Utente:Brigante mandrogno/Sandbox21

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Codex

La costruzione della cattedrale di Alessandria, unitamente alla fondazione della città e all'istituzione della diocesi, si inseriscono in un contesto dove il legame tra la vita civile e quella religiosa caratterizzava la società del Medioevo. Tale interazione, pur diminuendo gradualmente, ha influenzato costantemente la vita della comunità locale lungo i secoli successivi.

Alessandria si è sviluppata all'intersezione di diverse realtà comunitarie, incarnando il concetto di "sinecismo" descritto da Max Weber, ovvero l'unificazione di comunità separate in un unico corpo sociale e politico. Il suo sorgere fu il risultato dell'intreccio di molteplici interessi.

Secondo le analisi storiografiche del periodo risorgimentale e postunitario, la Lega Lombarda fu tra i principali promotori della città, mirando a crearla come contrappeso alle ambizioni imperiali. Contemporaneamente, la Repubblica di Genova finanziò Alessandria, vedendola come presidio vitale per la sicurezza delle proprie rotte commerciali attraverso la pianura padana.

La diocesi di Milano appoggiò la città come fortezza delle forze che sostenevano il papato, contestualizzando Alessandria all'interno delle lotte di potere tra il Papato e l'Impero. In aggiunta, l'autonomia locale fu stimolata anche da famiglie influenti e poteri locali, come i marchesi Aleramici e la famiglia Dal Bosco, che videro nella città un'opportunità per affermare la propria indipendenza dai poteri feudali.

Contesto storico-geografico: la fondazione della città di Alessandria

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Lo stesso argomento in dettaglio: Storia di Alessandria.
Immagine allegorica della città di Alessandria e di Bergoglio con in primo piano il ponte in legno sul fiume Tanaro. Sulla sinistra è riconoscibile la facciata dell’antica cattedrale. Anonimo, miniatura del Codex Astensis, XIII secolo.

Tra il 700 e l'anno 1000 il territorio che vide nascere la città di Alessandria si presentava ancora scarsamente abitato, con l'eccezione di alcune curtes regiæ che ricalcavano gli insediamenti più antichi: Forum (Villa del Foro), Roboretum (Rovereto), Bergolium (Bergoglio), Marenghum (Marengo) e Gamondium (Gamondio, in seguito Castellazzo).

A questi si aggiungevano centri autonomi come Solerium (Solero), Quargnentum (Quargnento) e Felizzano. La struttura amministrativa e politica dell'epoca non permise un significativo sviluppo culturale e sociale degli abitanti che però mantennero gli scambi commerciali con i vicini centri abitati accrescendo esperienza e ricchezza. i centri abitati citati si formarono e crebbero ulteriormente fino poi a creare quella che verrà fondata e chiamata Alessandria.

È importante sottolineare che, di fatto, Alessandria esisteva già ancor prima della sua fondazione formale. I vari centri abitati dell'agro avevano già avviato numerose relazioni con i territori confinanti: acquisto di terreni, alleanze e accordi[nota 1]. Nello stesso periodo, e forse anche antecedente, vennero anche edificate alcune chiese tra le quali - la più importante - quella di Chiesa di Santa Maria di Castello nel cuore di borgo Rovereto. Già agli albori della sua nascita, Alessandria favorì della strategica posizione alla confluenza tra Tanaro e Bormida.

Nata la città di Alessandria[nota 2] essa si fondò in un primo momento dall'unione demica di Gamondium, Marenghum e Bergolium. Questo si evince nel testo dei reclami contro Cremona del 1184 dell'imperatore Federico ove indica i promotori e autori della fondazione della nuova città: «de tribus locis, Gamunde vicelicet et Meringin et Burgul». Non è descritto il nome del luogo dell'incontro, anche se pare già indicato con una certa precisione nella specificazione del sito sul Tanaro dove il trasferimento fu più breve: Bergoglio[1]. Ai tre luoghi citati si aggiunsero in seguito Roboretum, Solerium, Forum, Vuilije (Oviglio) e Quargnentum. In questo le popolazioni furono supportate, economicamente, dalla "Superba" e dai comuni della Lega Lombarda in contrasto con il marchesato del Monferrato, principale alleato di Federico Barbarossa.

