Indice
Framing (scienze sociali)
Negli studi sui mezzi di comunicazione di massa, in sociologia e psicologia il termine framing si riferisce ad un processo inevitabile di influenza selettiva sulla percezione dei significati che un individuo attribuisce a parole o frasi. Il framing definisce la "confezione" di un elemento di retorica in modo da incoraggiare certe interpretazioni e scoraggiarne altre. I mass media o specifici movimenti politici o sociali, oppure determinate organizzazioni, possono stabilire dei frames[1] (nel senso specificato) correlati all'uso dei media stessi.
Un lavoro pionieristico sugli effetti del framing in economia, come quello condotto da Amos Tversky e Daniel Kahneman, ha valso a quest'ultimo l'assegnazione di un Premio Nobel.
Storia
[modifica | modifica wikitesto]Molti commentatori attribuiscono il concetto di framing al lavoro di Erving Goffman, ed in particolare al suo Frame analysis: An essay on the organization of experience del 1974[2]. Goffman usava l'idea per definire "schemi di interpretazione" che permettono a individui o gruppi di "collocare, percepire, identificare e classificare" eventi e fatti, in tal modo strutturando il significato, organizzando le esperienze, guidando le azioni. La nozione goffmaniana di framing prende le mosse dal suo La vita quotidiana come rappresentazione (1959), un saggio sul controllo espressivo. Queste opere, a loro volta, si ispirano marcatamente al concetto di immagine elaborato da Kenneth Boulding nel 1956. George Lakoff, nella didattica del suo corso di scienze cognitive presso l'Università della California a Berkeley, ingiunge agli studenti:
- «Non pensate a un elefante!».
Secondo Lakoff, a quel punto non si può fare a meno di pensare ad un elefante, poiché la mera menzione della parola elefante evoca inevitabilmente l'immagine elefante (ed un frame di "accompagnamento").
Nella sfera pubblica
[modifica | modifica wikitesto]Il framing è divenuto un argomento politico di primo piano negli Stati Uniti d'America, in cui democratici e repubblicani fanno a gara nell'applicarlo con maggior efficacia. Secondo il New York Times, «Anche prima delle elezioni, una nuova parola politica ha iniziato a conquistare il partito, partendo dalla West Coast e diffondendosi come un virus fino agli uffici interni del Campidoglio. Quella parola è framing. Esattamente cosa significhi in relazione al tema frame sembra dipendere da quale esponente democratico sia il tuo interlocutore del momento, ma tutti son d'accordo che deve avere a che fare con la scelta del linguaggio per definire un dibattito, e, quel che più conta, con appropriati temi individuali nel contesto di linee argomentative di più ampio respiro»[3].
Lakoff diede un suggerimento che provocò ilarità generalizzata[4]: ribattezzare i legali (categoria scarsamente popolare negli USA) come "avvocati di pubblica protezione". Sebbene questo consiglio non abbia avuto ampio seguito, effettivamente la Association of Trial Lawyers of America cambiò denominazione, divenendo la American Association of Justice, e la Chamber of Commerce ravvisò in questa mossa un espediente per nascondere la propria identità[5].
Il New York Times descrisse analoga attenzione tra i repubblicani: «In un recente promemoria, intitolato "le 14 parole da non usare mai", Frank Luntz ha insistito perché i conservatori si limitino ad usare frasi tratte da quello che lui chiama ... il "Nuovo vocabolario americano". Così, a parere di Luntz, un repubblicano avveduto non nominerà mai la "ricerca petrolifera", ma preferirà piuttosto dire "esplorazione energetica". Non criticherà il "governo", che pulisce le nostre strade e paga i nostri pompieri, ma attaccherà "Washington", assetata insaziabilmente di tasse e pastoie burocratiche. Non nomineremo mai l'outsourcing — dice Luntz — perché di conseguenza ci chiederebbero di difendere o far cessare la prassi industriale di delocalizzare all'estero il lavoro "americano"»[3].
