Chiesa di Quarcino
Chiesa di Quarcino | |
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La chiesa dei santi Filippo e Giacomo | |
Stato | Italia |
Regione | Lombardia |
Località | Sagnino (Como) |
Indirizzo | Via Giovanni Fattori |
Coordinate | 45°50′11.41″N 9°02′32.32″E |
Religione | cattolica di rito romano |
Titolare | Giacomo il Minore e Filippo |
Diocesi | Como |
La chiesa di Quarcino, dedicata ai Santi Giacomo e Filippo, è un'architettura religiosa cattolica di Como. Realizzata in stile romanico[1] attorno al X secolo, la chiesa si trova all'interno dell'omonimo villaggio di Quarcino, attestato fin dal 1259 come vicinia e oggi situato a circa 800 metri di distanza dal quartiere di Sagnino[2].
Storia
[modifica | modifica wikitesto]Costruita intorno al X secolo su un'altura, in posizione dominante sulla piana di Chiasso, la chiesa dei Santi Filippo e Giacomo sorse come cappella feudale per alcuni coloni[1] che vivevano in alcuni casolari situati poco sotto all'edificio, nei pressi del castello dei Conti Reina[2]. A quel tempo, sia Quarcino sia Chiasso facevano parte della pieve di Zezio sia da un punto di vista ecclesiastico che civile[2].
Divenuta chiesa della vicinia del villaggio di Quarcino, entro cui è già attestata sin dal 1259, la chiesa entrò a far parte della giurisdizione della parrocchiale di San Salvatore di Como[1].
Nel XIV secolo la chiesa dei Santi Filippo e Giacomo era detta anche di San Giovanni[1].
In seguito alla battaglia di Melegnano del 1515, dopo cui gli Svizzeri si ritirarono a Chiasso determinando il confine fra il Ducato di Milano e il Canton Ticino lungo il torrente Breggia, Quarcino e la sua chiesa vennero inseriti nei Corpi Santi di Como, nella cui circoscrizione censuaria rimasero sino al primo catasto italiano del 1873[2].
Con l'elevazione della chiesa di San Zenone di Monte Olimpino a parrocchiale, nel 1654 la chiesa di Quarcino venne spostata dalla parrocchia di San Salvatore a quella di San Zenone[1]. Fino al XIX secolo, alla famiglia Reina spettò il diritto di giuspatronato sulla chiesa di Quarcino[2].
Nel 1973 la chiesa fu oggetto di importanti restauri[1],[3] che negli anni 1982-84 interessarono anche alcuni casolari colonici situati poco lontani dalla stessa[2].
Evoluzione architettonica
[modifica | modifica wikitesto]Sotto l'aspetto architettonico, la chiesa fu realizzata in tre fasi principali[1][2].
La prima fase, che riguarda probabilmente l'impianto originario della chiesa, riguardò la realizzazione di un edificio formato da una piccola navata conclusa in un'abside semicircolare dotata di due finestre strombate[3] con archivolti in tufo[1]. L'abside fu realizzata in sasso di Moltrasio a vista, con pietre di varia grandezza disposte in modo da formare dei corsi piuttosto regolari[2]. Originariamente, la navata misurava nove metri[2]. Tenuto conto di queste dimensioni, è probabile che il campanile originario non avesse le dimensioni attuali, sproporzionate rispetto all'impianto originario della chiesa[1][2]. Ne consegue che il campanile potrebbe essere stato modificato in altezza in un'epoca successiva[1][2].
Nella seconda fase, la navata fu allungata di 6 metri e nell'angolo nord–est della chiesa venne aggiunta la sagrestia, alzando una parete adiacente al campanile per formare un unico spiovente del tetto[1]. L'interno era decorato con dipinti murari, tra cui alcuni affreschi eseguiti su richiesta dei fedeli e, nel catino absidale, un Cristo pantocratore coronato da simboli evangelici in un motivo a mandorla[1]. Una descrizione della chiesa in questa seconda fase è riscontrabile nella relazione della visita pastorale del vescovo Ninguarda, avvenuta nel 1592[2]:
“Una chiesa coperta dal semplice tetto, abbastanza ampia, con un unico altare consacrato, ornato da icona e munito di cancelli in ferro entro un'abside a volta. Vi è in essa un altro altare decorato di pitture, ma poiché troppo piccolo, non è usato. Dal lato del Vangelo vi è una comoda sacrestia, ma poco rifornita di arredi sacri, avendo solo un calice ed un messale. Del lato dell’epistola vi è una torre quadrata con una piccola campana. Vi è un’unica porta, di fronte all’altare maggiore, e vicino ad essa, a destra, il vaso dell’acqua benedetta”.
Nel XVIII secolo avvenne la terza e ultima fase, che comportò una separazione dell'abside dalla navata tramite un muro a cui venne appoggiato l'altare, così come la realizzazione di un ossario presso la parete meridionale della chiesa[1]. È probabile che tali trasformazioni settecentesche siano perlopiù attribuibili a interventi da parte dei conti Reina, divenuti in quel tempo proprietari del villaggio di Quarcino e di molti altri beni posti nelle vicinanze[2]. A ciò risalirebbe l'acquisizione del suddetto diritto di patronato esercitato sulla chiesa dai Reina fino al XIX secolo[2].
Descrizione
[modifica | modifica wikitesto]Internamente, la chiesa si presenta come un edificio a navata singola, terminante nell'abside semicircolare che ospita i resti di alcuni affreschi databili a non oltre la fine del secolo XI. Tra i soggetti affrescati tuttora visibili, lacerti del Cristo Pantocratore di parte dei dodici apostoli.[3]
La copertura della navata, originariamente a capriate in legno, presenta volte a crociera.[3]
Note
[modifica | modifica wikitesto]Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Rodi C., In difesa di una città, edito dall'Editoriale “La Provincia di Como”, 1970
- Gianoncelli M., Quarcino e la sua chiesa, in: Como, nº 2, estate 1973
- Carlo Perogalli, Enzo Pifferi e Laura Tettamanzi, Romanico in Lombardia, Como, Editrice E.P.I., 1981.
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