Culto della personalità di Adolf Hitler

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Un manifesto di propaganda nazista utilizzato durante la campagna elettorale per le presidenziali tedesche del 1932.[1]

Il culto della personalità di Adolf Hitler è stato parte integrante della propaganda nazista,[2] costruito fin dalla nascita del partito e basato sull'ideologia del Führerprinzip. La propaganda del mito fu incessante e divenne l'aspetto centrale del controllo nazista sul popolo tedesco, rafforzata sia dal successo politico interno di Adolf Hitler nel risolvere i problemi economici e della disoccupazione in Germania, attraverso la politica di riarmo negli anni della grande depressione, che dai trionfi incruenti in politica estera antecedenti allo scoppio della seconda guerra mondiale e dalla rapida sconfitta militare di Polonia e Francia nel primo periodo di guerra.

Il mito di Hitler, rappresentato come una personalità poliedrica dalle qualità messianiche, arrivò quasi alla divinizzazione: fu lo strumento principale utilizzato per unire il popolo tedesco intorno alla figura del Führer e contribuì ad arginare il rischio della frammentazione del partito nazista in diverse fazioni in competizione le une con le altre, nonché quello di un eventuale colpo di stato da parte della Wehrmacht.

La figura di Hitler tra propaganda e mass media

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Lo stesso argomento in dettaglio: Propaganda nella Germania nazista.

Fin dalla nascita del Partito nazista, la propaganda raffigurò il suo leader Adolf Hitler come una figura iconica, l'unica persona in grado di salvare il destino della Germania. Dopo la fine della prima guerra mondiale e durante gli anni della Repubblica di Weimar il popolo tedesco aveva sofferto molto e, secondo i nazisti, solo Hitler avrebbe potuto essere in grado di salvare e ripristinare la potenza della Germania, condizione che a sua volta diede origine al "culto del Führer".[3] Già pochi giorni dopo la marcia su Roma di Benito Mussolini, un oratore del Partito nazista annunciò alla folla di una birreria che "il Mussolini della Germania si chiama Adolf Hitler", dando così un maggiore impulso al suo culto della personalità.[4] Nel dicembre 1922, il giornale nazista Völkischer Beobachter affermò che Hitler era l'unico leader che potesse salvare la Germania.[5] Dopo il fallito Putsch di Monaco del novembre 1923 e la conseguente incarcerazione, Hitler si impegnò a costruire un'immagine di sé che potesse attirare l'intero popolo tedesco: nel tempo sviluppò un'immagine di sé con sfumature nazionalistiche e religiose, tratti che lo resero attraente per tutti i tedeschi e che lo spinsero ad affermare di aver "risvegliato le masse".[6] I nazisti scelsero deliberatamente il nome del loro partito, Partito Nazionalsocialista Tedesco dei Lavoratori, con l'intento di coinvolgere sia l'elettorato di destra che di sinistra.[7] Quando Hitler assunse la guida del partito come Führer nel 1921, insistette per aggiungere il termine "nazionalsocialista" al nome del partito, che fino a quel momento era stato semplicemente chiamato Partito Tedesco dei Lavoratori. Nonostante Hitler e i nazisti si dichiarassero socialisti, in realtà il nome veniva usato solo a scopo propagandistico.[10] Infatti, una volta al potere, i nazisti soppressero i sindacati e perseguitarono gli oppositori politici comunisti e socialisti.

"Ja dem Führer", striscione propagandistico nazista fuori da un edificio scolastico di Fürth per il referendum tedesco del 1934.

