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Viaggio di Hitler in Italia
Il viaggio di Hitler in Italia, avvenuto nel maggio 1938, rappresentò un importante evento diplomatico, organizzato per celebrare l'alleanza tra Italia e Germania nell'ambito dell'Asse Roma-Berlino. In questa occasione, Hitler, cancelliere da cinque anni, visitò le città di Roma, Napoli e Firenze, accompagnato da Benito Mussolini, dal re Vittorio Emanuele III e da diverse autorità civili e militari del regime fascista italiano.
Premessa
[modifica | modifica wikitesto]Il primo incontro ufficiale tra i due dittatori avvenne nel 1934, quando il Führer tedesco, da poco al potere, si recò a Venezia per incontrare Mussolini, che considerava un modello politico. Mussolini aveva già consolidato il proprio potere con la Marcia su Roma del 28 ottobre 1922, evento che gli aveva consentito di ottenere la carica di Capo del Governo. Questo successo influenzò Hitler, il quale tentò a sua volta di prendere il potere attraverso un'insurrezione a Monaco di Baviera, nota come Putsch di Monaco del 1923. Il tentativo fallì, portando all'arresto di Hitler. Dieci anni più tardi, in seguito a una grave crisi economica, il Partito Nazionalsocialista ottenne la maggioranza elettorale; Hitler divenne Cancelliere e, con la morte del presidente della Repubblica di Weimar Paul Von Hindenburg, nel 1934, assunse anche la carica di Capo di Stato.[1]
Italia e Germania iniziarono a intensificare la loro corrispondenza diplomatica soprattutto a dopo la Guerra d'Etiopia. Nel 1935, con l'invasione dell'Impero Etiope da parte delle truppe del Regio Esercito, l'Italia subì sanzioni economiche da parte della Società delle Nazioni. Questa situazione deteriorò i rapporti diplomatici con Regno Unito e Francia, promotrici delle sanzioni, spingendo Mussolini a rivolgere maggiore attenzione alla Germania nazista, che aveva appoggiato l'impresa italiana e condivideva tensioni con i paesi anglo-francesi, specialmente riguardo all'occupazione militare della Renania e alle ambizioni espansionistiche verso l'Austria. Nel 1936 Mussolini annunciò la nascita dell'alleanza tra l'Italia fascista e la Germania nazista, denominata ''Asse Roma-Berlino", che nel 1939 si trasformò nel "Patto d'Acciaio" ed infine nel "Patto tripartito" con l'ingresso del Giappone come terzo alleato.[2][3]
La visita di stato di Hitler in Italia del 1938 fu concepita come un'occasione per esibire al mondo intero la nuova alleanza tra i due paesi. Per Mussolini, rappresentò anche un'opportunità per impressionare Hitler con la grandezza dell'Italia, messa in scena attraverso parate, rassegne ed esercitazioni militari delle forze armate italiane (Esercito, Marina e Aeronautica), oltre a visite ai principali monumenti dell'arte romana e fascista. La visita ufficiale mirava inoltre a stemperare alcune tensioni sorte tra i due Paesi in seguito all'annessione dell'Austria da parte della Germania.[4] Mussolini, infatti, avrebbe inizialmente preferito confinare con un Paese neutrale e sostanzialmente amico, come l'Austria, che aveva sostenuto solo quattro anni prima, piuttosto che con il Terzo Reich, uno stato potente e "ingombrante".[5] Tuttavia, la nuova alleanza lo spinse ad accettare questo cambiamento geopolitico.
