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Indice

  • Inizio
  • 1 Biografia
  • 2 Alcuni giudizi su Francesco Coccapieller
    • 2.1 Cesare Lombroso
    • 2.2 Benedetto Croce
  • 3 Note
  • 4 Bibliografia
  • 5 Voci correlate
  • 6 Altri progetti
  • 7 Collegamenti esterni

Francesco Coccapieller

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Francesco Coccapieller

Deputato del Regno d'Italia
LegislaturaXV, XVI
Sito istituzionale

Dati generali
Professionegiornalista

Francesco Coccapieller, all'anagrafe Francesco Guggabueller, detto sor Checco (Roma, 4 ottobre 1831 – Roma, 7 aprile 1901), è stato un giornalista e politico italiano.

Biografia

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Francesco Coccapieller[1] fu una caratteristica figura di popolano dei primi anni di Roma capitale.

Nato a Roma nel 1831, figlio di una guardia svizzera[2], si arruolò nel 1847 nei dragoni pontifici[2], combatté giovanissimo nella prima guerra di indipendenza[3] e, come garibaldino, nella battaglia di Mentana del 1867 contro le truppe franco-pontificie[3]. Fu istruttore presso la Scuola militare di cavalleria di Pinerolo[3] e anche dopo aver lasciato la Scuola, amava ancora passeggiare per le vie cittadine indossando stivaloni e speroni. Oratore approssimativo ma efficace, arringava i concittadini sulle malefatte dei politici.

Nel 1882 rilevò il quotidiano romano Eco dell'operaio ove pubblicò una serie di articoli di tono scandalistico e antipartitico, che anticipavano il fenomeno qualunquistico del secondo dopoguerra di Guglielmo Giannini ed i toni del suo settimanale L'Uomo qualunque. Il giornale aumentò la tiratura ma, fatto oggetto di intimidazioni e minacce, fu costretto ben presto a cessare le pubblicazioni.

Il processo alla Banca Romana (L'Illustrazione Italiana, 1894)

Poco dopo, insieme con Ricciotti Garibaldi, figlio dell'eroe dei due mondi, fondò il nuovo quotidiano Ezio II, ossia il Carro di Checco[3]. Anche questa iniziativa editoriale, per il contenuto dei suoi articoli, provocò critiche e rancori in tutti gli orientamenti politici. Il repubblicano Angelo Tognetti, macellaio, offeso per il discredito che gli articoli del sor Checco arrecavano alla sua parte politica, lo affrontò nell'osteria di sora Amalia[4] con la pistola in mano: ma Coccapellier, anche lui armato e più lesto, lo ferì gravemente.

Mentre era in prigione per eccesso di legittima difesa nelle Carceri nuove di via Giulia [5], fu eletto alla Camera dei deputati del Regno d'Italia e rimesso in libertà. I suoi interventi nell'aula parlamentare furono peraltro accolti con ironia dagli altri deputati.

Un suo articolo contribuì a far conoscere il famoso scandalo della Banca Romana, denunciato poi in Parlamento da Napoleone Colajanni nel 1892. Le successive vicende dell'inchiesta parlamentare portarono alle dimissioni del presidente del Consiglio Giolitti e alla caduta, alla fine del 1893, del suo primo governo.

Massone, fu membro del Grande Oriente d'Italia, dal quale fu espulso in seguito alla sua campagna diffamatoria conto l'Ordine massonico[6].

Più volte querelato e condannato, alla fine del mandato parlamentare tornò in galera. Negli ultimi anni perse gradualmente il consenso popolare e quello dei suoi lettori. Morì nella città natale, quasi settantenne, ormai in povertà, nel 1901.

Alcuni giudizi su Francesco Coccapieller

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Cesare Lombroso

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Cesare Lombroso: esaminò i caratteri fisiognomici del Coccapieller
Benedetto Croce: giudicò severamente il Coccapieller

La singolare personalità di Coccapieller richiamò l'attenzione, tra gli altri, del noto antropologo e criminologo Cesare Lombroso che ne parlò diffusamente in due volumi citati in Bibliografia. In particolare nel capitolo terzo, pagina 71, del suo Tre tribuni studiati da un alienista. Lo studioso veronese ne offre un ritratto, fisico e psicologico, particolarmente gustoso:

«È il Coccapieller un uomo di statura elevata, con fronte alquanto sfuggente e seni frontali spiccati. La testa tende assai più all'ultrabrachicefalia che non avvenga nel più dei Romani attuali, i quali pendono al dolicocefalo; e relativamente alla statura è di volume piuttosto scarso.»

Anche lo sguardo di Coccapieller non sfugge all'indagine scientifica lombrosiana:

«Gli occhi, senza essere strabici, hanno poca parallassi fra di loro; e se non fosse errabondo come di chi temesse continuamente un agguato, lo sguardo, come la fisionomia, avrebbe un'impronta di bonomia quasi giovanile e non mostrerebbe alcuno dei caratteri dell'uomo criminale e meno ancora dell'alienato.»

