Burattino

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Gioppino, burattino bergamasco scolpito dal burattinaio Daniele Cortesi

Il burattino è un tipo di pupazzo con il corpo di pezza e la testa di legno o altro materiale che compare in scena a mezzo busto, mosso dal basso, dalla mano del burattinaio, che lo infila come un guanto.

Lo spettacolo dei burattini è generalmente rappresentato all'interno di un casotto di legno, detto castello.

Il burattino va distinto dalla marionetta: tipo di pupazzo, in legno o altro materiale, che compare in scena a corpo intero ed è solitamente mosso dall'alto tramite dei fili.

Pinocchio, pur essendo nella terminologia moderna una marionetta, fu chiamato dal suo autore Carlo Collodi "burattino di legno" poiché all'epoca della scrittura del romanzo ("Le avventure di Pinocchio", nel 1881) si usava il termine "burattino" per indicare un fantoccio mosso dai fili[1], mentre il termine "marionetta" era di scarso uso popolare ed era stato snobbato da alcuni scrittori dell'epoca perché veniva considerato un "francesismo"[2][3]. Con il tempo i termini "burattino" e "marionetta" sono cambiati e Pinocchio oggi è classificabile come una marionetta (che nella storia originale si muove senza fili come un automa).

Etimologia del termine

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Un antico teatro dei burattini

Il nome burattino si afferma nel Cinquecento (altre forme sono: capocciello, fracurrado, fantoccino). Deriva presumibilmente da Burattino, uno zanni della commedia all'improvviso, che a sua volta doveva il suo nome al mestiere dei buratini[4], cioè i setacciatori (abburattatori) di farina, che usavano lavorare con movimenti ritmici e ripetitivi.

Dal XIV secolo il termine viene usato anche per indicare la veste degli attori dalla testa di legno ed in seguito per gli stessi fantocci. L'etimologia di burattino da buratto inteso come "veste" non è corredata da nessuna prova, se non dall'opinione espressa nell'Ottocento da Yorick, pseudonimo di P.C. Ferrigni, giornalista della Nazione, che unì entusiasmo e molta fantasia nel comporre il suo Storia dei Burattini (Firenze 1884). Nelle aree dove la tradizione è ancora viva tale accessorio è chiamato "sottoveste", "vestina" e mai "buratto".

Caratteristiche

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Lo stesso argomento in dettaglio: Teatro dei burattini.

Il burattino si compone sostanzialmente da tre parti, identificabili in testa, mani e veste. Il materiale con il quale sono fabbricate le teste è solitamente leggero: cartapesta, stoffa, legno cavo, creta. L'interno della testa è cavo per permettere l'introduzione delle dita che sorreggono il fantoccio: in Italia, tuttavia, alcuni burattini la cui testa è costruita in materiale pesante come legno pieno o gesso, posseggono una maniglia posta all'interno della veste che permette all'animatore di impugnare il burattino non dall'interno della testa ma dall'apposita appendice.[5] I burattini fatti in questo modo hanno una attaccatura delle mani del pupazzo posta più in basso per permettere all'anatomia della mano umana di adattarvisi. In più, i burattini femminili sono solitamente privi della veste cava ma vengono animati dal basso con l'aiuto di un bastone: hanno per questo meno mobilità dell'antagonista maschile.[6]

L'impugnatura del burattino avviene infilando il dito indice nel cavo della testa ed il pollice ed il medio nelle due braccia. In alternativa al medio, si può usare il dito mignolo.

La veste può essere all'italiana, alla russa, alla lionese, alla tedesca, alla inglese o alla jugoslava, a seconda del genere.[5] Il burattino, avendo una discendenza meno nobile della marionetta ed essendo indirizzato ad un pubblico popolare, possiede pochi tratti caratteristici che ne consentono l'identificazione: sarà così che i diavoli avranno la veste completamente rossa, le principesse celeste, Pulcinella bianco, dottori e giudici nero eccetera. Poche suppellettili garantiranno a loro volta la riconoscibilità del fantoccio: la spada per il cavaliere, la corona per il re e così via.