Itinerario
[modifica | modifica wikitesto]3 maggio: l'arrivo in Italia
[modifica | modifica wikitesto]Partito in treno da Berlino, Hitler arriva alle 8:00 del mattino al Brennero, dove viene accolto da Filiberto, Duca di Pistoia, in rappresentanza del Re, e da Achille Starace, segretario del Partito Nazionale Fascista, in rappresentanza di Mussolini. Dopo aver passato in rassegna la compagnia d'onore, Hitler e il suo seguito ripartono, attraversando diverse città italiane, tra cui Bolzano, Verona e Bologna, dove vengono accolti dal suono di trecento locomotive. Alle 20:30 il corteo giunge alla stazione di Roma Ostiense, dove Hitler è ricevuto dal Re, da Mussolini, dal Conte Ciano e da altre autorità.[6] Dopo aver passato in rassegna le truppe d'onore, un corteo di carrozze reali accompagna gli ospiti al Palazzo del Quirinale, residenza del Re, dove è stato allestito un appartamento per Hitler. Il percorso è illuminato per consentire la visione dei grandi monumenti della capitale.
4 maggio: la visita della capitale
[modifica | modifica wikitesto]Al mattino, Mussolini, accompagnato dai ministri Ciano, Starace e Alfieri, si reca al Quirinale. Da qui esce insieme all'ospite tedesco, a bordo di una Lancia Astura ministeriale scoperta, per visitare il Pantheon e rendere omaggio alle tombe dei Savoia, e successivamente all'Altare della Patria, dove depongono una corona sulla tomba del Milite Ignoto. Nel pomeriggio, Hitler assiste con Mussolini a una manifestazione di giovani fascisti a Centocelle, nella periferia romana;[4] successivamente incontrano la comunità tedesca residente a Roma presso la Basilica di Massenzio.
La cena ufficiale prevede oltre duecento invitati, tra cui il Re, la Regina, Heinrich Himmler, Joachim von Ribbentrop, la principessa Maria di Savoia, Filippo d'Assia e sua moglie Mafalda di Savoia.
Alle 22:30 Hitler parte in treno per Napoli.
5 maggio: la rivista della Marina
[modifica | modifica wikitesto]Alle 10:00 del mattino, Hitler arriva alla stazione di Napoli Mergellina e si dirige verso il porto, accompagnato da Vittorio Emanuele III. A bordo di una lancia insieme al Re e al Principe di Piemonte, si imbarca sulla corazzata Cavour, dove è accolto da Mussolini per assistere alla grande rivista militare della Regia Marina. Sul molo di San Vincenzo sono ormeggiate la Cavour e la Cesare, mentre al di fuori del porto stazionano i transatlantici Rex, Saturnia, Roma ed Esperia, affollati di spettatori, così come numerosi piroscafi ormeggiati fino a Portici. La rivista della Marina ha inizio quando il cacciatorpediniere Da Recco lascia gli ormeggi, seguito da torpedinieri, MAS e dalla prima squadra composta da cacciatorpedinieri, corazzate e incrociatori, mentre alcuni aerei sorvolano la formazione navale. Novanta sommergibili avanzano fino alla flotta, per poi immergersi e riemergere.[7]
La parata militare, che si svolge nel golfo di Napoli, è un'occasione per mostrare agli alleati la potenza della Marina italiana e il livello del suo addestramento,[8] dato che la Marina tedesca era nota per la sua inferiorità.
La rivista militare a cui Hitler assiste è una delle più grandi e significative nella storia della Marina italiana, con un totale di duecento unità tra navi e mezzi militari. La visita di Hitler a Napoli si conclude con un banchetto presso il Palazzo Reale, seguito da uno spettacolo al Teatro di San Carlo. Alle 22:00 Hitler riparte in treno per Roma.
6 maggio: la grande parata dei Fori Imperiali
[modifica | modifica wikitesto]Al mattino, un corteo di automobili scoperte, con a bordo autorità italiane e tedesche, si dirige verso le vie dei Fori Imperiali e di San Gregorio, dove si tiene la grande parata militare. Dopo aver passato in rassegna la compagnia d'onore nel piazzale del Circo Massimo assieme al Re, Hitler raggiunge la tribuna reale per assistere alla sfilata. Tra gli ospiti presenti ci sono, oltre al Re, Hitler e Mussolini, la Regina, il generale Emilio De Bono, il maresciallo Pietro Badoglio, il ministro per gli affari esteri tedesco Ribbentrop e quello italiano Galeazzo Ciano, Rudolf Hess, il ministro Goebbels, il presidente del Senato Costanzo Ciano, le principesse Mafalda e Maria Francesca, e numerose altre autorità civili e militari italo-tedesche. Davanti alle personalità presenti sfilano vari corpi delle forze armate italiane, per un totale di 30.000 soldati. Alla parata prendono parte anche reparti di cavalleria, artiglieria, fanteria e mezzi motorizzati, con un totale di 400 carri armati.
