Veronica Franco

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Anonimo, presunto Ritratto di Veronica Franco, Worcester Art Museum[1]

Veronica Franco (Venezia, 25 marzo 1546Venezia, 22 luglio 1591) è stata una poetessa italiana.

Veronica Franco nacque in una famiglia appartenente alla classe dei cittadini originari, da Francesco Franco e Paola Fracassa. Ebbe tre fratelli non germani: Girolamo[2], Orazio e Serafino.[3]

La madre[4] le insegnò già da bambina come utilizzare la propria bellezza e le pratiche del sesso, educandola al profitto ricorrendo alle amicizie potenti ed ai matrimoni favorevoli.[5][6]

Fu sempre la madre a preparare il matrimonio di Veronica, finanziariamente vantaggioso, con un ricco medico di età avanzata, Paolo Panizza. L'unione non durò, poiché il medico non sopportava tutti i tradimenti e le attività di prostituzione della moglie. Con tali motivazioni, il noto medico riuscì ad ottenere l'annullamento del matrimonio, con la causale che era stato truffato e che lui non sapeva che Veronica fosse regolarmente iscritta nelle liste delle prostitute veneziane, disconoscendo anche il figlio che partorì nel 1564.[7][8]

La madre riuscì comunque ad avviarla alla prostituzione d'alto livello ed a trasformarla in attività di cortigiana nel 1566.[9]

Veronica Franco, in ragione della sua comparsa presso gli ambienti più influenti e potenti della città, si prodigò in studi generali per migliorare la sua arte nella conversazione e nella poesia, ottenendo all'età di 20 anni la sua formale iscrizione nel Catalogo de tutte le principal et più honorate cortigiane di Venetia.[10][11][12][13]

Nel 1570 circa entrò a far parte di uno dei circoli letterari più famosi della città, partecipando alle discussioni, facendo donazioni e curando antologie di poesia.[14]

L'11 Luglio 1574, grazie alle sue amicizie con uomini molto facoltosi ed esponenti di spicco dell'epoca, di cui conosceva molti segreti, ottenne dalla Repubblica di Venezia, di poter allietare il Re Enrico III di Francia, presente in città ed in viaggio di ritorno in Francia dalla Polonia.[15][16][17][18]

Nel 1575, a seguito dei disordini sociali scoppiati all'inizio dell'epidemia di peste, subì il saccheggio della sua casa e dei suoi possedimenti, e così perse gran parte delle sue ricchezze.

Nel 1576 a causa della diffusione inarrestabile della denominata Peste di San Carlo[19] Veronica Franco lasciò la città; perse i contatti con i suoi figli che comunque si erano già allontanati, o erano morti, e Veronica condusse con sé i nipoti rimasti orfani.

Nel 1577 fece ritorno a Venezia[20], e propose al consiglio cittadino di costruire una casa per prostitute e donne indigenti, amministrata da lei stessa, ma rimase inascoltata e non riuscì a raccogliere consensi e finanziamenti.

Nell'Ottobre 1580 fu incarcerata e poi condotta innanzi al Tribunale del Sant'Uffizio, ovvero l'Inquisizione Veneziana, denunciata dal precettore Ridolfo Vannitelli per vari reati connessi alla stregoneria, testimoniando di averla vista ricorrere a sortilegi ed a invocazioni diaboliche. Il suo stesso parroco della Chiesa di Santa Maria Formosa[21] testimoniò che Veronica mostrava scarso fervore religioso. La sua servitù audita in giudizio riportò che la vedevano praticare incantesimi, stregoneria, e mangiare carne di venerdì.[22] Innanzi al tribunale del Sant'Uffizio venne identificata come: "Veronica Franca publica meretrice".[23] Pur difendendosi brillantemente durante il processo, dovette la sua libertà alla testimonianza di illustri personaggi della Repubblica di Venezia di cui lei conosceva parecchi segreti.[24][25] Dalle trascritte deposizioni, emersero tutti i suoi legami con buona parte della nobiltà veneziana che, ricattata, contribuì alla sua assoluzione.[26] Dopo il processo, tutti i suoi clienti della nobiltà veneziana la esclusero da ogni sua partecipazione, ed i pochi documenti ancora esistenti riportano che, anche se ottenne la libertà, perse tutte le ricchezze ed i beni materiali. Quando morì anche il suo ultimo benefattore, un ricco commerciante, si ritrovò priva di ogni sostegno finanziario.[27]

Veronica Franco quale cortigiana "onesta"[28] di una città prosperosa e cosmopolita, visse circondata dagli agi per la maggior parte della sua vita, ma tuttavia non poté mai fregiarsi delle protezioni e dei riconoscimenti accordate alle donne "rispettabili", anche se le venne tributato il titolo di "poetessa".[29][30] Le cronache raccontano che negli ultimi anni ebbe un tenore di vita molto più modesto, senza però cadere in uno stato di povertà vera e propria; non pubblicò mai più altri scritti.

