Remo Gaibazzi
Remo Gaibazzi (Stagno di Roccabianca, 29 dicembre 1915 – Parma, 25 luglio 1994) è stato un pittore italiano.
Biografia
[modifica | modifica wikitesto]Remo Gaibazzi, di origine contadina, visse nella giovinezza nella provincia parmense, a Stagno di Roccabianca dove nacque, poi a Collecchio e a Eia di S. Pancrazio. Frequentò l'Istituto magistrale senza diplomarsi. Si trasferì a Parma, insieme alla famiglia, nel 1937.
Aveva già intrapreso la carriera di disegnatore, in particolare di caricaturista. I primi disegni su numeri unici satirico-umoristici e su riviste risalgono al 1935. Collaborò con i giornali umoristici diretti da Giovannino Guareschi[1] e con il quotidiano locale, La Gazzetta di Parma.
In servizio militare nel 1937-38, fu richiamato nel 1941 e inviato in Albania e in Grecia. Qui fu fatto prigioniero dei tedeschi dal 12 settembre 1943 al 6 marzo 1945. Dopo la guerra, oltre a continuare con le caricature, concentrò il suo lavoro sulla descrizione di stampo neorealistico e sulla denuncia sociale della realtà urbana degradata e della sua popolazione emarginata. Disegnò per il quotidiano Paese Sera. Chiamato a Milano al Corriere della Sera, rifiutò per rimanere a Parma.[2]
«Gaibazzi non crede a questi disegni che ha seminato negli anni, senza curarsi di dove finissero e perché.(…) Egli ripete sdegnosamente agli amici, tutti ridotti al silenzio, che un pittore – Parma o non Parma, Italia o non Italia- ormai ha solo il bruciante dovere di estetizzare l’ambiente. Non certo di produrre immagini di puro godimento, anche se così critiche. Un pittore deve sempre battersi.»
Nel 1955 tenne la sua prima mostra personale, disegni a china in bianco e nero. Intorno a quella data iniziò anche l'attività di pittore. La sua ricerca procedette comunque sul doppio binario di disegni dedicati alla figura umana, attenti anche alla Nuova oggettività tedesca, e di paesaggi urbani che insistono su grandi emergenze architettoniche. Un'altra mostra personale, nel 1966, segna un'ulteriore svolta nell'evoluzione stilistica e concettuale dell'artista. Gaibazzi si avvicina alla neoavanguardia (esposizione alla galleria Il Portico, a Reggio Emilia).
«In una fase ulteriore il problema di Gaibazzi è quello di passare a una riflessione sulla negazione dell’arte che la Scuola di Francoforte pone in modi contrapposti, da una parte Horckheimer e Adorno col loro mito positivo di Odisseo e dell’intellettuale dell’Occidente che sempre ricerca , dall’altra Walter Bemjamin con l’idea che l’arte sia riproducibile e debba quindi perdere l’aura che nel mondo capitalistico la circonda. Per questo dunque Gaibazzi punta sulla fotografia, oggetto di un notissimo saggio di Benjamin, e si rivolge alla riproduzione su supporto di tela, secondo uno schema che era anche di Warhol ma che Gaibazzi porta avanti per ragioni opposte, distruggere l’arte e renderla fruibile a tutti, non moltiplicarla e moltiplicarne quindi il plusvalore.»
I suoi riferimenti culturali diventano il critico tedesco Walter Benjamin, lo statunitense Herbert Marcuse, la Pop art di Andy Warhol. Comincia a utilizzare nelle sue opere di grandi dimensioni i colori acrilici. Ed è uno dei protagonisti del dibattito politico e culturale della città.
Nel 1970 l'Istituto di Storia dell'Arte dell'Università di Parma ospita una sua mostra nel Salone dei Contrafforti, in Pilotta.
Nella successiva mostra del marzo 1974 (Galleria della Rocchetta) la ricerca su spazio, composizione e colore si esprime nella ripetizione di una stessa immagine in un solo quadro e in diversi dipinti di vario formato.
«I due poli tra i quali si distende il processo produttivo di Gaibazzi, la differenza e la ripetizione, sono per l’appunto equivalenti a quel doppio movimento di diversificazione e di differimento che Derrida ha chiamato scrittura»
Gaibazzi approfondisce le teorie del gruppo di Tel Quel, fondato da Philippe Sollers nel 1960, e del movimento artistico di riferimento, Supports/Surfaces, dei filosofi francesi Gilles Deleuze e Louis Althusser. Nascono così opere che affrontano il rapporto tra il supporto e la superficie, la sua materialità. Tra il 10 e il 18 aprile del 1976 il pittore espone in due mostre contemporanee (‘'Superficie'’, alla Galleria A; ‘'Diritto e rovescio'’, alla Galleria Lamanuense) opere costituite da fogli di carta ricoperti di grafite, così da far risaltare la grana della carta stessa e le tracce incise sul rovescio con la punta del compasso o con una lametta; fogli di carta appesi a un filo d'acciaio, così che se ne possa vedere il diritto e il rovescio, lievemente incisi con una punta. E poi, in un'evoluzione continua del suo pensiero, il lavoro dell'artista come scrittura e valore (scrivere come dipingere, dipingere come lavorare, lavorare come scrivere) (1979, le mostre del 1990 e 1993 alla galleria Mazzocchi [3] di Parma).
