Unione delle nazioni sudamericane

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Unione delle nazioni sudamericane
(ES) Unión de Naciones Suramericanas
(PT) União de Nações Sul-Americanas
(NL) Unie van Zuid-Amerikaanse Naties
(EN) Union of South American Nations
Paesi aderenti all'Unione delle nazioni sudamericane (in verde scuro), Paesi osservatori e/o autosospesi (in verde chiaro).
Abbreviazione
  • (ES) UNASUR
  • (PT) UNASUL
  • (NL) UZAN
  • (EN) USAN
TipoOrganizzazione internazionale
Fondazione23 maggio 2008
Sede centraleEcuador (bandiera) Quito
Altre sedi
Area di azioneAmerica meridionale
Presidentevacante
Lingue ufficialispagnolo, portoghese, olandese, inglese
Membri
Sito web

L'Unione delle nazioni sudamericane (in spagnolo, Unión de Naciones Suramericanas o UNASUR; in portoghese, União de Nações Sul-Americanas o UNASUL; in olandese, Unie van Zuid-Amerikaanse Naties o UZAN; in inglese, Union of South American Nations o USAN) è una organizzazione intergovernativa regionale costituita da 13 Paesi dell'America meridionale.

La base fondante dell'Unione è la Dichiarazione di Cusco del 2004, in cui i 12 Paesi sudamericani dichiaravano di voler creare una Comunità sudamericana delle nazioni (in spagnolo, Comunidad Suramericana de Naciones; in portoghese, Comunidade Sul-americana de Nações; in olandese, Zuid-Amerikaanse Statengemeenschap), sulla falsariga dell'Unione europea.[4] Il nome fu poi cambiato in Unione delle nazioni sudamericane l'anno successivo.

L'organizzazione è nata ufficialmente con il Trattato costitutivo dell'Unione delle nazioni sudamericane, firmato a Brasilia il 23 maggio 2008 ed entrato in vigore ufficialmente l'11 marzo 2011, dopo la ratifica dell'Uruguay. L'organizzazione si è data col tempo delle strutture fisse, come il Segretariato generale (con sede a Quito, in Ecuador), il Parlamento (che avrà sede a Cochabamba, in Bolivia) e la Banca del Sud (con sede a Caracas, in Venezuela).

A partire dal 2017, l'Unione sta attraversando un periodo di forte crisi, dovuta a una serie di conflitti diplomatici fra i Paesi membri: a gennaio 2017, la nomina a Segretario generale del diplomatico argentino José Octavio Bordón fu bloccata dal Venezuela, sostenuta da Bolivia e Suriname;[5] nell'agosto dello stesso anno, Argentina, Brasile, Cile, Colombia, Paraguay e Peru si sono uniti nel cosiddetto "Gruppo di Lima", che ha denunciato la presidenza del venezuelano Nicolás Maduro come "antidemocratica"; nel febbraio 2018, è stato ritirato l'invito a Maduro dall'8º Summit delle Americhe (tenutosi in aprile a Lima), causando la richiesta del Presidente boliviano Evo Morales di una "riunione di emergenza" dell'UNASUR per esprimere solidarietà al presidente venezuelano.

La crisi ha raggiunto il suo picco il 20 aprile 2018, quando il Gruppo di Lima annunciò la propria "autosospensione" dall'Unione per un anno, in forte contrasto con la presidenza pro-tempore boliviana, assegnata proprio a Morales.[6] Il 28 agosto 2018, la Colombia ha ufficialmente notificato la sua intenzione di volersi ritirare "entro sei mesi" dall'organizzazione.[7][8]

Paese Data di adesione Data di uscita Membro di altre associazioni Note
Mercosur CAN CARICOM ALADI
Argentina (bandiera) Argentina 23 maggio 2008 - associato No Paese autosospeso
Bolivia (bandiera) Bolivia 23 maggio 2008 - associato No
Brasile (bandiera) Brasile 23 maggio 2008 - associato No Paese autosospeso
Cile (bandiera) Cile 23 maggio 2008 - associato associato No Paese autosospeso
Colombia (bandiera) Colombia 23 maggio 2008 - associato No Paese autosospeso, ha annunciato il ritiro
Ecuador (bandiera) Ecuador 23 maggio 2008 - associato No
Guyana (bandiera) Guyana 23 maggio 2008 - No No No
Paraguay (bandiera) Paraguay 23 maggio 2008 - associato No Paese autosospeso
Perù (bandiera) Perù 23 maggio 2008 - associato No Paese autosospeso
Suriname (bandiera) Suriname 23 maggio 2008 - No No No
Uruguay (bandiera) Uruguay 23 maggio 2008 - associato No Paese autosospeso
Venezuela (bandiera) Venezuela 23 maggio 2008 - sospeso No No
Messico (bandiera) Messico 23 maggio 2008 - No No No Paese osservatore
Panama (bandiera) Panama 23 maggio 2008 - No No No No Paese osservatore

Organizzazione

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Evo Morales, l'ultimo Presidente dell'UNASUR.

La presidenza dell'Unione viene assunta a turno dai Capi di Stato e di Governo dei Paesi membri per la durata di un anno circa, a partire dal meeting annuale. L'ultimo presidente dell'UNASUR è stato il boliviano Evo Morales.