Fra Giacomo di Acqui nella sua "Chronica Aquensia" afferma: « [...] Causa autem quare Alexandria fuit facta est ista, quia Marchiones Montisferrati gravabant illa loca, quae se simul posuerunt, quae sunt Rovetum, Marenchum, Gamondium et Bergolium»[2].

La data ufficiale di fondazione di Alessandria è il 3 maggio 1168, anche se in quel momento ha già raggiunto una configurazione topografica, urbanistica e amministrativa definita.

XII secolo: fondazione

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Rappresentazione grafica raffigurante il tessuto urbano di piazza Reale di Alessandria (in seguito piazza della Libertà) verso la metà del secolo XVIII. In evidenza, al centro, l'antica Cattedrale
Posizione dell'antica cattedrale inserita nel tessuto urbano a tutto il 2021.
Ipotesi rappresentativa dell'antica cattedrale di Alessandria

La necessità di costruire la cattedrale non ebbe puramente un significato religioso, ma anche civile, politico e strategico. Un luogo di incontro di popolazioni differenti e di stratificazione di interessi diversi. Queste, tra le altre, le condizioni che accesero il processo sinecistico che diede vita ad Alessandria:

Come si evince dagli Atti Municipali dei Fabbricieri della cattedrale[3], l'atto di fondazione della città sancisce anche la volontà di edificare la cattedrale: «et così tutti insieme fu stabilito si facesse la Chiesa Cathedrale». Le prime notizie, dunque, risalgono alla seconda metà del XII secolo, quando fu eretta, tra il 1170 ed il 1175, una prima chiesa[4] dedicata a san Pietro apostolo: «et del subito si diede aviso à Sua Santità, il quale mandò fosse intitolato Santo Pietro».

Nel gennaio dell'anno 1170[nota 3], i consoli della città, Rufino Bianchi e Guglielmo de Bergasce, acquistarono un terreno sul quale costruire la chiesa, e la donarono, una volta giunti alla corte pontificia di Benevento, ad Alessandro III, «Deo, & Beato Pietro, & vobis prefato D. Papae Alexandro [...] in perpetuum terram proprii juris nostri, quae est infra praedictam civitatem quam populus ipsius ad costituendam sibi ecclesiam emit [...]»[5]. Al termine dei lavori di edificazione, nel 1175, la chiesa fu elevata alla dignità di cattedrale.