Da un punto di vista politico, il framing ha ampie conseguenze. Per esempio, i concetti di framing e di agenda setting sono legati: richiamando coerentemente un frame particolare, l'esecutore del framing esercita un efficace controllo sulla discussione e sulla percezione dell'argomento. Sheldon Rampton e John Stauber in Trust Us, We're Experts illustrano in che modo le società di pubbliche relazioni (PR) spesso usino il linguaggio per applicare un frame ad un dato argomento, strutturando le domande che emergono di seguito. Per esempio, una società consiglia i suoi clienti di usare un bridging language, che usa, cioè, la strategia di rispondere alle domande con termini o idee specificamente volti all'intento di sviare il discorso: da un argomento scomodo, ad uno più gradito[6]. Pertanto, chi pratica questa strategia tenterà verosimilmente di distogliere l'attenzione da un frame, focalizzandola piuttosto su un altro (ovviamente più favorevole ai suoi interessi). Come nota Lakoff, il giorno in cui George W. Bush iniziò il suo alto ufficio, l'espressione "riduzione delle tasse" cominciò a diventare estranea alla Casa Bianca"[7]. Rimettendo a fuoco la struttura da un frame ad un altro (da "onere fiscale" a "responsabilità fiscale"), i singoli possono fissare l'ordine del giorno (agenda setting) delle domande a cui dovranno rispondere.
Framing effect nelle decisioni economiche
[modifica | modifica wikitesto]«Il termine dipendenza da incorniciamento significa che il modo in cui si comportano le persone dipende dal modo in cui i loro problemi decisionali sono stati incorniciati. Shefrin (2000)»
Come detto sopra questo fenomeno, in economia, è stato studiato dallo psicologo Amos Tversky della Stanford University e dal Premio Nobel per l'economia Daniel Kahneman, i quali hanno individuato due tipologie di frame nel corso della negoziazione: il frame di guadagno e il frame di perdita. Questi probabilmente dipendono da una combinazione di credenze, valori attitudini e modelli mentali. Il primo frame indica che il negoziatore presenta la trattativa come un'occasione di produrre guadagno (positive frame), mentre il secondo indica che il negoziatore pensa alla trattativa come un momento in cui c'è qualcosa da perdere (negative frame).
Il professor M. H. Bazerman dell'Università di Harvard, in un esperimento del 1983[8], ha studiato il fenomeno in ambito economico, utilizzando due scenari:
+ Scenario A. "Un famoso gruppo automobilistico è stato oggetto di recente di numerose difficoltà economiche, che, sembra, porteranno alla chiusura di tre stabilimenti e al licenziamento di 6000 dipendenti. Il responsabile produzione sta considerando diverse alternative per evitare la crisi e ha prospettato due piani:
- piano A: salvataggio sicuro di 1 dei 3 stabilimenti e di 2000 posti di lavoro;
- piano B: 1/3 di probabilità di salvare tutti e 3 gli stabilimenti e tutti i 6000 posti di lavoro, ma 2/3 di probabilità che non venga salvato nessuno stabilimento e nessun posto di lavoro"
+ Scenario B. "[Idem sopra]:
- piano A: perdita sicura di 2 di 3 stabilimenti e di 4000 posti di lavoro;
- piano B: 2/3 di probabilità di perdere tutti e 3 gli stabilimenti e tutti i 6000 posti di lavoro, ma 1/3 di probabilità che non vada perduto nessuno stabilimento e nessun posto di lavoro".
Osserviamo come l'opzione A del primo scenario corrisponda alla A del secondo, e la B del primo a quella del secondo. Bazerman, ha però rilevato che i due campioni di soggetti a cui venivano sottoposti i due scenari davano risposte opposte: circa l'80% del primo campione sceglieva il piano A dello primo scenario, mentre l'80% del secondo campione sceglieva il piano B del secondo scenario.
Presentiamo ancora un esperimento condotto su un certo numero di traders[9]. È un esperimento condotto su un mercato azionario, con 64 titoli in 8 mercati, e che indica come delle informazioni irrilevanti influenzino il comportamento dei soggetti che scambiano. “Positively” e “negatively framed informations” portano a risultati molto diversi. Inoltre una variazione della probabilità delle informazioni “incorniciate” non modifica il volume di scambi. Anche questo esperimento sembra confermare le teorie di Amos Tversky e Daniel Kahneman, inoltre i partecipanti che fanno esperienza di guadagni vendono più velocemente i loro titoli dei partecipanti che hanno esperienze di perdite, e i soggetti che ricevono le informazioni “incorniciate positivamente” generalmente vendono i titoli dopo i colleghi che invece ricevono le informazioni “incorniciate negativamente”.