E, per finire, un'analisi grafologica che si conclude con la citazione di un detto toscano ardito ma indubbiamente efficace:

«Anche la scrittura, ricca di prolungamenti, di graffe a lettere allungate, uniformi, non ha nulla dell'alienato e nemmeno del mattoide; è propria, piuttosto, d'un uomo astuto ed abile nei commerci — d'una volpe, direbbero i toscani, che abbia pisciato su molte nevi.[7]»

Benedetto Croce

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Nella sua Storia d'Italia dal 1871 al 1915, Croce esprime un giudizio fortemente negativo (triviale censore e cervello squilibrato) sul Coccapellier: nel capitolo III, La vita politica e morale (1871-1887), il filosofo, accostandolo al giornalista e sociologo Pietro Sbarbaro, scrive:

«Segno di questo discredito [il livello del governo d’Italia] gettato sulla vita pubblica italiana fu l’ascolto, il credito, il plauso, il séguito che ottennero triviali censori e cervelli squilibrati, il tribuno Coccapieller, che pubblicava un suo foglio, l'Ezio II, e tra l’82 e l’86 fu eletto più volte deputato di Roma, e il professore Sbarbaro, del quale il giornale Le Forche Caudine era letto avidamente negli stessi anni, e che anch’esso dal favore del pubblico e degli elettori fu liberato dal carcere e mandato alla Camera nel 1886.[8]»

Note

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  1. ^ Il cognome Coccapieller deriva, forse, da un errore di trascrizione nel registro dei battesimi dell'originale Guggabueller. Fonte: Cristiano Armati e Yari Selvetella, opera citata in Bibliografia, pagina 39. Gli irriverenti romani, saltando a pie' pari gli ostici cognomi, quello anagrafico e l'altro battesimale, preferirono chiamarlo con un più semplice e familiare sor Checco.
  2. ^ a b Fonte: Giovanni Di Benedetto e Claudio Rendina, Storia di Roma moderna e contemporanea, Roma, Newton & Compton editori, 1998, p. 300. ISBN 88-8289-602-1.
  3. ^ a b c d Fonte: Lauro Rossi, Dizionario Biografico degli Italiani. Riferimenti in Collegamenti esterni.
  4. ^ Vedi Processo Tognetti-Coccapieller citato in Bibliografia.
  5. ^ Le Carceri Nuove di via Giulia, volute da papa Innocenzo X e terminate di costruire nel 1655, avevano sostituito quelle vecchie di Tordinona e Corte Savella.
  6. ^ Aldo A. Mola,Storia della Massoneria in Italia, Bompiani/Giunti, Firenze-Milano, 2018, p. 194-195.
  7. ^ Con il senso di "aver vissuto molte esperienze" e, quindi, di essere un uomo navigato ed esperto. Vedi: Lessicografia della Crusca, IV edizione (1729-1738) del Vocabolario degli accademici della Crusca Copia archiviata, su lessicografia.it. URL consultato il 22 maggio 2011 (archiviato dall'url originale il 25 gennaio 2014).
  8. ^ Benedetto Croce, Storia d'Italia dal 1871 al 1915, Roma-Bari, Laterza, 1985.

Bibliografia

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  • A. Calmi, Francesco Coccapieller, Firenze, Tip. A. Liet., 1883.
  • Processo Tognetti-Coccapieller: resoconto stenografico. Il fatto di Via Vittoria nell'Osteria della sora Amalia nella sera del 10 agosto 1882, Roma, E. Perino, 1883.
  • Francesco Coccapieller, Proposta di legge sui veterani e reduci e l'infanzia abbandonata, presa in considerazione dalla camera dei deputati nella tornata dell'8 marzo 1888, Roma, G. Ciotola, 1888.
  • Bruno Cassinelli, Coccapieller: tipi e caricature della Roma dopo il '70, Roma, Maglione, 1932.
  • Bruno Cassinelli, Semidei dell'imbroglio: Cagliostro. Coccapieller. Kreuger, re dei fiammiferi, Milano, Dall'oglio, 1957.
  • Cesare Lombroso, Tre tribuni studiati da un alienista, Torino, Bocca, 1887. (Nel Capitolo III, Un tribuno moderno, è esaminata la personalità di Coccapieller).
  • Cesare Lombroso, Questi tribuni..., Lungro di Cosenza, Marco, 1989. (Sono messe a confronto le personalità di Cola di Rienzo e Coccapieller).
  • Giovanni Di Benedetto e Claudio Rendina, Storia di Roma moderna e contemporanea, Roma, Newton Compton, 2001, pp. 300–01. ISBN 88-8289-602-1.
  • Cristiano Armati e Yari Selvetella, Roma criminale, Roma, Newton Compton, 2006, pp. 39–41, 43. ISBN 88-541-0706-9.

Voci correlate

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  • Scandalo della Banca Romana

Altri progetti

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Altri progetti

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Collegamenti esterni

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  • Lauro Rossi, COCCAPIELLER, Francesco, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 26, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1982. Modifica su Wikidata
  • Francesco Coccapieller, su storia.camera.it, Camera dei deputati. Modifica su Wikidata
  • Tre tribuni studiati da un alienista di Cesare Lombroso, sito "Internet Archive". Nel capitolo III, Un tribuno moderno, è esaminata la personalità di Francesco Coccapieller.
  • Coccapieller al Circo divertente articolo di un anonimo cronista sul banchetto offerto a Coccapellier dai suoi elettori in occasione dell'onomastico del deputato. Da La Stampa del 26 ottobre 1896, p. 2. Archivio storico. URL consultato il 1º giugno 2012.
  • Agli elettori componenti il comitato elettorale del rione Monti, di Francesco Coccapieller, 1870, sito "Internet Archive". URL consultato il 22 aprile 2016.
Controllo di autoritàVIAF (EN) 88634323 · ISNI (EN) 0000 0000 6191 0711 · BAV 495/165406 · GND (DE) 1260417751 · BNF (FR) cb122399691 (data)
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