L'atto di donazione della chiesa da parte dei consoli alessandrini è presente nel Liber Crucis della città. Si tratta di una copia del XIII secolo, come evidenzia Francesco Gasparolo nella sua edizione critica del 1889[6], ove segnala che Amizone Butraffo, podestà coevo, ordinò ai notai di ricopiare in un codice tutti i documenti e gli atti importanti della storia del Comune. Tra questi venne ricopiato anche il De ficto dando domino pape[7] (in italiano: Il tributo da dare al Papa) che verte, appunto, sulla donazione della chiesa, destinata a divenire cattedrale, sulla fedeltà della città al papa e sulla istituzione di una tassa da versare ogni anno il giorno di San Martino:
«In nomine domini. Anno dominice incarnacionis Millesimo centesimo sexagesimo nono et undecimo pontificatus domini nostri Alexandri tertii summi pontificis et universalis pape, mensi ianuario tercia indicione. Nos Rufinus blancus et Willelmus de bergasce, consules de civitate Alexandrie notum facimus quidem in presencia dominorum bernardi portuensis episcopi Ubaldi tituli sancte crucis, Iohannis tituli sanctorum iohannis et pauli, Ildeprandi tituli basilice duodecim apostolorum, Iohannis tituli sancte anestaxie, Alberti tituli sancti laurencii in lucina, Guillelmi tituli sancti petri a vincula, Bosci tituli sancte potenciane, Petri tituli sancti laurencii in damaso, Iohannis tituli marcii, Teodini tituli sancti vitalis presbiterorum cardinalium et Iacinalii sancte marie in cosmidin, Cencii sancti adriani, Mainfredi sancti georgii, Ugonis sancti eustachii, et Petri sancte marie in aquiro diaconorum cardinalium et subscriptorum testium qui ad hoc rogati venerunt, Petri videlicet Sarazeni senescalchi, Iohannis Ancille Dei seneschalchi, Petri buticularii, Alberti et Albertinelli ostiariorum, ex parte omnium consulum et populi predicte civitatis per fustes offerimus deo et beato petro et vobis prefacto domino nostro pape Alexandro vestrisque catholicis successoribus sancteque romane ecclesie in perpetuum terram scilicet proprii iuris nostri que est infra predictam civitatem quam populus ipsius civitatis ad constituendam ibi ecclesiam emit. Et per eandem investituram volumus terram ipsam omni tempore romane ecclesie iure proprietario pertinere. Preterea de comuni conscilio Consulum et totius populi mandato militum domos et mercatorum et quorum facultas videbitur sufficiens ad boves abendos de singulis domibus tres denarios quidem terre in festo beati Martini exsolvent singulis annis. Ceteri de singulis domibus unus denarius et infra octavas beati Martini solvent ei cui romanus pontifex iusserit. Consules vero qui per tempora ibi constituentur fidelitatem vobis vestrisque successoribus omni occasione et contradicione remota iurabunt. Nos quoque demandato aliorum consulum et populi civitatis vobis fidelitatem fecimus. Et populus quando communiter iurabunt consulibus singulis, scilicet trienniis sicut constitutum est, iurabunt pariter et romano pontifici hoc scriptum quia interfui scripsi. Ego Fulco notarius et scriba sacri beneventiani pallacii. / Ego Petrus sarazenus senescalcus / Ego Albertinus hostiarius / Ego Guiscardus / Ego Albertus hostiarius / Ego Petrus buticularius / Ego Petrus qui dicor ferrarius notarius sacri palatii auctenticum huius instrumenti vidi et legi et ut in illo reperi in hoc scripsi nichil addens vel muttans preter punctum sillabam vel litteram. / Ego Willelmus notarius sacri Palatii auctenticum huius instrumenti vidi et legi et subscripsi. / Ego Otto notarius sacri Palatii auctenticum huius instrumenti vidi et legi et subscripsi.»[nota 4].

Di fatto Alessandria, con questo atto e con il rapporto privilegiato venutosi a creare con la Santa Sede e con papa Alessandro III[8], diviene una signoria feudale del pontefice.

Su richiesta dell’arcivescovo di Milano, Galdino della Sala, dei consoli di Milano e dei rettori di Lombardia e della Marca, nell'anno 1175, e quindi a chiesa quasi ultimata, il papa conferisce alla città lo ius episcopale[9]: Alessandria diviene diocesi[nota 5]. Papa Alessandro III onora con la dignità pontificale «la chiesa e la città che è stata costituita in onore di San Pietro e per utilità e gloria di tutta la Lombardia». Primo vescovo eletto per la neonata diocesi di Alessandria fu il suddiacono[nota 6] della chiesa romana Arduino (o Ardoardo)[nota 7]. Successivamente, con il breve De novitate del 30 gennaio 1176[10] Alessandro III si scusa di aver eletto motu proprio il vescovo[11] e dichiara che questo non deve pregiudicare in futuro il diritto di nomina che spetta al capitolo della cattedrale. La diocesi è resa suffraganea dell'arcidiocesi di Milano.

Di questo edificio "romanico" originario nulla si sa nulla e nulla è giunto di rappresentazioni iconografiche. Come si scriverà più avanti, si possono notare alcuni particolari che raccontano una storia di interventi sicuramente di rilievo ma che non hanno snaturato totalmente l'origine della fabbricazione.

