Francesco Maria d'Este
Francesco Maria d'Este vescovo della Chiesa cattolica | |
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Incarichi ricoperti | |
Nato | 10 settembre 1743 a Venezia |
Ordinato presbitero | 7 maggio 1780 |
Nominato vescovo | 2 aprile 1781 da papa Pio VI |
Consacrato vescovo | 27 maggio 1781 dal vescovo Giuseppe Maria Fogliani |
Deceduto | 17 maggio 1821 (77 anni) a Reggio Emilia |
Francesco Maria d'Este (Venezia, 10 settembre 1743 – Reggio Emilia, 17 maggio 1821) è stato un vescovo cattolico italiano.
Biografia
[modifica | modifica wikitesto]Francesco Maria nacque a Venezia nel 1743, figlio illegittimo di Francesco III d'Este, duca di Modena e Reggio e di Stéphanie de Mouton, damigella di corte della moglie Carlotta Aglae d'Orléans.[1] Ebbe un fratello, Federico Benedetto.[2]
Ricevettero, alla nascita, il cognome anagrammatico Tesdè. Il padre in seguito li legittimò, ma dispose che potessero usare il cognome d'Este solo dopo la sua morte, avvenuta nel 1780.[1]
Nel 1750 Francesco Maria fu posto nel collegio dei Gesuiti di Prato, iniziando la vita ecclesiastica e ricevendo il beneficio semplice del priorato di San Giorgio, eretto nella chiesa arcipretale di Bondeno, nel 1752.[3] Passò al Seminario romano nel 1756, dove cominciò a ricevere il titolo, probabilmente di cortesia, di conte - poi monsignore - di Sant'Andrea.[1] Si laureò in utroque iure alla Sapienza il 14 luglio 1774 e lo stesso anno fu nominato protonotario apostolico partecipante. Fu referendario di entrambe le Segnature.[4] Divenne abate commendatario perpetuo di San Silvestro di Nonantola dal 1º marzo 1780,[5] aggiungendovi la nomina a vescovo titolare di Anastasiopoli in partibus infidelium il 2 aprile 1781. Ricevette l'ordinazione episcopale il 27 maggio nella chiesa modenese di San Biagio al Carmine per mano del vescovo di Modena Giuseppe Maria Fogliani. Il 26 settembre 1785 venne promosso alla sede episcopale di Reggio Emilia, mantenendo però anche l'abbazia di Nonantola in quanto commendatario perpetuo.[4]
Nel 1812 fu nominato da Napoleone barone del Regno d'Italia.
Morì nel palazzo vescovile di Reggio il 17 maggio 1821.[1][6]
Abate commendatario di Nonantola
[modifica | modifica wikitesto]Fece ingresso solenne il 30 dicembre 1780.[7] Appena nominato prese residenza presso l'abbazia, interessandosi attivamente alla cura della diocesi abbaziale. Il 2 aprile 1781 fu nominato vescovo titolare di Anastasiopoli, potendo così amministrare egli stesso gli ordini maggiori per i chierici del territorio abbaziale. Nei primi cinque anni visitò di persona tutte le parrocchie di sua giurisdizione, sia nel modenese, sia quelle competenti per antico diritto: San Marco in Città della Pergola, Santi Biagio e Abbondio in Serra Sant'Abbondio, San Michele arcangelo in Sassoferrato. Istituì un collegio di canonici nella cattedrale con decreto del 13 dicembre 1795, dopo averlo comunicato alla Congregazione dei vescovi e regolari. Ottenne che Girolamo Tiraboschi redigesse la monumentale Storia dell'augusta Badia di Nonantola, il cui sforzo complessivo resta tuttora insuperato, i due volumi della quale furono stampati nel 1784 e nel 1785.[8] Ampliò il seminario locale e ne curò la qualità dell'istruzione. Ancora verso la fine della sua vita, con un donativo di mille zecchini contribuì al restauro dell'edificio, del quale era bruciato il tetto nella notte del 16 dicembre 1820. Fece progettare vari rifacimenti della chiesa e del palazzo abbaziali, ma non li poté attuare a causa delle arie di guerra dalla Francia e della successiva invasione.