Il giornale Der Angriff, fondato e diretto dal capo della propaganda nazista Joseph Goebbels, svolse un ruolo importante nella creazione del mito del Führer: fin dalle prime edizioni erano presenti foto e disegni di Hitler.[11] Il mito fece apparire Hitler come una figura mistica agli occhi dei molti membri del Partito nazista.[12] Era considerato un modello sotto ogni aspetto, una persona del popolo, un lavoratore e un soldato che aveva messo a rischio la sua vita per combattere per la Germania durante la prima guerra mondiale;[13] allo stesso tempo, l'immagine presentata diventò eroica e Hitler veniva raffigurato come un genio con qualità quasi sovrumane, quasi un dio da venerare.[14] Dopo l'ascesa al potere dei nazisti, Hitler ricevette ogni anno oltre 12 000 lettere provenienti da tutto il Paese esprimendogli l'ammirazione di tedeschi di ogni classe sociale e vocazione.[15] Nel 1930, Hitler avrebbe detto a Otto Strasser: "Per noi l'Idea è il Führer, e ogni membro del partito deve solo obbedire al Führer".[16] Durante le campagne elettorali del 1932, Hitler assunse uno status quasi religioso nel partito: il giornale nazista Völkischer Beobachter ritrasse Hitler come un uomo alla guida di un movimento di massa unito, un uomo la cui unica missione era quella di salvare la Germania, il "Leader della Germania che verrà".[17] Il Völkischer Beobachter titolava: "Il movimento nazionalsocialista è la resurrezione della nazione tedesca" e continuava: "Credo di essere uno strumento della natura per liberare la Germania".[18] Analogamente, Goebbels scrisse in Der Angriff che Hitler era "il Grande Tedesco, il Führer, il Profeta, il Combattente, l'ultima speranza delle masse, il simbolo splendente della volontà tedesca di libertà".[19]

Hitler con i membri del partito nazista nel 1930.

Hitler fu il primo politico a fare campagna elettorale sfruttando l'aereo, volando da una città all'altra con lo slogan Hitler über Deutschland, visitando a volte fino a cinque città in un giorno per tenere discorsi davanti alle folle.[20] Le capacità oratorie di Hitler, carismatiche e ipnotiche, giocarono un ruolo fondamentale nell'attrazione del popolo tedesco per lui;[21][22] questa abilità era esaltata dalla sua capacità di alzare continuamente l'intonazione della voce, a volte di un'ottava, fino a raggiungere un crescendo; si è ipotizzato che questo fosse il risultato di un attacco di gas mostarda che danneggiò la sua laringe durante la prima guerra mondiale.[23] Durante le elezioni presidenziali tedesche del 1932, i nazisti sperimentarono anche nuove strategie per la campagna elettorale, come la pubblicità diretta per corrispondenza e gli spostamenti di Hitler attraverso il Paese in aereo, consentendogli di tenere diversi comizi in un solo giorno.[24] Gli eventi si protraevano per diverse ore e l'effettiva apparizione di Hitler veniva ritardata attraverso continui e fuorvianti annunci sull'orario di arrivo con lo scopo di tenere alta l'attesa della folla.[24]

Il giornale murale Wochenspruch der NSDAP pubblicato il 16 febbraio 1941: "Il Führer ha sempre ragione".

Mentre la crisi economica della Germania continuava e cresceva a causa della grande depressione e mentre i nazisti acquisivano sempre maggiore potere politico in virtù del numero di seggi che detenevano nel Reichstag, la macchina propagandistica di Goebbels creò un'immagine di Hitler che incarnava la rabbia del popolo per l'incapacità della fragile Repubblica di Weimar di risolvere i problemi del popolo.[25] Hitler era, secondo la propaganda, l'unico uomo in grado di salvare la Germania e di creare un nuovo ordine sociale, il Volksgemeinschaft,[25] "la speranza per milioni di persone", l'incarnazione della salvezza nazionale.[26] Secondo lo storico Ian Kershaw, il popolo "proiettò su Hitler le proprie convinzioni, i propri desideri e le proprie volontà. Egli li incorporò in una visione di completa rinascita nazionale".[27]

