Alligator sinensis

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Alligatore cinese
.
Intervallo geologico
. Pliocene - oggi[1]
Stato di conservazione
Critico[2]
Classificazione scientifica
DominioEukaryota
RegnoAnimalia
PhylumChordata
ClasseReptilia
OrdineCrocodylia
FamigliaAlligatoridae
GenereAlligator
SpecieA. sinensis
Nomenclatura binomiale
Alligator sinensis
Fauvel, 1879
Sinonimi

Caigator sinensis
Deraniyagala, 1947[3]

Areale

L'alligatore cinese (Alligator sinensis Fauvel, 1879) (cinese semplificato 扬子鳄; cinese tradizionale: 揚子鱷; yáng zǐ è), noto anche come alligatore dello Yangtze[4], alligatore della Cina[2] o drago di fango[5], come era noto in passato, è un crocodilide in pericolo critico endemico della Cina. Assieme all'alligatore americano è una delle due specie esistenti di Alligator, un genere della famiglia degli Alligatoridi.

Nonostante compaia nella letteratura cinese già dal III secolo, al di fuori della Cina questa specie venne descritta per la prima volta nel XIII secolo. La descrizione ufficiale venne effettuata da Albert-Auguste Fauvel nel 1879, che battezzò la specie Alligator sinensis; anche se nel 1947 venne classificato in un genere a sé, Caigator, con il nome scientifico Caigator sinesis, Caigator sinensis è ora considerato un sinonimo di Alligator sinensis. Di colore variabile dal grigio scuro al nero e con il corpo interamente ricoperto di placche, l'alligatore cinese può raggiungere in età adulta i 150 cm di lunghezza e gli 80 kg di peso. Trascorre l'inverno in stato di quiescenza all'interno di gallerie sotterranee e in estate conduce un'esistenza notturna. Si riproduce agli inizi dell'estate e la femmina depone nella maggior parte dei casi 20-30 uova, più piccole di quelle di qualsiasi altro coccodrillo. Può vivere in media fino a 50 anni, ma alcuni esemplari in cattività hanno raggiunto i 70 anni. È un predatore opportunista che si nutre prevalentemente di pesci e invertebrati. È una specie vocale: gli adulti «muggiscono» durante la stagione degli amori e i piccoli emettono richiami per comunicare con i genitori e gli altri giovani.

L'areale dell'alligatore cinese, che vive per lo più in specchi d'acqua dolce, è oggi ristretto a sei piccole regioni nella provincia dell'Anhui, ma in passato era molto più esteso, arrivando a comprendere anche il Giappone; tuttavia, a partire dal 5000 a.C., una serie di fattori hanno portato alla continua riduzione dell'areale e alla diminuzione della popolazione. Negli anni '70 vivevano in natura circa 1000 esemplari, scesi a meno di 130 nel 2001; a partire dal 2003, comunque, la popolazione è in aumento e nel 2017 se ne contavano circa 300. Per cercare di salvare questa specie, classificata «in pericolo critico» dall'Unione internazionale per la conservazione della natura (IUCN), sono stati effettuati diversi programmi di conservazione. In alcuni centri di riproduzione, sia in Cina che in altri paesi, la specie si è riprodotta e in alcuni casi gli esemplari nati in cattività sono stati rilasciati in natura. L'alligatore cinese è stato associato al drago cinese dagli studiosi; molteplici somiglianze hanno portato ad ipotizzare che l'alligatore abbia fornito l'ispirazione per la creatura mitologica.