Nel pomeriggio, Hitler e Mussolini si recano al Palazzo delle Esposizioni in Via Nazionale per visitare la Mostra Augustea della Romanità, organizzata dal governo fascista tra il 1937 ed il 1938 in occasione del Bimillenario Augusteo, celebrando i 2000 anni dalla nascita dell'imperatore Augusto (23 settembre 63 a.C.). Successivamente, Hitler partecipa a un ricevimento in Campidoglio, insieme alla famiglia reale, e in serata si reca a Villa Borghese, dove, nella Piazza di Siena, assiste a un grande spettacolo folcloristico di danze popolari, seguito dal carosello storico dei Carabinieri.
7 maggio: la visita dell'Arte romana
[modifica | modifica wikitesto]Il programma della giornata include una visita alle Terme di Diocleziano e all'Ara Pacis. Nel febbraio 1937, in preparazione del bimillenario della nascita di Augusto, il Consiglio dei ministri aveva disposto la ripresa degli scavi per l'Ara Pacis, impiegando tecniche all'avanguardia. Hitler e Mussolini si recano poi a Villa Borghese per visitarne il museo, che ospita importanti opere d'arte.[9]
In serata, Mussolini organizza un grande bacchetto a Palazzo Venezia, durante il quale Hitler pronuncia un discorso di grande rilevanza politica. Rassicura gli italiani sul fatto che, pur avendo appena annesso l'Austria, non nutre alcuna ambizione sull'Alto-Adige: "È mia incrollabile volontà, ed è anche mio testamento politico al popolo tedesco, che consideri intangibile per sempre la frontiera delle Alpi eretta tra noi dalla natura. Sono certo che per Roma e per la Germania ne risulterà un avvenire glorioso e prospero. Duce! Così come Voi e il Vostro popolo vi siete mantenuti fedeli all'amicizia con la Germania in giornate decisive, così io e il mio popolo siamo pronti a dimostrare la stessa amicizia all'Italia in ore difficili."
8 maggio: le manovre militari
[modifica | modifica wikitesto]Il Re, Hitler e Mussolini si recano a Furbara, a nord di Roma, per assistere a un'esibizione della Regia Aeronautica, che prevede una serie di acrobazie collettive e manovre elaborate, eseguite da quattro squadriglie di caccia, con una simulazione di combattimento e un bombardamento. Successivamente, nel porto antistante, ha luogo una dimostrazione aeronavale in cui alcuni aerei attaccano due vecchi piroscafi. Terminata l'esercitazione, il corteo si sposta verso Santa Marinella per un'ulteriore parata militare, questa volta del Regio Esercito, con l'obbiettivo di mostrare la forza della fanteria e delle artiglierie. Le truppe sono divise in due squadre, contraddistinte da bandierine rosse e azzurre, che simulano uno scenario di attacco.[10]
Alle 11:35 iniziano le manovre, che si concludono alle 12:15, quando Hitler e il Re lasciano la tribuna in auto per dirigersi al Castello dei principi Odescalchi, sempre a Santa Marinella, dove sono ospiti per pranzo. La giornata si conclude allo Stadio Olimpico di Roma con una manifestazione di giovani fascisti.
