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Muelleriella crassifolia
Classificazione scientifica
DominioEukaryota
RegnoPlantae
SottoregnoBryobiotina
DivisioneBryophyta
ClasseBryopsida
SottoclasseBryidae
OrdineOrthotrichales
FamigliaOrthotrichaceae
GenereMuelleriella
SpecieMuelleriella crassifolia
Nomenclatura binomiale
Muelleriella crassifolia
(Hook. f. & Wilson) Dusén, 202

Muelleriella crassifolia (Hook. f. & Wilson) Dusén è un muschio della famiglia Orthotrichaceae, inizialmente descritto come Orthotrichum crassifolium Hook. f. & Wilson, 1844.[1]

Fu scoperto nel corso della Ross Expedition, la spedizione scientifica britannica in Tasmania e in Antartide guidata dal capitano della Royal Navy, James Clark Ross, al comando dellaHMS Erebus, insieme HMS Terror, comandata dell'irlandese Francis Crozier.

I primi esemplari furono raccolti negli arcipelaghi subantartici neozelandesi delle isole Auckland e delle isole Campbell dal ventitreenne botanico inglese Joseph Dalton Hooker

Il muschio, di medie dimensioni, si sviluppa prevalente in colonie. I fusticini (caulidi),[2] eretti e non ramificati, sono alti da 1,5 cm a 3,0 cm, di colore verde scuro nella parte inferiore e marrone superiormente. I rizoidi sono fibrosi, lisci e ramificati e non sono distribuiti capillarmente. Le foglioline vegetative (phyllidia)[3] hanno la forma ovato-lanceolata, con apici lungamente acuminati e le basi decorrenti. Il margine fogliare è leggermente riflesso e finemente seghettato (serrulato) in corrispondenza dell'apice. La nervatura principale (costa) è percorrente e molto robusta. La lamina fogliare è formata da un singolo strato di cellule sottili, sub-rettangolari che si restringono e si allungano verso i margini del phyllidium, mentre diventano sub-romboidali verso la costa.[4][5]

Come in tutte le briofite, il ciclo ontogenetico è aplodiplonte isosporeo, con alternanza di generazione antitetica eteromorfa e prevalenza della generazione gametofitica (aploide) su quella sporofitica (diploide)[6] che, in questa specie, non è nota.[7]

Distribuzione e habitat

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L'areale di B. bharatiense rientra nel Settore E (da 60°E a 90°E) dell'Antarctic Botanical Zone.[8] Specificatamente è stato rinvenuto sui Colli Larsemann, dove è ubicata la località tipo (69°22.910’S, 76*07.258’E) e in alcune isole della Baia di Prydz, la Fisher island (69°23′30″S e 76°15′27″E) e la McLeod Island (69°22′02″S e 76°08′25″E).[7]

Il muschio si sviluppa prevalentemente nei siti, attuali o antichi, di riproduzione dei pinguini. Qui, per il clima rigido e l'assenza di organismi coprofagi, il guano deposto da questi uccelli marini non si decompone garantendo, con la sua elevata concentrazione di nitrati, quell'apporto di azoto, la cui mancanza è uno dei principali fattori limitanti la crescita del muschio.[9]

  1. ^ Cfr. Tropicos, 2024.
  2. ^ Cfr. Colacino, 2005, p. 66.
  3. ^ Cfr. Colacino, 2005, p. 82.
  4. ^ Cfr. Rehman et al., 2021, p. 286 e p. 288.
  5. ^ Nella descrizione sono riportati solo quei caratteri sinapomorfici che differenziano B. bharatiense dalle specie più simili di muschi antartici. Si tratta delle quattro specie del genere Bryum, B. pseudotriquetrum,(Hedw.) G.Gaertn., B.Mey. & Scherb., B. pseudotriquetrum var. bimum (Brid.) Lilj., B. argenteum Hedw. e B. amblyodon Mull. Hal. (cfr. Rehman et al., 2021, p. 286, tab. 3).
  6. ^ Cfr. Giada Cordoni, Raffaella Grassi, Lorenzo Peruzzi & Fancesco Roma-Marzio, La riproduzione nelle piante terrestri (PDF), su Piano Nazionale Laure Scientifiche, Orto e Museo botanico Università di Pisa.
  7. ^ a b Cfr. Rehman et al., 2021, p. 284.
  8. ^ L'Antarctic Botanical Zone, così definita dal briologo irlandese Stanley Wilson Greene nel 1964, include l'intero Continente antartico, l'insieme dei mari che lo circondano, entro il parallelo di latitudine 60°S, le isole vulcaniche sub-antartiche dell'arcipelago delle Sandwich Australi e l'isola, anch'essa vulcanica, di Bouvet. La zona è unica nel suo genere per essere la maggiore area al mondo ad avere una flora costituita pressoché interamente da crittogame (cfr. Greene et al., 1970, p. 3).
  9. ^ Cfr. Rehman et al., 2021, pp. 283-284.

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Collegamenti esterni

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Orthotrichum crassifolium