Utente:Paskwiki/Sandbox10

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TMP QUARTIERE

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(N.B.: I rioni e/o le zone si riferiscono al quartiere indicato. Non sempre una zona è legata al rione indicato.)

Municipalità, Quartieri, Rioni e Zone di Napoli
Distretti Quartieri Rioni Zone
Municipalità 01 Chiaia Rione Amedeo Mergellina
Piedigrotta
Posillipo /// Coroglio
Isola la Gaiola
Marechiaro
San Ferdinando Borgo Santa Lucia Borgo Marinari
Isolotto di Megaride
Monte Echia
Pizzofalcone (Monte di Dio)
Quartieri Spagnoli
Municipalità 02 Avvocata Materdei Centro storico
Quartieri Spagnoli
Mercato /// Centro storico
Montecalvario /// Centro storico
Quartieri Spagnoli
Pendino Borgo Orefici Centro storico
Forcella
Porto /// Centro storico
San Giuseppe Rione Carità Centro storico
Municipalità 03 San Carlo all'Arena Borgo Sant'Antonio Abate

Arenaccia

Centro storico
Colli Aminei
Miradois Doganella
Foria
Stella Materdei Centro storico
Capodimonte
Colli Aminei
Rione Sanità Foria
Ponti Rossi
Zona ospedaliera
Municipalità 04 Poggioreale /// Centro direzionale
San Lorenzo Borgo Sant'Antonio Abate Arenaccia
Doganella
Forcella
Foria
Vicaria (Vasto) /// Arenaccia
Doganella
Zona Industriale /// Gianturco
Municipalità 05 Arenella Rione Alto Zona ospedaliera
Vomero Rione Antignano Petraio
Municipalità 06 Barra /// ///
Ponticelli /// ///
San Giovanni a Teduccio /// Vigliena
Municipalità 07 Miano /// Capodimonte
San Pietro a Patierno /// Capodichino
Secondigliano /// ///
Municipalità 08 Chiaiano /// Zona ospedaliera
Marianella /// ///
Piscinola /// ///
Scampia /// ///
Municipalità 09 Pianura /// ///
Soccavo Rione La Loggetta ///
Rione Traiano
Municipalità 10 Bagnoli /// Agnano
Coroglio
Isola di Nisida
Fuorigrotta Rione La Loggetta Agnano
Mostra d'Oltremare


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TMP RIONI e ZONE

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Rione Amicizia

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Rione Amicizia
StatoItalia (bandiera) Italia
Regione  Campania
Provincia  Napoli
Città Napoli
CircoscrizioneMunicipalità III
QuartiereSan Carlo all'Arena
Superficie0,016 km²

Il Rione Amicizia è un rione di Napoli, nel quartiere San Carlo all'Arena della Municipalità 3 di Napoli.

È il Rione Amicizia di Napoli, l’unico rione visibile da quasi tutta quanta la città; un nucleo di abitazioni operaie, ispirate alla tipologia edilizia popolare napoletana, con ingresso dato su via De Giaxa, mentre gran parte della sua facciata è prospiciente Via Nuova del Campo.

Costruito su progetto di Camillo Guerra, durante il periodo fascista, tra il 1934 ed il 1938, per ospitare gli operai ferrovieri come accadeva per il rione Scodes agli Ottocalli.

Il rione è caratteristico, tra tutti gli altri comparti della città residenziale, per la sua forma a corte, anche se si tratta in realtà di un unico, grande edificio, composto da corpi di fabbrica sflasati di mezzo piano ed inchiavardati l’uno all’altro ai corpi scala emergenti in copertura e vetrati alla maniera come fossero delle fabbriche.

L’edificio risulta adagiato sul lotto collinare di Santa Maria del Pianto in linea con la vasta area sud della zona orientale. Ed è tra l’altro, l’unico episodio edilizio realizzato con i fondi dell’industria napoletana Manifatture Cotoniere Meridionali, che in questa stessa zona, all’epoca non ancora assediata dall’azione antropica, aveva i suoi capannoni a ridosso della collina tra il campo visivo del Golfo di Napoli e le propaggini sud del Campo di Marte, anche se tuttavia, la sua fabbrica, oggi abbandonata, ebbe come quartier generale il campo tessile a Poggioreale. Il complesso delle Case Popolari ben si adatta all’orografia accidentata del colle, per quel suo modo di articolarsi a blocco, creando in sostanza una corte a verde, racchiusa dai corpi di fabbrica laterali scalettati e gradonati a seconda del dislivello del suolo su cui poggiano, in un gioco architettonico oltre che urbanistico, esaltante la forma simmetrica ed assiale degli stessi corpi di fabbrica. Sul disegno posto a progetto, l’area interessava 16.000 mq; unico edificio a sei piani, con 10 scale in tutto, per 202 alloggi popolari pari a 414 stanze ed un giardino condominiale.

Rione Cavalleggeri d'Aosta

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Rione Cavalleggeri d'Aosta
StatoItalia (bandiera) Italia
Regione  Campania
Provincia  Napoli
Città Napoli
CircoscrizioneMunicipalità I
QuartiereSan Ferdinando

Il Rione Cavalleggeri d'Aosta è un rione di Napoli, nel quartiere Posillipo della Municipalità 1 di Napoli.