I primi riferimenti all'alligatore nella letteratura cinese risalgono al 222-227 d.C.[6]. Il primo straniero ad aver parlato di questa specie fu Marco Polo, che vide l'animale durante il suo soggiorno in Cina alla fine del XIII secolo[7]. Polo scrisse che l'alligatore viveva in «caverne» di giorno e andava a caccia la notte, e che veniva cacciato per la carne, la pelle e la cistifellea, che veniva utilizzata per vari scopi medici. Sostenne inoltre che era presente nei laghi, nei fiumi e nelle paludi della provincia di «Caragian». Nel 1656 l'alligatore venne citato in un libro del sacerdote M. Martini, nel quale è scritto che viveva nel fiume Yangtze ed era «molto temuto dagli abitanti locali»[8]. Diversamente da Polo, Martini scrisse la sua descrizione utilizzando informazioni tratte dalla letteratura cinese[6]. In seguito Chinese alligators were later thought to give priests merit if the priests were to buy alligators held in captivity and release them[8]. Nel 1870 Robert Swinhoe vide un alligatore in mostra a Shanghai e scrisse:

«Nel febbraio 1869 alcuni cinesi stavano esibendo nella locale città di Shanghai quello che chiamavano un drago, che dichiaravano di aver estratto da una cavità nella provincia di Shense. Era un giovane coccodrillo di circa quattro piedi di lunghezza, che tenevano in acqua tiepida. Facevano così tanti soldi mostrandolo alla gente che si rifiutarono di vendermelo. Non posso, naturalmente, indovinare la sua specie; ma penso comunque che valga la pena registrare questo fatto, come prova del fatto che una specie di questo gruppo sia presente in Cina[6]

L'alligatore venne descritto dal naturalista francese Albert-Auguste Fauvel nel 1879 con il nome Alligator sinensis[8]. In precedenza il genere Alligator comprendeva solamente l'alligatore americano, fin dalla sua istituzione nel 1807[9]. Fauvel scrisse una descrizione dettagliata della specie, che comprendeva anche informazioni riguardanti testimonianze storiche[6]. Nel 1947 venne suggerito di classificare l'alligatore cinese in un genere distinto da quello dei suoi parenti americani, a causa della presenza di una piastra ossea nella palpebra superiore. Questa piastra è presente nei caimani, ma solo raramente negli alligatori americani; inoltre, all'epoca non eravamo a conoscenza della sua presenza in questi ultimi. Pertanto alcuni studiosi ritennero che questa specie fosse più strettamente imparentata con i caimani che con gli alligatori americani. Lo stesso anno Paulus Edward Pieris Deraniyagala coniò il genere Caigator, comprendente il solo alligatore cinese, che ricevette pertanto il nome scientifico Caigator sinensis. Tuttavia, i paleontologi dimostrarono che questa specie traeva origine da altre creature oggi estinte appartenenti al genere Alligator e gli studiosi scoprirono che anche gli alligatori americani presentano, seppur raramente, la piastra ossea nella palpebra: di conseguenza, Caigator sinensis è oggi considerato un sinonimo di Alligator sinensis[8].

Il nome del genere cui appartiene l'alligatore cinese, Alligator, deriva dallo spagnolo el lagarto, che significa letteralmente «la lucertola». L'epiteto specifico sinensis, invece, deriva dal possessivo plurale latino sinaensis, «appartenente alla Cina»[10].

A black and white image of the American alligator and the Chinese alligator next to each other
Alligatore americano (in alto) e cinese (in basso) a confronto.
An up-close view of the left side of the Chinese alligator's head
Primo piano della testa.

Anche se l'alligatore cinese è molto simile nell'aspetto a quello americano, differisce da esso sotto certi aspetti[11]. È uno dei crocodilidi più piccoli del mondo[5]: gli esemplari adulti raggiungono i 150 cm di lunghezza e i 36 kg di peso, anche se maschi particolarmente grandi possono raggiungere i 210 cm e i 45 kg[12]. Le femmine presentano una lunghezza pari all'incirca a tre quarti di quella dei maschi[13]. Testimonianze risalenti a secoli passati parlano di alligatori cinesi lunghi 300 cm, ma oggi questi resoconti vengono considerati apocrifi[12]. La specie presenta dimensioni pari a meno della metà di quelle dell'alligatore americano, che presenta una lunghezza media di 340 cm nei maschi e di 250 cm nelle femmine[14].