Goebbels coltivò un'immagine di Hitler come "genio eroico".[3] Durante l'esistenza della Germania nazista, ogni anno, alla vigilia del compleanno di Hitler, Goebbels pronunciava un discorso intitolato "Il nostro Hitler", in cui elogiava tutte le sue presunte virtù della sua personalità e delle sue idee.[28] Il mito diede origine anche al pensiero che sta alla base del detto "Se solo il Führer sapesse": quando il popolo tedesco era insoddisfatto del modo in cui veniva gestito il Paese, ne dava la colpa ai dirigenti nazisti più importanti, senza però attribuire alcuna colpa a Hitler stesso, esonerandolo invece da ogni responsabilità; si credeva che se Hitler avesse saputo cosa stava accadendo, avrebbe sistemato la situazione. La notte dei lunghi coltelli del 1934[29] fu presentata al pubblico come la prevenzione del caos, con la repressione preventiva di un tentativo di colpo di Stato contribuendo così a rafforzare l'immagine di Hitler come protettore del popolo tedesco.[30]

Il culto del leader fu evidenziato nei film di propaganda nazista di Leni Riefenstahl, come ad esempio Il trionfo della volontà del 1935,[31] di cui Hitler ordinò la realizzazione. Il film mostra il raduno di Norimberga del 1934 dove parteciparono oltre 700 000 sostenitori, uno dei primi esempi del mito hitleriano filmato e messo in atto;[32] il misticismo è evidente fin dall'inizio, quando Hitler inizia a scendere dalle nuvole in aereo e mentre il raduno termina con il climax che unisce Hitler, il Partito nazista e il popolo tedesco, con Rudolf Hess che dice: "Il Partito è Hitler. Ma Hitler è la Germania, così come la Germania è Hitler. Hitler! Sieg Heil!".[32] I tedeschi che guardarono il film furono esposti in pieno alla forza del mito del Führer.[33]

Nel 1934, il successore prescelto di Hitler, Hermann Göring, disse: "C'è qualcosa di mistico, di inesprimibile, di quasi incomprensibile in quest'uomo [...] Noi amiamo Adolf Hitler perché crediamo, profondamente e fermamente, che egli sia stato mandato da Dio per salvare la Germania [...] Non c'è qualità che egli non possieda al massimo grado [...] Per noi il Führer è semplicemente infallibile in tutte le questioni politiche e in tutte le altre questioni che riguardano l'interesse nazionale e sociale del popolo".[34]

La propaganda nazista mirava incessantemente a persuadere i tedeschi ad avere fede e fiducia nelle idee di Hitler.[35] La portata dell'uso delle immagini di Hitler nella propaganda nazista fu riassunta nel 1941 quando un cinegiornale nazista affermò che "un cinegiornale senza immagini del Führer non era considerabile all'altezza".[36] Sebbene l'ideologia politica del nazismo fosse importante per Hitler stesso, molti membri del partito nazista ne erano indifferenti, poiché per la maggior parte di loro egli era l'incarnazione del nazismo.[37]

Il Führerprinzip

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Lo stesso argomento in dettaglio: Führerprinzip.

Il Führerprinzip era il principio a base dell'autorità politica nella Germania nazista: questo principio può essere sinteticamente inteso nel senso che "la parola del Führer è al di sopra di ogni legge scritta"[senza fonte] e che la politica e gli uffici governativi dovevano lavorare per la realizzazione di questo fine. Il principio si estendeva anche ai dirigenti di altre organizzazioni, che dovevano avere l'ultima parola nei loro ambiti di competenza.

Il Führerprinzip fu messo in pratica durante la notte dei lunghi coltelli, quando Hitler ordinò una serie di esecuzioni a scopo preventivo, per evitare un presunto imminente colpo di stato da parte delle SA di Ernst Röhm. In un discorso al Reichstag, Hitler disse: "Lo Stato nazionalsocialista intraprenderà una guerra dei cent'anni se necessario, per eliminare e distruggere fino all'ultima traccia all'interno dei suoi confini di questo fenomeno che avvelena e rende ridicolo il Volk (Volksvernarrung)"[38], sostenendo anche che "in quest'ora ero responsabile del destino della nazione tedesca ed ero quindi il giudice supremo del popolo tedesco!".[39] La propaganda nazista sostenne che le azioni di Hitler avevano salvato la Germania.[38]

Il mito del Führer

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Nel 1941, il ministro della Propaganda nazista Joseph Goebbels dichiarò che uno dei suoi più grandi successi era stato la creazione del mito del Führer.