«Il mio scopo non è quello di fare della pittura, cerco anzi di dimostrare, restando nell’ambito dell’esperienza visiva, che la pittura, come modo di significare il mondo, non esiste più per l’uomo moderno.»
Remo Gaibazzi morì a Parma il 25 luglio 1994 [4] e fu sepolto nel cimitero di Viarolo (PR).[5]
Onorificenze
[modifica | modifica wikitesto]— Parma, 13 gennaio 1990
Opere e mostre
[modifica | modifica wikitesto]Periodo | Opere |
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1935-1953 ca | La grafica |
1955-1961 ca | I primi disegni |
1962-1965 ca | I disegni del secondo periodo |
1966 | Le tele emulsionate |
1967-1973 ca | La prima fase degli acrilici |
1973-1975 ca | La seconda fase degli acrilici |
1976-1994 | Le scritture |
Anno | Mostra |
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1935 | Parma, p.za Garibaldi esposizione di caricature |
1955 | 8-15 giugno, Parma |
1957 | 13-22 febbraio, Parma Galleria del Teatro |
1958 | 12-22 marzo, Bologna, Galleria del Circolo di Cultura |
1959 | Parma |
1960 | 15-27 maggio, Firenze, Nuova Corrente, 3 Realisti emiliani |
1961 | Modena |
1962 | Parma |
1963 | Modena |
1963 | 30 novembre 12 dicembre, Parma, Galleria della Steccata |
1965 | 1-15 aprile, Reggio Emilia, Galleria d'arte Il Portico |
1966 | 16-29 aprile, Parma, La Ruota, Il nuovo fruitore |
1967 | dicembre, Parma |
1970 | dicembre – 1971 gennaio, Parma, Contrafforti |
1974 | 9-24 marzo, Parma, La Rocchetta |
1976 | 10-28 aprile, Galleria Lamanuense e Galleria A, Diritto e Rovescio |
1986 | 20 sett-30 ottobre, Galleria Mazzocchi |
1990 | 7 aprile-20 maggio, Galleria Mazzocchi |
Mostre postume
[modifica | modifica wikitesto]- 1996, Remo Gaibazzi quello sguardo sulla città - Salone delle Scuderie in Pilotta - Parma 15/12/1996 - 15/02/1997, mostra organizzata dal Centro Studi e Archivio della Comunicazione (CSAC) dell'Università di Parma.
- 2002, La città di Gaibazzi 1935-1974- Palazzo Pigorini - Parma 14/12/2002 - 16/02/2003, organizzata dall'Associazione Remo Gaibazzi [6]
- 2006, Remo Gaibazzi 1974-1978. Il grado zero della pittura, realizzata dalla Provincia di Parma con l'Associazione Remo Gaibazzi, oltre 170 opere dell'artista, alla Galleria d'Arte Niccoli e all'Associazione Remo Gaibazzi (ex Galleria Mazzocchi)[7]
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Dal 1936 al 1943 Guareschi fu redattore capo di una rivista satirica destinata a un'ampia notorietà, il quindicinale Bertoldo, rivista satirica edita da Rizzoli e diretta da Cesare Zavattini
- ^
«Durante gli anni della Seconda Guerra crescevano e si affermavano, intersecandosi tra l’America e l’Europa, nuove istanze che rilanciavano definitivamente esperienze poetiche come il Surrealismo e l'Astrattismo geometrico e concreto; nonché l'esplosiva novità dell'Espressionismo astratto americano, con l'Action Painting di Jackson Pollock, e le sue propaggini evolutive nell'Informale europeo. In quel periodo, la situazione artistica della regione emiliano-romagnola, più che mai aperta e ricettiva alle novità, vedeva a Modena Nereo Annovi, a Ferrara Nemesio Orsatti e a Reggio Emilia Marino Mazzacurati, Gino Gandini e Anton Ruggero Giorgi proseguire in una figurazione antimonumentale fedele al soggetto, alla rappresentazione espressivamente naturalistica della realtà, mentre a Parma, Piacenza, Reggio Emilia e Bologna venivano metabolizzati attivamente i fermenti artistici extranazionali, con un’attenzione soprattutto al Neorealismo postbellico e antifascista di matrice milanese. (…)a Torino, Lionello Venturi sosteneva con vigore la poetica astrattista, inglobando Moreni e Morlotti nel suo “gruppo degli 8”, scrivendo su Enrico Prampolini, Enzo Brunori, Bruno Cassinari, Atanasio Soldati, e promuovendo l’avanguardia astrattista quale “sintesi” delle arti, sottoscritta, in seguito, anche da Remo Gaibazzi e Marco Gerra.»
