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Kansai Yamamoto
Kansai Yamamoto (山本 寛斎?, Kansai Yamamoto; Yokohama, 8 febbraio 1944 – 21 luglio 2020) è stato uno stilista giapponese noto soprattutto negli anni '70 e '80 per i suoi modelli di kimono e il suo design all'avanguardia[1]. Creatore dei costumi di scena per il film Ziggy Stardust Tour di David Bowie, con le sue creazioni ha influenzato vari designer tra i quali Jean-Paul Gaultier e Alexander McQueen.
Biografia
[modifica | modifica wikitesto]Interessato all'ingegneria civile durante il liceo, si è laureato in inglese all'Università Nihon, per poi abbandonare il settore nel 1965 per dedicarsi alla moda. Ha lavorato come apprendista presso gli atelier dei designer Junko Koshino e Hisashi Hosono mentre studiava design da autodidatta. Nel 1967 ha ricevuto il premio Soen da parte del Bunka Fashion College.[2]
Carriera
[modifica | modifica wikitesto]Inizio carriera
[modifica | modifica wikitesto]Audaci, secondo The Telegraph, un'esplosione di colori e motivi contrastanti che attingevano ai temi visivi del paese natìo, le creazioni di Yamamoto si ispiravano al concetto giapponese di basara, un'estetica del "massimalismo selvaggio", lavoro descritto come "eccesso trasgressivo"[3] e "opposto" al concetto modesto di wabi-sabi."bellezza imperfetta, impermanente e incompleta"[4]
Nel 1971 lo stilista ha aperto la sua società, Yamamoto Kansai Company, Ltd., Tokyo. La sua prima collezione ha debuttato lo stesso anno a Londra e negli Stati Uniti presso la catena Hess's Department Store di Allentown, in Pennsylvania, rinomato per le collezioni d'avanguardia. È stato il primo stilista giapponese a sfilare a Londra.[6] Kansai è conosciuto per aver creato costumi di scena androgini e futuristici per David Bowie, come l'iconico Kabuki[7], oppure quelli del suo Ziggy Stardust Tour.[8][9][10][11] Il suo debutto a Parigi nel 1975, è stato seguito dall'apertura della Kansai Boutique nel 1977.
Nel 1977 ha ricevuto il premio Tokyo Fashion Editors.[2]
Ha presentato la sua ultima collezione per l'autunno/inverno del 1992, anche se ha continuato a prestare il suo nome a prodotti in licenza, che andavano dagli occhiali agli articoli per la tavola.[12] Successivamente ha iniziato una carriera come produttore di eventi, in particolare per eventi che ha intitolato "Super Shows". Scriveva Kelly Wetherille per Women's Wear Daily:
«In the early Nineties, after two decades of showing and selling his avant-garde collections in London, Paris and New York, Yamamoto took a hiatus from the fashion world to focus on live entertainment events. His Super Shows, as he called them, combined elements of music, dance, acrobatics, traditional Japanese festivals and other spectacles, and were performed around the world, from Vietnam and India to Russia and Japan. The first such event, in Moscow’s Red Square in 1993, drew a crowd of 120,000.»
«All'inizio degli anni Novanta, dopo due decenni di esposizione e vendita delle sue collezioni d'avanguardia a Londra, Parigi e New York, Yamamoto si prese una pausa dal mondo della moda per concentrarsi sugli eventi di intrattenimento dal vivo. I suoi Super Show, come li chiamava lui, combinavano elementi di musica, danza, acrobazie, festival tradizionali giapponesi e altri spettacoli, e venivano eseguiti in tutto il mondo, dal Vietnam e dall'India alla Russia e al Giappone. Il primo evento del genere, nella Piazza Rossa di Mosca nel 1993, attirò una folla di 120.000 spettatori.»
Maturità artistica
[modifica | modifica wikitesto]Nel 1999, lui e Junko Koshino hanno creato una versione moderna del kimono, ravvivando l'interesse per la moda classica. È diventato noto per i suoi modelli di kimono all'avanguardia, compresi quelli indossati da Bowie.[8][10] Nel 1999 ha organizzato un programma di moda sotto l'egida del Comitato di cooperazione culturale mista India-Giappone.
