Il Lusus Troiae, anche riportato nelle fonti come Ludus Troiae e ludicrum Troiae (Gioco di Troia) era una manifestazione equestre che si teneva nell'antica Roma. Esso era uno dei ludi ("giochi"), che si celebravano in occasione di funerali imperiali, fondazioni di templi o vittorie militari.
Il lusus occasionalmente si svolgeva in concomitanza con i Ludi Saeculares, ma non era regolarmente legato allo svolgimento di una particolare festività religiosa[1].
La partecipazione al gioco era un privilegio per i ragazzi della nobiltà (nobiles)[2]. Esso era un'esibizione di abilità comune, non una competizione[3].
Descrizione
[modifica | modifica wikitesto]La descrizione più completa dell'esercizio è data da Virgilio nell'Eneide (V.545-603), come evento finale dei giochi svolti per commemorare l'anniversario della morte di Anchise, il padre di Enea. L'esercitazione è compiuta da tre truppe (turmae), ciascuna formata da 12 cavalieri, un condottiero e due armigeri, che eseguono esercizi intricati sui dorsi dei cavalli:
«Olli discurrere pares atque agmina terni
diductis solvere choris, rursusque vocati
convertere vias infestaque tela tulere.
Inde alios ineunt cursus aliosque recursus
adversi spatiis, alternosque orbibus orbis
impediunt pugnaeque cient simulacra sub armis;
et nunc terga fuga nudant, nunc spicula vertunt
infensi, facta pariter nunc pace feruntur.
Ut quondam Creta fertur Labyrinthus in alta
parietibus textum caecis iter ancipitemque
mille viis habuisse dolum, qua signa sequendi
frangeret indeprensus et inremeabilis error;
haud alio Teucrum nati vestigia cursu
impediunt texuntque fugas et proelia ludo.»
«Quelli coetanei corrono e in tre gruppi
separano i drappelli, e di nuovo chiamati
invertono la direzione e le lance minacciose sostengono.
Quindi eseguono cariche e ritirate
fronteggiandosi sul campo, e giro dopo giro
si alternano e danno l'impressione di una battaglia in armi;
ed ora scoprono la schiena nella fuga, ora rivolgono le lance
aggressivi, ora, fatta la pace, cavalcano affiancati.
Come si riporta che sulle alture di Creta un tempo il Labirinto
un percorso composto di pareti cieche e un ambiguo
inganno di mille vie avesse, in modo che seguire le tracce
un errore trascurabile e irrimediabile rendesse impossibile;
non diversamente i figli dei Teucri le orme con il percorso
confondono e intrecciano per gioco fughe e battaglie.»
Complesse manovre di incroci in una esibizione di equitazione erano caratteristiche delle riviste della cavalleria romana durante le parate. Lo scrittore greco di arti militari Arriano le descrive nel suo libro Technē Taktikē ("L'arte della tattica militare"), riportando che ebbero origine dalle unità di cavalleria non romane fornite dagli alleati (auxilia), in particolare da Galli (cioè i Celti continentali, Iberi[4]. Il gioco di Troia era comunque puramente cerimoniale e coinvolgeva ragazzi troppo giovani per il servizio militare.
Storia e origine
[modifica | modifica wikitesto]Il lusus Troiae fu "resuscitato" da Giulio Cesare nel 45 o nel 46 a.C.[5], forse in relazione alle rivendicazioni della sua famiglia di discendere da Iulo, il figlio di Enea, che nel gioco dell'Eneide cavalca un cavallo donato dalla regina cartaginese Didone[6].
Stante l'ambientazione mitologica, la descrizione del ludus Troiae nell'Eneide è verosimilmente il frutto della eziologia narrativa dei poeti d'età augustea[7]
Storicamente, la manifestazione non può essersi svolta prima dell'età di Silla[8] e si è dubitato che il lusus presentato sotto Silla fosse il gioco di Troia. Pure non sicura come prova di una manifestazione molto anteriore è una manifestazione analoga che si svolse durante i ludi Romani al tempo della Seconda guerra punica[9].
L'affermazione che la manifestazione "risalga almeno al VI secolo a.C." è basata in parte su un oinochoe etrusco per la mescita del vino risalente alla fine del VII secolo e proveniente da Tragliatella (vicino a Caere), che raffigura giovani a cavallo che escono da un labirinto con la legenda TRUIA, di cui uno dei possibili significati è Troia[10].
Virgilio confronta in maniera esplicita gli schemi della carica al Labirinto di Cnosso, cui era associato il geranos ("danza della gru"), danza insegnata da Teseo ai giovani ateniesi che salvò dal Minotauro. Nel mito e nel rituale, il labirinto, e di conseguenza il ludus, è stato interpretato come "un ritorno dal pericolo, un trionfo della vita sulla morte"[11] o più specificatamente come un'iniziazione rituale[12]. Il geranos di Teseo serve come un "prototipo mitico per la fuga degli iniziati dai rigori dell'iniziazione"; i piedi degli armigeri sul vaso per vino Truia possono indicare dei passi di danza[13]. Un'iconografia dell'iniziazione similare a quella dell oinochoe etrusca si trova anche su un pannello del Calderone di Gundestrup, in cui si ritiene generalmente che vi sia rappresentato un soggetto celtico con un'influenza tracia nella lavorazione[14]. Almeno uno dei popoli celtici della Gallia centrale, gli Edui, rivendicò come i Romani un'ascendenza troiana e furono formalmente riconosciuti dal Senato romano come "fratelli" ed alleati di Roma molto tempo prima di essere incorporati nell'Impero[15].
