Missionari figli del Cuore Immacolato di Maria
I Missionari figli del Cuore Immacolato di Maria (in latino Congregatio Missionariorum Filiorum Immaculati Cordis B.M.V.) sono un istituto religioso maschile di diritto pontificio: i membri di questa congregazione clericale, detti comunemente Claretiani, pospongono al loro nome la sigla C.M.F. (Cordis Mariae Filius).[1]
Storia
[modifica | modifica wikitesto]Agli inizi del XIX secolo i governi liberali che ressero la Spagna (Juan Álvarez Mendizábal, Baldomero Espartero, Leopoldo O'Donnell) condussero una politica che portò alla secolarizzazione dei beni ecclesiastici e alla dispersione delle comunità religiose.[2]
Antonio María Claret y Clará (1807-1870), dopo una proficua esperienza come missionario alle Canarie, pensò di istituire una confraternita di sacerdoti diocesani con voti privati per la predicazione delle missioni popolari in Catalogna[3] e, assieme a cinque compagni (Esteban Sala, José Xifré, Jaime Clotet, Domingo Fábregas, Manuel Vilaró), il 16 luglio 1849 diede inizio alla congregazione nel seminario di Vich.[4]
Claret, eletto vescovo di Santiago di Cuba, dovette abbandonare la guida della compagnia a tre mesi dalla fondazione:[5] l'istituto si consolidò e diffuse sotto la direzione di José Xifré, che venne eletto superiore generale nel 1858 e resse i claretiani fino al 1899.[6]
La congregazione ricevette il pontificio decreto di lode il 29 ottobre 1860; le sue costituzioni vennero approvate ad experimentum il 22 dicembre 1865 e definitivamente l'11 febbraio 1870.[7]
Il 18 settembre 1868, allo scoppio della rivoluzione, i religiosi lasciarono la Spagna e Xifré si stabilì a Perpignano. Nel 1869, su invito del vescovo Lavigerie, i primi claretiani si recarono come missionari in Algeria; seguirono poi fondazioni in Cile e, nel 1880, a Cuba.[8]
Nel 1883 la Santa Sede affidò ai claretiani la missione in Guinea Equatoriale[9] e nel 1884 i religiosi assunsero la direzione del pontificio collegio spagnolo di Roma.[10]
Della congregazione esiste anche il ramo femminile delle Religiose di Maria Immacolata, anch'esso fondato dal Claret.[11]
Spiritualità
[modifica | modifica wikitesto]Il fondatore, Antonio María Claret y Clará, fu beatificato il 25 febbraio 1934 da papa Pio XI e venne proclamato santo da papa Pio XII il 7 maggio 1950.[12]
I patroni della congregazione sono la Beata Vergine e San Michele Arcangelo: il suo motto è "Surrexerunt filii eius et beatissimam praedicaverunt".[13]
Attività e diffusione
[modifica | modifica wikitesto]I claretiani si dedicano alla predicazione, alle missioni tra credenti e non credenti, all'istruzione e all'educazione della gioventù, all'apostolato della stampa.[1]
La congregazione è diffusa in Europa, nelle Americhe, in Africa e in Asia.[14]
La sede generalizia è presso la basilica del Sacro Cuore Immacolato di Maria nel quartiere Parioli di Roma.[1]
Statistiche
[modifica | modifica wikitesto]Accanto all'anno, è indicato il numero delle province in cui era organizzata la congregazione, seguito dal numero delle case, di quello complessivo dei membri e da quello dei sacerdoti.[15]
anno | province | case | membri | sacerdoti |
---|---|---|---|---|
1850 | - | 1 | 6 | 6 |
1875 | - | 14 | - | 92 |
1900 | 2 | 60 | 1.476 | 463 |
1925 | 10 | 151 | 1.927 | 991 |
1950 | 15 | 241 | 2.398 | 1.454 |
1960 | 22 | 296 | 3.455 | 1.705 |
1970 | 27 | 349 | 3.365 | 2.046 |
1977 | 27 | 400 | 2.884 | 1.947 |
Alla fine del 2021 la congregazione contava 536 case e 2.995 membri, di cui 2.248 sacerdoti.[1]
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ a b c d Ann. Pont. 2023, p. 1407.
- ^ J. Lozano, DIP, vol. V (1978), coll. 1440-1441.
- ^ F. Husu, in M. Escobar, op.cit., vol. II (1953), p. 1321.
- ^ F. Husu, in M. Escobar, op.cit., vol. II (1953), p. 1322.
- ^ J. Lozano, DIP, vol. V (1978), col. 1441.
- ^ J. Lozano, DIP, vol. V (1978), col. 1442.
- ^ J. Lozano, DIP, vol. V (1978), col. 1440.
- ^ F. Husu, in M. Escobar, op.cit., vol. II (1953), p. 1323.
- ^ J. Lozano, DIP, vol. V (1978), col. 1443.
- ^ F. Husu, in M. Escobar, op.cit., vol. II (1953), p. 1324.
- ^ J. Lozano, DIP, vol. IV (1977), coll. 1713-1714.
- ^ G.M. Viñas, BSS, vol. II (1962), coll. 205-210.
- ^ "I suoi figli sorgono a proclamarla beata" ( Pr 31,28, su laparola.net.).
- ^ Missionari claretiani. Dove siamo, su claret.org. URL consultato il 2 febbraio 2011 (archiviato dall'url originale il 31 agosto 2011).
- ^ Dati riportati in DIP, vol. V (1978), coll. 1443-1444.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Annuario Pontificio per l'anno 2023, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 2023. ISBN 978-88-266-0797-4.
- Filippo Caraffa e Giuseppe Morelli (curr.), Bibliotheca Sanctorum (BSS), 12 voll., Istituto Giovanni XXIII nella Pontificia Università Lateranense, Roma 1961-1969.
- Mario Escobar (cur.), Ordini e congregazioni religiose, 2 voll., SEI, Torino 1951-1953.
- Guerrino Pelliccia e Giancarlo Rocca (curr.), Dizionario degli Istituti di Perfezione (DIP), 10 voll., Edizioni paoline, Milano 1974-2003.
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikiquote contiene citazioni sui Missionari figli del Cuore Immacolato di Maria
- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sui Missionari figli del Cuore Immacolato di Maria
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- (EN, ES, IT, PT, FR, DE) Sito ufficiale, su claret.org.
- Claretiani, su Treccani.it – Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
- Claretiano, su Vocabolario Treccani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
- claretiani, su sapere.it, De Agostini.
Controllo di autorità | VIAF (EN) 167762051 · LCCN (EN) n80086366 · GND (DE) 1086130758 · J9U (EN, HE) 987007259690805171 |
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