Solitamente, dunque, si preferisce (relativamente alle possibilità di guadagno – “positive framing-effect”) un'opzione di tipo certo, un'assicurazione di guadagno, per cui prevale l'aspetto di avversione al rischio. Abbiamo invece un'inversione d'atteggiamento quando il decisor-makers decide in termini “negativi”; allora in questo caso viene “assopito” il senso di avversione al rischio.
Si tratta dunque di una teoria che supera quella classica, utilitarista di avversione al rischio secondo cui la curva di utilità sarebbe semplicemente rappresentata da una funzione concava. In realtà la convessità varierebbe in funzione dell'incorniciamento dato durante la presentazione della situazione al decisore.
Questo tipo di studi in realtà verrà applicato negli studi di psicologia, economici, nella professione forense, in politica (in questi ultimi due casi si riconduce alla cosiddetta disciplina di “retorica”), e in tanti altri settori ancora.
Esistono diversi modelli presentati dagli studiosi che spiegherebbero l'effetto incorniciamento:
- abbiamo le teorie cognitive della “fuzzy trace theory” che cerca di spiegare gli effetti incorniciamento cercando di determinare il numero di sforzi di processi cognitivi volti a determinare il valore dei guadagni e delle perdite potenziali.
- La “teoria del prospetto” (di produzione degli stessi Amos Tversky e Daniel Kahneman) che spiega gli effetti incorniciamento in termini funzionali, determinati dalle preferenze per diversi valori percepiti, basato sulle assunzioni che la gente dia un maggior peso alle perdite che ai guadagni equivalenti.
- Le “teorie motivazionali” che spiegano l'effetto incorniciamento in termini di forze edonistiche che influenzano gli individui, coma la paura e la speranza, basato sulla nozione che le emozioni negative evocate dalle perdite potenziali hanno maggior peso delle emozioni evocate da ipotetici guadagni.
- Le “teorie delle relazioni inverse di costi-benefici” che incastonano elementi delle teorie motivazionali e cognitive, e postulano che calcolare il valore per un guadagno sicuro richiede sforzi cognitivi minori di quelli richiesti per selezionare un guadagno rischioso.
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ In italiano, il vocabolo inglese frame si potrebbe tradurre con "cornice", ma ormai, nelle scienze sociali, è invalso l'uso del termine anglosassone, in virtù di un "taglio tecnico" che dovrebbe immediatamente indirizzare la comprensione dell'interlocutore all'ambito semantico corretto.
- ^ Pubblicato in Italia nel 2001. Vedasi la nota bibliografica.
- ^ a b The Framing Wars. New York Times 17 luglio 2005
- ^ Walter Olson, Overlawyered weblog Archiviato il 7 luglio 2007 in Internet Archive., 2005-07-18
- ^ Al Kamen, "Forget Cash -- Lobbyists Should Set Support for Lawmakers in Stone", The Washington Post, 2007-01-17
- ^ Rampton, Sheldon and Stauber, John. Trust Us, We're Experts! Putnam Publishing, New York, NY, 2002. Page 64.
- ^ George Lakoff: Don't think of an elephant!: know your values and frame the debate. White River Junction (Vermont): Chelsea Green, 2004. Page 3.
- ^ Bazerman, M. H. (1983), "Negotiator judgment: A critical look at the rationality assumption". In American Behavioral Scientis, 27, pp. 211-228]
- ^ “Humboldt-University of Berlin Dept. of Economics Working Paper No. 181”, di Erich Kirchler ”University of Vienna - Department of Psychology”,Boris Maciejovsky , Max Planck “Society for the Advancement of the Sciences”, Max Planck “Institute of Economics” e Martin Weber “University of Mannheim - Department of Banking and Finance; Centre for Economic Policy Research (CEPR)”, luglio 2002
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Baars, B. ,(1988), A Cognitive Theory of Consciousness, Cambridge: Cambridge University Press.
- Boulding, Kenneth E. (1956). The Image: Knowledge in Life and Society, Michigan University Press.
- Carruthers, P. (2003), On Fodor's Problem, Mind and Language, vol. 18(5), pp. 502–523.
