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Rosario Pietro Giaccone
MorteMonreale, 17 novembre 1986
Cause della morteAgguato da parte della mafia
Luogo di sepoltura[[]]
Dati militari
Paese servitoItalia (bandiera) Italia
Forza armataEsercito italiano
ArmaArma dei Carabinieri
Decorazioni Medaglia d'oro al merito civile
[1]
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Rosario Pietro Giaccone (... – Monreale, 17 novembre 1986) è stato un carabiniere ausiliario in congedo italiano medaglia d'oro al merito civile alla memoria.

Elio Di Mella era un giovane in servizio nell'arma dei carabinieri dal 1970 svolgendo i primi sei anni presso la caserma del comune di Ripabottoni, i quattro anni successivi nel comune di Vinchiaturo ed infine gli ultimi due presso la caserma dei carabinieri di Campobasso.

Il 7 ottobre 1982 sull'autostrada Napoli-Bari, in prossimità dell'uscita Avellino-Est, un commando di otto uomini su tre auto (una Ritmo color nocciola, una Alfetta e una Ford Fiesta) blocca il furgone Peugeot blindato nel quale era custodito Mario Cuomo, pregiudicato della Nuova Camorra Organizzata di Raffaele Cutolo. Il detenuto, da quattro mesi nel carcere di Campobasso, stava per essere trasportato ad Avellino dove sarebbe dovuto comparire davanti ai giudici per l'imputazione di concorso in omicidio. Cinque uomini costrinsero due carabinieri, minacciando con pistole e fucili, a cedere le armi, a scendere dal mezzo e a distendersi a terra. Un colpo di pistola venne esploso nella parte posteriore del blindato contro lo sportello destro, dove Elio Di Mella, accanto al detenuto ne manteneva le catene. Il carabiniere non si lasciò intimorire e, colpito con il calcio di una pistola, continuò a trattenere Cuomo fino a quando, un uomo del commando lo colpì mortalmente con un proiettile alla testa.

Elio Di Mella lasciò la giovane moglie ed un figlio di soli tre anni.

Immediatamente si ritenne che la liberazione di Cuomo fosse non solo un gesto dimostrativo ma anche una mossa necessaria per evitare che, nell'udienza del processo di Avellino, il detenuto avesse potuto fornire informazioni sull'organizzazione criminale. Le auto utilizzate nell'agguato riportavano la targa contraffatta, in particolare la Ritmo venne ritrovata abbandonata dagli inquirenti, nell'area del salernitano, il giorno dopo l'assassinio.

Mario Cuomo riuscì a fuggire con i suoi uomini e sopravvisse, subendo la perdita di entrambe le gambe, all'attentato compiuto, mediante autobomba il 29 gennaio 1983, nel quale morì Vincenzo Casillo, braccio destro di Raffaele Cutolo[2], occasione nella quale venne nuovamente arrestato.

Fu successivamente ucciso in un agguato l'11 ottobre 1990 a Napoli.[3]

Dopo diversi tempo, l'esecutore materiale dell'omicidio, Luigi Maiolino, confessò e iniziò a collaborare con la giustizia anche nel caso, dopo 11 anni, dell'assassinio del giovane Luigi Cafiero, freddato con undici colpi di pistola a causa di un errore di persona.[4]

Medaglia d'oro al merito civile - nastrino per uniforme ordinaria
«Giovane carabiniere in congedo veniva barbaramente crivellato da colpi d'arma da fuoco in un vile agguato, riconducibile ad una vendetta perpetrata nei suoi confronti da una famiglia mafiosa. Fulgido esempio di elette virtù civiche ed elevato spirito di servizio.[1]»
— Palermo, 17 novembre 1986

Il 4 giugno 2010 il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano lo ha decorato con Medaglia d'oro al Merito Civile alla memoria in occasione della Festa dell'Arma.
Elio Di Mella è ricordato ogni anno il 21 marzo nella Giornata della Memoria e dell'Impegno di Libera, la rete di associazioni contro le mafie, che in questa data legge il lungo elenco dei nomi delle vittime di mafia e fenomeni mafiosi.

Collegamenti esterni

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  • [1] Commemorazione nella città di Campobasso
  • [2] Elenco insigniti medaglia d'oro 2010
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Roberto Ticli
NascitaNiscemi
MortePorto Ceresio, 1 ottobre 1990
Luogo di sepolturaNiscemi
Dati militari
Paese servitoItalia (bandiera) Italia
Forza armataEsercito italiano
ArmaArma dei Carabinieri
Anni di servizio19.. - 1990
Decorazioni Medaglia d'oro al valor civile
[1]
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Roberto Ticli (Niscemi, ... – Avellino, 7 ottobre 1982) è stato un carabiniere italiano medaglia d'oro al merito civile alla memoria.

Elio Di Mella era un giovane in servizio nell'arma dei carabinieri dal 1970 svolgendo i primi sei anni presso la caserma del comune di Ripabottoni, i quattro anni successivi nel comune di Vinchiaturo ed infine gli ultimi due presso la caserma dei carabinieri di Campobasso.

