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Palazzo Ripanti
Palazzo Ripanti | |
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Palazzo Ripanti Vecchio. | |
Localizzazione | |
Stato | Italia |
Regione | Marche |
Località | Jesi |
Indirizzo | Piazza Federico II, 8 |
Coordinate | 43°31′28.73″N 13°14′44.43″E |
Informazioni generali | |
Condizioni | In uso |
Costruzione | XV-XVIII secolo |
Stile | Tardobarocco |
Realizzazione | |
Architetto | Andrea Vici |
Proprietario | Diocesi di Jesi |
Committente | marchesi Ripanti |
Il Palazzo Ripanti è un'antica dimora nobiliare della città di Jesi, nelle Marche.
Costituito da due corpi di fabbrica, è uno dei più vasti complessi residenziali della città. Sorge su Piazza Federico II occupandone tutto il lato sud-orientale, adiacente al Duomo e di fronte al complesso di San Floriano. Il Palazzo Nuovo accoglie il Museo diocesano.
Storia e descrizione
[modifica | modifica wikitesto]Il nucleo originario, appartenente alla famiglia Ripanti, è quello in fondo alla piazza, angolo Costa Lombarda. La parte vicino al Duomo era anticamente l'Ospedale di Santa Lucia, fondato nel XV secolo[1][2]. Con la costruzione del nuovo ospedale, fuori le mura, in fondo all'allora Via del Corso, la Confraternità di Santa Lucia trasferì l'ospedale nella nuova sede[3]. Questa parte, dunque, venne acquistata nel 1724 dal conte Emilio Ripanti[1][2][4].
Con la ristrutturazione settecentesca della piazza i Ripanti saldarono i due palazzi attraverso l'arcone sovrastante il vicolo Santoni[3], e avanzarono tutta la costruzione, creando due cortili interni e causando la parziale celatura della facciata del duomo.
Nella seconda metà del XIX secolo, con l'estensione della famiglia Ripanti, i due palazzi passarono alla Curia vescovile[3].
Palazzo Ripanti Vecchio
[modifica | modifica wikitesto]L'edificio di famiglia, Palazzo Ripanti Vecchio, venne ampiamente ristrutturato su progetto degli arceviesi Arcangelo e Andrea Vici (padre e figlio)[1]. Il doppio prospetto sulla piazza e su Costa Lombarda, in stile Tardobarocco, si sviluppa su tre livelli: due piani nobili e un pianoterra. La facciata sulla piazza è incentrata sull'imponente portale con balcone sorretto da due colonne ioniche. Le finestre del pianoterra sono chiuse da elaborate rate bombate in ferro battuto. I due ordini di finestre sono dominate da timpani curvilinei riportanti gli emblemi dello stemma di famiglia: la conchiglia, l'aquila e il sole. Un androne a colonne binate, ispirato a quello di Palazzo Pianetti, introduce alla corte interna, ove uno scalone monumentale presenta le statue dello scultore Gioacchino Varlè, giunto nelle Marche a seguito del Vanvitelli[1]. I saloni del piano nobile presentano grandi soffitti a padiglioni con raffinati ed eleganti stucchi rococò nei toni di bianco e beige.
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La finestra centrale del secondo piano
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La finestra centrale del primo piano
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L'atrio d'ingresso
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L'atrio d'ingresso
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Lo scalone
Palazzo Ripanti Nuovo
[modifica | modifica wikitesto]L'ex ospedale, detto da allora Palazzo Ripanti Nuovo, mantenne la sua facciata originale, oggi in fondo alla corte interna, e vi fu aggiunto al suo interno un nuovo scalone, il teatro e le sale decorate da Domenico Luigi Valeri[1].
Nel XIX secolo, con l'estinzione della famiglia Ripanti, il palazzo passò alla Curia vescovile che lo adibì prima a Seminario diocesano e attualmente a sede del Museo diocesano.
Famiglia Ripanti
[modifica | modifica wikitesto]La famiglia Ripanti, di antico e nobile blasone, ebbe famosi giureconsulti, scrittori e prelati. Capostipite della famiglia fu un Gozzo o Gozzone signore della Ripe, il quale nel 1253 poneva sé e le sue terre sotto la protezione del Comune di Jesi. Si ricordano Guido, podestà di Fano nel 1255; Pietro Andrea, creato vescovo di Oppido nel 1536 dal pontefice Paolo III; Gabriele, podestà di Foligno nel 1588, poi pretore della città di Orvieto; Scipione, valoroso guerriero, che si fece onore nel 1595 alla presa di Strigonia che gli valse la nomina a senatore dal papa Clemente VIII; e Gabriele al quale il re Augusto III di Polonia conferì il titolo di marchese[5].
La famiglia si estinse nella seconda metà del XIX secolo.
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ a b c d e Loretta Mozzoni e Gloriano Paoletti: "Jesi, Città bella sopra un fiume". Ed. Comune di Jesi, Litograf snc, Jesi, 1994
- ^ a b Costantino Urieli, Jesi e il suo Contado, Jesi, 1986, p. 363: "La famiglia Grizi ottenne il Breve Apostolico che autorizzava la vendita della casa posta in Piazza San Floriano, già acquistata da Mons. Annibale Grizi da Francesco di Magio Ripanti, e però soggetta a primogenitura"; Raffaele Molinelli, Città e Contado nella Marca pontificia in età moderna, Urbino, 1984, p. 298
- ^ a b c Sito ufficiale del Comune di Jesi
- ^ Sito Piccolabibliotecajesina.it
- ^ Il "Dizionario storico blasonico delle famiglie nobili e notabili italiane" di G. B. di Crollalanza, ed Arnaldo Forni." sul sitoarchive.org
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Loretta Mozzoni e Gloriano Paoletti, Jesi, Città bella sopra un fiume, Jesi, Ed. Comune di Jesi, Litograf snc, 1994
- Vittorio Spreti, Enciclopedia storico nobiliare italiana, V volume, ed. Arnaldo Forni
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]Altri progetti
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