Fritillaria camschatcensis
Fritillaria camschatcensis | |
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Fritillaria camschatcensis | |
Classificazione APG IV | |
Dominio | Eukaryota |
Regno | Plantae |
(clade) | Angiosperme |
(clade) | Mesangiosperme |
(clade) | Monocotiledoni |
Ordine | Liliales |
Famiglia | Liliaceae |
Sottofamiglia | Lilioideae |
Tribù | Lilieae |
Genere | Fritillaria |
Specie | F. camschatcensis |
Classificazione Cronquist | |
Dominio | Eukaryota |
Regno | Plantae |
Sottoregno | Tracheobionta |
Divisione | Magnoliophyta |
Classe | Liliopsida |
Ordine | Liliales |
Famiglia | Liliaceae |
Genere | Fritillaria |
Specie | F. camschatcensis |
Nomenclatura binomiale | |
Fritillaria camschatcensis (L.) Ker-Gawl., 1758 | |
Sinonimi | |
Fritillaria saranna | |
Nomi comuni | |
Fritillaria della Kamčatka |
Fritillaria camschatcensis (L.) Ker-Gawl. è una pianta perenne monocotiledone della famiglia delle Liliaceae.[1]
Ha molti nomi comuni, tipicamente fritillaria della Kamčatka o giglio della Kamčatka.
Nei paesi anglosassoni è chiamata anche giglio del riso, radice di riso settentrionale, o (in modo fuorviante) "riso indiano" o "riso selvatico", a causa dei bulbetti simili al riso che si formano intorno alle sue radici. A volte è soprannominata giglio delle moffette o giglio delle latrine a causa dell'odore sgradevole del fiore.
Un altro nome popolare è giglio cioccolato (chocolate lily) a causa del suo colore marrone, ma il termine può essere fuorviante in quanto applicato anche a Fritillaria biflora o a Arthropodium strictum, lontanamente imparentato, i cui fiori odorano di cioccolato.
Descrizione
[modifica | modifica wikitesto]Fritillaria camschatcensis produce bulbi con parecchie scaglie grandi e carnose, simili a quelle dell'aglio coltivato commercialmente. Le foglie sono lanceolate, lunghe fino a 10 cm, disposte in verticilli lungo lo stelo. Lo stelo è alto fino a 60 cm, con i fiori in cima. Questi sono distesi od ondeggianti (pendenti verso il basso), marrone scuro, a volte screziati di giallo.[2][3][4][5]
Distribuzione e habitat
[modifica | modifica wikitesto]È nativa dell'Asia nord-orientale e dell'America Settentrionale nord-occidentale, inclusi l'Oregon settentrionale, il Washington, la Columbia Britannica, l'Alaska, il Giappone settentrionale e l'Estremo Oriente Russo (Amur, Kamčatka, Chabarovsk, Magadan, Litorale, Sachalin e le Isole Curili).[6]
Usi
[modifica | modifica wikitesto]Fritillaria camschatcensis produce bulbi amidosi, spesso mangiati da vari animali selvatici e anche da popoli indigeni della regione. Nel 2012 vi fu un piccolo movimento per rilanciare l'uso della pianta nella Columbia Britannica da parte delle Prime Nazioni della Costa Occidentale.[7]
Galleria d'immagini
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Un'illustrazione che mostra il fiore
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Fiore
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Fiori sul Monte Haku, in Giappone
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ (EN) Fritillaria camschatcensis, su Plants of the World Online, Royal Botanic Gardens, Kew. URL consultato il 9 dicembre 2021.
- ^ (EN) Fritillaria camschatcensis, in Flora of North America, vol. 26, p. 168. URL consultato il 29 luglio 2018.
- ^ (EN) Ker Gawler e John Bellenden, Fritillaria camschatcensis, in Botanical Magazine, n. 30, 1809, sub pl. 1216. URL consultato il 29 luglio 2018.
- ^ (EN) Linnaeus, Carl von. 1753. Species Plantarum 1: 303, as Lilium camschatcense, su biodiversitylibrary.org. URL consultato il 29 luglio 2018.
- ^ (EN) Tatemi Shimizu, New Alpine Flora of Japan as Fritillaria camtschatcensis forma flavescens, in Color, vol. 2, n. 358, 1983.
- ^ (EN) Kew World Checklist of Selected Plant Families, su apps.kew.org. URL consultato il 29 luglio 2018.
- ^ The Story from Here | June 20, 2012, su cbc.ca, 20 giugno 2012. URL consultato il 1º luglio 2012.
Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Fritillaria camschatcensis
- Wikispecies contiene informazioni su Fritillaria camschatcensis
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- (EN) USDA Plants Profile, su plants.usda.gov. URL consultato il 29 luglio 2018.
- (EN) Photo of the Chocolate Lily, su wildnatureimages.com. URL consultato il 29 luglio 2018.