XIX secolo: demolizione

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L'antica cattedrale resistette fino agli inizi dell'Ottocento, fino a quando, in pieno regime francese e all'indomani della Battaglia di Marengo, Napoleone ne decretò la fine ordinandone la demolizione. Non fu ritenuta idonea, anzi ingombrante, nell'ambito della riorganizzazione funzionale urbana della città voluta dall'imperatore francese. Due articoli scarni quanto perentori di un documento emesso il 18 novembre 1802[nota 8] e sottoscritto da Napoleone[12], segnarono il destino ultimo della cattedrale:

  • Art. 1er. La Cathédrale de la ville d’Aléxandrie qui encombre la place d’Armes sera démolie. Les matériaux seront employés aux fortifications[nota 9];
  • Art. 2e. Les Ministres de l’Intérieur, des finances et de la Guerre sont chargés de l’éxécution du présent Arreté[nota 10].

Tra il 31 gennaio e il 1 marzo del 1803 fu dunque rasa al suolo a colpi di cannone e polvere nera.

Fianco meridionale

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Fianco settentrionale

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Zona absidale

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Piedicroce

  1. ^ Si ricordi, ad esempio, il patto militare e commerciale che il comune di Gamondio strinse con la Repubblica di Genova nel 1146.
  2. ^ Nei primi vent'anni della sua storia la città presenta nelle fonti quattro diverse denominazioni: Alessandria, Cesarea, Palea, Rovereto, oltre alla designazione generica, abbastanza frequente, di civitas nova o nova civitas, ed alla più rara designazione di urbs nova, (Geo Pistarino, p. 15). Il Ghilini nei suoi Girolamo Ghilini, p. 2-1168/1 vuole erroneamente che la nascita della città sia avvenuta il 22 aprile 1168, e cioè lo stesso giorno della fondazione di Roma: « [...] пеl qual giorno Romolo diede principio alla fabrica della Città di Roma [...]». Il Ghilini commette più di un errore: la fondazione di Roma è ufficialmente fissata il 21 aprile, e - in realtà - il nome Cesarea venne imposto dall'imperatore nella Reconciliatio Cæsareæ del 1183 (Monumenta Germaniæ Historica, pp. 181-182), che ben presto venne abbandonato dagli stessi abitanti come un elemento estraneo alla loro coscienza ed individualità collettiva, (Geo Pistarino, p. 15).
  3. ^ Secondo l'usanza del tempo della curia romana si era ancora nel mese di dicembre 1169.
  4. ^ Nel nome del Signore. L’anno dall’incarnazione millecentosettanta, undicesimo del pontificato del nostro signore il sommo pontefice e papa universale Alessandro III, nel mese di gennaio, indizione terza. Noi, Rufino Bianchi e Guglielmo di Bergasce, consoli della città di Alessandria - in presenza dei cardinali Bernardo vescovo portuense, Ubaldo del titolo di Santa Croce, Giovanni del titolo dei Santi Giovanni e Paolo, Ildebrando del titolo della Basilica dei dodici apostoli, Giovanni del titolo di Santa Anastasia, Alberto del titolo di San Lorenzo in Lucina, Guglielmo del titolo di San Pietro in Vincoli, Bosco del titolo di Santa Podenziana, Pietro del titolo di San Lorenzo in Damaso, Giovanni del titolo di San Marco, Teodino del titolo di San Vitale, con i diaconi Iacinale di Santa Maria in Cosmedin, Cencio di Sant’Adriano, Mainfredo di San Giorgio, Ugone di Sant’Eustachio, e Pietro di Santa Maria in Aquiro, e con i testimoni sottoscritti che furono chiamati per rogare quest’atto, cioè Pietro Saraceno siniscalco, Giovanni Ancilla Dei siniscalco, Pietro Buticulario, gli ostiari Alberto e Albertinello - da parte dei Consoli e del Popolo della predetta Città, offriamo “per fustes” e in perpetuo a Dio, al Beato Pietro, a Voi nostro signore Papa Alessandro e ai vostri successori e alla Santa Chiesa Romana, il terreno di