Rione Cavour
StatoItalia (bandiera) Italia
Regione  Campania
Provincia  Napoli
Città Napoli
CircoscrizioneMunicipalità VI
QuartiereBarra

Il Rione Cavour è un rione di Napoli, nel quartiere Barra della Municipalità 6 di Napoli.

È uno dei quartieri inglobato nell'abitato di Barra a Napoli1, configurato in via Egidio Velotti, nel medesimo territorio occupato dal rione D’Azeglio ed il Parco Azzurro. Tutti gli anzidetti complessi furono elevati per opera dell’Istituto Autonomo Case Popolari, con l’eccezione che, in questo caso, le abitazioni vennero costruite tra il 1947-1948, dal progetto di Franz Di Salvo, autore anche delle Vele di Scampia a Secondigliano. Si tratta di 7 edifici, da 5 piani ciascuno, e su ogni piano 2 alloggi bi-esposizionali a scala, 266 alloggi, 38 per ognuno, 756 stanze per un totale complessivo, all’epoca dei fatti, di 1417 abitanti ospitati. Inizialmente sul disegno fu previsto un rione composto di 15 edifici, disposti a schiera, con orientamento nord-sud perpendicolari ad una direttrice di penetrazione interna nuova ed estratta dalla sistemazione delle fabbriche sul territorio di riferimento. Ma alla fine, si adattò il progetto alle necessità contingenti, alla maniera di come le circostanze esitarono la costruzione del rione Cesare Battisti, di via Stadera a Poggioreale, con il quale, condivide la struttura in muratura di tufo giallo napoletano e non in cemento armato. Le finestre restituiscono un tema caro e tradizionale all’architettura di quegli anni e anche la facciata è lasciata agli sbalzi molto forti delle logge e dei balconi fino al piano attico. Gli alloggi contengono una disposizione delle separazione che producono effetti funzionali agli ambienti e alla vivibilità; la zona notte è dunque separata dalla zona giorno, stessa cosa per o bagno dalla cucina. Al piano attico, furono realizzati i terrazzi per la funzione di lavatoi e stenditoi, conferendo come è inevitabile una più che percepibile dissimmetria anche nella stessa facciata. A quest’ambiente è stato sottratto ulteriore spazio in luogo di poterlo arretrare di un modulo strutturale per altri alloggi da una sola stanza; ci si arriva per delle scale che son ruotate rispetto alla stanza scale.

Rione d'Azeglio

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Rione d'Azeglio
StatoItalia (bandiera) Italia
Regione  Campania
Provincia  Napoli
Città Napoli
CircoscrizioneMunicipalità VI
QuartiereBarra

Il Rione d'Azeglio è un rione di Napoli, nel quartiere Barra della Municipalità 6 di Napoli.

Il quartiere D’Azeglio a Barra di Napoli1, sito in via Figurelle, impianto costruito dall’Amministrazione fascista dell’Istituto Autonomo Case Popolari nel corso del 1946-1947, su progetto di Luigi Cosenza, Coen e Della Sala.

Gli anzidetti architetti furono tutti e tre impegnati, in quel tempo, anche alla sistemazione dell’edilizia pubblica degli altri quartieri di Barra, Cavour ed il Parco Azzurro.


Si tratta di 9 edifici, 20 alloggi da due stanze per ognuno degli edifici, realizzato su un progetto messo al punto prima degli avventi italiani legati alla Seconda guerra mondiale e generalmente è inteso che il quartiere rappresenta la parte più ampia e distesa, con sistema di lottizzazione a schiera semplice ed un andamento degli edifici Est-Ovest. Infine la scelta progettuale dei corpi di fabbrica che si presentano con scala aperta, ballatoio largo 2 metri servono cinque alloggi per ogni piano.

Gli edifici, si legge dal testo, rispettano il cosiddetto stile nordico, con un profondità del lotto rimediata da alloggi piccoli e servizi posti in direzione dei ballatoi, ottenendo di fatto la linearità e la purezza geometrica dei singoli volumi. A differenza del rione Luzzatti a Poggioreale, opera del medesimo progettista, al Rione D’Azeglio o ballatoi sono a sbalzo su mensole in vista; la struttura per intero è in cemento armato ed i giardini condominiali a quota piano terra son divenuti presto dei parcheggi per auto. Le scelte progettuali adottate e realizzate per questo rione, non avranno altra conseguenza similare in tutto il sud-Italia, nonostante fosse stato consacrato il successo edilizio che si ottenne, riconoscendolo subito tra le più belle e funzionali soluzioni optate per esprimere il senso del razionalismo tedesco a cui fa ampiamente riferimento, essendo anche assai simile alla cellula ballatoio di Gropius al Damerstock, così come si legge dal manuale del Samonà.

Rione della Vittoria

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Rione della Vittoria
StatoItalia (bandiera) Italia
Regione  Campania
Provincia  Napoli
Città Napoli
CircoscrizioneMunicipalità I
QuartiereChiaia

Il Rione della Vittoria è un rione di Napoli, nel quartiere Chiaia della Municipalità 1 di Napoli.

  1. Fu costruito e urbanizzato dall'Istituto autonomo per le case popolari della provincia di Napoli, con i fondi stanziati dalla legge 386 del 1926, gli stessi che permisero la nascita del Duca di Genova di Posillipo e del Rione Santa Caterina da Siena dei Quartieri Spagnoli.