Il "mito del Führer" utilizzò la propaganda e il Führerprinzip stesso per ritrarre Hitler come il genio infallibile al di sopra della politica di partito e totalmente dedicato a proteggere e salvare il popolo tedesco sia da forze esterne insidiose come il "bolscevismo ebraico", sia da fattori interni come la politica conservatrice, centrista e liberale e dai politici che sostenevano la democrazia e che erano la spina dorsale della Repubblica di Weimar. In misura minore, i nazisti annoveravano la religione tra le forze interne distruttive, ma poiché il popolo tedesco sia protestante che cattolico era molto attaccato alle proprie convinzioni religiose, questo aspetto dell'ideologia nazista venne minimizzato.

Il potere del mito era così radicato nella società tedesca che le schede elettorali per le elezioni e i plebisciti degli anni trenta non facevano riferimento al "Partito nazista", ma piuttosto al "Movimento hitleriano".[19] Sebbene il termine "nazionalsocialismo" fosse stato usato anche da altri partiti politici prima dell'ascesa dei nazisti, il nazismo era sostanzialmente l'hitlerismo.[40]

Negli anni trenta, la popolarità di Hitler era in gran parte dovuta al fatto che il mito del Führer era stato accettato dalla maggioranza dei tedeschi. La maggior parte della popolazione cercava la ripresa economica, la sicurezza e la prosperità, e Hitler sembrava offrire la soluzione a tutte queste lacune.[41] La maggior parte dei tedeschi approvava le sue politiche socio-economiche e le misure draconiane contro coloro che erano considerati "nemici" dello Stato, perché i nazisti sembravano avere la soluzione a tutti i problemi della Germania.[41] Il mito del Führer permise alle Schutzstaffel di portare il terrore tra la popolazione, passò inosservato grazie all'entusiasmo per Hitler e per il regime nazista.[41] Il mito aiutò i tedeschi a vedere Hitler come lo statista determinato a "salvare" la Germania dal flagello del "bolscevismo ebraico", che fu il modo in cui i nazisti e altri ultranazionalisti si riferirono al marxismo e al comunismo.[42] In una certa misura, il mito contribuì a far sì che i tedeschi accettassero o trascurassero le politiche dei nazisti nei confronti degli ebrei.[43]

Hitler stesso, insieme a Goebbels, contribuì in modo significativo alla creazione del suo mito: comprese l'importanza della propaganda e la necessità di creare un'aura su di sé.[44] Riflettendo sulle affermazioni fatte nel 1933 al popolo tedesco, nel 1938 Hitler disse:

«Il popolo tedesco dovrebbe esaminare ancora una volta ciò che io e i miei compagni abbiamo realizzato nei cinque anni trascorsi dalle prime elezioni del Reichstag nel marzo 1933. Dovranno convenire che i risultati sono stati unici in tutta la storia [della Germania].[45]»

Nel 1941 Goebbels disse ai funzionari del Ministero della Propaganda che i suoi più grandi successi erano "lo stile e la tecnica delle cerimonie pubbliche del Partito; il cerimoniale delle manifestazioni di massa, il rituale delle grandi occasioni del Partito" e la "creazione del mito: Hitler aveva ricevuto l'aureola dell'infallibilità, con il risultato che molte persone che guardavano con sospetto al Partito dopo il 1933 avevano ora piena fiducia in Hitler".[46][47]