nostro pieno diritto che si trova entro la predetta Città e che il popolo della stessa ha acquistato per costituirvi una chiesa. Mediante la stessa investitura vogliamo che detta terra permanga di proprietà della Chiesa di Roma per sempre. Inoltre, in base al volere congiuntamente espresso dai Consoli e dal Popolo, [stabiliamo che] i milites, i mercatores e tutti coloro che possiedono bovini, per ogni casa di proprietà, dovranno pagare ogni anno alla festa di San Martino la somma di tre denari per questa terra; gli altri, per ogni casa di proprietà, un denaro, che pagheranno entro l’ottava di San Martino a chi sarà incaricato dal romano pontefice. I Consoli di volta in volta in carica giureranno inoltre fedeltà a voi e ai vostri successori in ogni circostanza e senza alcuna con- traddizione. Quanto a noi stessi, dichiariamo la nostra fedeltà in base al mandato degli altri Consoli e del Popolo della Città. E il Popolo, quando i singoli Consoli presteranno il loro giuramento, cioè ogni tre anni come è stabilito, giurerà parimenti al romano pontefice ciò che è stato trascritto qui. Io, Folco, notaio e scriba del sacro palazzo di Benevento, Io, Pietro Saraceno, siniscalco, Io, Albertino, ostiario, Io, Guiscardo, Io, Alberto, ostiario, Io, Pietro, buticolario, Io Pietro, detto Ferrario, notaio del Sacro Palazzo, ho visto e letto l’originale di quest’atto e ciò che in esso ho reperito ho trascritto qui, senza aggiungere, togliere o mutare nulla, né un punto, né una lettera, né una sillaba. Io Guglielmo, notaio del Sacro Palazzo, ho visto, letto e sottoscritto l’originale di questo testo. Io, Ottone, notaio del Sacro Palazzo, ho visto, letto e sottoscritto l’originale di questo testo.
  5. ^ Non fu semplice la creazione della diocesi, il territorio della civitas nova e degli octo loci - insisteva su cinque diocesi molto antiche e consolidate: Milano, a cui apparteneva Bergoglio; Pavia a cui apparteneva Rovereto; Tortona, a cui appartenevano Gamondio e Marengo; Asti, a cui appartenevano Quargnento, Solero e Oviglio; Acqui, a cui apparteneva Foro. A tutto ciò va aggiunto che San Pietro in Ciel d’Oro di Pavia, e altri importanti istituti religiosi, vantava diritti e i possessi sul territorio.
  6. ^ I suddiaconi al tempo di papa Alessandro III rivestivano funzioni diverse da quanto non agisca un suddiacono post conciliare. Ricevevano l'ordinazione direttamente dal papa e a lui rispondevano dei propri servizi alle dirette dipendenze della sede apostolica.
  7. ^ Le notizie relative ad Arduino sono praticamente nulle, a parte sapere che fu vescovo eletto e mai consacrato tale; si sa inoltre che tra il 1176 e il 1177 si dovette nominare un successore.
  8. ^ 27 brumaio anno XI.
  9. ^ In italiano: art. 1. La cattedrale della città di Alessandria, che ingombra la piazza d'armi, sarà demolita. I materiali saranno impiegati nelle fortificazioni.
  10. ^ In italiano: art. 2. I ministri dell'Interno, delle Finanze e della Guerra sono incaricati dell'esecuzione del presente decreto.

Bibliografiche

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  1. ^ Geo Pistarino, p. 14.
  2. ^ Giovanni Battista Moriondo /II, p. 144.
  3. ^ Atti Municipali.
  4. ^ Giulio Ieni, I.
  5. ^ Giovanni Battista Moriondo /II, col 546, 44-45.
  6. ^ Liber Crucis, p. 93.
  7. ^ Testo originale conservato presso l'Archivio di Stato, di Alessandria.
  8. ^ Il Papa concesse alla città l'utilizzo del Vexillum Beati Petri. Cfr. Roberto Livraghi, p. 11
  9. ^ Codice 5077.
  10. ^ Giuseppe Cappelletti, pp. 534-535.
  11. ^ Il documento non menziona il nome del vescovo, che potrebbe essere sia Arduino che il suo successore Ottone Ghilini.
  12. ^ Extrait des Registres des Délibérations des Consuls de la République.