E' il borgo della Vittoria a Napoli, punto di quadratura dell'asse della Villa Comunale e della Riviera di Chiaia. Piazza della Vittoria (Napoli) Chiesa di Santa Maria della Vittoria (Napoli) Caserma Vittoria


E' il cosiddetto taglio netto tra la città collinare del Monte di Dio assediata dalle costruzioni della politica urbanistica dei re Borbone, tutto concentrato nei manufatti del centro storico, e la diversa condizione della città del mare fuori dai traffici, su quegli ampi spazi distesi nella direzione di Fuorigrotta ed i Campi Fregrei. I punti fissi del primo versante ad est del rione rimangono intatti anche in prospettiva alla Riviera di Chiaia, che, rispetto al costruito, è ferma nel suo assetto autonomo. Grande sostentamento per il rione avverrà all’indomani dell’apertura di via della Pace e via Domenico Morelli, asse di congiungimento opto-planimetrico tra Via del Chiatamone e piazza dei Martiri, riccamente impaginata dalle facciate di palazzo Calabritto e palazzo Partanna.

Il riordino urbanistico della zona al di là della vecchia murazione.

Assieme a Cappella Vecchia, il rione della Vittoria è caratterizzato da uno strettissimo rapporto tra le costruzioni vista sul golfo dall'altezza di Pizzofalcone, a sua volta, quest'ultima, dominata dall'edificio storico della Nunziatella. Mentre, la Caserma della Vittoria e l'omonima chiesa e convento si trovano ”in loco ubi dicitur Apigliano".

Non si tratta di un rione nel senso stretto del termine, quanto piuttosto dell’esito finale di un programma di riordino urbanistico e principalmente monumentale edito per concorso presieduto da Gino Chierici in occasione dell’apertura nel 1927 della nuova galleria anzidetta per le comunicazioni viarie sotto Monte Echia. La commissione aggiudicatrice presieduta a sua volta dal Giovannoni, premierà il progetto presentato da Roberto Pane, secondo classificato Marcello Canino. Il disegno di Roberto Pane presentò il fronte ovest della Galleria Vittoria unitariamente rivestito degli stessi caratteri architettonici degli edifici che mostravano il loro lato orientale; una continua differenza di quota tra la massa edilizia composta suggerisce l’imbocco alla galleria. I caratteri architettonici richiamano la scelta progettuale in stile neorinascimentale, già ampiamente collaudato in più parti della città fascista e che in realtà verranno di solito preferiti ai progetti disegnati da Marcello Canino ostinato piuttosto a preservare il codice neoclassico, più rigido e severo delle forme morbide ed aggraziate degli ottocenteschi apparati rinascimentali. Ad ogni modo al progetto di Roberto Pane, l’IACP provvederà ad aggiungere all’ingresso della Vittoria, due immobili dalle facciate massicce, con portici e doppia altezza a semicolonne ed archi. Tutta quanta la struttura è in cemento armato, i tompagni sono in tufo giallo napoletano, e l’interpiano è variabile ad altezze decrescenti. Il rione appare per la prima volta nella storia della carte topografiche nel manoscritto del D’Aloe, pubblicato nel Seicento presentandosi come antica proprietà fino al 1400 dei Frati dell’Ordine del Carmine al Mercato, poi dopo la data del 1573, passata nelle mani dei Gesuiti che la insediarono con l’opera della Nunziatella, fondata nel 1588, con l’appoggio esclusivo di donn’Anna di Mendoza, figlia della marchesa della Valle e contessa di Sant’Angelo. All’indomani del ”ruota mento” ad ovest della chiesa della Vittoria, la piazza principale del rione, allungata fino al mare con la rotonda, si fronteggerà definitivamente col primo corpo della villa Comunale ed il Lungomare e sullo sfondo rupestre le colline del Poggio alle Mortelle, la lunga ed ininterrotta cortina edilizia della Riviera di Chiaia, mentre la continuità della costa è data dal passaggio di via Partenope in via Caracciolo.

Rione Diaz
StatoItalia (bandiera) Italia
Regione  Campania
Provincia  Napoli
Città Napoli
CircoscrizioneMunicipalità IV
QuartiereVicarìa

Il Rione Diaz è un rione di Napoli, nel quartiere Vicarìa della Municipalità 4 di Napoli.

Il rione Diaz a Napoli1, in via Colonnello Lahalle, zona orientale della città, isolati a blocco pluricortile, i preferiti dalla medio borghesia della città consolidata, e rimasto escluso dai benefici della legge sul Risorgimento economico di Napoli datata 1904 solo perchè fuori dal perimetro della zona industriale.

Non è un vero e proprio rione, quanto piuttosto un nucleo modernista di due isolati allineati tra loro, appartenenti all’ampliamento del rione Vasto-Arenaccia datato 1886.

Gli edifici come detto furono allineati vent’anni dopo aver sottratto al municipio di Napoli, gli appalti per rettificare il Corso Umberto I, e durante il quale, si volle raggiungere il felicissimo epilogo dell’unico fuoco visivo della città ormai non più capitale, intrecciato tra l’Albergo dei Poveri e gli scomparsi Granili a Sant’Erasmo, il rione Vittorio Emanuele III di fronte al carcere ed infine il rione Luzzatti a Poggioreale.

Si trattò all’epoca della presentazione del progetto medesimo di un’area coperta di 4.700 mq.

Corrispondenti a 2000 mq solo di cortili per un valore espressivo della densità edilizia pari a 11,29 mc/mq.