La designazione etrusca della manifestazione come "Truia", se questo è quanto il vaso effettivamente illustra, può essere un gioco di parole, poiché truare significa "muovere", con un significato specialistico nel vocabolario della tessitura: è stato ipotizzato che il ludus Troiae è il "gioco del filo che si muove", inteso alla riparazione del "tessuto sociale" di Roma dopo le recenti guerre civili[16].
Il gioco di Troia era effettuato in un giorno di purificazione (dies lustri)[17]. Virgilio utilizza due forme del verbo "tessere" per descrivere i movimenti equestri e, in alcune versioni del mito di Teseo, il ritorno dell'eroe dal labirinto è reso possibile dal seguire un filo fornito da Arianna[18].
Il gioco può avere legami con Marte, che fu associato ai cavalli attraverso le sue festività di Equirria e il rituale dell'October equus, come patrono della gioventù guerriera. I giovani sacerdoti armati di Marte, i Salii, eseguivano passi di danza espressi dalle forme del verbo truare, qui forse con il significato di "eseguire una danza truia".
Il gioco di Troia si svolgeva sotto la supervisione dei Tribuni dei Celeres, che erano collegati ai Salii nei Fasti Praenestini[19].
Augusto stabilì che il lusus Troiae fosse una manifestazione regolare[20]. La sua esecuzione faceva parte di un interesse generale per le origini troiane riflesse anche nella creazione delle Tabulae Iliacae o "tavolette troiane", bassorilievi che illustrano scene dell'Iliade, riportando spesso testi in forma di acrostici o palindromi, indicando un movimento schematico o labirinti letterari[21]
Il giovane Tiberio guidò una turma durante i giochi che celebravano la dedicazione del Tempio del Divo Giulio, il 18 agosto del 29 a.C.[22]. Il lusus fu tenuto anche in occasione della dedicazione del Teatro di Marcello nel 13 a.C.[23] e del Tempio di Marte Ultore, il I agosto del 2 a.C.[24].
I bambini in ambiti orientali rappresentati sull'Ara Pacis sono stati identificati talvolta come Gaio e Lucio Cesare in abbigliamento "troiano" in occasione del gioco del 13 a.C.[25]. Il gioco di Troia continuò ad essere rappresentato sotto altri imperatori della Dinastia giulio-claudia[26]. Seneca cita la manifestazione nella sua opera Troades (riga 778). Nerone partecipò nel 47 d.C., all'età di 9 anni, assieme a Britannico[27].
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Daniel P. Harmon, "The Religious Significance of Games in the Roman Age," in The Archaeology of the Olympics (University of Wisconsin Press, 1988), p. 250.
- ^ John Scheid, Jesper Svenbro, The Craft of Zeus: Myths of Weaving and Fabric (Penn State Press, 1996), p. 41.
- ^ Francis Cairns, Virgil's Augustan Epic (Cambridge University Press, 1989, 1990), pp. 226 and 246 online.
- ^ Come descritto da Arriano, Technē Taktikē (in latino Ars tactica), 32–44; si vedano la descrizione e il diagramma in: Brian Campbell, Greek and Roman Military Writers: Selected Readings, Routledge, 2004, pag. 44, e in: A.M. Devine, Arrian's Tactica, in: Aufstieg und Niedergang der römischen Welt, II.34.1, 1993, pag. 331.
- ^ Svetonio, Divus Iulius 39 Archiviato il 30 maggio 2012 in Archive.is.; Cassio Dione 43.23.6.
- ^ Virgilio, Eneide V.570-572; Petrini, The Child and the Hero, pag. 35.
- ^ Mark Petrini, The Child and the Hero: Coming of Age in Catullus and Vergil, University of Michigan Press, 1997, pag. 93.
- ^ Testimonianza del gioco al tempo di Silla è presente in: Plutarco, Cato Minor 3.. Salvo annotazione diversa, le citazioni delle fonti sono tratte da: Atze J. Keulen, L. Annaeus Seneca: Troades, Brill, 2001, pag. 403.
- ^ Scheid and Svenbro, The Craft of Zeus, p. 40.
- ^ Harmon, The Religious Significance of Games in the Roman Age, pag. 249. Il vaso per vino Truia è stato considerato una testimonianza chiave per tracciare la diffusione della raffigurazione del labirinto cretese dalla Grecia dapprima nell'Italia etrusca e di lì poi nell'Europa centrale e settentrionale, nelle isole britanniche e nella penisola iberica; si veda: John L. Heller, Stewart S. Cairns, To Draw a Labyrinth, in: Classical Studies Presented to Ben Edwin Perry by His Students and Colleagues at the University of Illinois, 1924-60, University of Illinois Press, 1969, pagg. 236-262; in particolare, sul labirinto Truia si vedano le pagg. 236, 238, 261-262, e ancora Heller, A Labyrinth from Pylos?, American Journal of Archaeology, 65 (1961), pagg. 57-62.