L'alligatore cinese è di colore nero o grigio scuro. I giovani presentano numerosi puntini chiari su testa e corpo, ma gli adulti hanno una colorazione quasi completamente uniforme[13]. Ha un muso corto e largo[15] che si restringe e si piega leggermente all'insù all'estremità. La testa è robusta, più o meno come quella di un alligatore americano[16], e dotata di un setto osseo che divide le narici[15]. Presenta 72-76 denti, di cui 13-14 mascellari, cinque premascellari e 18-19 mandibolari[10]. A differenza dell'alligatore americano, quello cinese è interamente corazzato[5], anche sull'addome[11]. Il corpo presenta fino a 17 file di scaglie, morbide sul ventre e sui fianchi e più spesse sul dorso. Come già ricordato, le palpebre superiori presentano piastre ossee, caratteristica, questa, non sempre presente nell'alligatore americano[8]. La coda è più larga di quella dell'alligatore americano[15] e mostra una sorta di cresta alla sua estremità, dove le scaglie si intersecano[17]. Diversamente dall'alligatore americano, non ha i piedi palmati[15].

L'alligatore cinese trascorre l'inverno in stato di quiescenza all'interno di gallerie sotterranee. Terminato il periodo di ibernazione, trascorre spesso un po' di tempo al sole prima che inizi l'estate[16]. Durante l'estate conduce un'esistenza notturna, alimentandosi di notte e rimanendo nascosto di giorno, così da evitare sia gli esseri umani che il calore del sole[11]. Questo comportamento gli consente di vivere anche in aree dove la popolazione umana è numerosa[2]. È un animale docile, che non ferisce intenzionalmente l'uomo al di fuori di potenziali circostanze estreme[5].

L'alligatore cinese trascorre in stato di brumazione[16] all'interno delle sue gallerie il periodo cha va da fine ottobre a metà aprile, uscendo allo scoperto ai primi di maggio. Costruisce queste gallerie in prossimità degli stagni e di altri piccoli specchi d'acqua, utilizzando la testa e le zampe anteriori per scavare nel terreno[13]. Il sistema di gallerie può essere vasto e complesso, potendo contenere varie camere, pozze d'acqua ed entrate[11]. La maggior parte delle gallerie misurano 10–25 m di lunghezza ed ogni camera contiene abbastanza spazio da consentire all'alligatore di girarsi una volta entrato. Al di fuori della stagione invernale le gallerie fungono da luogo di riparo[13] e in estate sono il sito in cui questi animali trovano rifugio durante il giorno[11]. All'interno delle gallerie le temperature non scendono mai al di sotto dei 10 °C[10]. Le gallerie possono costituire un problema per i contadini, in quanto causano problemi di drenaggio nei campi[17].

Refer to caption
Un piccolo su una massa di vegetazione galleggiante.

L'alligatore cinese si riproduce agli inizi dell'estate. La specie è poligama e i maschi si accoppiano con più femmine ogni stagione. Durante il periodo dell'accoppiamento, sia i maschi che le femmine si mostrano spesso aggressivi tra loro[11]. Il picco degli accoppiamenti si riscontra intorno alla metà di giugno; durante questo periodo, i maschi si aggirano comunemente da uno stagno all'altro in cerca di una compagna[13]. I nidi vengono costruiti generalmente circa 2-3 settimane dopo l'accoppiamento[11], nell'ultima parte dell'estate, tra luglio e la fine di agosto[2]. Costruiti dalla sola femmina, vengono edificati con vegetazione marcescente, come le foglie, e raggiungono un'altezza di 40–70 cm. Si trovano sempre in prossimità dell'acqua e, se possibile, su isolette, in modo tale da mantenere minimo il disturbo arrecato dagli esseri umani[18]. Le uova, in numero di 20-30 per nidiata[19] o, secondo la IUCN, 10-40[2], vengono generalmente deposte di notte[20]. Dopo la deposizione, le femmine abbandonano a volte il nido, mentre in altri casi rimangono a proteggere le uova[20]. Queste misurano circa 6 cm di lunghezza, 3,5 di diametro e 45 g di peso, e sono pertanto più piccole di quelle di qualsiasi altro coccodrillo[19]. Vengono incubate di solito per circa 70 giorni[10] e si schiudono nel mese di settembre; come in tutti i coccodrilli, il sesso del nascituro viene determinato dalla temperatura di incubazione[18]. Le madri assistono i piccoli al momento della schiusa e li aiutano a lasciare il nido e a portarli in acqua una volta usciti dall'uovo[16].

