Guido Martina

Da Teknopedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca

Guido Martina (Carmagnola, 9 febbraio 1906[1]Roma, 6 maggio 1991) è stato un fumettista, drammaturgo, regista, sceneggiatore, umorista e traduttore italiano, primo e fra i principali autori di storie a fumetti Disney del secondo dopoguerra e capostipite della scuola Disney italiana. Ideò le Parodie Disney con celebri storie come L'inferno di Topolino e molte altre entrate nella storia del fumetto italiano e creò celebri personaggi come Paperinik e, esterni alla Disney, Pecos Bill, che divenne uno dei più noti personaggi del fumetto western italiano.[2][3][4]

Quando nasce, suo padre Ermenegildo è docente liceale.[5] Da Carmagnola la famiglia si trasferisce a Torino quando ha 16 anni; qui completa gli studi laureandosi in Lettere e in Filosofia[3] su insistenza del padre, mentre lui avrebbe preferito studiare ingegneria.[5] A Pinerolo frequenta la Scuola di cavalleria.[6] Per qualche tempo fa l'insegnante.[2][3] Nel 1928 vince il secondo premio di un concorso indetto dal GUF[7] per la produzione di una rivista teatrale goliardica, La Corte dei Miracoli che realizza insieme a Micheletti[8] e che venne poi messa in scena al Teatro Odeon di Torino il 20 febbraio 1928 dalla Compagnia teatrale goliardica Camasio e Oxilia del capocomico Ovidio Borgondo.[9] Nello stesso periodo scrive con la scrittrice e pittrice Tina Cordero (1899-1951) il dramma goliardico Aquilotti alle Termopili, che viene rappresentato a Roma dalla Compagnia Betrone.[10]

Nei primi anni trenta, per un limitato periodo fa il giornalista per la Gazzetta del Popolo: il giornale lo incarica di realizzare un servizio sulle sartine che celebrano un anniversario[11] ma è poco interessato a questo lavoro.[11] Fonda insieme a Tina Cordero una società cinematografica, la Futurista Film, per la quale realizza dei documentari occupandosi della sceneggiatura e della regia.[11][12] Tra questi vi è il film sperimentale Velocità/Vitesse, scritto e diretto con Cordero e Pippo Oriani e presentato a Parigi nel marzo 1931.[12] [13] In questo periodo frequenta gli ambienti futuristi e avanguardisti di Torino e della capitale francese nella quale Martina e Cordero, sposatisi nel 1930, viaggiano più volte.[14] Nel 1932 si trasferisce con la moglie a Domodossola, dove insegna al collegio Rosmini; due anni dopo lascia l'insegnamento e si trasferisce a Parigi dove resta cinque anni, realizzando vari documentari e cortometraggi come sceneggiatore e regista.[14] La MGM/Gaumont lo incarica di realizzare un documentario sulla Legione Straniera in Algeria dove si reca.[5][11] La passione per il cinema gli resta, tanto che negli anni ottanta si diletta ancora nella realizzazione di film a passo ridotto.[11]

Rientra in Italia nel 1938,[2] dove inizia a scrivere sketch per la rubrica radiofonica di fantasie musicali Rivistina dell'EIAR, oltre a testi per riviste illustrate come Excelsior; con Morbelli, Angelo Nizza e l'illustratore Angelo Bioletto, scrive canovacci per il celebre varietà radiofonico I quattro moschettieri (1934-37). I quattro moschettieri prende le mosse dal romanzo di Dumas, ma vi confluiscono parodie di tutto ciò che è di moda nel periodo, e Martina deve aver presente gli stilemi parodistici del programma quando scriverà le sue Parodie disneyane.[15][4] Iniziata la guerra, viene richiamato come Ufficiale di Cavalleria in Libia, dove venne fatto prigioniero dagli inglesi; dopo l'armistizio di Cassibile è spostato in Polonia, da dove viene deportato in un campo di concentramento nazista in Austria.[11]

Dopo la Liberazione ritornò a casa a piedi vivendo un periodo di ingente miseria.[11] Riuscì a pubblicare un romanzo incentrato sulla recente esperienza di guerra, Tramonto a est, edito dalle Edizioni Alpe nel 1945; lo stesso anno venne chiamato a dirigere il giornale umoristico Fra' diavolo;[2][3] ma la direzione e la sua collaborazione effettiva inizieranno nel marzo 1946, con la rubrica satirica Posto di blocco.[6]