- Clark, A. (1997), Being There: Putting Brain, Body, and World Together Again, Cambridge, MA: MIT Press.
- Cutting, Hunter and Makani Themba Nixon (2006). Talking the Walk: A Communications Guide for Racial Justice, AK Press
- Dennett, D. (1978), Brainstorms, Cambridge, MA: MIT Press.
- Fairhurst, Gail T. and Sarr, Robert A. 1996. The Art of Framing: Managing the Language of Leadership. USA: Jossey-Bass, Inc.
- Feldman, Jeffrey. (2007), Framing the Debate: Famous Presidential Speeches and How Progressives Can Use Them to Control the Conversation (and Win Elections). Brooklyn, NY: Ig Publishing.
- Fodor, J.A. (1983), The Modularity of Mind, Cambridge, MA: MIT Press.
- Fodor, J.A. (1987), Modules, Frames, Fridgeons, Sleeping Dogs, and the Music of the Spheres, in Pylyshyn (1987).
- Fodor, J.A. (2000), The Mind Doesn't Work That Way, Cambridge, MA: MIT Press.
- Ford, K.M. & Hayes, P.J. (eds.) (1991), Reasoning Agents in a Dynamic World: The Frame Problem, New York: JAI Press.
- Goffman, Erving. 1974. Frame Analysis: An Essay on the Organization of Experience. London: Harper and Row. (tr. it. (2001), Frame analysis. L'organizzazione dell'esperienza, ed. Armando. ISBN 88-8358-233-0)
- Goffman, E. (1959). Presentation of Self in Everyday Life, New York: Doubleday. (tr. it. La vita quotidiana come rappresentazione, Il Mulino)
- Goodman, N. (1954), Fact, Fiction, and Forecast, Cambridge, MA: Harvard University Press.
- Hanks, S. & McDermott, D. (1987), Nonmonotonic Logic and Temporal Projection, Artificial Intelligence, vol. 33(3), pp. 379–412.
- Haselager, Willem F.G. (1997). Cognitive science and folk psychology: the right frame of mind. London: Sage
- Haselager, W.F.G. & Van Rappard, J.F.H. (1998), Connectionism, Systematicity, and the Frame Problem, Minds and Machines, vol. 8(2), pp. 161–179.
- Hayes, P.J. (1991), Artificial Intelligence Meets David Hume: A Reply to Fetzer, in Ford & Hayes (1991).
- Heal, J. (1996), Simulation, Theory, and Content, in Theories of Theories of Mind, eds. P. Carruthers & P. Smith, Cambridge: Cambridge University Press, pp. 75–89.
- Johnson-Cartee, K. (2005), News narrative and news framing: Constructing political reality, Lanham, MD: Rowman & Littlefield.
- Diana Kendall, Sociology In Our Times, Thomson Wadsworth, 2005, ISBN 0-534-64629-8 Google Print, p.531
- Klandermans, Bert. 1997. The Social Psychology of Protest. Oxford: Blackwell.
- Lakoff, G. & Johnson, M. (1980), Metaphors We Live By, Chicago: University of Chicago Press.
- Leites, N. & Wolf, C., Jr. (1970). Rebellion and authority. Chicago: Markham Publishing Company.
- McAdam, D., McCarthy, J., & Zald, M. (1996). Introduction: Opportunities, Mobilizing Structures, and Framing Processes—Toward a Synthetic, Comparative Perspective on Social Movements. In D. McAdam, J. McCarthy & M. Zald (Eds.), Comparative Perspectives on Social Movements; Political Opportunities, Mobilizing Structures, and Cultural Framings (pp. 1–20). New York: Cambridge University Press.
- Nelson, T. E., Oxley, Z. M., & Clawson, R. A. (1997). Toward a psychology of framing effects. Political Behavior, 19(3), 221–246.
- McCarthy, J. (1986), Applications of Circumscription to Formalizing Common Sense Knowledge, Artificial Intelligence, vol. 26(3), pp. 89–116.
- McCarthy, J. & Hayes, P.J. (1969), Some Philosophical Problems from the Standpoint of Artificial Intelligence, in Machine Intelligence 4, ed. D.Michie and B.Meltzer, Edinburgh: Edinburgh University Press, pp. 463–502.