Morì all'età di 45 anni; secondo le sue volontà testamentarie, venne sepolta sempre a Venezia nella Chiesa di San Francesco della Vigna.

  • Nel 1575 fu pubblicato il volume Terze rime, contenente 18 capitoli scritti da Veronica Franco, e 7 scritti ceduti da alcuni letterati.
  • Nel 1580, pubblicò le Lettere familiari a diversi, "lettere scritte in gioventù", che comprendevano 50 lettere e due sonetti in onore del Re Enrico III di Francia, conosciuto 6 anni prima.

«Io sono tanta vaga, e con tanto mio diletto converso con coloro che sanno per avere occasione ancora d’imparare, che, se la mia fortuna il comportasse, io farei tutta la mia vita e spenderei tutto ‘l mio tempo dolcemente nell’academie degli uomini virtuosi…»

Dopo il suo pubblico processo istituito dall'Inquisizione, Veronica Franco nonostante l'assoluzione fu allontanata da ogni ambiente altolocato e letterario e non pubblicò più nulla, facendo pensare che i suoi scritti fossero in realtà frutto delle frequentazioni con i suoi clienti letterati, poiché ella, per quanto autodidatta, era priva di ogni istruzione.[31]

Riconoscimenti

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La sua vita è stata raccontata in modo libero e romanzesco nel libro di Margaret F. Rosenthal The Honest Courtesan.[32] Secondo la critica, questo libro:

«ritrae in modo avvincente la figura di Veronica Franco nel contesto culturale, sociale ed economico di quell'epoca. Rosenthal sottolinea, negli scritti di Veronica Franco, il sostegno spassionato verso le donne indifese, le convinzioni molto forti sulle diseguaglianze e la natura politica e seduttiva delle sue poesie, scritte in versi usando un linguaggio altamente erotico. È l'introspezione di Veronica Franco nei conflitti di potere tra i due sessi e la consapevolezza di rappresentare una minaccia per gli uomini contemporanei, che hanno reso così attuale le sue opere letterarie e le sue relazioni con gli intellettuali veneziani.»

Nella cultura femminista, Veronica Franco è stata eletta a simbolo della libertà femminile e vessillo di lotte di genere.

«Se siamo armate e addestrate siamo in grado di convincere gli uomini che anche noi abbiamo mani, piedi e un cuore come il loro; e anche se siamo delicate e tenere, ci sono uomini delicati che possono essere anche forti e uomini volgari e violenti che sono dei codardi. Le donne non hanno ancora capito che dovrebbero comportarsi così, in questo modo riuscirebbero a combattere fino alla morte; e per dimostrare che ciò è vero, sarò la prima ad agire, ergendomi a modello.»

Per Benedetto Croce, Veronica Franco sconta una condanna all’oblio che cancella non soltanto i suoi meriti artistici, ma anche le sue moderne intuizioni di rivendicazione della dignità di qualsiasi persona, perfino di chi vende il proprio corpo.

«La vergogna è nell’alterigia di chi compra.»

Padova. Via Veronica Franco

Il film è tratto dal romanzo di Margareth Rosenthal, The Honest Courtesan, che si ispira liberamente alla vita di Veronica Franco. La pellicola, alla cui sceneggiatura ha collaborato la stessa Margaret Rosenthal, non è fedele alle vicende biografiche di Veronica.

  • Nello speciale di RAI Cultura Io sono Venezia - Storia della Serenissima Repubblica di Venezia, una sezione è dedicata alla narrazione di Veronica Franco, interpretata dall'attrice Chiara Degani.[33]

Intitolazioni

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In Veneto, il Comune di Padova le ha intitolato una via cittadina.