Il 2 giugno 1798 il Direttorio della Repubblica Cisalpina decretò la soppressione delle abbazie, la demanializzazione dei loro beni e il passaggio delle loro parrocchie alla diocesi più vicina. Similmente accadde per i seminari il successivo 21 luglio, e così per confraternite e collegi canonicali. In questo modo a Nonantola la parrocchia fu la sola realtà ecclesiale che sopravvisse. I canonici continuarono però l'ufficiatura della cattedrale a titolo volontario. Un Collegio Nazionale per alunni laici prese il posto del seminario. Nel 1802 la Repubblica Italiana riassegnò a Francesco Maria i beni nonantolani non ancora alienati, ma il concordato tra quella Repubblica e la Santa Sede del 16 settembre 1803 stabilì che gli episcopati di Bertinoro e Sarsina e le abbazie di Asola e Nonantola venissero soppresse. Francesco Maria rinunciò quindi l'abbazia al papa, il quale però gliela riassegnò con mandato di amministratore apostolico vita natural durante, poiché la collazione originaria era avvenuta a titolo di perpetuo commendatario.
Il 15 luglio 1814, alla cessazione del regime napoleonico, Francesco IV nuovo duca di Modena e Reggio, fece ingresso nei suoi stati attraversando il confine precisamente a Nonantola; il duca era accompagnato dalla consorte Maria Beatrice e dal fratello Massimiliano e venne accolto sulla soglia della cattedrale di San Silvestro dall'anziano prozio, il vescovo e abate Francesco Maria, fratellastro del nonno Ercole III.
Venendo progressivamente a mancare i canonici collegiati per la cattedrale, li sostituì con canonici onorari, designati tra il clero di Nonantola, del seminario locale e da parrocchie della diocesi abbaziale.
Si spense vedendo assicurato il futuro dell'abbazia, poiché il duca Francesco IV ottenne dal papa Pio VII la revoca degli accordi del 1803 e il ripristino della sede abbaziale. Il breve apostolico del 23 gennaio 1821 stabilì che di lì in avanti l'abbazia territoriale di Nonantola, ridotta alle parrocchie comprese nello Stato Estense, fosse stabilmente assegnata al vescovo pro tempore di Modena, il quale l'avrebbe detenuta a titolo di commenda, perciò mantenendone distinta in tutto l'amministrazione.
Alla sua morte i canonici fecero murare nella sala del seminario una lapide marmorea con iscrizione latina, fatta comporre a Filippo Schiassi[9]:
FRANCISCVS MARIA ATESTINVS ABBAS NONANTVLANVS EPISC. ANASTASIOPOLITANOR. EPISC. REGIENSIVM CVIVS AVSPICIIS A HIERONIMO TIRABOSCHIO NONANTVLANA HISTORIA LABORIOSIS DOCTISQVE VOLVMINIBVS INLVSTRATA EST COLLEGIUM CANONICORVM CONSTITVIT AEDES SACRI SEMINARII IN MELIOREM AMPLIOREMQVE FORMAM INSTAVRAVIT VIR LIBERALITATE ET MVNIFICENTIA QVAS INSIGNIS LITTERARVM CVLTVS ORNABAT RELIGIONE IDEM ET MODESTIA INQVE SUMMA TEMPORVM ACERBITATE SINGVLARI ANIMI CONSTANTIA AEQUALIBUS POSTERISQVE SVSPICIENDVS DECESSIT XII K. IVN. AN. MDCCCXXI CANONICI ET PRAEPOSITI SACRI SEMINARII ANTISTITIS OPT. BENEMERENTISSIMI MEMORIAM LITTERIS CONSIGNANDAM CENSVERE
Vescovo di Reggio Emilia
[modifica | modifica wikitesto]Eletto vescovo di Reggio il 26 settembre 1785, prese possesso il 2 gennaio 1786.[10]
Genealogia episcopale e successione apostolica
[modifica | modifica wikitesto]La genealogia episcopale è:
- Cardinale Scipione Rebiba
- Cardinale Giulio Antonio Santorio
- Cardinale Girolamo Bernerio, O.P.