Produzione disneyana

[modifica | modifica wikitesto]

Nello stesso periodo inizia a collaborare con la Mondadori per la quale traduce storie a fumetti Disney di produzione statunitense per il settimanale Topolino ancora pubblicato in formato giornale;[2][3] nel 1949 la collaborazione continua anche per la nuova edizione del settimanale Topolino, edito in formato libretto, per il quale continua a occuparsi di tradurre storie a fumetti di produzione estera, oltre a sceneggiare delle didascalie o dialoghi "di collegamento" tra le storie americane, di per sé slegate, per dar loro una coerenza.[11] Proprio su Topolino cominciò una fervida attività di sceneggiatore, soprattutto di fumetti Disney, e fu lo stesso Arnoldo Mondadori a proporgli questa attività, poiché le storie Disney di produzione americana erano insufficienti per la nuova edizione del periodico.[16] La prima storia Disney a essere pubblicata fu Topolino e il cobra bianco che esordì nel 1948 negli ultimi 26 numeri dell'edizione in formato "giornale" e si concluse sul primo numero della nuova edizione tascabile, nell'aprile 1949. Questa storia è disegnata dal suo amico Angelo Bioletto.

Per Topolino, su cui per molti anni è pressoché l'unico sceneggiatore Disney italiano, Martina cura la maggior parte dei redazionali e le rubriche Confidenze di Gambadilegno, Io so quasi tutto (dove il più delle volte inventa da sé le lettere cui rispondere[17]) e Il tè delle cinque. In questo tipo di contributi, è noto per le umoristiche invettive contro le sue colleghe redattrici, in particolare contro Enza Pecchi, prima calligrafa di Topolino e moglie di Nadir Quinto. Guido dà il nome italiano ad Archimede Pitagorico, a Paperon de' Paperoni[18] e alla Banda Bassotti.[17] Si inventa il genere delle Parodie Disney, nelle quali si rivisitano capolavori della letteratura interpretati da personaggi Disney ed esordite con L'inferno di Topolino, disegnata da Bioletto e pubblicata su Topolino libretto a partire dal n. 7 del 1949, nella quale Topolino e Pippo vivono un viaggio nell'Inferno dantesco, incontrando, nel ruolo di dannati o messaggeri, vari personaggi disneyani;[2][3] tutte le didascalie sono endecasillabi in rima incatenata come nell'originale dantesco, le pene dei dannati seguono la regola del contrappasso e le trovate includono riferimenti satirici alla società italiana dell'epoca;[19] la storia riceve l'approvazione della Disney e fu l'unica ad avere l'indicazione dell'autore, "Verseggiatura di G. Martina", un'eccezione a una regola ferrea che sarebbe rimasta immutata per oltre tre decenni.[11] Seguiranno altre trenta parodie di classici come Paperino Don Chisciotte (1956), Paperopoli liberata (1967), Paperino di Bergerac (1981).[3][20]

Produzione non disneyana

[modifica | modifica wikitesto]

Nel dopoguerra per la Mondadori sceneggia anche fotoromanzi (Avventuroso Film, poi diventata Bolero Film), e storie a fumetti per altri editori come il Corriere dei Piccoli, per il quale scrive Le Quattro Stelle (1948) e La città d'oro (1949), entrambe disegnate da Nadir Quinto. Altri fotoromanzi comparvero sul periodico Luna Park,[11] ma la loro collocazione cronologica è ancora incerta.

Nel 1949 crea la versione a fumetti del cowboy Pecos Bill per la collana Albi d'Oro della Mondadori, che divenne uno degli eroi più popolari del fumetto western italiano, pubblicato per 165 albi fino al 1955 e poi più volte ristampata, disegnati inizialmente da Raffaele Paparella, al quale si aggiungono poi Pier Lorenzo De Vita, Roy D'Amy e Gino D'Antonio.[3][2] Il successo del personaggio è tale da generare per la prima volta in Italia un vasto fenomeno di merchandising, con la vendita di oggetti e giocattoli legati al cowboy, e da entrare in competizione per qualche anno con Tex.[21] Un'altra serie western fu Oklahoma, ma fu di breve durata, pubblicata sempre sugli Albi d'Oro dal 1952 al 1953.[3][2] Scrive anche storie per Cucciolo e Tiramolla e un saggio scientifico per ragazzi, L'amico satellite (Mondadori, 1959).[3][2] A voler la sua vittoria sono gli studenti della città di Pontremoli, chiamati a votare come giuria popolare: infatti, sin dall'inizio il vincitore del Premio è segnalato da una votazione su cartoline postali imbucate dagli studenti.[22] Nel 1957 esce per Fabbri, in doppia versione (I Classici e Libri magnifici), il libro Le avventure di Pecos Bill, una storia illustrata del personaggio scritta da lui.[23]

