Ambrogio Belloni
Ambrogio Belloni | |
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Deputato del Regno d'Italia | |
Legislatura | XXV, XXVI |
Collegio | Rovigo |
Sito istituzionale | |
Dati generali | |
Partito politico | PSI PCdI PCI |
Titolo di studio | laurea in giurisprudenza |
Professione | avvocato |
Ambrogio Belloni (Alessandria, 1º gennaio 1864 – Villanova Monferrato, 21 luglio 1950) è stato un politico italiano.
Biografia
[modifica | modifica wikitesto]Nasce nel 1854 a San Michele, sobborgo del comune di Alessandria, da una famiglia borghese e benestante: il padre esercitava la professione di giudice e Belloni ne segue le orme, laureandosi in legge ed esercitando per circa dieci anni la professione di avvocato.
Nel 1897 si iscrive al Partito Socialista Italiano: la sua carriera politica inizia nel comune di Alessandria, di cui diventa assessore alla pubblica istruzione dal 1899 al 1908. Nel 1910 diventa segretario della Lega Contadina di Alessandria, carica che mantiene sino al 1915. Il suo attivismo politico lo porta ad essere tra gli avvocati difensori degli operai arrestati durante i moti di Torino del 1917, mentre nel 1918 cura per la Società Editrice l'Avanti la pubblicazione de il manifesto.
Lo stesso anno partecipa al XV congresso del PSI a Roma, entrando nella direzione nazionale. Negli anni successivi lavora per la costituzione della frazione comunista che appoggerà sia al convegno di Imola sia al congresso di Livorno nel 1921. In questa riunione plenaria, Belloni si distingue per la sua completa adesione alle idee di Antonio Gramsci e Palmiro Togliatti.
Sempre nel 1921 entra nel Comitato centrale del Partito Comunista d'Italia, avvicinandosi alle tesi di Amadeo Bordiga, ed è eletto deputato nazionale nello stesso anno. Il suo seggio alla Camera dei deputati gli sarà confermato anche nelle elezioni del 1924 anche se, per protestare contro il Partito Nazionale Fascista di Benito Mussolini, ritenuto responsabile dell'assassinio di Giacomo Matteotti, Belloni prende parte alla Secessione aventiniana.
Nel 1926 viene arrestato e condannato a cinque anni di confino dal regime fascista:[1] sconterà la pena prima in Molise e successivamente nelle isole Eolie.[2] Tornato in libertà nel 1932, organizza clandestinamente alcuni moti di propaganda per conto del PCI, soprattutto per quanto riguarda la città di Alessandria. Nel 1943, all'indomani dell'armistizio dell'8 settembre, torna in Italia ed aderisce alla Resistenza partigiana tra le file delle Brigate Garibaldi.
Dopo la fine della seconda guerra mondiale torna alla politica, candidandosi, senza successo, come deputato all'Assemblea Costituente nel 1946. Due anni dopo, però, viene eletto nelle file del Partito Comunista Italiano come consigliere comunale di Alessandria. Muore nel 1950 a Villanova Monferrato, dove si era recato per svolgere un comizio.
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Commissione di Alessandria, ordinanza del 25.11.1926 contro Ambrogio Belloni ("Organizzazione comunista"). In: Adriano Dal Pont, Simonetta Carolini, L'Italia al confino 1926-1943. Le ordinanze di assegnazione al confino emesse dalle Commissioni provinciali dal novembre 1926 al luglio 1943, Milano 1983 (ANPPIA/La Pietra), vol. IV, p. 12
- ^ Ordinanza n. 287 del 10.12.1928 contro Ambrogio Belloni ("Propaganda sovversiva"). In: Adriano Dal Pont, Simonetta Carolini, L'Italia dissidente e antifascista. Le ordinanze, le Sentenze istruttorie e le Sentenze in Camera di consiglio emesse dal Tribunale speciale fascista contro gli imputati di antifascismo dall'anno 1927 al 1943, Milano 1980 (ANPPIA/La Pietra), vol. I, p. 240
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Ambrogio Belloni, in Donne e Uomini della Resistenza, Associazione Nazionale Partigiani d'Italia.
- Ambrogio Belloni, su storia.camera.it, Camera dei deputati.
Controllo di autorità | VIAF (EN) 90212031 · SBN CUBV170466 |
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