I neonati di alligatore, proprio come le uova, sono più piccoli di quelli di qualsiasi altro coccodrillo: sono lunghi 20–22 cm e pesano 25-30 g. Crescono molto poco durante il primo anno di vita, in quanto possono nutrirsi solo per i primi due mesi dalla schiusa, prima che cominci l'inverno. Durante il primo inverno dipendono molto dalla madre per proteggersi dai predatori, dato che le loro piccole dimensioni li rendono un facile bersaglio[21]. Secondo il National Zoological Park, le femmine raggiungerebbero la maturità sessuale più o meno intorno ai quattro o cinque anni[11], mentre altre fonti sostengono che essa venga raggiunta a sei o sette anni[18]. In natura gli alligatori cinesi raggiungono tranquillamente i 50 anni di età; in passato si riteneva che potessero vivere solo fino a 50-60 anni, ma alcuni esemplari in cattività hanno raggiunto i 70. Tra i 50 e i 60 anni è ancora in grado di riprodursi, ma non in età successiva[22].

Alimentazione

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L'alligatore cinese è un predatore opportunista, il che significa che può catturare prede differenti a seconda della disponibilità. Ha una dieta carnivora e si nutre prevalentemente di pesci e di invertebrati, come crostacei, insetti e chiocciole, ma, se ne ha l'opportunità, non disdegna roditori e uccelli acquatici[11]. Allo stesso modo, anche il suo cugino americano cattura uccelli, pesci, rane, mammiferi e invertebrati[14]. L'alligatore cinese ha denti smussati, il che gli consente di mangiare più facilmente prede dotate di guscio[5]. Uno studio dettagliato sulla sua dieta effettuato nel 1985 dimostrò che le chiocciole costituivano la parte principale della sua dieta, il 63%: di questa percentuale, il 41% era composto da chiocciole di fiume e il 22% da chiocciole dal guscio a spirale. La dieta comprendeva anche conigli (16%), molluschi (8,3%), gamberetti (4,1%) e per il resto (6,8%) rane, pesci e insetti[18].

Vocalizzazioni

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L'alligatore cinese è una specie molto vocale ed è in grado di emettere molti suoni diversi a seconda delle circostanze[23]. Esemplari adulti di entrambi i sessi partecipano ai cori di muggiti che hanno luogo durante la stagione degli amori. Nel corso di queste esibizioni, della durata media di 10 minuti, gli alligatori rimangono immobili rispondendosi tra loro più o meno all'unisono. È probabile che questi cori siano più un modo per radunare insieme gli esemplari in età riproduttiva che un sistema di competizione[24]. Secondo il Journal of Experimental Biology, gli alligatori, facendo così, pubblicizzerebbero anche le loro dimensioni, proprio come fanno molti altri vertebrati. Le dimensioni di un determinato esemplare sono un fattore di fondamentale importanza per l'accoppiamento: le femmine, infatti, si accoppiano solamente con i maschi più grandi. Sebbene questi muggiti abbiano luogo per lo più durante la stagione degli amori, possono essere uditi in qualsiasi periodo dell'anno[25].