Complessivamente, si tratta di due edifici, 182 alloggi da due a sei stanze, per un totale di 790 camere. Fu progettato dal Primicerio nel 1908, ma costruito solo nel 1911, sul territorio un tempo impaludato, bonificato, acquistato dalla Banca d’Italia e ceduta al Comune che li ha ceduti poi all’Istituto Autonomo Case Popolari, che l’edificò esitandoli con tipologia a blocco e cortili multipli, collocandolo così com’è oggi, trasversalmente alla scacchiera dell’Arenaccia, sulle strade del tridente che fanno capo a piazza Carlo III e all’imbocco del Corso Garibaldi. La forza del costruito di questo rione sta nel reticolo di strade e gli slarghi sistemati secondo modelli stile Ottocento e con un sistema di collegamento interno agli isolati, in maniera analoga a quanto è stato disposto proprio sul settore meridionale del rione stesso. La copertura degli edifici è a terrazzo con solaio in cemento armato e camere d’aria. Alto basamento fino all’altezza dei due piani segnati tutti dall’altezza del portale, che è doppia rispetto ad altri edifici in zona.

Rione Don Guanella

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Rione Don Guanella
StatoItalia (bandiera) Italia
Regione  Campania
Provincia  Napoli
Città Napoli
CircoscrizioneMunicipalità VIII
QuartiereScampia
Codice postale80145

Il Rione Don Guanella è un rione di Napoli, nel quartiere Scampia della Municipalità 8 di Napoli.

Rione Duca di Genova

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Rione Duca di Genova
La chiesa di San Luigi Gonzaga
StatoItalia (bandiera) Italia
Regione  Campania
Provincia  Napoli
Città Napoli
CircoscrizioneMunicipalità I
QuartierePosillipo

Il Rione Duca di Genova è un rione di Napoli, nel quartiere Posillipo della Municipalità 1 di Napoli.

  1. Fu costruito e urbanizzato dall'Istituto autonomo per le case popolari della provincia di Napoli, con i fondi stanziati dalla legge 386 del 1926, gli stessi che permisero la nascita del Rione della Vittoria e del Rione Santa Caterina da Siena.

È il rione duca di Genova a Napoli, intervento urbano di notevole qualità morfologica, installato nello spazio tra le dimore signorili della Collina di Posillipo e sorto grazie agli effetti giuridici della legge del 1926 numero 386, la stessa di cui godranno le fondazioni delle case popolari al Santa Caterina da Siena ai Quartieri Spagnoli ed il rione della Vittoria presso l'omonima Galleria al Chiatamone.

Si trova a Posillipo, rappresentato dalla massima espressione di un possente corpo di fabbrica piantato in posizione centrale, prospiciente sulla stessa piazza San Luigi.

Il rione vero e proprio è determinato dagli altri due edifici a destra e a sinistra, descrivendo in maniera uniforme la conformazione di piazza con alti palmizi. Quindi, conta tre edifici, per un totale di 350 stanze su 103 alloggi e fino al 1993 lo spazio ricavato per il giardino fu di 5.000 mq.

Sorge mastodontico, ricordando non poco la fabbricazione edilizia del tipo radiocentrica, semicircolare "sulla base di un prospetto panapticon", assorbito in tutte le sue forme sui pezzi che restano dell’antico monastero dei Predicatori alla Sanità, al confine coi Cinesi, poi affidato all’azione della Filantropica napoletana e prospettante la poderosa mole lungo il Corso Amedeo di Savoia.

Le case popolari di Posillipo e la propaganda edilizia dell'IACP.

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Il Duca di Genova a Posillipo però nasce nel pieno fervore del rinnovamento napoletano esclusivo del potere prefettizio di Michele Castelli Guaccero prima e di Pietro Baratono poi.

Ricevendo dall’allora Comune di Napoli i suoli sulle alture di Posillipo, che l’Istituto Autonomo Case Popolari, sfrutterà per scopi essenzialmente propagandistici istruiti dal Regime, e che diverranno poi speculativi all’avvento del governo Badoglio, esitando alla fine una tipologia di alloggi più utili alla media borghesia che all’emergenza popolare. La sistemazione urbana del rione trova il suo epicentro nello spazio vuoto e chiuso alle sue spalle da altissime pareti scavate nel tufo dolce. L’edificio centrale è rialzato su di uno zoccolo che avanza sull’ingresso sia in forma di rampa automobilistica che altrettanto con scalini centrale, col proposito assai chiaro di realizzare un meccanismo d’accosto molto scenografico. Le decorazioni delle facciate degli edifici si sviluppano ampiamente tra lesene e fasce orizzontali che cambiano la tinta dell’intonaco armonizzando al massimo il programma decorativo e al tempo stesso fingendo l’esistenza di un piano nobile. Il corpo di fabbrica centrale è in linea con gli altri due edifici ai lati; le scale d’accesso ai piani stanno nascoste dietro per lasciare libera la facciata. Gli edifici che stanno ai lati sono sviluppati a cinque piani e fino al 1993 non si sono registrati lavori di ammodernamento o ascensore.

Rione Duca d'Aosta

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Rione Duca d'Aosta
L'accesso al Rione Duca d'Aosta di via Leopardi
StatoItalia (bandiera) Italia
Regione  Campania
Provincia  Napoli
Città Napoli
CircoscrizioneMunicipalità X
QuartiereFuorigrotta
Codice postale80125

Il Rione Duca d'Aosta è un rione di Napoli, nel quartiere Fuorigrotta della Municipalità 10 di Napoli.