Presidente Data di inizio Data di fine
Cile (bandiera) Michelle Bachelet 23 maggio 2008 10 agosto 2009
Ecuador (bandiera) Rafael Correa 10 agosto 2009 26 novembre 2010
Guyana (bandiera) Bharrat Jagdeo 26 novembre 2010 29 ottobre 2011
Paraguay (bandiera) Fernando Lugo 29 ottobre 2011 22 giugno 2012
Perù (bandiera) Ollanta Humala 22 giugno 2012 30 agosto 2013
Suriname (bandiera) Dési Bouterse 30 agosto 2013 4 dicembre 2014
Uruguay (bandiera) José Mujica 4 dicembre 2014 1º marzo 2015
Uruguay (bandiera) Tabaré Vázquez 1º marzo 2015 17 aprile 2016
Venezuela (bandiera) Nicolás Maduro 17 aprile 2016 21 aprile 2017
Argentina (bandiera) Mauricio Macri 21 aprile 2017 17 aprile 2018
Bolivia (bandiera) Evo Morales 17 aprile 2018 16 aprile 2019
 vacante 16 aprile 2019

Segretariato generale

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Ernesto Samper, l'ultimo Segretario generale dell'UNASUR.

Il Segretario generale è la figura esecutiva dell'Unione e presiede il Segretariato, che ha sede a Quito. La durata del suo mandato è di due anni.

Il primo Segretario generale avrebbe dovuto essere l'ex presidente ecuadoregno Rodrigo Borja, che però rinunciò all'incarico pochi giorni prima della nascita ufficiale dell'UNASUR. Il 4 maggio 2010 fu così nominato l'ex presidente argentino Néstor Kirchner, nonostante alcune resistenze da Colombia, Uruguay e Perù. Dopo la sua morte, avvenuta il 27 ottobre 2010, la posizione rimase vacante fino alla nomina di María Emma Mejía Vélez il 9 maggio 2011.

A partire da gennaio 2017, il posto è nuovamente vacante, in seguito alla mancanza di consenso sulla nomina del diplomatico argentino José Octavio Bordón a Segretario, a cui si sono opposte Venezuela, Suriname e Bolivia.[5]

Presidente Data di inizio Data di fine
Argentina (bandiera) Néstor Kirchner 4 maggio 2010 27 ottobre 2010
 vacante 27 ottobre 2010 9 maggio 2011
Colombia (bandiera) María Emma Mejía Vélez 9 maggio 2011 11 giugno 2012
Venezuela (bandiera) Alí Rodríguez Araque 11 giugno 2012 31 luglio 2014
Colombia (bandiera) Ernesto Samper 1º agosto 2014 31 gennaio 2017
 vacante 31 gennaio 2017

Il Parlamento dell'Unione sarà l'organo legislativo dell'organizzazione, con sede a Cochabamba.

Sarà composto da 99 parlamentari: ogni Paese membro sarà rappresentato da 5 parlamentari, a cui si aggiungono i membri in rappresentanza dei Parlamenti del Mercosur e della Comunità andina e i presidenti degli organi legislativi dei singoli Paesi. Le riunioni previste per il momento sono due, una in giugno e una in novembre, più le eventuali sedute straordinarie.

Altri organi intergovernativi

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Banca del Sud

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Lo stesso argomento in dettaglio: Banca del Sud.
  1. ^ a b c d e Paese autosospeso per un anno dal 20 aprile 2018.
  2. ^ Autosospesa dal 20 aprile 2018, ha annunciato il proprio ritiro dal trattato il 28 agosto 2018.
  3. ^ a b Paese osservatore.
  4. ^ Cienfuegos e Sanahuja.
  5. ^ a b (ES) José Octavio Bordón, único candidato a secretario de Unasur, no tiene respaldo, in El Universo, 30 aprile 2018. URL consultato il 31 agosto 2018.
  6. ^ (ES) Colombia y cinco países más dejarán de participar en Unasur, in El Tiempo, 21 aprile 2018. URL consultato il 31 agosto 2018.
  7. ^ Alberto De Filippis, La Colombia esce da Unasur, in euronews, 28 agosto 2018. URL consultato il 31 agosto 2018.
  8. ^ (ES) ¿Qué efectos traerá el retiro de Colombia de la Unasur?, in El Tiempo, 28 agosto 2018. URL consultato il 31 agosto 2018.
  • (ES) Olivier Dabène, The Politics of Regional Integration in Latin America: Theoretical and Comparative Explorations, New York, Palgrave Macmillan, 2009, ISBN 978-1-349-37545-5.
  • (ES) Manuel Cienfuegos e José Antonio Sanahuja, La construcción de una región. UNASUR y la integración en América del Sur, Barcellona, Fundació CIDOB, 2010, ISBN 978-84-9251117-4.

Voci correlate

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Altri progetti

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Collegamenti esterni

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Controllo di autoritàVIAF (EN126881854 · ISNI (EN0000 0001 2191 1725 · LCCN (ENn2010050085 · GND (DE16048811-4 · BNE (ESXX4740264 (data) · BNF (FRcb162540579 (data) · J9U (ENHE987007327611205171
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