Nel 2008, una mostra intitolata "Netsuki Shinten: Kansai Genki Shugi" (o "Mostra appassionata: il principio energetico del Kansai") è stata allestita presso il Museo Edo-Tokyo.[7] Nel 2009, un'importante retrospettiva del lavoro di Yamamoto è stata esposta al Philadelphia Museum of Art.[12] Yamamoto ha progettato il treno Skyliner, inaugurato nel 2010, che collega l'aeroporto giapponese di Narita con il centro di Tokyo. Nel luglio 2013, è tornato nel settore della moda con una mostra al 19esimo New Britain Mask Festival a Kokopo, in Papua Nuova Guinea.[14][15] Lo stesso anno ha organizzato una sfilata di moda su scala ridotta a Tokyo[13] e una serie di sfilate di moda dal vivo al Victoria and Albert Museum.[6] Nel 2018 Yamamoto e Louis Vuitton hanno lavorato insieme per creare la classica arte giapponese e motivi e stampe ispirati al Kabuki per la collezione Resort 2018 del noto marchio LV.[15]
Morte
[modifica | modifica wikitesto]Yamamoto è morto il 21 luglio 2020, all'età di 76 anni. A marzo 2020 gli era stata diagnosticata la leucemia mieloide acuta. La notizia del decesso è stata resa pubblica da sua figlia, l'attrice Mirai Yamamoto, attraverso il suo account Instagram,[16] e successivamente attraverso l'account ufficiale di Kansai.[17]
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ (EN) The Exuberant Way To Be Designer – Kansai Yamamoto’s Aesthetic Of Wild Maximalism, su Meeting benches, 18 August 2022. URL consultato il 29 luglio 2020.
- ^ a b (JA) やまもと かんさい 山本 寛斎, su Kantei. URL consultato il 9 ottobre 2022 (archiviato dall'url originale il 12 novembre 2008).
- ^ (EN) Telegraph obituaries 29 July 2020, in The Telegraph. URL consultato il 29 luglio 2020.
- ^ Leonard Koren, Wabi-Sabi: for Artists, Designers, Poets and Philosophers, Stone Bridge Press, 1994, ISBN 978-1880656129.
- ^ (EN) Helene M. Thian, For David Bowie, Japanese style was more than just fashion, in The Japan Times, 11 giugno 2013. URL consultato il 27 luglio 2020.
- ^ a b (EN) Oscar Holland, Kansai Yamamoto, fashion designer, dies age 76, su CNN, 27 luglio 2020. URL consultato il 29 luglio 2020.
- ^ a b (EN) Kjeld Duits, Kansai Shows Off, 15 aprile 2008.
- ^ a b (EN) David Buckley: The Ziggy Stardust Chapter, su 5years. URL consultato l'11 aprile 2009.
- ^ (EN) Oliver Lunn, Unpacking Kansai Yamamoto’s contribution to beauty, 6 marzo 2019. URL consultato il 9 ottobre 2022 (archiviato dall'url originale il 12 maggio 2022).
- ^ a b (EN) Laura Hawkins, Kansai Yamamoto: The Kaleidoscope King, su Dazed digital, 5 novembre 2013. URL consultato il 9 ottobre 2022.
- ^ (EN) Jackie Mallon, Designer Kansai Yamamoto talks all things David Bowie, su Fashion United, 21 maggio 2018. URL consultato il 9 ottobre 2022.
- ^ a b (EN) Hello! Fashion: Kansai Yamamoto, 1971–1973, su Ohilamuseum.
- ^ a b (EN) Kansai Yamamoto Returns to Fashion, su Fashion news, 2 aprile 2013. URL consultato il 9 ottobre 2022.
- ^ (EN) Kansai Yamamoto, su Stellamag, 1º agosto 2013. URL consultato il 9 ottobre 2022.
- ^ a b (EN) Gunner Park, Before Yohji, Rei or Issey: Kansai Yamamoto's Lost Legacy, su Grailed, 16 marzo 2018. URL consultato il 9 ottobre 2022 (archiviato dall'url originale il 9 maggio 2022).
- ^ (EN) Mirai Yamamoto official, su Instagram. URL consultato il 9 ottobre 2022.
- ^ (EN) Kansai Yamamoto ufficiale, su Instagram. URL consultato il 9 ottobre 2022.
Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikiquote contiene citazioni di o su Kansai Yamamoto
- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Kansai Yamamoto
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- (JA) Sito ufficiale, su kansai-inc.co.jp.
- Kansai Yamamoto (canale), su YouTube.
- (EN) Kansai Yamamoto, su IMDb, IMDb.com.
- (EN) Kansai Yamamoto, su BFI Film & TV Database, British Film Institute (archiviato dall'url originale il 1º gennaio 2018).
Controllo di autorità | VIAF (EN) 251983159 · ULAN (EN) 500490159 · NDL (EN, JA) 00093206 |
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