  1. Modello di riferimento della storia progettuale dell’Istituto autonomo per le case popolari della provincia di Napoli, fu costruito tra il 1927 ed il 1934, su parte dei tredicimila metri quadrati acquisiti dall'IACP dalla Banca d'Italia, su progetto dell’ingegnere Domenico Primicerio dell’Ufficio Tecnico del comune di Napoli. Si tratta di enormi blocchi di caseggiati senza spazi interni, con il cortile aperto su via Leopardi. Questa tipologia di costruzione fu inizialmente prevista anche per il rione Vittorio Emanuele III ed il rione Luzzatti a Poggioreale. Il complesso residenziale trovò vita in base alle direttive imposte dalle leggi speciali per il Risorgimento economico di Napoli firmate dal re nel 1904. Vincolato dalle leggi fasciste del prefetto Michele Castelli Guaccero del 1925 e poi anche da quelle di Pietro Baratono, per effetto della legge 1926/386 queste prescrizioni furono tradotte in pratica solo aggiungendo al complesso un corpo di fabbrica di grande spessore architettonico. A fine lavori il quartiere si distinse per praticità ed economicità, a differenza ad esempio del progetto INA-Casa del rione di Agnano e del rione La Loggetta.
  1. È costituito da edifici in muratura di tufo giallo napoletano, aventi 4 piani ed alcuni spazi per il rimessaggio, con strade interne che si intersecano a croce. Tra il 1918 ed il 1926 furono costruiti ulteriori 16 edifici e 20 locali da adibire a negozi. Tra il 1926 ed il 1929 ci fu un terzo ampliamento con la costruzione di altri 6 edifici, un campo da gioco ed una chiesa, a cui sia aggiungeranno, nel 1939, una casa materna ed ulteriori alloggi provvisti dimorti e giardini. Con la fascistizzazione della città, a ridosso del rione fu costruita la Mostra d'Oltremare, la qual cosa portò ad elevare alcuni edifici fino a 5 piani.

Rione Luzzatti

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Rione Luzzatti Ascarelli
Rione Luzzatti, facciata della chiesa di San Giuseppe Maggiore dei Falegnami
StatoItalia (bandiera) Italia
Regione  Campania
Provincia  Napoli
Città Napoli
CircoscrizioneMunicipalità IV
QuartierePoggioreale

Il Rione Luzzatti Ascarelli è un rione di Napoli, nel quartiere Poggioreale della Municipalità 4 di Napoli.

Il rione Luzzatti a Napoli è ubicato in via Taddeo da Sessa, zona orientale della città, schermato dalle torri Enel e dagli edifici A4 e B1 del Centro Direzionale, laddove persistevano le antiche conche del Pasconcello affondate nella zona delle paludi napoletane, e poi fatte spostare sul fondo del lago del cratere di Agnano.

Il Luzzatti è l’unico isolato di marca razionalista presente in tutta la città risorta sotto il segno dell’edilizia popolare dell’ingegner Cosenza del 1946, ispirata ai disegni dell'edilizia di Napoli Fascista.

Ad angolo di Gianturco-Bussola, il Luzzatti si chiude con le Case popolari dette, rione della Bussola, già zona Gianturco.

Fu costruito, su progetto dell’ingegner Primicerio, tra il 1914 ed il 1925, patrocinato dall'Istituto Autonomo Case Popolari della Provincia di Napoli, anno in cui la città si avviava alla fascistizzazione nel nuovo assetto urbano moderno dotato della tecnica sofisticata del costruire e finanziato dall’Alto Commissariato prima del prefetto Castelli e poi di Pietro Baratono, in riscatto del piano fallimentare del Risorgimento economico del centro città datato 1904, ed infine esitato nella storica presentazione del PRG del 1925.

L'IACP, come già accaduto al patrimonio immobiliare di via Annamaria Ortese a Scampia, già nel lontano 1995 ritenne opportuno attuare iniziative volte ad assistere gli assegnatari di questi alloggi alla migrazione di proprietà nell'ambito della dismissione di circa 180.000 alloggi attuati in via definitiva nel 2001. Mentre invece, nel 2008 il decreto legislativo numero 62/08 ha introdotto nel codice dei Beni Culturali l'articolo 57/bis che regola l'alienazione, la valutazione e ulteriore assegnazione di locali ritenuti per legge beni pubblici di vetustà ultracinquantennale, sottoponendo per tanto gli stessi ad una pratica estenuante di valutabilità delle abitazioni oggetto della presente legge e quindi col blocco di interi lotti di pratiche.

Breve storia topografica del Rione Luzzatti.

Venne ampliato nel 1926 a conferma del progetto urbanistico, progettando per questo motivo un altro isolato ed una piazza a verde giusto per concludere il reticolo di strade interno al rione.