Alla fine degli anni cinquanta è uno dei coautori delle prime edizioni della TV dei ragazzi.[3]

Anni sessanta e settanta

[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1960 i rapporti con Arnoldo Mondadori si incrinano a causa di ristampe delle sue storie di Pecos Bill in una serie di settimanali molto venduti, gli Albi di Pecos Bill, per le quali non venne interpellato, e fra il 1961 e il 1962 si dedica alla realizzazione di fumetti storici per Il Vittorioso; per sopperire alla sua mancanza , Mario Gentilini, direttore di Topolino, assume nuove leve.[24] Martina riprende a collaborare per Topolino nel 1966, preferendo tuttavia usare come prestanome la moglie Renata Rizzo (detta "Gina").[25] Nell'inganno sembra cadere anche il filologo Franco Fossati, che nel suo libro Disney Made in Italy assegna appunto a Renata Rizzo - il cui nome compare nella fatture - ben 36 storie Disney tra il 1966 e il 1968, in realtà interamente attribuibili al marito, il quale riprende a firmarle nel 1968 da Topolino e i ribelli di Brillifrilly (Topolino n. 659 del 14 luglio 1968).[25]

Nel 1969 Mario Gentilini, il Direttore di Topolino, ebbe l'idea di creare un personaggio ispirato a quelli del fumetto nero italiano, come Diabolik che venivano particolarmente apprezzati in quel periodo. Gentilini, come dichiarato da Guido Martina stesso, aveva pensato a un Topolinik, ma Martina suggerì di sfruttare Paperino, ritenendolo più adatto. In seguito, l’idea iniziale è stata attribuita anche alla redattrice Elisa Penna, che sarebbe stata ispirata dal parodistico Dorellik, ma questa affermazione, oltre a non corrispondere a quanto dichiarato a suo tempo da Martina stesso, è stata più volte smentita anche da altri protagonisti.[26]

Questo portò alla realizzazione de Paperinik il diabolico vendicatore,[27] disegnata da Giovan Battista Carpi,[3]. La versione noir del personaggio ottenne un grande successo, tanto da farlo diventare il protagonista di molte storie fino ai primi anni novanta, disegnate principalmente da Massimo De Vita Vennero inoltre creati anche altri personaggi minori come Paperinika[28], Topolino Kid e Pippo Sei Colpi.

Si trasferisce nel 1969 a Roma per dare inizio a una collaborazione con la Lancio, per la quale scrive alcuni fotoromanzi, ma l'esperienza è di breve durata; rimane comunque a Roma.[29]

Per l'Enciclopedia Disney, edita da Mondadori nel 1972, scrive 11 dei 24 volumi e, insieme alla moglie, scrive i testi per In giro per il mondo con Disney, opera in 21 volumi edita dalla Mondadori nel 1976.[3]

Anni ottanta e novanta

[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1980, con l'avvento di Gaudenzio Capelli alla direzione di Topolino e di Franco Fossati alla supervisione delle sceneggiature, il numero di storie di Martina pubblicate sulle testate Disney si ridusse progressivamente, presumibilmente perché ritenute troppo violente e ciniche, o comunque non adeguate alle nuove linee editoriali. Infatti i nuovi supervisori delle sceneggiature, dapprima Fossati e poi Massimo Marconi (subentrato nel 1985), stabilirono, in conformità con il cosiddetto politicamente corretto, di bandire dalle storie i comportamenti moralmente discutibili di personaggi "buoni" come Paperone (che nelle storie di Martina spesso e volentieri violava la legge) nonché il turpiloquio e le scene eccessivamente violente; inoltre, nel tentativo di rendere le trame meno ripetitive, si cercò di disincentivare la produzione di storie basate su canovacci eccessivamente usati in passato (soprattutto da Martina), come le indagini poliziesche di Topolino in collaborazione con Basettoni oppure le vicende in cui Rockerduck si alleava con i Bassotti (ad esempio nelle storie di Paperinik).[30]