Il mito del Führer, insieme al Führerprinzip, contribuì a contenere le crisi interne al Partito nazista, come disse lo stesso Hitler nel 1935: "No, signori. Il Führer è il Partito e il Partito è il Führer".[48] Il mito contribuì anche a legittimare il nazismo come ideologia politica all'estero.[49] Anche se non era così, il mito diede credito all'idea che i nazisti fossero riusciti a integrare tutti i tedeschi nella società.[49] L'ampiezza con cui il mito era penetrato nella società tedesca significava che era quasi impossibile per qualsiasi tedesco che leggesse un giornale, ascoltasse la radio o guardasse un film evitarlo, dal momento che i nazisti possedendo tutti i mezzi di comunicazione determinavano ciò che i tedeschi potevano leggere e guardare.[50][51]

Il mito del Führer fu un fenomeno a due facce. Da un lato, la propaganda nazista lavorò costantemente per trasmettere un'immagine di Hitler come figura eroica che ha compiuto tutte le scelte giuste. Dall'altro lato, può essere visto come un'osservazione dei sistemi di valori e dell'etica che sottoscrivevano una leadership "suprema".[52] Il culto della leadership che circondava Hitler servì anche a evitare che il Partito nazista si frammentasse in diverse fazioni in guerra tra loro, soprattutto dopo che Hitler ebbe eliminato i suoi rivali Ernst Röhm e Gregor Strasser nell'epurazione del 1934. Con il Führer come incarnazione dell'ideologia del Partito e delle speranze di salvezza nazionale del popolo, ritenuto irreprensibile dall'opinione pubblica quando le cose andavano male, era virtualmente impossibile per qualsiasi paladino di Hitler tentare di sostituirlo attraverso una rivolta di palazzo.[53]

Aspetti economici

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Dopo la prima guerra mondiale, la Repubblica di Weimar fu duramente colpita dall'iperinflazione e dalla successiva grande depressione. Molti tedeschi ebbero difficoltà a separare la sconfitta tedesca in guerra dagli effetti non correlati del crollo economico che ne seguì e, in un Paese che non aveva una storia di democrazia, per i loro problemi economici tendevano a incolpare le condizioni stabilite dagli Alleati nel Trattato di Versailles e alla nuova forma di governo della repubblica democratica, invece di guardare alla causa principale, che era la situazione economica mondiale. Quando non si fu in grado di soddisfare i loro bisogni, si cominciò a cercare una figura in grado di sistemare le cose, che non credesse nella democrazia o nel governo repubblicano e che offrisse quelle che sembravano essere le soluzioni ai problemi economici della Germania.

Senza gli apparenti successi economici dei primi anni trenta, è altamente improbabile che il mito hitleriano sarebbe riuscito a penetrare così a fondo nella società tedesca.[54] L'ironia della sorte vuole che i successi economici non fossero però opera di Hitler. L'alleggerimento delle onerose riparazioni di guerra della Germania[55] fu dovuto ad un'attenta negoziazione e diplomazia da parte del Ministro degli Esteri tedesco Gustav Stresemann, prima della sua morte nel 1929, e successivamente dal Cancelliere Heinrich Brüning.[56] Il massiccio programma di lavori pubblici, ad esempio, che ridusse la disoccupazione di due milioni di unità all'inizio del 1933, fu istituito dal successore di Brüning e predecessore di Hitler, il cancelliere Kurt von Schleicher, 48 ore prima che questi lasciasse l'incarico; Hitler si limitò a prendersi il merito del programma di von Schleicher.[57] In più, a livello globale, si stava lentamente uscendo dalla grande depressione anche se alcuni dei suoi effetti negativi durarono fino all'inizio della seconda guerra mondiale.[58] L'unico aspetto della ripresa economica della Germania dopo l'insediamento di Hitler, di cui egli poteva legittimamente prendersi il merito, fu l'effetto - sia positivo che negativo - sull'economia tedesca delle massicce spese per il riarmo, tra cui l'espansione su larga scala dell'esercito, la costruzione di nuove navi da guerra e degli U-Boot, la creazione ex novo della Luftwaffe, l'aeronautica militare tedesca.[59]