- ^ Harmon, The Religious Significance of Games in the Roman Age, pag. 250.
- ^ H.S. Versnel, Apollo and Mars One Hundred Years after Roscher, in: Visible Religion: Annual for Religious Iconography. Approaches to Iconology, Brill, 1985–86, pag. 148.
- ^ Thomas Habinek, The World of Roman Song: From Ritualized Speech to Social Order, Johns Hopkins University Press, 2005, pagg. 18–19, in cui si discute estesamente sul vaso Truia e, alle pagg. 1950-1951, si trova di più sulla danza della gru e il rapporto con il labirinto.
- ^ Kim R. McCone, Werewolves, Cyclopes, Díberga, and Fíanna: Juvenile Delinquency in Early Ireland, Cambridge Medieval Celtic Studies, 12 (1986) 1–22; John T. Koch, Celtic Culture: A Historical Encyclopedia, ABC-Clio, 2006, pagg. 908 e 1489–1490.
- ^ Aeduos fratres consanguineosque saepe numero a senatu appellatos: Giulio Cesare, Bellum Gallicum, I.332; si vedano anche i passi I.36.5, 43.6, 44.9. È possibile che qui Cesare intendesse il "senato" eduo, in quanto così egli si riferisce al loro organismo politico equivalente. La rivendicazione più diretta di un'origine troiana degli Edui è riportata da Ammiano Marcellino, 15.9.5. Una rivendicazione simile fu fatta per gli Arverni da Lucano e da Sidonio Apollinare. Per una discussione completa di ciò, si veda: D.C. Braund, The Aedui, Troy, and the Apocolocyntosis, Classical Quarterly, 30 (1980) pagg. 420–425.
- ^ Scheid, Svenbro, The Craft of Zeus, pagg. 45–48.
- ^ Seneca, Troades, 777 sgg.
- ^ Textum (V.589) e texunt (V.593). Claudiano descrive un evento simile nel suo Panegirico sul sesto consolato dell'imperatore Onorio, edizione di Bill Thayer su LacusCurtius, testo in inglese e in latino (linea 615 e sgg.), in cui le "ritirate intrecciate" (textas fugas, 623) sono comparate anche al labirinto cretese e al percorso del fiume Meandro vicino a Troia
- ^ H.S. Versnel, Apollo and Mars One Hundred Years after Roscher, in: Visible Religion: Annual for Religious Iconography. Approaches to Iconology, Brill, 1985–86, pag. 148, ove si cita Festo 270 (Müller).
- ^ Frequentissime: Svetonio, Augustus 43.
- ^ Thomas Habinek, Situating Literacy at Rome, in Ancient Literacies: The Culture of Reading in Greece and Rome, Oxford University Press, 2009, pagg. 127–129, che include un diagramma; Piotr Rypson, Homo quadratus in labyrintho: The Cubus Visual Poem from Antiquity until Late Baroque, in European Iconography East and West. Selected Papers of the Szeged International Conference June 9–12, 1993, Brill, 1996, pag. 10.
- ^ Cassio Dione 51.22; Geoffrey S. Sumi, Ceremony and Power: Performing Politics in Rome between Republic and Empire, University of Michigan Press, 2005, pag. 23.
- ^ Cassio Dione 54.26.1; Svetonio, Augustus 43.5; Lawrence Richardson, A New Topographical Dictionary of Ancient Rome, Johns Hopkins University Press, 1992, pag. 382.
- ^ Kathleen M. Coleman, Euergetism in Its Place: Where Was the Amphitheatre in Augustan Rome?, in: Bread and Circuses: Euergetism and Municipal Patronage in Roman Italy, Routledge, 2003, pag. 76.
- ^ I.M. Le M. Du Quesnay, Horace, Odes 4.5: Pro Reditu Imperatoris Caesaris Divi Filii Augusti, in Homage to Horace: A Bimillenary Celebration, Clarendon Press, Oxford, 1995, pag. 143; Mario Torelli, Typology and Structure of Roman Historical Reliefs, University of Michigan Press, 1992, pagg. 48–49, 60. Charles Brian Rose, The Parthians in Augustan Rome, in: American Journal of Archaeology, 109 (2005), pagg. 36–44, espone una lunga opposizione contro questa identificazione, ma discute "the uneasy interaction of Trojan and Parthian iconography" che può confondere "the founders of the Romans or their fiercest opponents".
- ^ Svetonio, Tiberius 6, Caligula 18, Claudius 21, Nero 7.
- ^ Keulen, L. Annaeus Seneca: Troades, p. 9; Suetonius, Nero 7; Tacito, Annales 11.11.5 (ove la manifestazione è chiamata ludicrum Troiae). Il significato della partecipazione di Nerone è estesamente analizzato in: Ellen O'Gormon, Irony and Misreading in the Annals of Tacitus, Cambridge University Press, 2000, pagg. 162-175.