Fondi, archivistica

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  • Liber Crucis, in ASCAL, Serie IV, n. 4302, cc. 56v-57r, Alessandria.
  • Codice 5077, in Formularius Cancellariae Curiae Romanae, s. XV, ff. 76-77, Österreichische Nationalbibliothek, Vienna.
  • (LA) Gerolamo Sappa, notaio, Testamento di Giacomo Ghilini, in ACCAL, Fund. Erect. Beneficiorum (1389-1796), tomo unico, fasc. 2, c. 1, copia settecentesca dell'originale, 13 settembre 1434.
  • Relatio Status Ecclesiæ Alexandrinæ facta per Ill.mum el R.mum D.D. Cardinalem Paravicinum eiusdem Ecclesiæ Episcopum, in ASVCV, S. Congr. Concili, Visitationes ad limina, Alexandrin., m. 27A, fol. 141.
  • (LA) ASTo, sezione Corte,, paesi di nuovo acquisto, provincia dell'Alessandrino, mazzo 1, 1450.
  • Fabrica Musices Sacrarum, in ACCAL, tomo unico, fasc. 15, 1732.
  • Visita Pastorale di monsignor Giuseppe Tommaso De Rossi, in ACVAL, VIII.L.6, cc. 20v-21r, 1760.
  • Fabbricieri della Cattedrale, in ASAL, ASCAL, s. I, Atti Municipali, vol. 1776, tomo I, c. 97.
  • Fabbricieri della Cattedrale, in ASAL, ASCAL, s. I, Atti Municipali, vol. 1776, tomo I, cc. 84, 85.
  • Fabbricieri della Cattedrale, in ASAL, ASCAL, s. I, Atti Municipali, vol. 1776, tomo I, сс. 49г-49v, 62г-62v.
  • Fabbricieri della Cattedrale, in ASAL, ASCAL, s. I, Atti Municipali, vol. 1776, tomo I, c. 77r e segg..
  • Libro delle Entrate et spese fatte per la Capella & Reliquie della SS.ma Croce della Cattedrale di Alessandria, in ASAL, ASCAL, s. III, cat. 11, Culto, m. 1803, fasc. s.n., (1719 - 1730).
  • Libro mastro della Compagnia S. Croce & S. Spina eretta nella Cattedrale, in ACCAL, (dal 1743).
  • Libro de Redditi della Veneranda Compagnia del SS.mo Sacramento della Cattedrale della presente Città d'Alessandria, in ACCAL, (dal 1754).
  • Libro d'Enttrata ed Uscita della Veneranda Compagnia de RR. Sig.ri Sacerdoti detti del Suffragio eretta nella Cappella di S. Giuseppe della Cattedrale [...], in ACCAL.
  • Fabbriceria della Canedrale (1757-1764), in ASAL, ASCAL, s. III, cat. 11, Culto, reg. 1765.
  • Fabbriceria della Canedrale (1758-1767), in ASAL, ASCAL, s. III, cat. 11, Culto, reg. 1765.
  • Fabbriceria della Cattedrale (1767-1771), in ASAL, ASCAL, s. III, cat. 11, Culto, reg. 1767.
  • Fabbriceria della Canedrale (1771-1781), in ASAL, ASCAL, s. III, cat. 11, Culto, reg. 1765.
  • Giuseppe De Conti, Viaggio d’Italia, in BCCM, ms. 091/156, c. 6 v., manoscritto autografo, 1775.
  • Fabbricieri della Cattedrale, tomo I, cc. 7v-8r, in Atti Municipali, vol. 1776, Miscellanea ASAL, ASCAL, s. I, Alessandria.
  • De Cathedrali & Collegiatis (1780-1800), in ACVAL, VII.I.9, tomo III, cc. 7r-12г.
  • Extrait des Registres des Délibérations des Consuls de la République. spedito da Parigi al Prefetto del Dipartimento di Marengo dal Ministro delle Finanze in data 10 frimaio anno XI (1º dicembre 1802), in ASAL, IGDAL, m. 200, Affari speciali dei Comuni, “Alessandria intra Muros” (1814-1825), fasc. s.n., Alessandria.
  • Pietro Canalini, Rilievo della Cattedrale, in ASAL, IGAL m.200:, Affari speciali dei Comuni, "Alessandria intra muros" 1814-1825, fasc. s.n, Alessandria, 1803.