Il territorio disteso su cui si andrà a lavorare per l’edificazione del rione Luzzatti, interesserà un’area di 42 mila mq, 33 fabbricati per 698 alloggi complessivi di 2074 stanze, 46 negozi ed i lavatoi. Un primo ed ultimo ampliamento si registrerà per il rione tra il 1926 ed il 1929, contemporaneamente al rione Vittorio Emanule III di fronte al Carcere di Poggioreale, durante il quale, verranno aggiunti altri 6 edifici, per rispettivi 136 alloggi, per un sub totale di altre 389 stanze un asilo ed una scuola elementare. Il rione Luzzatti sarà di fatto l’unica opera di fondazione di grande respiro di tutto quanto il repertorio edilizio dell’IACP fino a quegli anni raggiunto, ed infatti esso è anche ricordato come un ripensamento morfologico del primo rione realizzato nella stessa zona e dallo stesso Istituto. ll rione Luzzatti resterà per almeno dieci anni, assieme al Duca d’Aosta ed il Miraglia-Nicola Amore a Fuorigrotta uno dei rioni di Napoli maggiormente disertato e, allorquando sarà preso in considerazione, la popolazione residente sarà rappresentata inizialmente dal ceto medio impiegatizio e non piuttosto dagli impiegati operai delle industrie del posto. Il progetto iniziale prevede una scacchiera di sei quadranti di 80 metri per lato e tutti simili tra loro, agganciati l’uno all’altro da un reticolo di strade larghe 10 metri. Ognuno degli isolati del rione Luzzatti è definito dalla presenza di otto edifici perimetrali attorno all’unica corte dalla quale irradiano gli ingressi alle palazzine, interrotti da costruzioni bassi, i quali, almeno sul disegno originario furono destinati agli esercizi commerciali.

Presentazione minima del Rione Luzzatti.

Il rione si presenta fin dall’inizio attraverso un piano di presa con l’aspetto della città urbanizzata dalle case economiche, in linea con via Taddeo da Sessa, su cui affacciano edifici di quattro piani non oltre.

Gli edifici sorgono su un doppio corpo di fabbrica in tufo giallo napoletano, interpiano di quattro metri, al piano terra spazio per negozio ed eventualmente il rimessaggio, ed infine, gli scantinati sotto posti rialzati con volta a vela, tre alloggi per scala, dotati di cessi e balconi. Le decorazioni esterne si son limitate, almeno alla consegna dei lavori, solo da appena un accenno di bugnatura sui basamenti, una leggera sporgenza ammessa alle parti terminali e qualche cornice alle finestre. Al suo interno invece è stata attuata una maggiore presa a sfruttamento edilizio, distribuendo in maniera quasi del tutto irrazionale gli edifici a tipologia di palazzina di cinque piani, con corte ottenuta per l’eliminazione sul disegno di un edificio che l’occupava integralmente. Questo tipo di soluzione, ottimizzata all’ultimo minuto, sarà un merito che il regime fascista propaganderà in modo esasperante. Se ne avviò avviato un decoro borghese solo alla fine del primo ampliamento, proprio nel periodo di massimo splendore napoletano per il regime fascista, basato anzitutto sulla diminuzione dei fabbricati estratti dal progetto iniziale, sottolineando le dolci simmetrie architettoniche nelle curve dei loggiati che indirizzano nel fuoco visivo l’ingresso al complesso residenziale. Il nuovo isolato che ne sorgerà disporrà i sei edifici attorno ad una corte aggraziata dai giardini. Il tipo di edilizia non cambierà affatto, ma l’importanza delle facciate degli edifici, fossero questi, anche solo le case minime, diverrà per il regime il segno distintivo della loro politica di ammodernamento.

Rione Miraglia

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Rione Miraglia
StatoItalia (bandiera) Italia
Regione  Campania
Provincia  Napoli
Città Napoli
CircoscrizioneMunicipalità I
QuartiereSan Ferdinando

Il Rione Miraglia è un rione di Napoli, nel quartiere Fuorigrotta della Municipalità 10 di Napoli.

Costruito su parte dei tredicimila metri quadrati acquisiti dall'IACP dalla Banca d'Italia, fu intitolato a Nicola Miraglia primo presidente dell'Istituto autonomo per le case popolari della provincia di Napoli.

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Rione Principe di Piemonte

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Rione Principe di Piemonte
StatoItalia (bandiera) Italia
Regione  Campania
Provincia  Napoli
Città Napoli
CircoscrizioneMunicipalità IV
QuartiereZona Industriale

Il Rione Principe di Piemonte è un rione di Napoli, nel quartiere Zona Industriale della Municipalità 4 di Napoli.

Costruito dall'IACP tra il 1928 ed il 1935, sorge alle spalle della chiesa di Sant'Erasmo ai Granili[3].

Rione Santa Caterina da Siena

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Rione Santa Caterina da Siena
StatoItalia (bandiera) Italia
Regione  Campania
Provincia  Napoli
Città Napoli
CircoscrizioneMunicipalità I
QuartiereChiaia

Il Rione Santa Caterina da Siena è un rione di Napoli, nel quartiere Chiaia della Municipalità 1 di Napoli.

  1. Fu costruito e urbanizzato dall'Istituto autonomo per le case popolari della provincia di Napoli, con i fondi stanziati dalla legge 386 del 1926, gli stessi che permisero la nascita del Rione della Vittoria e del Duca di Genova.

È il quartiere di Santa Caterina da Siena a Napoli, sorto grazie agli effetti giuridici della legge del 1926 numero 386, la stessa di cui godranno le fondazioni del Rione Duca di Genova a Possilipo ed il rione Vittoria presso l'omonima Galleria al Chiatamone.

