Filippo Antolini

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Filippo Antolini (Roma, 15 agosto 17876 aprile 1859) è stato un architetto e ingegnere italiano.

Filippo Antolini nasce il 15 agosto 1787 da Anna Balestra, sorella dell'architetto Vincenzo Balestra, e da Giovanni Antonio Antolini, architetto e urbanista.[1]

Cresciuto a Roma, in un ambiente culturale vivace e cosmopolita, ancora giovanissimo venne coinvolto nel gruppo di artefici del Foro Bonaparte di Milano, guidato dal padre.[2] Nel 1803 si trasferì a Bologna con la famiglia e qui si formò come ingegnere, iniziando poi una proficua carriera di progettista.[2]

La barriera daziaria di Porta Santo Stefano a Bologna.

Ha costruito e modificato i palazzi dei Baciocchi in città e in villa, ha disegnato la nuova barriera daziaria o Barriera Gregoriana di Porta Santo Stefano (1843), il Teatro anatomico dell'Università di Bologna (1818) e la porta carraia del Palazzo comunale, di fronte alla Dogana Vecchia.[2] Nella Certosa di Bologna ha realizzato i monumenti Beccadelli e Cavazzoni Zanotti.[3]

In regione ha progettato l'edificio delle Terme di Porretta, il tempietto Bragaldi della Villa Centonara a Castel Bolognese, il tempietto di Villa Rossi a Biancanigo, il teatro di Bagnacavallo.[2]

Partendo dalla lezione neoclassica del padre, la sua architettura è approdata, nelle sue ultime opere - la chiesa di San Cassiano a Imola e la chiesa di San Giuseppe dei Cappuccini a Bologna - ad un linguaggio neorinascimentale vicino a quello di Cosimo Morelli.[2]

Filippo Antolini muore il 6 aprile 1859, pochi giorni dopo esser stato colpito da paralisi.[1] È sepolto in Certosa, nel Loggiato delle Tombe al numero 219.[3]

  1. ^ a b Maria Giulia Marziliano, Filippo Antolini (1787-1859), su castelbolognese.org, Comune di Castel Bolognese. URL consultato il 21 aprile 2021.
  2. ^ a b c d e 6 aprile 1859 - Muore Filippo Antolini, su Bologna Online. Cronologia di Bologna dal 1796 a oggi, Biblioteca Salaborsa. URL consultato il 22 dicembre 2023.
  3. ^ a b Alessia Marchi, Antolini Filippo, su Storia e Memoria di Bologna, Settore Musei Civici Bologna. URL consultato il 21 aprile 2021.
  • S. Muzzi, Breve cenno riguardante la vita e le opere del professore Filippo Antolini, Monti al Sole, Bologna, 1859
  • M. Giulia Marziliano, San Giuseppe ai Cappuccini: un progetto di eccellenza culturale di Filippo Antolini, in Roberto Sernicola (a cura di), San Giuseppe ai Cappuccini, Ferrara, Edisai,2001, pp. 33-44
  • Silvia Benati, Un affresco politico-sociale: la Società del Casino (1809-1823), in Mirtide Gavelli e Fiorenza Tarozzi (a cura di), Negli anni della Restaurazione, Bologna, Museo del Risorgimento, 2000, p. 81, nota 20
  • Maria Beatrice Bettazzi, Filippo Antolini e la "macchina infinita". I restauri ottocenteschi di San Petronio, in Giuliano Gresleri, Pier Giorgio Massaretti (a cura di), Norma e arbitrio: architetti e ingegneri a Bologna 1850-1950, Venezia, Marsilio, 2001, pp. 95-105
  • Maria Beatrice Bettazzi, Filippo Antolini e le vicende della Bologna preunitaria, in Strenna storica bolognese, 49, 1999, pp. 89-100
  • Giuseppe Bosi, Archivio patrio di antiche e moderne rimembranze felsinee, ristampa anastatica, Sala Bolognese, A. Forni, 1975, vol. 4, p. 123
  • Francesco Ceccarelli, L'intelligenza della città. Architettura a Bologna in età napoleonica, Bologna, Bononia University Press, 2020, p. 95
  • Tiziano Costa, Grande libro dei personaggi di Bologna. 420 storie, Bologna, Costa, 2019, p. 22
  • Ezio Godoli, Architettura e città, in Aldo Berselli (a cura di), Storia della Emilia Romagna, Imola, University Press Bologna, 1980, vol. 3, pp. 1167-1168
  • Anna Maria Matteucci, Architettura e decorazioni in Bologna all'epoca di Stendhal, in L'Archiginnasio, 66-68, vol. 2, 1971-1973, p. 730
  • Marco Poli, Accadde a Bologna. La città nelle sue date, Bologna, Costa, 2005, p. 210
  • Angelo Raule, Architetture bolognesi, 3ª ed. riveduta e integrata, Bologna, Guidicini e Rosa, 1976, p. 103

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