Genealogica, araldica

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  • Francesco Guasco di Bisio, Famiglie Ghilini, Lanzavecchia, Gavigliani, Straneo, in Tavole genealogiche di famiglie nobili alessandrine e monferrine dal secolo IX al XX, vol. 6, opera postuma riveduta e pubblicata dal figlio Emilio, Casale, Tipografia Cooperativa Bellatore, Bosco & C., 1930.

Storica, annalistica e trattatistica

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Pubblicazioni, riviste, studi, ricerche

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  • Filippo Ansaldi, Notizie storiche del miracoloso simulacro della Salve, venerata nella cattedrale di Alessandria, in Accademia degli Immobili, coll. VII, seconda edizione, con correzioni ed aggiunte, Alessandria, Luigi Guidetti, 1843, pp. 9-24.
  • Annibale Civalieri, L'antica cattedrale e la piazza del duomo, in Rivista di Storia Arte Archeologia per le provincie di Alessandria e Asti, n. 1, Alessandria, Società di Storia Arte Archeologia - Accademia degli Immobili, 1893, pp. 151-156.
  • Diego Sant'Ambrogio, Una statua di Pietro Antonio Solari del 1489 nella Cattedrale di Alessandria (PDF), in Rivista di storia, arte, archeologia della provincia di Alessandria, anno VII, fascicolo XXI, Alessandria, Società di storia, arte e archeologia per la provincia di Alessandria, gennaio–marzo 1898.
  • Il Campanile della Cattedrale antica di Alessandria (PDF), in Rivista di storia, arte, archeologia della provincia di Alessandria, anno VII, fascicolo XXII, Alessandria, Società di storia, arte e archeologia per la provincia di Alessandria, aprile-giugno 1898.
  • L'iscrizione di S. Pio V sull' esterno della Cattedrale (PDF), in Rivista di storia, arte, archeologia della provincia di Alessandria, anno VII, fascicolo XXII, Alessandria, Società di storia, arte e archeologia per la provincia di Alessandria, aprile-giugno 1898.
  • Andrea Scansetti, L'orologio del Palazzo Municipale di Alessandria, in Rivista di storia, arte, archeologia della provincia di Alessandria, anno XLII, quadreno II, Alessandria, Società di storia, arte e archeologia per la provincia di Alessandria, aprile-giugno 1933, pp. 273-281.
  • Giovanni Isidoro De Piaggia, Domenico e Giuseppe, architetti Caselli in Alessandria, in Rassegna Economica della Provincia di Alessandria, n. 3, Alessandria, Camera di commercio industria artigianato e agricoltura di Alessandria, 1986, pp. 17-30.
  • Geo Pistarino, La doppia fondazione di Alessandria (1168, 1183) (PDF), in Rivista di Storia Arte Archeologia per le provincie di Alessandria e Asti, volume unico, Alessandria, Società di Storia Arte Archeologia - Accademia degli Immobili, 1997, pp. 5-36.
  • Tarcisio Bertone, Omelia del card. Tarcisio Bertone, su vatican.va, 26 aprile 2009. URL consultato il 9 luglio 2016.

Poetica, narrativa

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  • D.A.F. De Sade, 1974.

Quotidiani, periodici

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