9 maggio: l'arrivo a Firenze
[modifica | modifica wikitesto]A bordo di una carrozza reale, Hitler, accompagnato dal Re, lascia il Palazzo del Quirinale e, attraversando le vie di Roma tra una folla acclamante, arriva alla Stazione Termini. Dopo aver passato in rassegna la compagnia d'onore dei Granatieri, scambia i saluti con il sovrano e si congeda da Mussolini, che rivedrà poche ore dopo a Firenze. Giunto nella città fiorentina, Hitler viene accolto dal Capo del Governo, con cui si dirige a Palazzo Pitti. Il corteo prosegue poi verso la Basilica di Santa Croce e alla Cripta dei Caduti nella piazza antistante. Passando per il Piazzale Michelangelo, Mussolini e il Cancelliere si recano infine al Giardino di Boboli, dove assistono a uno spettacolo folcloristico dei giochi storici di Firenze, Siena, Pisa ed Arezzo.[11]
Successivamente, l'ospite tedesco visita la galleria di Palazzo Pitti, la celebre Galleria degli Uffizi e Palazzo Vecchio, dal cui balcone Hitler e Mussolini si affacciano per salutare la folla riunitasi in Piazza della Signoria. Infine, dopo un soggiorno in Italia durato quasi sette giorni, il Cancelliere si congeda da Mussolini e parte per Berlino, dove verrà accolto trionfalmente.[12]
Considerazioni
[modifica | modifica wikitesto]Gli assenti
[modifica | modifica wikitesto]Papa Pio XI
[modifica | modifica wikitesto]Durante la visita del capo di stato tedesco, il Papa in carica era Pio XI, eletto nel 1922. Egli aveva richiesto che Hitler presentasse una domanda formale per essere ricevuto in Vaticano e che si impegnasse a cessare le persecuzioni contro i cattolici tedeschi. Al rifiuto di Hitler, il Pontefice decide di lasciare San Pietro e di trasferirsi a Castel Gandolfo, ordinando la chiusura delle porte vaticane per impedire al Cancelliere di visitare la Cappella Sistina e i Musei Vaticani.
Quasi un anno prima, il 10 marzo 1937, il Papa aveva emanato l'enciclica Mit brennender Sorge ("Con viva ansia" in italiano), in cui criticava duramente Hitler e il Nazionalsocialismo, che guardavano con sospetto al cattolicesimo per via della sua autonomia e della sua legittimità non subordinata allo Stato. Il regime mirava infatti a subordinare la Chiesa allo Stato. Nel 1933, il cardinale Eugenio Pacelli, futuro Pio XII, e Franz von Papen, vice-cancelliere del Reich, avevano siglato il Reichskonkordat, con cui la Germania stabiliva una rigida separazione tra Chiesa e Stato, proibendo le interferenze clericali in campo politico (articoli 16 e 32). L'accordo imponeva inoltre ai vescovi un giuramento di lealtà allo Stato e prevedeva che i sacerdoti fossero cittadini tedeschi sotto la giurisdizione di superiori tedeschi. Il concordato poneva anche restrizioni alle organizzazioni cattoliche. Poco prima della firma di questo accordo tra il governo hitleriano e la Santa Sede, la Germania aveva siglato intese simili con le principali confessioni protestanti tedesche.
Secondo l'ideologia nazionalsocialista, Hitler considerava la religione fosse incompatibile con i princìpi del regime. Sebbene avesse deciso di rimandare l'eliminazione delle chiese cristiane al termine della guerra, rilasciò numerose dichiarazioni ostili nei confronti della Chiesa. Molti nazisti ritenevano i cattolici poco patriottici o addirittura sleali verso la Nazione, sospettandoli di essere al servizio di "forze straniere ostili".
Il 3 maggio 1938, giorno dell'arrivo di Hitler a Roma, Papa Pio XI si trovava a Castel Gandolfo. In quell'occasione, rivolgendosi a giovani coppie di sposi, espresse critiche verso la croce uncinata nazista e manifestò disappunto per la massiccia esposizione di bandiere con la svastica che sventolavano per tutta Roma. Il Papa affermò: "Tristi cose avvengono, sventola su Roma l'insegna di un'altra croce, che non è la croce di Cristo". Queste parole suscitarono grande impressione e vennero riprese anche da giornali internazionali come The Washington Post. In Italia, tuttavia, il quotidiano Il Popolo d'Italia, organo del regime fascista, accusò il Pontefice di usare la croce di Cristo come arma politica. Secondo alcune fonti, Hitler reagì con furia, e si ipotizza che la morte di Pio XI, avvenuta nove mesi dopo, possa aver avuto legami con i contrasti tra il Papa e i governi di Roma e Berlino. Il medico personale di Pio XI era Francesco Petacci, padre di Claretta Petacci, l'amante di Benito Mussolini.