La classe operaia era la meno suscettibile al mito hitleriano, poiché aveva ancora salari bassi e orari di lavoro più lunghi.[54] Tuttavia, l'appello "socialista" del nazismo garantì un certo sostegno da parte dei lavoratori tedeschi, che beneficiarono delle campagne del Winterhilfswerk (una raccolta annuale di donazioni per finanziare opere di beneficenza).[54] La classe media beneficiò maggiormente degli apparenti successi economici e, nonostante le sue critiche, almeno fino alla metà della guerra, rimase la più ferma sostenitrice di Hitler e del regime nazista.[60]

Politica estera e militare

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Nonostante le critiche al regime nazista fossero evidenti già durante gli anni trenta, le prime scelte in politica estera di successo di Hitler (l'inversione delle restrizioni del Trattato di Versailles e l'unione di tutte le etnie tedesche sotto un unico stato) portarono alla popolarità di Hitler, fatto che contribuì ad aumentare il valore del mito.[61] Sebbene non si sappia quanti tedeschi credessero veramente nel mito del Führer, alla fine degli anni trenta vi credevano anche i tedeschi più critici nei confronti di Hitler e del regime nazista. La maggior parte dei tedeschi era stata colpita dagli apparenti successi del regime nazista, che erano tutti attribuiti a Hitler stesso.[62][63] Fino al 1938, il mito contribuì a convincere la maggior parte dei tedeschi che Hitler era un politico convinto che si batteva per i diritti della Germania.[64]

Prima dell'inizio della seconda guerra mondiale, il mito del Führer era quasi completo, mancava ancora un tratto importante: il genio militare di Hitler.[65] Già prima dell'inizio della guerra, la macchina della propaganda nazista lavorò per dare questa immagine al popolo tedesco.[65] Questo era stato preceduto dal mito del genio diplomatico e della politica estera di Hitler, generato dai suoi trionfi nella rimilitarizzazione della Renania, nell'Anschluss, nell'assegnazione dei Sudeti alle potenze occidentali a Monaco e nell'invasione e spartizione incruenta della Cecoslovacchia. Alla vigilia dell'invasione della Polonia, il ministro degli Esteri Joachim von Ribbentrop minacciò di giustiziare chiunque del suo staff dubitasse della previsione di Hitler che la Polonia sarebbe crollata in pochi giorni e che l'Inghilterra non sarebbe intervenuta in suo favore.[66]

Il 20 aprile 1939, in occasione del cinquantesimo compleanno di Hitler, la parata militare aveva lo scopo di raffigurarlo come "il futuro capo militare, che si riunisce con le sue forze armate".[65] Dopo l'inizio della guerra l'immagine di Hitler come capo supremo della guerra e genio militare dominò il mito più di ogni altro aspetto.[65] Sebbene molti tedeschi fossero preoccupati per lo scoppio di un'altra guerra, una volta iniziata ci fu un'evoluzione del mito.[65] I primi successi portarono a un livello più profondo di attaccamento emotivo perché si diceva che egli rappresentava la comunità nazionale e la grandezza nazionale e che avrebbe trasformato la Germania in una potenza mondiale.[67] L'euforia durò solo finché i trionfi continuarono, ma una volta cessati l'attaccamento emotivo venne meno.[67]

Aspetti legali e giuridici

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Hans Frank (al centro) fu uno dei principali giuristi che attuarono la volontà di Hitler come legge della Germania nazista.

A partire dal biennio 1934-1935, il mito del Führer iniziò a determinare il diritto costituzionale della Germania, tanto che il giurista nazista Hans Frank affermò: "Il diritto costituzionale nel Terzo Reich è la formulazione giuridica della volontà del Führer, ma la volontà del Führer non rappresenta il soddisfacimento dei prerequisiti legali per la sua attività".[33] Già il 23 marzo 1933, Hitler dichiarò che la ragione principale della legge era che "il nostro sistema giudiziario deve, prima di tutto, servire alla conservazione della comunità del Volk", che "la flessibilità delle sentenze calcolate per servire la conservazione della società deve essere appropriata, alla luce del mandato fisso dei giudici" e avvertì che "in futuro, il tradimento statale e nazionale sarà annientato con barbara spietatezza".[68]