- McDermott, D. (1987), We've Been Framed: Or Why AI Is Innocent of the Frame Problem, in Pylyshyn (1987).
- Mithen, S. (1987), The Prehistory of the Mind, London: Thames & Hudson.
- Pan. Z. & Kosicki, G. M. (2001). Framing as a strategic action in public deliberation. In S. D. Reese, O. H. Gandy, Jr., & A. E. Grant (Eds.), Framing public life: Perspectives on media and our understanding of the social world, (pp. 35–66). Mahwah, NJ: Lawrence Erlbaum Associates.
- Pylyshyn, Z.W. (ed.) (1987), The Robot's Dilemma: The Frame Problem in Artificial Intelligence, Norwood, NJ: Ablex.
- Romania, V. (2008). Le cornici dell'interazione, Napoli: Liguori.
- Russell, S. & Wefald, E. (1991), Do the Right Thing: Studies in Limited Rationality, Cambridge, MA: MIT Press.
- Scheufele, Dietram A. 1999. Framing as a theory of media effects. Journal of Communication, 49(1), 103–122.
- Shanahan, M.P. (1997), Solving the Frame Problem: A Mathematical Investigation of the Common Sense Law of Inertia, Cambridge, MA: MIT Press.
- Shanahan, M.P. (2003), The Frame Problem, in The Macmillan Encyclopedia of Cognitive Science, ed. L.Nadel, Macmillan, pp. 144–150.
- Simon, H. (1957), Models of Man, New York: John Wiley.
- Snow, D. A., & Benford, R. D. (1988). Ideology, frame resonance, and participant mobilization. International Social Movement Research, 1, 197–217.
- Snow, D. A., Rochford, E. B., Worden, S. K., & Benford, R. D. (1986). Frame alignment processes, micromobilization, and movement participation. American Sociological Review, 51, 464–481.
- Sperber, D. & Wilson, D. (1996), Fodor's Frame Problem and Relevance Theory, Behavioral and Brain Sciences, vol. 19(3), pp. 530–532.
- Tarrow, S. (1983a). Struggling to Reform: social Movements and policy change during cycles of protest. Western Societies Paper No. 15. Ithaca, NY: Cornell University.
- Tarrow, S. (1983b). Resource mobilization and cycles of protest: Theoretical reflections and comparative illustrations. Paper presented at the Annual Meeting of the American Sociological Association, Detroit, August 31–September 4.
- Tilly, C., Tilly, L., & Tilly, R. (1975). The rebellious century, 1830–1930. Cambridge, MA: Cambridge University Press.
- Turner, R. H., & Killian, L. M. (1972). Collective Behavior. Englewood Cliffs, NJ: Prentice-Hall.
- Wilkerson, W.S. (2001), Simulation, Theory, and the Frame Problem, Philosophical Psychology, vol. 14(2), pp. 141–153.
- Willard, Charles Arthur Liberalism and the Social Grounds of Knowledge Chicago: University of Chicago Press, 1992.
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- The Framing Wars. New York Times 17 July 2005, su nytimes.com.
- Curry, Tom. 2005. "Frist chills talk of judges deal (Page 2)." The question in the poll was not framed as a matter of whether nominee ought to get an up-or-down vote. And that framing of the issue, Republican strategists believe, is the most advantageous one... MSNBC.com.
- CMU.edu (pdf) - 'The Framing effect and risky decision: Examining cognitive functions with fMRI', C. Gonzalez, et al, Journal of Economic Psychology (2005)
- FindArticles.com - 'Risky decision making across three arenas of choice: are younger and older adults differently susceptible to framing effects?', Michael Ronnlund, Erik Karlsson, Erica Laggnas, Lisa Larsson, Therese Lindstrom, Journal of General Psychology (January, 2005)
- HBS.edu - 'Fixing Price Tag Confusion'(interview), Sean Silverthorne (December 11, 2006)
- MSN.com - Framing effect influences decisions - Emotions play a role in decision-making when information is too complex, Charles Q. Choi, MSNBC (August 3, 2006)
- NeuroscienceMarketing.com - 'Why Negative Ads Work: Framing, Emotions, and Irrational Decisions'
- Ox.ac.uk - 'Framing',