Carmentalia
Carmentalia | |
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Tipo | religiosa |
Periodo | 11 gennaio e il 15 gennaio |
Celebrata a | Roma |
Religione | Religione romana |
Oggetto della ricorrenza | Festività romane in onore della ninfa Carmenta |
I Carmentalia erano una festività romana che si celebrava l'11 e il 15 gennaio in onore della ninfa Carmenta, un antico oracolo poi deificato, che aveva un tempio alle pendici del Campidoglio, presso la porta Carmentale, istituita fin dai tempi di Romolo e Tito Tazio.[1]
Il rito sacro
[modifica | modifica wikitesto]Si trattava di una festività osservata principalmente dalle donne; non sono noti particolari della celebrazione, se non che Carmenta era invocata con gli epiteti di Postvorta e Antevorta, in riferimento alla sua capacità di guardare indietro al passato e in avanti al futuro. Plutarco ci informa che alcuni ritenevano che Carmenta fosse la Moira addetta alla procreazione degli uomini. In questo caso la venerano soprattutto le madri.[2] Altri invece pensano che fosse la madre di Evandro, una profetessa che si pronunciava in versi (infatti i Romani chiamano Carmina i componimenti poetici in versi, da Carmenta), in realtà chiamata Nicostrata.[2] Altri ancora forniscono una versione che a Plutarco sembra la più plausibile, e cioè che il termine Carmenta significhi, priva di senno, a causa dei deliri provocati dall'essere posseduta dagli Dei. Carere in latino significa infatti essere privo, mentre per mentem si intende l'intelletto.[3]
Note
[modifica | modifica wikitesto]Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Fonti primarie
- Ovidio, Fasti, I, 634.
- Macrobio, Saturnalia, I, 7.
- Aulo Gellio, Notti attiche, XVI, 16.
- Plutarco, Vita di Romolo, 21.
- Mauro Servio Onorato, Commentario all'Eneide di Virgilio, VIII, 339.
- Fonti secondarie
- William Smith, Dictionary of Greek and Roman Antiquities, 1870 (testo on-line sul sito LacusCurtius dell'edizione del 1875 (EN) ).