  1. ^ Attribuito a un seguace di Tintoretto, è catalogato dal Worcester Art Museum come Ritratto di signora.
  2. ^ Girolamo Franco morì durante la peste del 1575.
  3. ^ Nel suo testamento Veronica Franco indica Serafino Franco ancora come prigioniero dei Turchi.
  4. ^ La madre, Paola Fracassa, era una nota prostituta veneziana, indicata dalle Autorità come pieza, cioè mezzana.
  5. ^ Il fenomeno delle cortigiane era ben tollerato a Venezia; addirittura incentivato a contrasto dell'omosessualità maschile dilagante. In una città cosmopolita, dove gli stranieri andavano e venivano in continuazione, la prostituzione non poteva essere evitata, e la Repubblica ritenne proficuo accettarlo, normarlo e tassarlo. Secondo un censimento del 1509 si contavano 11.164 prostitute. A quell'epoca Venezia era già meta turistica e commerciale e siccome gli uomini d’affari ed i pellegrini non vivevano di puro spirito, la prostituzione fioriva.
  6. ^ Dalla prima metà del ’300, le cortigiane erano obbligate ad abitare in un quartiere vicino a Rialto chiamato il Castelletto.[1]
  7. ^ Il figlio lo ebbe per adulterio da Jacomo di Baballi, il più ricco mercante di Ragusa, (Dubrovnik).
  8. ^ Dagli archivi ancora esistenti, sappiamo che Veronica Franco si sposò intorno ai 18 anni e che sempre a quell'età diede alla luce il primo figlio; in realtà pare che abbia avuto sei figli bastardi, tre dei quali morirono in tenera età.
  9. ^ La società Rinascimentale di Venezia riconosceva due diversi tipi di cortigiane: la cortigiana onesta, ossia la cortigiana intellettuale, e la cortigiana di lume (più simile alle moderne prostitute), una cortigiana dei ceti bassi, che viveva e praticava il mestiere vicino al Ponte di Rialto.
  10. ^ Cfr.: "Veronica Franca, a Santa Maria Formosa, pieza so mare, scudi 2", Catalogo de tutte le principal et più honorate cortigiane di Venetia, 1565. Il catalogo riportava la mezzana (prostituta), il luogo d'esercizio e la tariffa.
  11. ^ Ilaria Macera, Niccolò Tommaseo e Felice Le Monnier tra Firenze e Parigi, in Transalpina, n. 21, 1º ottobre 2018, pp. 53–66, DOI:10.4000/transalpina.296. URL consultato il 27 gennaio 2021.
  12. ^ Il nominativo di Veronica Franco compare nel Catalogo de tutte le principal et più honorate cortigiane di Venetia, nell'edizione pubblicata intorno al 1566, forniva il nome, l'indirizzo e le tariffe delle cortigiane più in vista della città. Il catalogo comprendeva il tariffario ufficiale: un bacio costava 5 o 6 scudi, il servizio completo 50 scudi.
  13. ^ Il Catalogo de tutte le principal et più honorate cortigiane di Venetia, era un elenco che forniva il nome, l'indirizzo e le tariffe delle cortigiane più in vista della città.
  14. ^ A Venezia, nel 1509, secondo i Diarii del cronista dell’epoca Marin Sanudo, c’erano 11.654 prostitute su una popolazione di circa 150.000 persone, poco meno dell'8% della popolazione. Anche a Roma, nella città dei Papi, c'erano circa 6.800 prostitute nel 1490, e 4.900 nel 1526. Le prostitute erano numerose, molto visibili, e molto disprezzate. Le Leggi tra il Quattrocento ed il Cinquecento, per la Serenissima e per il Papato, erano numerose al fine di regolare, contenere, sfruttare, punire, ed utilizzare il fenomeno del meretricio.
  15. ^ Veronica Franco donò al Re un suo ritratto nella forma di un piccolo smalto colorato, unitamente ad una lettera che conteneva 2 sonetti: "Come talor dal ciel sotto umil tetto." e "Prendi, Re per virtù sommo e perfetto.". - Cfr.: P. de Nolhac - A. Solerti, Il viaggio di Enrico III re di Francia e le feste a Venezia, Ferrara, Mantova e Torino, Torino 1890, pp. 118-122.
  16. ^ La Serenissima accolse Enrico III di Valois con 11 giorni di festeggiamenti, organizzati da artisti come Andrea Palladio, Andrea Gabrieli, Paolo Veronese ed il Tintoretto. La Repubblica Veneziana diede Veronica Franco al Re come dono ad un prezioso alleato.
