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Nibelungentreue
Il termine Nibelungentreue, traducibile in italiano come "lealtà nibelungica", esprime il concetto di lealtà assoluta, incondizionata, indiscutibile e potenzialmente disastrosa per sé stessi verso una causa o una persona.
Etimologia
[modifica | modifica wikitesto]Il significato del termine deriva da un'epica medievale: nella seconda parte della Canzone dei Nibelunghi (Nibelungenlied), i re di Borgogna (Gunther, Gernot e Giselher) si rifiutano di consegnare a Crimilde il loro fedele vassallo Hagen di Tronje, colpevole di aver assassinato il marito di Crimilde, Sigfrido. Ciò porterà alla completa distruzione dei Nibelunghi.
Storia
[modifica | modifica wikitesto]Germania imperiale
[modifica | modifica wikitesto]Il termine Nibelungentreue fu coniato dal cancelliere Bernhard von Bülow nel suo discorso al Reichstag del 29 marzo 1909. Parlando della crisi bosniaca, von Bülow invocò l'assoluta lealtà tra l'Impero tedesco e l'Austria-Ungheria alla loro Alleanza del 1879 contro la minaccia dell'Intesa cordiale:[1]
«Meine Herren, ich habe irgendwo ein höhnisches Wort gelesen über eine Vasallenschaft gegenüber Österreich-Ungarn. Das Wort ist einfältig. [...] aber die Nibelungentreue wollen wir aus unserem Verhältnis zu Österreich‐Ungarn nicht ausschalten. Die wollen wir vor aller Öffentlichkeit Österreich‐Ungarn gegenüber wahren.»
«Signori, ho letto da qualche parte una parola beffarda riguardo a un vassallaggio [tedesco] nei confronti dell'Austria-Ungheria. Questo è fatuo. [...] ma non vogliamo escludere la fedeltà nibelungica dal nostro rapporto con l'Austria-Ungheria. Vogliamo mantenerla di fronte a tutta l'opinione pubblica nei confronti dell'Austria-Ungheria.»
Germania nazista
[modifica | modifica wikitesto]Il termine Nibelungentreue divenne popolare durante il Terzo Reich: secondo Hitler, infatti, la lealtà verso lo stato ed il partito doveva essere una pilastro sociale e culturale; Hitler si aspettava che tutti i funzionari dello stato e tutti i soldati dovessero giurare solennemente fedeltà al Reich. Ciò significava che lo stato e l’intero popolo germanico avrebbero dovuto fondersi insieme in un'unica entità (il cosiddetto Volkskörper)[2].
Il concetto di Volkskörper (letteralmente "corpo del popolo" o "corpo nazionale"), rappresenta l'idea di una comunità nazionale vista come un unico organismo vivente, con un'identità omogenea e un destino comune. Durante il nazismo il termine venne usato per giustificare la purezza razziale e l’esclusione di gruppi ritenuti "estranei" o "minacciosi" per l'integrità del popolo tedesco, come ebrei, zingari, disabili e altri. L'idea di Volkskörper serviva quindi a promuovere un'unità basata su sangue e suolo (Blut und Boden), eliminando elementi "estranei" per mantenere la salute "biologica" della nazione.
Germania postbellica
[modifica | modifica wikitesto]Successivamente, durante la denazificazione nella Germania dell'Est, e dagli anni 80 anche nella Germania dell'Ovest, il termine Nibelungen fu applicato in senso dispregiativo all'ideologia nazista, soprattutto in relazione al motto della SS, ovvero "Meine Ehre heißt Treue". Utilizzato in questo senso dagli intellettuali marxisti, il termine descrive una fanatica lealtà militare "germanica" associata al fascismo e al militarismo[3]. Franz Fühmann nel 1955 scrisse una poesia intitolata Der Nibelunge Not (traducibile come "la difficile situazione/angoscia dei Nibelunghi", titolo in medio alto tedesco del Nibelungenlied) in cui descrive i Nibelunghi come una "Töterdynastie" germanica ("dinastia di assassini") che portò una maledizione sui loro discendenti[4]. Il termine viene ritrovato a volte anche nella letteratura inglese, quando viene nominata la Germania nazista. Jonathan Steinberg (1934–2021), uno storico e insegnante americano, descrisse il suicidio di Goebbels come "un parossismo di Nibelungentreue"[5].
Sulla base di questa associazione con il nazi-fascismo e il militarismo, il termine ha assunto una connotazione dispregiativa o ironica;[6] descrivendo qualsiasi lealtà cieca che, secondo l'opinione del parlante, è destinata a portare al disastro; è frequentemente utilizzato nel giornalismo filopalestinese che denuncia l'alleanza tra Stati Uniti d'America o Germania con l'Israele[7], o in contesti che parlano della coalizione americano-britannica che ha portato all'invasione dell'Iraq del 2003[8]. Talvolta il termine è anche utilizzato ironicamente in contesti non politici come il giornalismo sportivo[9].
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Fürst Bülows Reden ed. Wilhelm von Massow. vol. 5. Leipzig 1914, 127f.
- ^ Franz Graf-Stuhlhofer: Hitlers Politik als Ausdruck einer Nibelungen-Mentalität. Zur Wirkungsgeschichte deutscher Heldensage, in: Michael Benedikt u. a. (Hrsg.): Verdrängter Humanismus - verzögerte Aufklärung, Bd.V: … Philosophie in Österreich 1920-1951, Wien 2005, S. 1047–1057.
- ^ Fritz Erik Hoevels, Marxismus, Psychoanalyse, Politik, Ahriman-Verlag GmbH, 1983 p. 243
- ^ Dennis Tate, Franz Fühmann, Innovation and Authenticity: A Study of His Prose-writing, Rodopi, 1995, 37–39
- ^ Jonathan Steinberg, All Or Nothing: The Axis and the Holocaust, 1941-1943, Psychology Press, 1990, p. 137
- ^ duden.de: "oft abwertend".
- ^ Die deutsche Politik gegenüber Israel verwechselt Solidarität mit Nibelungentreue. ("German policy towards Israel confuses solidarity with Nibelungentreue.") Michael Lüders, "Merkels skandalöse Nibelungentreue", The European 12 June 2012
- ^ Blairs Entscheidung, im Umgang mit der westlichen Supermacht mögliche Differenzen niemals in die Öffentlichkeit zu tragen, verschärft den Eindruck blinder Nibelungentreue. ("Blair's decision to never publicize possible differences with the western superpower reinforces the impression of blind Nibelungentreue" Jürgen Krönig, "Blinde Nibelungentreue?", Zeit, 28 July 2006
- ^ Stefan Osterhaus, "Der deutsche Nationaltrainer Joachim Löw", NZZ, 21 June 2014 (descrive Joachim Löw come nibelungentreu verso Bastian Schweinsteiger e Miroslav Klose)
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Franz Graf-Stuhlhofer: Hitlers Politik als Ausdruck einer Nibelungen-Mentalität. Zur Wirkungsgeschichte deutscher Heldensage, in: Michael Benedikt et al. (eds.), Verdrängter Humanismus - verzögerte Aufklärung, vol. 5 (Philosophie in Österreich 1920-1951), 2005, pp. 1047-1057.