I giovani alligatori spesso comunicano tra loro o con i genitori, utilizzando segnali vocali, per «mantenere la coesione del gruppo»[23]. Emettono anche dei richiami quando sono in pericolo, sia per chiedere il soccorso degli adulti che per avvisare gli altri piccoli vicini della minaccia. Gli embrioni producono suoni distintivi quando sono all'interno dell'uovo, in modo da avvisare la madre che il nido è pronto per essere aperto. Queste vocalizzazioni sono acute, mentre i richiami di pericolo sono più forti[23].

Distribuzione e habitat

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L'alligatore cinese vive in specchi d'acqua dolce[2] nell'«area di transizione climatica tra regione subtropicale e temperata»[13]. Predilige le aree ai piedi delle montagne, ricche di erba e cespugli[20]. In passato era molto numeroso nelle zone umide e in altri grandi specchi d'acqua, quali fiumi e laghi, ma la distruzione dell'habitat ne ha limitato la presenza principalmente a stagni e canali di drenaggio[16]. La distruzione dell'habitat lo ha inoltre costretto a vivere in zone più elevate di quelle che prediligerebbe, dove il clima è più freddo e il suolo non è adatto a scavare gallerie. Nel corso di uno studio, l'esperto di coccodrilli John Thorbjarnarson osservò una femmina che aveva costruito il nido con aghi di pino invece che con le solite specie di piante: tutte le uova ivi deposte andarono perdute, perché gli aghi di pino non furono in grado di tenerle al caldo a dovere[26]. L'areale della specie è estremamente limitato: attualmente, gli unici luoghi in cui si può trovare in natura sono le contee di Xuancheng, Nanling, Jingxian, Wuhu, Langxi e Guangde - sei piccole aree nella provincia dell'Anhui[20]. È la sola specie della famiglia degli alligatori non originaria del Nuovo Mondo[11].

Riduzione della popolazione e dell'areale

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La più antica testimonianza dell'esistenza dell'alligatore cinese è un frammento di scheletro rinvenuto nel Giappone occidentale, risalente a 3 milioni di anni fa (Pliocene superiore). Il fossile dimostra che in passato la specie presentava dimensioni maggiori rispetto a quelle odierne, potendo raggiungere una lunghezza di almeno 200 cm. Secondo il Journal of Asian Earth Sciences, gli alligatori avrebbero raggiunto varie parti del Giappone prima di 25 milioni di anni fa o dopo i 10, per poi scomparire dall'isola durante il Plio-Pleistocene a causa dei mutamenti tettonici e del raffreddamento del clima[1].

La popolazione dell'alligatore cinese, un tempo numerosissima nell'area del bacino inferiore dello Yangtze, iniziò a diminuire nel 5000 a.C., quando iniziò a svilupparsi la civiltà cinese[27]. Questa regione fu una delle prime aree del mondo in cui l'uomo iniziò a coltivare il riso, e questo portò alla distruzione di gran parte dell'habitat dell'alligatore a vantaggio delle risaie[26]. Nel XVII secolo, gran parte dell'habitat dell'alligatore cinese era stato rimpiazzato da campi coltivati dopo che un gran numero di persone si era trasferito nella zona[28]. A partire dal XX secolo, il suo areale si era ormai ridotto a poche piccole aree attorno allo Yangtze[27]. Negli anni '50, l'alligatore era ancora presente in tre zone distinte: l'area meridionale dello Yangtze (Chang Jiang) da Pengze alla sponda occidentale del lago Tai (Tai Hu), le regioni montuose dell'Anhui meridionale, e le province del Jiangsu e dello Zhejiang, soprattutto in laghi, torrenti e paludi. A partire dagli anni '70, l'areale si era ristretto a piccole parti dell'Anhui meridionale e dello Zhejiang[29]; all'epoca la popolazione comprendeva ancora circa 1000 esemplari[2].