  17. ^ Le cortigiane venivano spesso usate come spie approfittando dell’intimità per carpire importanti segreti di Stato.
  18. ^ Veronica Franco ebbe la protezione dei più influenti nobili e signori della città, come Andrea Tron, avendo accesso ai circoli più prestigiosi, come il Ca’ Venier, pertinente a questa famiglia di antichi patrizi veneziani. Marco Venier si innamorò di lei, ma il loro rapporto, estremamente tormentato, terminò malamente.
  19. ^ Tra il 1575 e il 1577 Venezia fu colpita dalla peste. Morirono circa 50.000 persone, ovvero circa un terzo della popolazione cittadina. Si ritenne che la peste, fosse di origine turco-ungherese, giunta a Venezia passando per Trento, poiché la città lagunare aveva delle regole di quarantena ferree dopo la peste del 1348. La pandemia dilagò in tutta l'Europa, e per Venezia giunse in concomitanza ad un momento difficile per la città. La Serenissima aveva già perso Cipro ed altri territori nel Mediterraneo. I Provveditori alla Sanità adottarono misure di severo isolamento per i sospetti contagiati che venivano condotti al Lazzaretto Nuovo; se poi il contagio era certo, venivano trasferiti al Lazzaretto Vecchio. [2]
  20. ^ Il 20 Luglio 1577, il Governo della Serenissima proclamò la fine della pestilenza, e per permettere una processione religiosa fu costruito un ponte di barche per raggiungere il luogo in cui stava sorgendo la Basilica del Cristo Redentore quale ex voto. Questa tradizione continua ancor oggi nella la terza domenica di Luglio: la Festa del Redentore, molto sentita dalla città che affluisce in gran massa alla Giudecca, collegata per l'occasione con un ponte di barche tra l'isola e la riva delle Zattere.
  21. ^ La chiesa di Santa Maria Formosa fu edificata nel 1492 in stile rinascimentale; fu la parrocchia di Veronica Franco che per molti anni abitò in quelle vicinanze.
  22. ^ Dai verbali dei processi dell’Inquisizione veneziana emergono le accuse per pratiche poco ortodosse, come l’invocare diavoli e angeli, “far giochi e furfanterie” e “far innamorare alcuni todeschi”. [3] Archiviato il 24 gennaio 2021 in Internet Archive.
  23. ^ Per le Autorità ecclesiastiche e per quelle civili della Serenissima non vi era alcuna distinzione tra meretrice e cortigiana, e le sue opere letterarie comunque non la identificavano minimamente come poetessa.
  24. ^ Il documento relativo al processo, contenente data e accusa è conservato presso l'Archivio di Stato di Venezia e consultabile sulla copia digitale online Archiviato il 15 agosto 2016 in Internet Archive.
  25. ^ Nel processo davanti all’Inquisizione, che si aprì nell’Ottobre del 1580, Veronica Franco fu accusata anche dalla sua servitù, che forse cercava così di coprire alcuni furti, di praticare la stregoneria, di mangiare pollastri, uova e formaggi nei giorni di magro e di tenere una bisca in casa. Accuse così potevano condurre al patibolo. Veronica si difese da sola e fu assolta. Noi conserviamo gli atti del processo che oggi ci appaiono invece come un’accusa contro una società misogina e bigotta, che non considerava né peccato né reato, per esempio, che Maffio Venier si comprasse la carica di vescovo di Corfù e la sfruttasse per arricchirsi, o che Marco Venier fosse incaricato di uccidere un presunto traditore della Serenissima, senza sottoporlo a giudizio. Né che i nobili stuprassero in gruppo le cortigiane. Ma trovava meritevole di morte una donna che mangiasse carne di venerdì.
  26. ^ Si veda: La cortigiana e il Sant'Uffizio: Processo a Veronica Franco, Rizzo, Tiziano - Articolo/Saggio Breve
