii) (iv) (vi)
PericoloNessuna indicazione
Riconosciuto dal2005
Scheda UNESCO(EN) Syracuse and the Rocky Necropolis of Pantalica
(FR) Scheda

Nella seconda metà del Settecento diversi viaggiatori, visitando Siracusa, osserveranno l'imponenza delle mura.

Patrick Brydone nel 1770 da una descrizione generica delle mura di Siracusa scrivendo solo:

(EN)

«We rowed round the greatest part of its walls without feeling a human creature; those very walls that were the terror of the Roman arms; from whence Archimedes battered their fleets, and with his engines lifted up their vessels out of the sea…»

(IT)

«Abbiamo girato intorno alla maggior parte delle sue mura senza incontrare una creatura umana; quelle stesse mura che erano il terrore delle armate Romane; da dove Archimede distrusse le loro flotte…»

Provenendo da nord Jean Houël nel 1777 vide i pochi resti delle mura che cingevano per tutta la sua estensione. Ormai il prelievo per il riutilizzo era già avvenuto da diverso tempo e ciò che restava era davvero poco. La descrizione fa supporre che egli abbia visitato anche le rovine del Castello Eurialo, dato che parla di tunnel.

«Questi ruderi sono porzioni di mura, che hanno ancora due o tre filari di pietra. Un gran numero sono ancora sane e integre e mostrano di essere state ben tagliate. Si vedono nel solo buchi quadrati; sono tunnel sotterranei che conducono ancora fossati scavati dietro dei forti e levati sulle colline. Intorno a queste colline ci sono ancora mura e fossati riempiti di rovine e belle pietre: cumuli di pietre quadrate poste a secco, ma ben collocate forse usate per difesa. Il modo di combattere diverso dal nostro e dunque sono mutati anche sistemi difensivi. Allontanandosi da questo luogo che porta il nome antico di Epipoli, le vestigia diventano più rare. Si vedono soltanto grandi porzioni di mura doppie affiancate da torri che formavano la cinta della città e che abbracciavano la roccia piana appena descritta. Ho tracciato, seguendo il Mirabella, la lunghezza di queste mura per farne vedere l'antico circuito.[3]»

Vivant Denon nel 1778 osserva le tracce delle mura partendo da sud:

(FR)

«En retournant à la partie du nord, nous découvrîmes quelques vestiges des murailles de l'ancienne enceinte qui étoit élevée sur le rocher qui battoit la mer, et rendoit la ville très forte de ce côté. Plus nous nous avançâmes le long du port de Trogille, plus les traces des murailles devinrent sensibles.»

(IT)

«Tornando alla parte settentrionale, abbiamo scoperto alcuni resti delle mura dell’antico recinto che era elevato sulle rocce che battono sul mare, e hanno reso così forte la città su questo lato. Più abbiamo avanzato lungo il porto Trogilo più le tracce delle mura diventate evidenti.»

Avendo quel giorno eseguito il giro del quartiere Acradina concluderà dicendo che le dimensioni delle mura sono paragonabili a quelle della Parigi di allora.

Questo patrimonio architettonico risulta finora non valorizzato per la sua naturale predisposizione turistica, tuttavia nell'ultimo Piano Regolatore Generale della città è prevista la costruzione di un "parco delle mura dionigiane", un immenso parco ad anello atto a proteggere e consentire una fruizione delle mura stesse. Tuttavia la sua istituzione necessita ancora di adeguata progettazione e di finanziamenti seppur il parco è stato istituito nel 2014[4].

  1. ^ Dieter Mertens, Le mura dionigiane. La realtà archeologica., in Il parco archeologico di Siracusa, Siracusa, Lettera Ventidue, 2014, p. 17, ISBN 978-88-6242-114-0.
  2. ^ Secondo Mertens l'altezza possibile è di 6 m, non avendo un reale riscontro ci si attiene alle altezze medie delle mura di Gela e Selinunte
  3. ^ Jean Houël Voyage pittoresque des isles de Sicile, de Malte et de Lipari. (1782-1787)
  4. ^ Vedi Siracusa, nasce il parco più grande d'Europa Archiviato il 22 aprile 2014 in Internet Archive.
  • La Sicilia dei due Dionisi. Atti della settimana di studio. Agrigento 24-28 febbraio 1999 ISBN 88-8265-170-3

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