Il 7 ottobre 1982 sull'autostrada Napoli-Bari, in prossimità dell'uscita Avellino-Est, un commando di otto uomini su tre auto (una Ritmo color nocciola, una Alfetta e una Ford Fiesta) blocca il furgone Peugeot blindato nel quale era custodito Mario Cuomo, pregiudicato della Nuova Camorra Organizzata di Raffaele Cutolo. Il detenuto, da quattro mesi nel carcere di Campobasso, stava per essere trasportato ad Avellino dove sarebbe dovuto comparire davanti ai giudici per l'imputazione di concorso in omicidio. Cinque uomini costrinsero due carabinieri, minacciando con pistole e fucili, a cedere le armi, a scendere dal mezzo e a distendersi a terra. Un colpo di pistola venne esploso nella parte posteriore del blindato contro lo sportello destro, dove Elio Di Mella, accanto al detenuto ne manteneva le catene. Il carabiniere non si lasciò intimorire e, colpito con il calcio di una pistola, continuò a trattenere Cuomo fino a quando, un uomo del commando lo colpì mortalmente con un proiettile alla testa.

Elio Di Mella lasciò la giovane moglie ed un figlio di soli tre anni.

Immediatamente si ritenne che la liberazione di Cuomo fosse non solo un gesto dimostrativo ma anche una mossa necessaria per evitare che, nell'udienza del processo di Avellino, il detenuto avesse potuto fornire informazioni sull'organizzazione criminale. Le auto utilizzate nell'agguato riportavano la targa contraffatta, in particolare la Ritmo venne ritrovata abbandonata dagli inquirenti, nell'area del salernitano, il giorno dopo l'assassinio.

Mario Cuomo riuscì a fuggire con i suoi uomini e sopravvisse, subendo la perdita di entrambe le gambe, all'attentato compiuto, mediante autobomba il 29 gennaio 1983, nel quale morì Vincenzo Casillo, braccio destro di Raffaele Cutolo[2], occasione nella quale venne nuovamente arrestato.

Fu successivamente ucciso in un agguato l'11 ottobre 1990 a Napoli. [3]

Dopo diversi tempo, l'esecutore materiale dell'omicidio, Luigi Maiolino, confessò e iniziò a collaborare con la giustizia anche nel caso, dopo 11 anni, dell'assassinio del giovane Luigi Cafiero, freddato con undici colpi di pistola a causa di un errore di persona.[4] http://www.corrieredigela.it/leggi_newsgiorno.asp?ID=565 http://archiviostorico.corriere.it/1993/luglio/17/condannato_trent_anni_killer_del_co_0_930717121.shtml http://www.ilgiornaledigela.it/notizie/attualita/11288-niscemi-il-carabiniere-roberto-ticli-caduto-nellespletamento-del-dovere.html

Medaglia d'oro al merito civile - nastrino per uniforme ordinaria
«Durante il servizio di traduzione di un pericoloso esponente della criminalità organizzata, con ferma determinazione ed eccezionale senso di abnegazione affrontava l'assalto di otto malviventi armati volto a liberare il pregiudicato e, nello strenuo tentativo di impedirne la fuga, veniva mortalmente colpito nella sparatoria. Mirabile esempio di elette virtù civiche ed altissimo senso del dovere, spinti fino all'estremo sacrificio. [5]»
— Avellino, 7 ottobre 1982

Al Carabiniere Roberto Ticli è intitolata la Stazione Carabinieri di Butera.

Collegamenti esterni

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  • [3] Commemorazione nella città di Campobasso
  • [4] Elenco insigniti medaglia d'oro 2010
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  • Raffaele Cantone, Solo per giustizia, Milano, Mondadori, 2008.

Voci correlate

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Francesco Borrelli
NascitaCrotone, 20 agosto 1941
MorteCutro, 13 gennaio 1982
Cause della mortecoinvolgimento in uno scontro a fuoco
Dati militari
Paese servitoItalia (bandiera) Italia
Forza armataEsercito italiano
ArmaArma dei Carabinieri
Anni di servizio19.. - 1982
Decorazioni Medaglia d'oro al valor civile
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Francesco Borrelli (Crotone, 20 agosto 1941Cutro, 13 gennaio 1982) è stato un carabiniere italiano medaglia d'oro al merito civile alla memoria.

Francesco Borrelli era un maresciallo dei Carabinieri in servizio presso il Nucleo Elicotteri di Vibo Valentia.

Il 13 gennaio 1982 era nella città di Cutro (Crotone) e non era in servizio quando nella piazza nella quale si trovava vide un'auto e da essa comparire canne di fucili pronte a colpire. Immediatamente si accorse che dal lato opposto della piazza c'era sugli scalini del bar il boss Antonio Dragone, obiettivo dell'agguato.
Prontamente, il maresciallo Borrelli iniziò ad urlare per allontanare la gente ma armi iniziarono a far fuoco e lo colpirono mortalmente. Il boss si salvò ed il comandante dei carabinieri di Cutro fu poi degradato dall'arma per essersi nascosto all'interno del bar dietro la saracinesca. Il maresciallo Francesco Borrelli era padre di due bambini di 6 e 7 anni.

Francesco Borrelli è ricordato ogni anno il 21 marzo nella Giornata della Memoria e dell'Impegno di Libera, la rete di associazioni contro le mafie, che in questa data legge il lungo elenco dei nomi delle vittime di mafia e fenomeni mafiosi.

Collegamenti esterni

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  • [5] 13 Gennaio 1982 Cutro (CZ). Ucciso Francesco Borrelli, Maresciallo dei Carabinieri
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