- Arcivescovo Galeazzo Sanvitale
- Cardinale Ludovico Ludovisi
- Cardinale Luigi Caetani
- Cardinale Ulderico Carpegna
- Cardinale Paluzzo Paluzzi Altieri degli Albertoni
- Papa Benedetto XIII
- Papa Benedetto XIV
- Cardinale Giorgio Doria
- Vescovo Giuseppe Maria Fogliani
- Vescovo Francesco Maria d'Este (1781)
La successione apostolica è:
- Vescovo Giuseppe Bartolomeo Menochio (1796)
Ascendenza
[modifica | modifica wikitesto]Genitori | Nonni | Bisnonni | Trisnonni | ||||||||||
Francesco I d'Este | Alfonso III d'Este | ||||||||||||
Isabella di Savoia | |||||||||||||
Rinaldo d'Este | |||||||||||||
Lucrezia Barberini | Taddeo Barberini | ||||||||||||
Anna Colonna | |||||||||||||
Francesco III d'Este | |||||||||||||
Giovanni Federico di Brunswick-Lüneburg | Giorgio di Brunswick-Lüneburg | ||||||||||||
Anna Eleonora d'Assia-Darmstadt | |||||||||||||
Carlotta Felicita di Brunswick e Lüneburg | |||||||||||||
Benedetta Enrichetta del Palatinato | Edoardo del Palatinato-Simmern | ||||||||||||
Anna Maria di Gonzaga-Nevers | |||||||||||||
Francesco Maria d'Este | |||||||||||||
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Stéphanie de Mouton | |||||||||||||
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… | |||||||||||||
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ a b c d Spaggiari-Trenti, pp. 65-66.
- ^ Federico Benedetto fu cavaliere di giustizia dell'Ordine di Malta e, all'invasione francese nel 1796, fu incaricato di negoziare con Napoleone dal fratellastro duca Ercole III, dopodiché si ritirò a Reggio, presso il fratello vescovo, dove morì nel 1820. Spaggiari-Trenti, pp. 65-66.
- ^ Agosti, p. 221. Francesco Maria ricevette il beneficio con bolla di papa Benedetto XIV del 13 gennaio 1752, con immissione in possesso al 17 ottobre 1755, ma le cui rendite andavano alla tesoreria ducale. Andarono direttamente al beneficiato dal 1760. Agosti, pp. 221-222, nota 19.
- ^ a b Ritzler-Sefrin.
- ^ Tiraboschi, vol. I, p. 183.
- ^ Chiappini.
- ^ Tutto il presente paragrafo costituisce una sintesi di Montagnani, pp. 76-99.
- ^ Girolamo Tiraboschi, Storia dell'augusta badia di S. Silvestro di Nonantola aggiuntovi il codice diplomatico della medesima illustrato con note, vol. I-II, Modena, Società Tipografica, 1784-1785.
- ^ La lapide oggi non esiste più. Il testo qui trascritto è così come riportato da Montagnani, p. 96.
- ^ Agosti, p. 223.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Gaetano Montagnani, Storia dell'augusta badia di S. Silvestro di Nonantola compendiata e continuata fino al presente, Modena, Regia Tipografia Camerale, 1838.
- Angelo Spaggiari e Giuseppe Trenti, Gli stemmi estensi ed austro-estensi. Profilo storico, Modena, Aedes Muratoriana, 1985.
- Luciano Chiappini, Gli Estensi, Ferrara, Corbo Editore, 2001.
- Guido Agosti, Prelati e giacobini: il vescovo Francesco Maria d'Este, il venerabile Giuseppe Bartolomeo Menochio e la rivoluzione del 1796, collana Atti e memorie della Deputazione di storia patria per le antiche provincie modenesi, serie XI, vol. VI (1984), pp. 211-274.
- Remigius Ritzler e Pirminus Sefrin, Hierarchia Catholica medii et recentioris aevii, VI, Padova, Il Messaggero di S. Antonio, 1958, pp. 82, 355.
- Girolamo Tiraboschi, Storia dell'augusta badia di S. Silvestro di Nonantola aggiuntovi il codice diplomatico della medesima illustrato con note, vol. I-II, Modena, Società Tipografica, 1784-1785.
Altri progetti
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Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- (EN) David M. Cheney, Francesco Maria d'Este, in Catholic Hierarchy.