Nel 1998, la popolazione di alligatore cinese toccò il minimo storico: l'area più grande nella quale viveva era un piccolo stagno lungo lo Yangtze circondato da fattorie che ospitava 11 esemplari[30]. Nel 1999, la Wildlife Conservation Society stimò che in natura rimanessero 130-150 individui[17]. Secondo il New York Times, nel 2001 la popolazione era inferiore alle 130 unità; in quel periodo gli alligatori cercavano talvolta di vagabondare alla ricerca di zone di habitat disponibile, ma senza successo, in quanto il loro habitat era stato ormai convertito in risaie[26]. Nel 2003, la popolazione iniziò gradualmente ad aumentare, dopo essere rimasta grosso modo stabile tra il 1998 e il 2003. Un censimento della popolazione condotto dalla Anhui National Nature Reserve for Chinese Alligator (ANNRCA) nel 2005 stabilì che erano rimasti in natura tra 92 e 114 adulti e 66 giovani[31]. Il censimento confermò inoltre che la popolazione della specie stava aumentando in quattro siti, mentre rimaneva approssimativamente uguale in tutte le altre aree in cui viveva l'alligatore[2]. Un articolo pubblicato dal Journal of Genetics nel 2012 stimava all'epoca una popolazione di 120-150 esemplari[32] e un censimento del 2015 indicava che rimanevano in natura più o meno 136-173 alligatori[2]. Secondo Wang Renping, presidente dell'ANNRCA, nel 2017 vi erano circa 300 esemplari, tra cui individui nati in cattività e reintrodotti in natura[31].

Cause del declino

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Alla fine del XX secolo, l'alligatore cinese, considerato uno dei coccodrilli più minacciati del mondo, era minacciato soprattutto da due fattori: le uccisioni da parte dell'uomo e la distruzione dell'habitat[2]. Gran parte delle zone umide dove viveva la specie sono state distrutte per fare spazio alle risaie[26] o alle dighe[33]. Durante gli anni '70 e '80, gli abitanti talvolta uccidevano gli alligatori, in quanto considerati dannosi, pericolosi o semplicemente per la loro carne[30]. Considerati dotati della capacità di curare il raffreddore e prevenire il cancro[5][33], gli organi dell'alligatore cinese venivano a volte venduti per scopi farmaceutici[10]. In alcuni ristoranti e negozi di alimentari delle zone più prospere della Cina, ai giovani alligatori veniva consentito di girare liberi con la bocca tenuta chiusa, per poi venire in seguito uccisi per essere mangiati[34], serviti sotto forma di spezzatino assieme a riso e verdure[26]. Alla fine del XX secolo, le persone che vivevano nell'areale dell'alligatore ne mangiavano la carne perché credevano che fosse «carne di drago»[28].

Ricordiamo inoltre che nell'inverno del 1957 ebbe luogo una terribile inondazione dello Yangtze, che si ritiene abbia ucciso per annegamento un gran numero di alligatori[28]. Potrebbero aver contribuito alla diminuzione della specie anche le campagne di avvelenamento di specie considerate dannose dai contadini ma parte integrante della dieta degli alligatori, come i ratti[5] o le chiocciole; il pentaclorofenolo, un composto organoclorato utilizzato per uccidere queste ultime dal 1958, ha avvelenato accidentalmente anche gli alligatori[28]. Altri fattori che hanno contribuito alla diminuzione degli alligatori sono stati i disastri naturali e la frammentazione dell'areale[2]. Oltre a queste minacce esterne, ricordiamo il basso tasso riproduttivo in natura della specie[26].

Conservazione

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L'alligatore cinese viene classificato come specie minacciata di Classe I dal 1972, e gode pertanto del più elevato grado possibile di protezione legale, essendone vietate sia l'uccisione che la cattura[2]. Esso figura inoltre nell'Appendice I della CITES[20]. Dopo essere stato classificato per sei volte consecutive, dal 1982 al 1994, come specie in pericolo sulla Lista Rossa della IUCN, vi compare come specie in pericolo critico dal 1996[2][27]. Grazie al sostegno del governo cinese, tuttavia, parte dell'habitat dell'alligatore è stata ripristinata e protetta. Nel 1982 venne fondata la Anhui National Nature Reserve for Chinese Alligator (ANNRCA), una riserva che ricopre l'intero areale della specie[20], che estende oggi su una superficie di 18.565 ettari[2].