In conseguenza delle nuove linee guida stabilite da Fossati, gli eccessi tipici delle storie di ambientazione contemporanea di Martina non furono più tollerati, per cui l'autore piemontese tornò a concentrarsi sulla produzione di parodie e storie in costume. Ci furono anche casi di disegnatori che rifiutarono di disegnare, in parte o in tutto, alcune sceneggiature di Martina a causa della loro scorrettezza politica. Nel 1979 Luciano Bottaro si rifiutò di disegnare tre pagine della storia Zio Paperone e il benemerito del lavoro perché esse dipingevano «i disoccupati come scansafatiche soddisfatti del loro stato di esclusi dal mondo del lavoro». Romano Scarpa dichiarò di aver rifiutato di disegnare una sceneggiatura di Martina (che poi non fu più pubblicata) perché troppo lontana dal suo modo di concepire i personaggi Disney:

«Mi ricordo di un soggetto che [Martina, n.d.r.] mi mandò, una sorta di versione disneyana del telefilm Sulle strade della California, con Paperone e Rockerduck che si distinguevano in ogni sorta di nefandezze e violazioni della legge. Restituii la sceneggiatura, dicendo al direttore che io quella storia non avrei potuto disegnarla, perché era troppo lontana dal mio modo di concepire i personaggi Disney[31]»

Nella prima metà degli anni ottanta, Guido Martina scrisse alcune parodie e storie in costume di buon livello, disegnate da Giovan Battista Carpi o da Romano Scarpa che spesso rimaneggiavano la sceneggiatura originaria con il proposito di migliorarla (Carpi motivò le modifiche attuate sostenendo che le ultime sceneggiature di Martina risentissero di una certa stanchezza).[32] Nel 1982 uscirono Paperino e il vento del Sud (disegnata e rimaneggiata da Carpi) e La storia di Marco Polo detta Il Milione (disegnata e rimaneggiata da Scarpa), mentre l'anno successivo vennero pubblicate La saga di Messer Papero e di Ser Paperone e Topolino presenta: Cristoforo Colombo (entrambe disegnate e rimaneggiate da Carpi). Infine, nei numeri 1518 e 1519 di Topolino (30 dicembre 1984-6 gennaio 1985) fu pubblicata la grande parodia Buck alias Pluto e il richiamo della foresta, disegnata da Scarpa, che fu per un quinquennio l'ultima storia inedita di Martina pubblicata nelle testate Disney, nonostante in una intervista del 1987 avesse dichiarato di continuare a scrivere a getto continuo.[11] Massimo Marconi, all'epoca supervisore delle sceneggiature, intervenendo sul forum del Papersera, ha spiegato che Martina continuò a sfornare sulla trentina di sceneggiature all'anno fino alla morte, ma, nonostante gli venissero pagate per garantirgli una rendita, non furono approvate per la pubblicazione perché ritenute di scarsa qualità o comunque non adeguate alle nuove linee editoriali:

«Un'ultima considerazione e poi chiudo il lungo intervento, doveroso, ma che rischia di diventare noioso. È vero che sono e continuo a essere un grande ammiratore di Martina (non tutto, ma buona parte; e comunque in relazione ai tempi), ma è altrettanto vero che il Martina accantonato da Fossati (e in seguito anche da me) non era più quello degli anni d'oro, vuoi per le dure leggi dell'anagrafe, vuoi anche per esaurimento, dopo le centinaia di storie sfornate. E sono sicuro che lo stesso Maestro condivideva questo giudizio, come conferma il fatto che, nonostante Capelli gli abbia comprato fino alla sua morte ogni anno una trentina di sceneggiature (una sorta di meritatissima pensione), non si sia mai lamentato del fatto che non una fosse pubblicata.»

Soltanto tre storie inedite verranno pubblicate sulle testate Disney tra il 1990 e il 1991, una delle quali (Paperino e il veloce velocipede, pubblicata su Topolino) venne completamente riscritta da Alessandro Sisti; l'ultima, La risposta di Paperinik, fu pubblicata postuma su Paperino Mese.