  27. ^ "in due sole sedute (dell'8 e del 13), finì davanti al tribunale del Sant'Uffizio "Veronica Franca publica meretrice", con l'accusa di immoralità dei costumi e sospetta stregoneria, a seguito della denuncia del precettore di Achilletto, Ridolfo Vannitelli, che testimoniò di averla vista ricorrere a sortilegi e a invocazioni diaboliche per ritrovare gli oggetti che le erano stati trafugati. In particolare si parlava di una pratica molto in voga al tempo, quella detta dell'"inghistara", che si faceva con una brocca piena di acqua santa. La F., da quello che leggiamo nel verbale del processo (rintracciato da Tassini che lo pubblicò solo in parte, edito invece integralmente, ma con molte inesattezze, da Schiavon, e poi ancora sia da Zorzi, pp. 145-153, sia, con le dovute correzioni, da Milani, pp. 258-263), si difese molto bene e si dichiarò innocente in quanto "la più timida dona del mondo de demonii et de morti". Il tribunale l'assolse, forse, anche per l'intervento di influenti uomini politici veneziani." - Veronica Franco, Treccani [4]
  28. ^ Il termine onesto significava esclusivamente che era regolarmente iscritta nel Catalogo, che applicava le tariffe previste dalla Repubblica e che pagava regolarmente le tasse sulla sua attività.
  29. ^ Poetessa era in realtà un vezzeggiativo usato all'epoca per deriderla in quanto per le donne comuni ed aristocratiche, Veronica era e rimaneva solo una prostituta.
  30. ^ Nella Venezia Rinascimentale, non fu l'unica intellettuale a presentare una cultura pseudo-raffinata ed a esprimere accenni di talento in ambito letterario ed artistico.
  31. ^ Veronica Franco grazie alle sue "amicizie" poté farsi introdurre nel salotto letterario di Ca' Venier di Domenico Venier, un celebre poeta studioso del Petrarca e che probabilmente la erudì nella carriera letteraria; Venier fu colui che rese possibile la pubblicazione nel 1575, del libro di poesie Terze rime, probabilmente una sua stessa opera concessa alla cortigiana.
  32. ^ Editore: University of Chicago Press; 2ª edizione: 1 Febbraio 1993; ISBN 978-0226728124.
  33. ^ Si veda: Io sono Venezia - Storia della Serenissima Repubblica di Venezia - Veronica Franco. [5]
  • Giuseppe Tassini, Veronica Franco celebre poetessa e cortigiana del secolo XVI, 2ª ed. corr. e ampl., Venezia, M. Fontana, 1888
  • Ettore Bonora, Le donne poetesse, Storia della Letteratura Italiana,Garzanti, Milano, vol.IV, 1966
  • Giuseppe Tassini, Gianni Ghirardini, Veronica Franco, celebre poetessa e cortigiana del secolo XVI. Con una introduzione sui costumi e il libertinaggio nella Repubblica di Venezia tratta dal libro Storie intime di Venezia repubblica del cav. Enrico Volpi, Venezia, Alfieri, 1969
  • Floriana Calitti, Veronica Franco, in « Dizionario Biografico degli Italiani», v. 50, Roma, Istituto dell'Enciclopedia italiana, 1998
  • Mirella Toso Ambrosini (ricerca storica a cura di), Catalogo di tutte le principal et più honorate cortigiane di Venetia, Venezia, Centro Internazionale della Grafica, 1984, pp. 41-63 [contiene la trascrizione integrale del Catalogo]
  • Giovanni Scarabello, Meretrices. Storia della prostituzione a Venezia tra il XIII e il XVIII secolo, Venezia, Supernova, 2008, ISBN 978-88-88548-68-5, pp. 65-91
  • Cesare Cata, Un Rinascimento tra Petrarca e Passione. Il Neo-Platonismo corporeo della poesia di Veronica Franco, in "La Parola del Testo", vol.13 (2009), pp. 357-373.
  • Alexander Medico More, Veronica Franco, in « Dizionario Storico dell'Inquisizione », v. 2, Pisa, Scuola Normale Superiore, 2010, pp. 625-626
  • Rosa Ventrella, Honorata cortigiana, Arkadia, 2011. ISBN 978-88-96412-47-3
  • Stefano Bianchi, La scrittura poetica femminile nel Cinquecento veneto: Gaspara Stampa e Veronica Franco, Manziana, Vecchiarelli, 2013. ISBN 978-88-8247-337-2
  • Giuseppe Crimi, Una stampa ritrovata: il catalogo de tutte le principal e più onorate cortegiane de Venezia, in «Filologia e Critica», 1 (2018), pp. 57-80.
  • Paul Larivalle, La vita quotidiana delle cortigiane nell'Italia del Rinascimento, Mondadori libri, Milano, 2018
  • Tamara Brazzi, Veronica ed Io, La valigia rossa edizioni, 2018

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