Differenze dalla marionetta

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Lo stesso argomento in dettaglio: Marionetta.

Fin dalle origini si può distinguere la diversità tra questi due fondamentali generi del teatro di figura: nobili e religiose per la marionetta, umili e popolari per il burattino. Mentre la prima imita l'uomo, simulandone i gesti e addirittura lo supera in ciò che l'attore per sua natura non può compiere, il secondo rappresenta una sorta di caricatura della personalità umana e trova il suo ruolo - comico o tragico – nella propria irruenza fisica e verbale.

Diverso è anche il rapporto che intercorre con l'animatore: mentre la marionetta è manovrata a distanza, grazie all'ausilio di un complicato congegno meccanico composto da una crociera e dei fili, il burattino è a contatto diretto con l'uomo, che gli trasmette una fisicità immediata. Il movimento della prima sarà quindi aereo e lieve, costantemente teso alla ricerca della perfezione, mentre il secondo, più nervoso ed impulsivo, rispecchierà direttamente la sensibilità dell'animatore. Come dice il burattinaio parmigiano Italo Ferrari:

«Fra il marionettista e il burattinaio, c'è dunque una sostanziale differenza, un diverso modo di vedere. Il marionettista ha creduto l'uomo perfetto e ne ha fatto un artista a sua somiglianza. Il burattinaio ha avuto la persuasione dell'imperfezione umana, ed eccoti venir fuori il burattino, informe, grottesco e senza gambe: forse...per dargli così, possibilmente, più testa.»

  1. ^ *Nuovo dizionario della lingua italiana: 1.2, Società L'Unione Tipografico-Editrice, 1º gennaio 1865, p. 1083. URL consultato il 22 agosto 2016.
    «Burattino. S.m. Quel fantoccio di cenci o di legno, con molti dei quali il burattinaio rappresenta commedie e farse, facendoli muovere per via di fili e parlando per essi.»
  2. ^ Dizionario delle origini, invenzioni e scoperte nelle arti, nelle scienze, nella geografia ..., A. Bonfanti, 1º gennaio 1828, p. 483. URL consultato il 22 agosto 2016.
    «I Francesi che ai burattini danno il nome di marionette, adoperato talvolta, o piuttosto usurpato nello stesso significato anche in Italia, pretendono che quei fantocci fossero conosciuti e adoperati dai Greci, non sotto il nome di automati come credettero gli Accademici della Crusca, ma sotto quello di neurospasti, parola che significa oggetti messi in moto da nervi o da piccole corde, con che sarebbe ben indicata la natura stessa ed il fine della cosa.»
  3. ^ Prospero Viani, Dizionario di pretesi francesismi e di pretese voci e forme erronee della lingua italiana con una tavola di voci e maniere aliene o guaste composto da Prospero Viani, Felice Le Monnier, 1º gennaio 1860, p. 103. URL consultato il 22 agosto 2016.
    «Marionetta « Per burattino, fantoccio, è francesismo. » Siamo d'accordo: ma le marionette, benché siano in effetti fantocci, non sono propriamente i burattini!»
  4. ^ Da "bura", la stoffa rada dei setacci, detti ancora oggi in Toscana "buratti"
  5. ^ a b Dora Eusebietti, Piccola storia dei burattini e delle maschere, Torino, Società editrice internazionale, 1966. pag. 2.
  6. ^ Dizionario dello Spettacolo del '900 Archiviato il 14 aprile 2009 in Internet Archive. e sito dei marionettisti Gambarutti Archiviato il 4 marzo 2010 in Internet Archive.
  • Dora Eusebietti, Piccola storia dei burattini e delle maschere, Torino, Società editrice internazionale, 1966.
  • Patrizio Dall'Argine, Manuale per un burattinaio, Charleston, CreateSpace Ind. P. P., 2016

Voci correlate

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Altri progetti

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