Nel 1987 Martina annuncia anche un progetto che gli sta a cuore:

«Attualmente sto lavorando all'ultimazione di una nuova enciclopedia Disney: il giro delle regioni d'Italia da parte dei vari personaggi che, in questo, scoprono e fanno scoprire la nostra terra ai più giovani. Ci sto lavorando da 3 anni e penso di completarla in giugno: è probabile che verrà pubblicata nel 1989[11]»

L'autore si riferisce sicuramente al progetto noto come storia d'Italia a fumetti interpretata dai personaggi Disney,[33] la cui pubblicazione, pur data per imminente in un'apposita collana Disney,[34] invece non avrà luogo. Secondo la testimonianza di Luca Boschi, che ha visionato personalmente le sceneggiature dattiloscritte in questione (in quanto era stato incaricato dalla redazione «di ricavarne qualcosa di salvabile»), Guido Martina aveva scritto «decine di puntate» della cosiddetta Geografia storica d'Italia a fumetti con i personaggi Disney, incentrate su «fatti e curiosità legati a città e paesi della Penisola», ma la redazione non le approvò per la pubblicazione disponendone l'archiviazione; per Boschi il motivo della mancata pubblicazione andrebbe ricercato nel declino creativo dell'autore, le cui ultime sceneggiature (comprese le poche effettivamente pubblicate) risentivano di una certa «stanchezza» e «prevedibilità».[35] A inizio 1991 venne ricoverato in gravi condizioni in una clinica romana dove venne intervistato[5] sorretto dalla moglie Renata, in vista della ripubblicazione dei suoi albi di Pecos Bill dall'Editoriale Dardo. Muore il 6 maggio 1991.[2] Le sue spoglie sono conservate al Cimitero Flaminio.[5]

A Guido Martina sono intitolati un largo a Roma nel quartiere Mezzocammino, nei pressi del Parco dei fumetti, una via a Carmagnola e lo Spazio giovani adulti della Biblioteca civica di Carmagnola.[36]

Citazioni di Guido Martina

[modifica | modifica wikitesto]

«Si disse che io riprendevo Disney mentre i nuovi sceneggiatori si rifacevano a me. Insomma, è una bella soddisfazione essere considerato in qualche modo il Disney italiano, no?[11]»

«Perbacco! Le confesso che io lavoro per disperazione: se non scrivessi, se non mi documentassi per poi immaginare le storie, mi annoierei a morte. Per l'anagrafe avrò più di 70 anni, ma il mio cervello rifiuta di pensare a questo e continua a farmi sognare…[11]»