- ^ In un'intervista alla rivista Titolo (n° 30, autunno 1999) il gallerista Giorgio Mazzocchi dice
«(...)ho inaugurato la mia galleria, tanti anni fa, con Remo Gaibazzi: un artista parmense molto particolare, che "parlava" di realizzare una mostra in cui non vendere, ma regalare i suoi lavori a chiunque condividesse con amore la sua attività e la sua filosofia artistica, ovviamente un artista controcorrente, un grande uomo che ha influenzato molto le mie scelte. Gaibazzi è scomparso nel '94 a circa 80 anni, ma mi ha lasciato una grande lezione di vita: l'amore per il proprio lavoro e la volontà di condividere questo amore con le persone che riescono a parlare il tuo stesso linguaggio, sempre fuori dalle comuni leggi del "sistema dell'arte", troppo lontano da queste condivisioni di emozioni.»
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«Lina, Luca e Remo Gaibazzi (la compagna e il figlio, ndr) abitavano all’ultimo piano di Palazzo Dalla Rosa Prati. Remo fumava due pacchetti di Nazionali Esportazione al giorno, quelle verdi con la caravella nera per intenderci, e faceva il pittore. Aveva cominciato con vignette satiriche e caricature, alla moda di Garretto e di altri del suo tempo. Immediatamente aveva sintetizzato uno stile molto personale e riconoscibilissimo. Le vignette si erano trasformate molto presto in pungenti e acuti sguardi sulla società. Fotografie impietose. Per questo non fu subito amatissimo in città. Incontrarlo in giro non era difficile. Era sufficiente conoscere i suoi orari e i suoi spostamenti. Sempre uguali. Il pomeriggio intorno alle 17:15 prendeva il caffè in via Cavour al Bar Italia, oggi sostituito dall’ennesimo negozio di mutande firmate. Poi, tornando verso casa, se la stagione lo permetteva stava seduto ai fianchi del Battistero. Chiacchierava con tutti, attentissimo. Gli interessavano soprattutto i giovani. Percepiva ogni minimo cambiamento nella società e lo commentava stupito. Tutte le notti d’estate, dopo mezzanotte, si sedeva ai tavolini di piazza Garibaldi, dove prendeva l’ultimo caffè prima di dormire.»
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«Solo adesso capisco perché il pittore Remo Gaibazzi passava interi pomeriggi seduto sul cordolo del battistero. Lì si sentiva veramente a casa. Stare lì era come vincere il tempo. Davvero gli anni lì non contavano più nulla. Si sentiva in armonia con sé stesso e col mondo.»
- ^ L'Associazione Remo Gaibazzi si è costituita nel 2001 su iniziativa di un gruppo di amici dell'artista
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«Remo Gaibazzi ha vissuto cinque vite diverse. È stato disegnatore satirico nella Parma dagli anni trenta ai cinquanta del Novecento, quindi artista collegato ai movimenti della sinistra nel documentare la vita delle classi povere, poi lettore della struttura della città nel mutamento tra gli anni sessanta e settanta, ricercatore di un nuovo fondamento per la pratica artistica all’inizio degli anni settanta e infine sperimentatore di una definizione fondativa dell’esistere umano, fissata nell’azione unitaria del lavoro.»
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- La mostra di Mattioli e Gaibazzi a Lubiana, Aurea Parma, fasc. II, 1964, pp. 206–207
- Gloria Bianchino (a cura di), Remo Gaibazzi: quello sguardo sulla città, Electa, Milano 1996
- Andrea Calzolari (a cura di), La città di Gaibazzi 1935 -1974, Mazzotta, Milano 2002
- Leo Davoli, Intervista a Remo Gaibazzi. Per essere alla moda a Parma basta dipingere come cento anni fa, Parmamese, giugno 1977, p. 46
- Tiziano Marcheselli, Un'insolita personale alla galleria Mazzocchi. La scrittura in formelle dei plexiglas di Gaibazzi, Qui Parma, 12 aprile 1990, p. 13
- Pier Paolo Mendogni, Le penetranti suggestioni di Remo Gaibazzi. Le spirali del lavoro, Gazzetta di Parma, 1º maggio 1993, p. 13
- Valeria Ottolenghi, Le false opposizioni, Il Margine, gennaio 1981
- Arturo Carlo Quintavalle, I programmi di Remo Gaibazzi, Letteratura, nn. 85-87, gennaio-giugno 1967, pp. 202–206
- Arturo Carlo Quintavalle - Andrea Calzolari, Remo Gaibazzi, Nuova Step, Parma 1970
- Giorgio Torelli, Il buco della Giacoma, Silva, Collecchio (PR) 1994
- Dario Trento, Dentro la spirale. Le tensioni di Remo Gaibazzi a Parma, Anteprima, n. 53, 6 maggio 1993, p. 42
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Associazione Remo Gaibazzi, su remogaibazzi.net.
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