Si presenta con edifici ad angolo smussato, omaggio barocco al vicinissimo omonimo monastero nel tracciato a scacchiera dei Quartieri Spagnoli.

Gli edifici, a struttura mista, uno di essi è in tufo all'esterno e con pilastri in cemento armato dentro ed un altro inversamente è in cemento armato annegato nella tompagnatura, sono un ulteriore prova dell’edilizia economica napoletana come lo è stato l’apparato dei villini Scodes a Sant’Eframo Vecchio, entrambe appartenuti al palinsesto dell’Istituto Autonomo Case Popolari della Provincia di Napoli, classe 1939, ad alto valore ubicazionale.

Irrimediabilmente indistinguibili alla produzione edilizia dell’epoca delle fondazioni Liberty dei Mannajuolo nel quartiere di Chaia, il rione Santa Caterina da Siena è composto di 3 edifici, due dei quali ceduti dal Comune di Napoli che l’ebbe dalla Banca d’Italia ed uno inizialmente fu destinato agli stessi dipendenti funzionari dell’ICP.

Il tutto fu previsto per 112 alloggi di case economiche cedute con locazione a riscatto, complessivi di 490 stanze per 990 abitanti nella zona più prossima alla Concordia. I tre edifici occuparono spazio maggiore in direzione dei Cariati, preferendo un allargamento della quota stradale del Corso Vittorio su cui affacciano il quarto, il quinto ed il sesto piano degli edifici, lasciando intatte le dimensioni del vicolo che corre lungo il perimetro basso della fondazione. Il programma di fondazione del piccolo rione è stato calibrato a seconda della destinazione del livello di benessere raggiunto dai residenti, ottenendo così un andamento architettonico del tipo storicistico. Il blocco residenziale spuntato al corso Vittorio Emanuele ha uno spazioso ingresso con tanto di atrio, mentre la palazzina per i funzionari dell’Ente ha una massa edilizia più articolata da un piccolo pronao con colonne per l’ingresso. Ed infine la palazzina che interessa via Santa Caterina da Siena, ha tre alloggi per ogni scala anziché due come per le altre due strutture che ne compongono l’assetto.

Rione Gemito
Uno degli edifici del Rione Gemito
StatoItalia (bandiera) Italia
Regione  Campania
Provincia  Napoli
Città Napoli
CircoscrizioneMunicipalità V
QuartiereVomero
Superficie0,051 km²

Il Rione Gemito è un rione di Napoli, nel quartiere Vomero della Municipalità 5 di Napoli.

Costruito dall'IACP[4] tra il 1946 ed il 1949, fu progettato dall'architetto ed ingegnere napoletano Marcello Canino.
Dallo stile architettonico che ricalca quello del razionalismo italiano, occupa una superficie di oltre cinque ettari, in una zona a nord dello stadio Arturo Collana.
Composto da 29 edifici, il rione è diviso in due da via Saverio Altamura, ai cui lati trovano posto 20 di essi, disposti longitudinalmente in 4 file da 5.

Rione Vittorio Emanuele III

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Rione Vittorio Emanuele III
StatoItalia (bandiera) Italia
Regione  Campania
Provincia  Napoli
Città Napoli
CircoscrizioneMunicipalità IV
QuartierePoggioreale

Il Rione Vittorio Emanuele III è un rione di Napoli, nel quartiere Poggioreale della Municipalità 4 di Napoli.

Il rione Vittorio Emanuele III a Napoli, costruito nel 1910 col necessario proposito di continuare a guadagnare brani di periferia al centro storico della città.

A rappresentatività accentuata, esso si trova nella zona orientale della città, a ridosso dell’agglomerato urbano Vasto-Arenaccia, con edificio ad angolo spuntato di fronte al primo muro di cinta del Carcere di Poggioreale, tra via Nuova Poggioreale e via Giovanni Porzio, ai limiti del Corso Malta, limitrofo al rione Diaz. Per l’esattezza furono case a destinazione popolare, ricombinate in case economiche, poi nuovamente modificate ed infine esteticamente sistemate a quel decoro borghese tanto aspirato.

Il progetto iniziale previde un’area coperta di 6957 mq, 11 edifici, 232 alloggi per 1600 persone ed 8 negozi; nel primo ampliamento del 1918 si aggiunsero altri 3 edifici, 295 stanze per 590 abitanti, altre 6 botteghe, i lavatoi pubblici fatti sparire nel secondo ampliamento del 1933, durante il quale, vennero accosti altri 4 edifici per 99 alloggi, 312 stanze ed un campo da gioco.

Fu costruito in assenza di piano urbanistico per la zona franca della città, progettando per essa un reticolo di strade larghe 10 metri, ai lati delle quali, riuscirono a farci stare quattro edifici, disposti a blocco, due palazzine e due edifici in linea, distanziati tra loro solo dalle medesime strade e quindi senza spazi propri. Una sorta di sfida progettuale dell’ingegnere Primicerio, direttore dell’Ufficio Tecnico dell’Istituto Autonomo Case Popolari della Provincia che ne patrocinarono la costruzione assieme ai complessi edilizi Miraglia-Nicola Amore e Duca D’Aosta a Fuorigrotta ed il rione Luzzatti a Poggioreale.