  1. ^ Alcune biografie indicano erroneamente il 1916.
  2. ^ a b c d e f g h i j FFF - Guido MARTINA, su lfb.it. URL consultato il 27 maggio 2019.
  3. ^ a b c d e f g h i j k l m Guido Martina, su guidafumettoitaliano.com. URL consultato il 27 maggio 2019.
  4. ^ a b Marco D'Angelo, Approfondimenti - Gli altri Paperoni: a scuola dal Prof. Guido Martina, su lospaziobianco.it, Lo Spazio Bianco, 13 dicembre 2017. URL consultato il 28 maggio 2019.
  5. ^ a b c d e Alberto Gedda, Guido Martina, Quel Disney Made in Italy, intervista su La Stampa dell'11 maggio 1991.
  6. ^ a b Luca Boschi, Dalla filosofia... alle storie, a cura di Lidia Cannatella, collana I Maestri Disney Oro, n. 25, The Walt Disney Company Italia, 2003, p. 5.
  7. ^ Secondo Bobbio il concorso - presieduto da Giuseppe Blanc - fu indetto dall'Associazione Torinese Universitaria e non dal GUF, che afferma non esistesse ancora. Vedi: Alberto Papuzzi, Bobbio: “La musica nella testa”, intervista a Norberto Bobbio: Copia archiviata, su sistemamusica.it. URL consultato il 27 marzo 2016 (archiviato dall'url originale il 14 maggio 2013). (ultima visita 27 marzo 2016).
  8. ^ Luca Boschi, Guido Martina sconosciuto: teatrante e fotoromanziere (terza parte), in Il Sole 24 Ore, 25 luglio 2011. URL consultato il 30 novembre 2021.
  9. ^ Luca Boschi, Guido Martina sconosciuto e futurista (secondo tempo), in Il Sole 24 Ore, 18 maggio 2011. URL consultato il 30 novembre 2021.
  10. ^ Aquilotti alle Termopili, in La Stampa, 30 gennaio 1928, p. 5.
  11. ^ a b c d e f g h i j k l m n Alberto Gedda, Guido Martina, Così inventai Paperinik, intervista su La Stampa del 5 dicembre 1987.
  12. ^ a b Rossella Catanese, Velocità/Vitesse: Filmed Dramas of Objects and ‘avant-garde integrale’ ", in Futurist Cinema Studies on Italian Avant-garde Film, su cambridge.org, Amsterdam University Press, pp. 195-208.
  13. ^ Velocità (1930): (EN) Velocità, su IMDb, IMDb.com. URL consultato il 30 novembre 2021.
  14. ^ a b Giovanni Lista, Cinema e fotografia futurista, Skira, 2001, p. 268.
  15. ^ Carlo Chendi, Primi passi. Chi sono e come sono diventato fumettista, in Sergio Badino (a cura di), Conversazione con Carlo Chendi, Tunué, 2006, p. 13.
  16. ^ Luca Boschi, Guido Martina sconosciuto (versione aggiornata), in Il Sole 24 Ore, 6 maggio 2011. URL consultato il 30 novembre 2021. (ultima visita 27 marzo 2016).
  17. ^ a b Simone Pavesi, Tributo a Guido Martina, su animebambu.it. URL consultato il 28 agosto 2018.
  18. ^ Paperon de’ Paperoni e il suo (quasi) omonimo, su osservatoreromano.va, L'Osservatore Romano. URL consultato il 28 maggio 2019 (archiviato dall'url originale il 28 settembre 2018).
  19. ^ Il Totocalcio, i fiammiferi del monopolio statale che non si accendono mai, la gara tra i film di Totò ed Erminio Macario.
  20. ^ Pier Luigi Gaspa, Approfondimenti - I Padri Fondatori del fumetto Disney italiano secondo Pier Luigi Gaspa, su lospaziobianco.it, Lo Spazio Bianco, 21 maggio 2013. URL consultato il 29 maggio 2019.
  21. ^ Guido Martina da Topolino a Pecos Bill, su afnews.info. URL consultato il 30 novembre 2021.
  22. ^ Valentina Schioppa, Guido Martina: il professore gentiluomo, Youcanprint, 2014, p. 28.
  23. ^ Autori varî, La Fabbri dei Fratelli Fabbri, FrancoAngeli, 29 settembre 2010, ISBN 9788856829211. URL consultato il 29 maggio 2019.
  24. ^ Luca Boschi, Il “giallo” di Paperin Fracassa, collana Le grandi storie Disney. L'opera omnia di Romano Scarpa, vol. 15, Rizzoli, 28 aprile 2014, p. 9.
  25. ^ a b Luca Boschi, Il “giallo” di Paperin Fracassa, collana Le grandi storie Disney. L'opera omnia di Romano Scarpa, vol. 15, Rizzoli, 28 aprile 2014, p. 10.
  26. ^ [1]
  27. ^ Paperino il perseguitato muore e..., su Fumettologica.it, 11 dicembre 2014. URL consultato il 29 maggio 2019.