L'alligatore in cattività

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Two Chinese alligators among rocks
Alligatori cinesi allo zoo di Shanghai.

Attualmente, grazie ai programmi di riproduzione, il primo dei quali ebbe inizio già negli anni '70[35], vivono in cattività almeno 20.000 alligatori cinesi - più di 15.000 nell'Anhui Research Center for Chinese Alligator Reproduction (ARCCAR) e 5500 nel Changxing Nature Reserve and Breeding Center for Chinese Alligators (CNRBRCCA), senza contare quelli presenti in altre strutture più piccole. Alcuni esemplari nati in cattività sono stati reintrodotti nel loro areale originario, andando a incrementare la popolazione selvatica esistente[36]. Queste reintroduzioni sono state coronate dal successo, in quanto gli individui rilasciati si sono adattati bene alla vita in natura e si sono riprodotti[4].

I due centri di riproduzione più grandi sono situati all'interno di aree dove gli alligatori cinesi sono ancora presenti in natura, o nelle loro vicinanze. Con più o meno 15.000 esemplari in cattività nel 2016, l'Anhui Research Center for Chinese Alligator Reproduction (ARCCAR) è il maggiore di questi[2]. È situato a 5 km dalla città di Xuancheng (30°54′30″N 118°46′20″E)[18] e comprende una serie di stagni localizzati in una piccola vallata[37]. Istituito nel 1979, l'ARCCAR comprendeva originariamente 212 alligatori[31] catturati in natura nel corso del primo decennio dalla sua fondazione[38], e riceveva inoltre uova di alligatore raccolte dai residenti della zona o dallo stesso personale dell'ARCCAR che le prelevava dai nidi selvatici[39]. Nel 1988 vennero deposte le prime uova da parte di alligatori allevati in cattività. La riserva decise di reintrodurre in natura alcuni esemplari nel 2001 e i primi tre esemplari furono rilasciati nel 2003[31]. L'allevamento degli alligatori ha avuto un tale successo che l'ARCCAR ha iniziato a utilizzare gli alligatori per il consumo locale di carne e a vendere animali vivi per alimentare il mercato europeo di animali da compagnia, reinvestendo i profitti derivanti per finanziare i centri di riproduzione[40].

L'altro grande centro di riproduzione è la Changxing Chinese Alligator Nature Reserve (CCANR), situata nella contea di Changxing, nello Zhejiang, circa 92 km a est dell'ARCCAR (30°55′15″N 119°44′00″E). Originariamente conosciuto come Yinjiabian Alligator Conservation Area (尹家边扬子鳄保护区), il centro venne istituito nel 1982[40][41]. A differenza dell'ARCCAR, dove le uova vengono raccolte dal personale del centro e incubate in condizioni controllate, nel CCANR alle uova viene permesso di schiudersi naturalmente[37]. Secondo un rapporto ufficiale del 2013[42], il CCANR ospitava quasi 4000 alligatori, di cui oltre 2000 piccoli (da 1 a 3 anni), oltre 1500 giovani (da 4 a 12 anni) e 248 adulti (di più di 13 anni)[43], saliti a 5500 nel 2016[2].

Nel 2003, l'ARCCAR ricevette una donazione di 1,2 milioni di dollari dall'Amministrazione Statale delle Foreste e delle Praterie (SFGA) e 740.000 dollari dal governo dell'Anhui. Ciò ha permesso all'organizzazione di migliorare le condizioni degli esemplari tenuti in cattività, grazie alla creazione di due aree di allevamento per ospitare gli alligatori, di 1,6 ettari ciascuna, e di apportare migliorie al recinto già esistente. Il CCANR ricevette una donazione di 600.000 dollari dall'SFGA e di 800.000 dollari dal governo di Changxing, che ha consentito di ripristinare zone umide per gli alligatori e migliorare le strutture dell'organizzazione[2]. Sia l'ARCCAR che il CCANR sono anche attrazioni turistiche, dove i visitatori paganti possono vedere gli alligatori e conoscerli[44].

