Lepiota cristata

Da Teknopedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Niente fonti!
Questa voce o sezione sull'argomento funghi non cita le fonti necessarie o quelle presenti sono insufficienti.

Puoi migliorare questa voce aggiungendo citazioni da fonti attendibili secondo le linee guida sull'uso delle fonti. Segui i suggerimenti del progetto di riferimento.
Come leggere il tassoboxProgetto:Forme di vita/Come leggere il tassobox
Come leggere il tassobox
Lepiota cristata
Classificazione scientifica
DominioEukaryota
RegnoFungi
DivisioneBasidiomycota
ClasseBasidiomycetes
SottoclasseHymenomycetidae
OrdineAgaricales
FamigliaAgaricaceae
GenereLepiota
SpecieL. cristata
Nomenclatura binomiale
Lepiota cristata
(Bolt.: Fr.) P. Kumm.
Lepiota cristata
Caratteristiche morfologiche
Cappello
convesso
Imenio
Lamelle
libere
Sporata
bianca
Velo
anello
Carne
immutabile
Ecologia
Commestibilità
velenoso

Lepiota cristata (Alb. & Schwein. ex Fr.) Kummer

La Lepiota cristata, dal latino "cristatus" ossia "munito di cresta" a causa delle scaglie sul cappello, volgarmente conosciuta come Falsa mazza di tamburo, Bubbola falsa o Cucamela. Si tratta di un fungo velenoso che causa sindrome gastrointestinale, i cui sintomi compaiono entro 2-3 ore dall'ingestione. Sebbene diverse fonti riportano che si tratta di un fungo velenoso mortale che provoca una sindrome da intossicazione simile a quella falloidea, in realtà è stato dimostrato che non contiene né amanitinefalloidine[1].

Potrebbe trarre in inganno il raccoglitore inesperto in virtù della sua vaga rassomiglianza con la famosa Macrolepiota procera o Mazza di Tamburo, ottimo fungo commestibile purché ben cotto. La differenza più evidente risiede nelle dimensioni: non andrebbero infatti mai raccolti e consumati funghi del genere Lepiota o Macrolepiota che, da aperti, siano di piccola taglia. In genere, quando si va in cerca di Macrolepiota procera, è buona norma ricordarsi del suo eloquente nome comune inglese Parasol, che non a caso indica le ragguardevoli dimensioni della specie.

Funghi invece che, per quanto simili nell'aspetto soprattutto a causa della superficie del cappello dissociata in squame irregolari, si attestino su misure di altezza e larghezza contenute, non vanno mai consumati: sono in genere tutti tossici.

Altri aspetti che lo rendono riconoscibile ad un occhio più allenato sono il colore biancastro di cappello e gambo, le squame molto evidenti bruno rossastre e il caratteristico odore sgradevole; anche l'anello infero inserito nel gambo può essere un carattere utile per il riconoscimento, così come la sua crescita talvolta cespitosa.

Descrizione della specie

[modifica | modifica wikitesto]

Dai 20 a 50 millimetri, campanulato conico, poi più aperto e disteso, munito di ottuso e marcato umbone centrale. Superficie liscia e feltrata che presto si dissocia in squame irregolari a partire dal margine, di colore bruno rossiccio o bruno scuro. Il centro del cappello invece rimane unito, non squamato e di colore più scuro, da bruno rossiccio a quasi nero. Al di sotto delle squame dissociate si vede chiaramente il colore biancastro della carne sottostante.

Le lamelle sono molto fitte, ventricose, di colore bianco (fungo leucosporeo) leggermente ingiallenti o rosate, distaccate dal gambo.

Da 30 a 50 millimetri d'altezza, spessore da 2 a 4 millimetri, cilindrico, prima fistoloso poi cavo, liscio, munito di ampio anello membranaceo evidente ma molto fugace, di colore bianco con riflessi rosati o violetti specie nella parte inferiore.

Bianca fioccosa e fragile nel cappello, più fibrosa e rosata nel gambo.

Spore bianche in massa, ovali, con sperone laterale, 6-8 x 3-3,5 µm.

Ubiquitaria, vive indifferentemente in boschi, prati, radure, tra l'erba di parchi e giardini, spesso gregaria in piccoli gruppi, talvolta cespitosa; periodo dall'estate all'autunno.

Commestibilità

[modifica | modifica wikitesto]

Velenosa, i sintomi dell'avvelenamento si manifestano entro 2-3 ore dall'ingestione, provocando sindrome gastrointestinale con nausea, vomito, diarrea e crampi.

Specie simili

[modifica | modifica wikitesto]

Difficilmente confondibile con Macrolepiota procera a causa delle dimensioni. Tuttavia, in condizioni climatiche ed ambientali particolari, la M. procera si presenta di dimensioni assai ridotte rispetto alla norma e pertanto potrebbe essere anch'essa confusa con questa specie specie. Altre specie di funghi simili sono ad esempio:

  1. Macrolepiota excoriata (edule), che si distingue per la tipica lacerazione della pellicola al margine del cappello e per il gambo sostanzialmente privo di decorazioni ed appena sfumato.
  2. Macrolepiota mastoidea (edule), che però si distingue facilmente per l'umbone aguzzo, il cappello che ricorda una mammella, e la poco evidente decorazione screziata sul gambo.
  3. Chlorophyllum molybdites sin. Macrolepiota molybdites o Lepiota morgani (velenoso), assai simile per dimensioni alla procera ma dalla sporata verdastra e diversamente decorato sul gambo e sul cappello.
  4. Chlorophyllum rhacodes (velenoso), in particolare quando il cappello è ancora sferoidale, che presenta un deciso viraggio della carne all'arancio e poi al rosso.
  5. Lepiota brunneoincarnata (velenosa mortale), uno fra i più famosi e pericolosi rappresentanti delle Lepiota di piccola taglia dalle quali diffidare; contiene infatti anch'essa tossine analoghe a quelle presenti nelle amanite mortali (Amanita phalloides, Amanita virosa, Amanita verna), e per questo motivo può causare delle intossicazioni letali: non raccogliere quindi "mazze di tamburo" o "bubbole" qualora il diametro del cappello aperto non raggiunga almeno i 12–15 cm.
  • Bubbola Falsa
  • Falsa mazza di tamburo
  • Cucamela
  1. ^ Ismail Yilmaz, Ilgaz Akata e Sinan Bakirci, Lepiota cristata does not contain amatoxins or phallotoxins, in Toxin Reviews, vol. 37, n. 2, 3 aprile 2018, pp. 149–153, DOI:10.1080/15569543.2017.1337034. URL consultato il 26 settembre 2022.

Altri progetti

[modifica | modifica wikitesto]
  Portale Micologia: accedi alle voci di Teknopedia che trattano di micologia