  28. ^ Andrea Bramini, BreVisioni - Paperinik – Le origini, vol. 2 (Martina, De Vita, Cavazzano), su lospaziobianco.it, Lo Spazio Bianco, 16 febbraio 2018. URL consultato il 29 maggio 2019.
  29. ^ Luca Boschi, Dalla filosofia... alle storie, a cura di Lidia Cannatella, collana I Maestri Disney Oro, n. 25, The Walt Disney Company Italia, 2003, p. 9.
  30. ^ Paperi, topi e bon ton, in La Repubblica, 12 gennaio 1993. URL consultato il 30 novembre 2021. Cfr. anche articolo pubblicato su Dalmasso, Fossati, Marconi, collana I maestri Disney, n. 34.
  31. ^ Alberto Becattini, Luca Boschi, Leonardo Gori e Andrea Sani, Romano Scarpa - Sognando la Calidornia, Vittorio Pavesio Productions. Dichiarazione poi ristampata in: Lidia Cannatella (a cura di), collana I Maestri Disney Oro, n. 25, The Walt Disney Company Italia, gennaio 2003, p. 193.
  32. ^ Boschi, Gori e Sani, p. 87 (parole attribuite a Carpi): «[...] Guido Martina è sempre stato il mio soggettista ideale [...]. Però già negli ultimi tempi rimaneggiavo le sue sceneggiature, perché risentivano di una certa stanchezza [...]». Relativamente a Messer Papero, Carpi dichiarò: «per realizzare le avventure fiorentine di Paperino ho dovuto riscrivere quasi completamente la sceneggiatura, ed è stato un lavoro pazzesco» (Boschi, Gori e Sani, p. 88).
  33. ^ Luca Boschi, Dalla filosofia... alle storie, a cura di Lidia Cannatella, collana I Maestri Disney Oro, n. 25, The Walt Disney Company Italia, 2003, p. 9. Le dichiarazioni di Martina possono far pensare che il suo progetto fosse concepito come un libro illustrato, non necessariamente "a fumetti".
  34. ^ Cesare Medail, È morto Guido Martina, papà di Pecos Bill, in Corriere della Sera, 8 maggio 1991.
  35. ^ Luca Boschi, 1997: una laurea per Paperinik, in Paperinik - Le origini del mito, n. 35, p. 8. Secondo Boschi le sceneggiature dattiloscritte in questione sono conservate negli archivi della Disney Italia a Milano.
  36. ^ Carmagnola: spazio giovani adulti della biblioteca intitolato a Guido Martina, su corrieredicarmagnola.it.
  • Alberto Gedda, Guido Martina, Così inventai Paperinik, intervista su La Stampa del 5 dicembre 1987.
  • Alberto Gedda, Guido Martina, Quel Disney Made in Italy, intervista su La Stampa dell'11 maggio 1991.
  • Leonardo Gori (a cura di), Capolavori Disney n. 1 [Le grandi storie di Romano Scarpa 1958/59], Editrice Comic Art, 1992, pp. 92–94.
  • Erik Balzaretti, Gianni Milone, Guido Martina - Topolino - Pecos Bill e il Professore, Edizioni Fumettoclub, 1994.
  • Lidia Cannatella (a cura di), I Maestri Disney Oro n. 25, The Walt Disney Company Italia, gennaio 2003.
  • Sergio Badino, Conversazione con Carlo Chendi. Cinquant'anni di storia del fumetto vissuti da protagonista, Tunué, 2006.
  • Franco Ressa, La Goliardia. Ovidio Borgondo "Cavur", Roberto Chiaramonte Editore, 2007.
  • Paolo Castagno (a cura di), Topolino Tremila. Di questi topi, paperi, cani, gatti, lupi, porcelli, scoiattoli, mucche, cavalli, gangaroni, orsi, kaibì, draghi, tori, grilli, elefanti, puma... ...balabù!, n. 8 de La Biblioteca del Papersera, 2013, pp. 54–72, 102-103.
  • Valentina Schioppa, Guido Martina: il professore gentiluomo. Biografia del più celebre autore Disney dagli anni '40 agli anni '80, Youcanprint, 2014. Viaggio molto breve attraverso i ricordi, la vita familiare e le opere di Martina.
  • Luca Boschi (a cura di), Le grandi storie Disney. Cronologia dell'opera omnia di Romano Scarpa, vol. 15, Rizzoli, 28 febbraio 2014, pp. 6–10.
  • Luca Boschi (a cura di), Le grandi storie Disney. Cronologia dell'opera omnia di Romano Scarpa, vol. 23, Rizzoli, 23 giugno 2014, pp. 6–12.
  • Luca Boschi, Leonardo Gori e Andrea Sani, I Disney Italiani, Granata Press, 1990, ISBN 9788872480007.

Collegamenti esterni

[modifica | modifica wikitesto]
Controllo di autoritàVIAF (EN56204139 · ISNI (EN0000 0000 5920 966X · SBN RAVV052542 · LCCN (ENno96024393 · GND (DE127149228 · BNE (ESXX1020366 (data)