In varie province della Cina esistono inoltre molte altre strutture per la riproduzione degli alligatori, senza contare gli esemplari ospitati in allevamenti privati e musei[2].

Nel resto del mondo

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The Chinese alligator's head and front part of body among grass next to water
L'alligatore cinese dello Smithsonian National Zoological Park.

Sebbene di gran lunga il maggior numero di alligatori cinesi in cattività sia ospitato in centri del loro paese di origine, la specie è presente anche in molti zoo e acquari del Nord America e dell'Europa. Alcuni esemplari allevati all'estero sono stati riportati in Cina per essere reintrodotti in natura[36]. Si ritiene che i primi alligatori a lasciare la Cina siano stati alcuni esemplari trasportati negli Stati Uniti negli anni '50. Nel novembre 2017, quattro alligatori sono stati trasportati a Shizuoka, in Giappone: era dal 2006 che un alligatore non veniva portato in un altro paese[31].

Tra gli zoo e acquari nordamericani che ospitano questa specie vi sono gli zoo del Bronx,[45], di Cincinnati[36], di Philadelphia[46], di San Diego[5], di Santa Barbara[47], di St. Louis[16] e lo Smithsonian National Zoological Park[11]. In Europa sono circa 25 le strutture che ospitano alligatori cinesi, tra cui lo zoo di Barcellona (Spagna), il Bioparco di Roma (Italia), il Crocodile Zoo (Danimarca), lo zoo di Mosca (Russia), il Pairi Daiza (Belgio), il Paradise Wildlife Park (Inghilterra), il Parken Zoo (Svezia), lo zoo di Praga (Repubblica Ceca), lo zoo di Tallinn (Estonia), il Tierpark Berlin (Germania) e il Wildlands Adventure Zoo Emmen (Paesi Bassi)[48].

Nella cultura popolare

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3D artwork of the Chinese dragon on a wall
Drago cinese su un muro ad Haikou (Hainan).

Alcuni autori hanno messo in relazione l'alligatore cinese con il drago[16], la creatura protagonista di molte leggende della mitologia cinese, considerandolo come sua probabile fonte di ispirazione[49]. La teoria secondo cui il drago fosse una versione mitologica dell'alligatore era molto diffusa agli inizi del XX secolo, e venne successivamente riportata in auge da John Thorbjarnarson e Xiaoming Wang[50]. Secondo il New York Times, l'associazione con la «benevola» creatura mitologica costituirebbe un vantaggio per la specie[26].

A differenza dei draghi che compaiono nel folklore occidentale, quelli cinesi venivano considerati un simbolo di «potere reale e di buona sorte», che aiutavano e salvavano spesso le persone. I draghi cinesi sono in grado di volare e di nuotare[26], tuttavia, diversamente da quelli occidentali, sono privi di ali. Si ritiene che la natura relativamente innocua dell'alligatore abbia influito a «plasmare» la natura benevola del drago[49]. Il fatto che l'alligatore esca dal letargo agli inizi della stagione delle piogge e ritorni nella sua tana quando la portata dei fiumi diminuisce, così come quello di vivere negli specchi d'acqua, potrebbe spiegare perché il drago sia stato considerato una creatura correlata alle acque[49][50]. I tamburi fatti di pelle di alligatore che sono stati rinvenuti dagli archeologi potrebbero essere stati usati per simulare le vocalizzazioni emesse dall'animale durante la stagione degli amori, che gli antichi cinesi associavano al «potere di evocare nubi di pioggia» proprio del drago[50]. Tu long (土龙S, tǔ lóngP), uno dei nomi con cui i cinesi chiamavano in passato l'alligatore, significa letteralmente «drago di terra»[26][50]

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