Italo Balbo e Dino Grandi
[modifica | modifica wikitesto]Tra gli assenti di rilievo figuravano anche due importanti esponenti del regime fascista, noti per la loro ostilità verso Hitler e la Germania: Dino Grandi, all'epoca ambasciatore a Londra, e Italo Balbo, governatore della Libia italiana e figura centrale nello sviluppo della Regia Aeronautica, noto per le sue celebri imprese aeree. In qualità di Maresciallo dell'Aria, Balbo avrebbe potuto partecipare almeno alle manovre aviatorie di Furbara, ma all'inizio di maggio 1938 partì da Tripoli per poi raggiungere il Kenya, ospite delle autorità inglesi. Dino Grandi, ex ministro degli Esteri, rimase invece a Londra. Mussolini preferì mantenere entrambi lontano da Roma durante la visita di Hitler.[13]
Italo Balbo morì il 29 giugno 1940, pochi giorni dopo l'entrata in guerra dell'Italia, mentre si trovava a bordo del proprio aereo, abbattuto dalla contraerea italiana in quello che fu dichiarato come un incidente. Dino Grandi, invece, fu protagonista della caduta ufficiale di Mussolini. Nell'estate del 1943, con il regime fascista in grave crisi e l'invasione della Sicilia da parte delle forze anglo-americane, la notte fra il 24 ed il 25 luglio Mussolini presiedette l'ultimo Gran Consiglio del Fascismo. Durante questa riunione, Grandi presentò il famoso ordine del giorno che mise in minoranza Mussolini, portando alla sua destituzione. Il giorno successivo, Mussolini fu arrestato a Villa Savoia su ordine del Re, che accettò le sue dimissioni come Capo di Governo, ponendo fine al ventennio fascista.
La presenza di Casa Savoia
[modifica | modifica wikitesto]Durante la visita in Italia, il Führer fu ospite di Vittorio Emanuele III, più che di Mussolini, poiché Hitler era capo di Stato, mentre Mussolini ricopriva formalmente la carica di Presidente del Consiglio dei Ministri. Di conseguenza, Mussolini doveva camminare dietro al Re, a meno che quest'ultimo non gli permettesse di superarlo. La sera del 3 maggio, subito dopo l'uscita dalla stazione, Hitler salì sulla carrozza del Re, mentre Mussolini si allontanò in automobile, evitando così la posizione subalterna rispetto al Re e all'ospite tedesco.
Durante tutta la visita, il sovrano fu molto attento a rispettare il cerimoniale, sottolineando la sua posizione di superiore rispetto a Mussolini. Un mese prima, infatti, Mussolini era stato nominato "Primo maresciallo dell'Impero", equiparandolo al Re nel grado più alto delle Forze armate, un titolo che tradizionalmente spettava solo al sovrano. Secondo alcune fonti, Vittorio Emanuele III avrebbe addirittura minacciato di abdicare per protesta contro questa equiparazione.[14]
Adolf Hitler ebbe modo di osservare con attenzione il ruolo di Mussolini e l'importanza dell'autorità di Vittorio Emanuele III. Mussolini era formalmente solo Capo del Governo, mentre Hitler, in qualità di Cancelliere tedesco, deteneva un potere assoluto in Germania, che nessuno poteva formalmente revocare. Al contrario, in Italia, il Re manteneva l'autorità per rimuovere Mussolini, come avvenne il 25 luglio 1943. Hitler e la sua delegazione notarono come il Re fosse visibilmente superiore a Mussolini e come la monarchia italiana prevalesse sul regime fascista. Questo fu particolarmente evidente durante la grande parata del 6 maggio lungo i Fori Imperiali: la tribuna "reale" era decorata con le insegne di Casa Savoia, anziché coi simboli del fascismo; accanto alla tribuna erano schierati i Corazzieri del Re e non i moschettieri del Duce. I soldati che sfilavano avevano giurato fedeltà al sovrano, non a Mussolini; le loro uniformi portavano le stellette anziché i fasci, e le bandiere dei reggimenti erano decorate con lo stemma sabaudo senza alcun simbolo fascista.[15]
Tornato in Germania, come riporta il diario di Goebbels, Hitler ordinò l'espulsione di tutti i militari e funzionari tedeschi che manifestavano tendenze monarchiche. L'esperienza italiana aveva infatti mostrato ai tedeschi che il potere in Italia era suddiviso e che l'autorità di Mussolini risultava meno stabile di quanto inizialmente percepito.
