Indice
Trachypithecus auratus
Presbite di Giava | |
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Stato di conservazione | |
Classificazione scientifica | |
Dominio | Eukaryota |
Regno | Animalia |
Phylum | Chordata |
Classe | Mammalia |
Superordine | Euarchontoglires |
(clade) | Euarchonta |
Ordine | Primates |
Sottordine | Haplorrhini |
Infraordine | Simiiformes |
Parvordine | Catarrhini |
Superfamiglia | Cercopithecoidea |
Famiglia | Cercopithecidae |
Sottofamiglia | Colobinae |
Genere | Trachypithecus |
Specie | T. auratus |
Nomenclatura binomiale | |
Trachypithecus auratus É. Geoffroy, 1812 | |
Sinonimi | |
Trachypithecus kohlbruggei, Trachypithecus maurus, Trachypithecus pyrrhus, Trachypithecus sondaicus, Trachypithecus stresemanni |
Il presbite di Giava (Trachypithecus auratus É. Geoffroy, 1812) noto anche come presbite color ebano o budeng, è una scimmia del Vecchio Mondo appartenente alla sottofamiglia dei Colobini[1]. Vive solamente sull'isola di Giava e su alcune isole indonesiane circostanti. Va ricordato che con il nome comune presbite dorato viene indicata una specie diversa (Trachypithecus geei).
Descrizione
[modifica | modifica wikitesto]Generalmente è di colore nero lucido, con le zampe, i fianchi e le «basette» brunastri[2]. Il termine latino auratus che compare nel suo nome scientifico significa «dorato», e si riferisce ad alcuni rari esemplari dalla colorazione insolita.
Come in tutti i presbiti, la coda di questa specie è molto lunga: può raggiungere gli 87 cm di lunghezza, mentre il corpo è di soli 55 cm[3]. Le due sottospecie di questo presbite sono abbastanza simili nell'aspetto, ma sono separate geograficamente; sia i maschi che le femmine sono di colore nero lucido, nonostante queste ultime abbiano una chiazza di pelo bianco giallastro sulla regione pubica. I piccoli di entrambe le sottospecie sono di colore arancio[4]. La sottospecie nominale, Trachypithecus auratus auratus, include inoltre una rara razza che da adulta non perde la colorazione giovanile: il suo mantello si fa più scuro molto lentamente ed ha i fianchi, gli arti e la zona intorno alle orecchie di colore giallo, anche se il dorso è nero[2].
Habitat
[modifica | modifica wikitesto]Il presbite di Giava vive nelle aree interne e periferiche delle foreste pluviali[2].
Alimentazione
[modifica | modifica wikitesto]Questo primate è un animale diurno e arboricolo[2]. La sua dieta è prevalentemente erbivora, dal momento che si nutre di foglie, frutta, fiori e boccioli, nonostante mangi anche larve d'insetti. Come altri Colobini, ha evoluto uno stomaco specializzato in grado di digerire più efficacemente la materia vegetale[3]. Ha inoltre ghiandole salivari più grandi che gli permettono di sminuzzare meglio il cibo[2].
Comportamento
[modifica | modifica wikitesto]Come altri presbiti, anche quello di Giava è un animale sociale; vive in gruppi di circa sette esemplari, guidati da uno o due maschi adulti[2]. Sebbene si prendano cura dei figli delle altre come del proprio piccolo, le femmine adulte sono molto aggressive nei confronti di quelle di altri gruppi. La colorazione brillante dei piccoli potrebbe avvertire le femmine della loro presenza e garantire loro di essere individuati e protetti[2][3]. In questa specie non vi è una stagione degli amori ben definita e le femmine danno alla luce un solo piccolo per volta[2].
Sottospecie
[modifica | modifica wikitesto]Se ne riconoscono due sottospecie:
- Presbite color ebano splendente o presbite di Giava orientale, Trachypithecus auratus auratus
- Presbite di Giava occidentale, Trachypithecus auratus mauritius
Conservazione
[modifica | modifica wikitesto]La lista rossa dell'IUCN classifica questa specie come vulnerabile[5].
Galleria d'immagini
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Presbite di Giava, Trachypithecus auratus auratus (versione chiara), in uno zoo inglese.
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Presbite di Giava, Trachypithecus auratus auratus (versione chiara), nello Zoo di Twycross, agosto 2006.
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ (EN) Colin Groves, Trachypithecus auratus, in D.E. Wilson e D.M. Reeder (a cura di), Mammal Species of the World. A Taxonomic and Geographic Reference, 3ª ed., Johns Hopkins University Press, 2005, ISBN 0-8018-8221-4.
- ^ a b c d e f g h Primate Fact Sheets, su members.tripod.com, 15 ottobre 2003. URL consultato il gennaio 2004.
- ^ a b c D. Macdonald, The New Encyclopedia of Mammals, Oxford, Oxford University Press, 2001.
- ^ N. Rowe, The Pictorial Guide to the living Primates, East Hampton, New York, Pogonias Press, 1996.
- ^ (EN) Nijman, V. & Supriatna, J. 2008, Trachypithecus auratus, su IUCN Red List of Threatened Species, Versione 2020.2, IUCN, 2020.
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Trachypithecus auratus
- Wikispecies contiene informazioni su Trachypithecus auratus
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- (EN) Trachypithecus auratus, su Fossilworks.org.