Ai margini del lotto verranno costruiti il lavatoio ed un immobile destinato all’accoglienza dei fanciulli da sottoporre agli esperimenti del metodo Montessori. Col medesimo lavoro, il Primicerio proverà a dotare questa zona della città di edilizia a popolare a palazzina, studiando soluzioni che non contengano corridoi, quanto piuttosto l’uso promiscuo delle sale e delle latrine poste in un’alcova su loggetta esterna, aderente alle scale. Stessa soluzione di sorta adottata dal Quaglia per le case popolari a Sant’Erasmo e dal De Simone per il villaggio operaio ai Granili di San Giovanni a Teduccio.

L’isolato è composto figurativamente da due palazzine, 4 alloggi ogni piano, e da due edifici in linea tre alloggi per scala; gli alloggi più grandi e più soddisfacenti chiudono la cortina sulla strada. Questi furono progettati per uno spazio cucina più grande, sacrificando le loggette esterne, che comunque, chiudendo i due corpi di fabbrica con scale leggermente sporgenti, rappresentano l’elemento progettuale distintivo di tutti gli altri edifici.

Sono 4 edifici, piano terra rialzato, insediato da locali commerciali, avvolti in fasce orizzontali e la copertura in alto è garantita dal terrazzo. Otto anni più tardi rispetto alla data di fondazione dell’isolato Vittorio Emanuele III, in seguito ad esproprio fondiario, l’Istituto avvierà il processo di trasformazione di un antico caseggiato riadattandolo a panificio, un lavatoio poi chiuso durante gli anni Quaranta del Novecento.

Nell’era napoletana del fascismo avverrà un primo ampliamento, dal quale se ne trarrà occasione per riordinare la povera architettura che caratterizza l’isolato, trasformandolo sulla base di decorazioni a cortina aperte direttamente sulla strada, verrà aumentata la cubatura, costruendo edifici di sei piani sui fianchi e sollevando i vecchi edifici di un piano abitabile, abbandonando tra l’altro, l’aspetto di isolato popolare, ma, irriconoscibile, si presenterà ad architettura borghese, di marcato disegno del tipo storicistico; i cessi spariranno dalle loggette e sistemati uno per ogni alloggio, ed infine gli spazi interni dove avverrà la sistemazione di belle e ricche aiuole e di campetti di calcio per i bambini.

Rione Agnano INA Casa

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Rione Agnano INA Casa
StatoItalia (bandiera) Italia
Regione  Campania
Provincia  Napoli
Città Napoli
CircoscrizioneMunicipalità X
QuartiereBagnoli

Il Rione Agnano INA Casa è un rione di Napoli, nel quartiere Bagnoli della Municipalità 10 di Napoli.

Il quartiere del Piano Ina-Casa1 nato dalla "questione abitativa" della città pubblica1bis ed operaia di Napoli, a ridosso della linea del fronte craterico di Agnano3, nel circondariale del nucleo ottocentesco del quartiere di Bagnoli.

Venne fondato dalla Stazione Appaltante I.M.E.P., nella "zona B" del Piano Regolatore Generale della città, ufficializzato nel triennio 1954-1957, su progetto dell’architetto Stefania Filospeziale.

La Filospeziale fu collaboratrice di Marcello Canino, e ad essa venne assegnato il compito anche di progettare gli ingressi a nord della Mostra d’Oltremare, nel quartiere di Fuorigrotta laddove gli edifici furono destinati ad accogliere i padiglioni della Pesca, il Legno e l'Elettrotecnica.

Si trova fondato nella zona più a Nord-Ovest dell’orientamento d’espansione del quartiere periferico, e fino al 1961 fu il complesso edilizio più ad occidente del centro abitato della città di Napoli. La sua ubicazione risponde ai confini di via Terracina, via Degli Astroni, via Vecchia Agnano e via Della Scuderia.

Gli edifici son stati costruiti rispettando la naturale morfologia orografica del terreno.

Con un indice di affollamento non superiore al valore di 1,37, venne consegnato alla decima municipalità comprensivo di 29 edifici, per 347 alloggi ed una capienza complessiva di 1886 vani.

Chiesa, centro sociale e mercatino tutti riuniti nell’unica piazza disegnata apposta per il complesso. Duemila metri quadrati furono destinati alla scuola, che per allora, fu sufficiente a rispondere alla domanda di spazio per la presumibile popolazione scolastica accertata dalle indagini. A differenza del rione La Loggetta, il complesso dell’INA-Casa ad Agnano, è stato costruito su un terreno in forte declivio, al punto che parte di esso finisce in scarpata sulle vie comunali. Per questo motivo, gli edifici son stati costruiti rispettando la naturale morfologia orografica del terreno e laddove le zone si son presentate maggiormente depresse, seguendo il principio delle colmate, i palazzi son stati costruiti più alti. Così rispettando la natura e concedendo specifiche qualità non naturali, quanto positive, si è voluto offrire maggior riguardo all’aspetto unitario dell’altezza degli edifici.

Rione NOME
StatoItalia (bandiera) Italia
Regione  Campania
Provincia  Napoli
Città Napoli
CircoscrizioneMunicipalità I
QuartiereSan Ferdinando

Il Rione NOME è un rione di Napoli, nel quartiere Posillipo della Municipalità 1 di Napoli.



  1. ^ (Chinatown)
  2. ^ (somma dei quartieri Avvocata e Montecalvario)
  3. ^ Napoli e dintorni su Touring Club Italiano
  4. ^ Comune di Napoli - Rione Gemito (PDF), su comune.napoli.it.