L'esibizione delle Forze armate
[modifica | modifica wikitesto]Con l'arrivo di Hitler in Italia, Mussolini desidera mostrare all'alleato la potenza militare del Regno italiano. La più imponente sfilata e manovra organizzata per l'occasione è la rivista della Regia Marina nel Golfo di Napoli, il 5 maggio 1938. Tuttavia, si osserva l'assenza portaerei tra le varie imbarcazioni, una risorsa che sarebbe stata strategicamente utile durante la Seconda guerra mondiale. Per quanto riguarda le forze terrestri, la parata ai Fori Imperiali del 6 maggio fornisce un'ulteriore prova di forza: Hitler ammira i numerosi e diversi reparti militari, che hanno adottato il "passo dell'oca", ribattezzato da Mussolini "passo romano". Sfilano anche i reparti autotrasportati, ancora poco presenti nell'Esercito, e i veicoli blindati, rappresentati dai piccoli carri L3 prodotti da Ansaldo, con corazze in grado di resistere ai colpi di fucile e mitragliatrice.[16]
A Furbara, numerosi aerei compiono complesse evoluzioni. Nonostante la simulazione di un bombardamento aereo su una vecchia nave, molti dei velivoli risultano obsoleti, e l'aviazione italiana, nel complesso, non è considerata all'altezza di quella tedesca o, ancor meno, di quella inglese. Dopo la sfilata aerea, Hitler assiste a Santa Marinella alle manovre dell'Esercito, dove osserva che la potenza di fuoco della fanteria italiana appare inferiore ai corrispondenti reparti francesi o tedeschi. Tuttavia, la delegazione tedesca rimane favorevolmente impressionata dalla forza della marina italiana.[17]
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Hitler a Venezia, su fattiperlastoria.it.
- ^ Il Patto d'Acciaio, su library.weschool.com.
- ^ Il rapporto fra il Fuhrer ed il Duce, su youmovies.it.
- ^ a b Approfondimento: Roma, 4 maggio 1938 La visita di Hitler al campo aereo di Centocelle | Fondo Mario De Renzi, su www.fondoderenzi.org. URL consultato il 28 maggio 2024.
- ^ I rapporti per l'Austria, su passaggilenti.com.
- ^ "2 maggio 1938 - Viaggio Hitler in Italia", su archivio.quirinale.it.
- ^ La rivista della Regia Marina, 1938, su trentoincina.it.
- ^ L'importanza dell'evento, su trentoincina.it.
- ^ La celebrazione dell'arte romana, su journalchc.com.
- ^ Esercitazioni a Santa Marinella, su ilcorrieredeltirreno.it. URL consultato il 12 maggio 2024 (archiviato dall'url originale l'11 maggio 2010).
- ^ Il Fuhrer a Firenze, su youtube.com.
- ^ Il ritorno a Berlino, su youtube.com.
- ^ L'assenza di Balbo e Grandi, su youtube.com.
- ^ La monarchia italiana, su youtube.com.
- ^ La superiorità del Re, su youtube.com.
- ^ Le manovre militari, su youtube.com.
- ^ La Regina Marina, su youtube.com.
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Istituto Nazionale Luce, Il viaggio del Fuhrer in Italia, su patrimonio.archivioluce.com.