Le soldatesse
Le soldatesse è un film del 1965 diretto da Valerio Zurlini, tratto dall'omonimo romanzo del 1956 di Ugo Pirro.
Al momento dell'uscita del film nelle sale italiane Valerio Zurlini affidò alla stampa un comunicato molto duro nei confronti del produttore Moris Ergas, lamentandosi dei numerosi tagli che erano stati imposti alla pellicola originale.[1]
Trama
[modifica | modifica wikitesto]Grecia, 1941, durante l'occupazione italiana. Il tenente italiano Gaetano Martino, di stanza ad Atene, disgustato dallo spettacolo di miseria e morte che lo circonda, desidera andare altrove. Gli viene affidata la missione di accompagnare alle rispettive sedi un gruppo di dodici prostitute destinate ai militari.
A guidare l'autocarro che trasporta le ragazze e che risale la penisola verso l'Albania è il maturo sergente Castagnoli, un toscano estroverso e simpatico. Martino considera questa missione degradante e offensiva della sua dignità di militare, ma durante il viaggio tra lui e le donne si crea a poco a poco un rapporto di solidarietà e di comprensione.
Tra le ragazze c'è Eftichia, dal carattere forte e volitivo, animata da un odio feroce nei confronti del nemico e dal disgusto per le umiliazioni che deve subire per sopravvivere; l'italiana Ebe, cinica e disillusa, attaccata al denaro ma capace di gesti di grande generosità; Elenitza, dolce e mansueta, che cerca di vivere il dramma con allegra rassegnazione senza pensarci troppo; infine le due sorelle Toula e Panaiota.
Nell'attraversare zone ancora controllate dai partigiani, il convoglio viene fermato ad un posto di blocco e al gruppo si aggiunge il seniore (maggiore) delle "camicie nere" Alessi, che con il suo atteggiamento vile e con i suoi maldestri approcci con le donne si pone subito in conflitto con il tenente.
Mentre il gruppo si assottiglia ogni volta che le ragazze giungono alla loro destinazione, si sviluppano stretti legami tra gli italiani e le ragazze: Castagnoli si innamora di Ebe, mentre Martino è innamorato di Eftichia ma fa l'amore con Elenitza.
Dopo una sosta notturna in una carrozza ferroviaria abbandonata, una ragazza viene consegnata ad un camion carico di fascisti che prosegue il viaggio verso la propria destinazione. Quando anche il nostro autocarro riprende il percorso tra le montagne, dopo pochi chilometri si imbatte nello stesso convoglio delle camicie nere trucidate dai partigiani, e insieme a loro giace anche il cadavere della ragazza consegnata poco prima. La paura assale Castagnoli che vorrebbe tornare indietro suscitando l'ira di Alessi, allora interviene il tenente che calma il maggiore e passa alla guida. Ma il destino è ormai segnato, il gruppo viene a sua volta attaccato dai partigiani: le raffiche di mitragliatrice colpiscono Castagnoli alla schiena e Elenitza resta gravemente ferita, Martino, a causa di una gomma forata dai proiettili e di una bomba incendiaria, perde il controllo del mezzo che esce di strada e si rovescia continuando a bruciare. Si rifugiano in un casolare abbandonato ma vengono avvistati dai partigiani. Alessi, sconvolto dagli eventi, prima tenta di abbandonare il gruppo e di fuggire con la scusa di cercare soccorsi, ma viene fermato da Castagnoli sotto la minaccia di un fucile, poi pone termine alle sofferenze di Elenitza così che non possa, secondo lui, intralciare il proseguimento del viaggio, dimenticando che pure Castagnoli è immobilizzato. Questo gesto suscita la profonda riprovazione del tenente che ormai è in disaccordo totale con Alessi.
Dopo un'interminabile marcia notturna, il gruppo riesce a raggiungere un presidio dell'Esercito Italiano proprio mentre le camicie nere stanno devastando un villaggio per rappresaglia. Poco dopo i superstiti assistono a un'azione delle camicie nere, a cui si aggrega Alessi, che distruggono per rappresaglia un paese e fucilano alcuni partigiani greci appena catturati. Con l'arrivo alla destinazione, Eftichia non sopporterà il primo contatto con le truppe e ha un ultimo colloquio con Martino, a cui confessa il suo amore, che però non riesce a superare la tragicità degli eventi: i due ragazzi sono irrimediabilmente divisi dal solco creato dalla violenza e dall'odio tra le loro diverse fazioni. Dopo una notte d'amore i due si separano ed Eftichia decide di risalire le montagne e unirsi ai partigiani. Il tenente Martino rimane quindi solo, senza la pace interiore e consapevole delle divisioni arrecate dalla guerra.
Critica
[modifica | modifica wikitesto]Per il Dizionario Mereghetti il film riesce a tenersi lontano dalla retorica e «sa evitare le tentazioni voyeuristiche, ma non certe cadute di tono [...] e qualche scivolata sentimentalistica».[2] Secondo il Dizionario Morandini è «un film diseguale e parzialmente riuscito» che ha il merito di essere «autenticamente antifascista perché denuncia senza mezzi termini le responsabilità e le repressioni italiane in quella guerra d'occupazione».[3]
Riconoscimenti
[modifica | modifica wikitesto]- 1965 - Festival di Mosca
- Premio speciale della giuria
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Una protesta di Zurlini per i tagli alle "Soldatesse", in Corriere della sera, 23 novembre 1965, pag.13..
- ^ Il Mereghetti - Dizionario dei Film 2008, Milano, Baldini Castoldi Dalai editore, 2007. ISBN 9788860731869 p. 2747
- ^ Il Morandini - Dizionario dei Film 2000, Bologna, Zanichelli editore, 1999. ISBN 8808021890 p. 1238
Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Le soldatesse
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Le soldatesse, su CineDataBase, Rivista del cinematografo.
- (EN) Le soldatesse, su IMDb, IMDb.com.
- (EN) Le soldatesse, su AllMovie, All Media Network.
- (EN, ES) Le soldatesse, su FilmAffinity.
- (EN) Le soldatesse, su Box Office Mojo, IMDb.com.