Poco dopo che Hitler fuse le due cariche di Cancelliere e Presidente in una sola per creare la posizione di "Führer e Cancelliere", Frank tenne un discorso il 10 settembre 1934 e annunciò l'attuazione della volontà di Hitler come legge statale.[69] Le varie definizioni razziali di "ariano", "sangue tedesco" e così via, erano tutte determinate da Hitler stesso, il che spinse il nazista Andreas Veit a scrivere che: "Tutti coloro che hanno un senso veramente tedesco sanno di dover ringraziare il Führer".[70] I giuristi nazisti la descrissero come lo "Stato del Führer" per trasmettere l'idea che la volontà del popolo tedesco fosse determinata dalla volontà di Hitler.[33]

Il 26 aprile 1942, Hitler tenne un discorso al Reichstag in cui si autoproclamava giudice supremo del popolo tedesco, dichiarando anche che la sopravvivenza della Germania non doveva essere vincolata da alcuna questione legale e che sarebbe intervenuto quando le sentenze non corrispondevano alla gravità dei crimini; dichiarò anche che "d'ora in poi mi occuperò di questi casi e darò ordine ai giudici di riconoscere come giusto ciò che ordino".[71][72] Il discorso fu accolto da un fragoroso applauso da parte dei presenti.[71] Il 28 agosto 1942, Hitler emanò un decreto che consentiva al giurista nazista Otto Georg Thierack di fare tutto il necessario per costringere i giudici a conformarsi al pensiero e alle linee guida di Hitler in materia,[73] in questo modo le procedure legali furono rese conformi alla volontà personale di Hitler.[74]

Aspetti religiosi

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Un dipinto di Hitler di Albert Reich

Hitler usava spesso termini religiosi nei suoi discorsi, come la "resurrezione" del popolo tedesco e terminava i suoi discorsi con "Amen". Il 24° punto del programma nazista affermava che il Partito nazista sosteneva il cristianesimo positivo e Hitler enfatizzò il suo impegno verso il cristianesimo del partito cattolico di centro per convincerlo a votare a favore del decreto dei pieni poteri del 1933. In realtà, molti nazisti, come Alfred Rosenberg e Martin Bormann, erano profondamente contrari alla religione e anticristiani. Dopo aver conquistato il potere, perseguirono l'attacco alla Chiesa (il Kirchenkampf), in particolare la Chiesa cattolica.[75]

Il motivo principale per cui Hitler e i nazisti non sostennero apertamente le idee anticristiane prima di conquistare il potere fu che sapevano che avrebbero alienato così tanti tedeschi, dato che la stragrande maggioranza di loro era in qualche modo religiosa.[75] Ai bambini tedeschi veniva insegnato che Hitler era "mandato da Dio" e che rappresentasse la loro "fede" e "luce", cosa che lo dipinse come un profeta divino piuttosto che come un normale politico.[75]

Negli anni trenta, Hitler iniziò a parlare in termini mistici quando si rivolgeva ai "compagni nazionali" tedeschi. Dopo il riarmo della Renania nel marzo 1936, Hitler dichiarò: "Vado per la strada che la Provvidenza mi detta con la sicurezza di un sonnambulo".[76] Nel maggio 1936, a Lustgarten, disse: "Siamo così fortunati a poter vivere in mezzo a questo popolo, e sono orgoglioso di essere il vostro Führer. Così orgoglioso che non riesco a immaginare nulla al mondo che possa convincermi a scambiarlo con qualcos'altro. Preferirei, mille volte di più, essere l'ultimo compagno nazionale tra di voi che un re altrove. E questo orgoglio mi riempie soprattutto oggi".[77] Hitler si identificò con il popolo tedesco nel settembre 1936, quando disse: "Il fatto che mi abbiate trovato tra tanti milioni di persone è il miracolo del nostro tempo! E che io abbia trovato voi, questa è la fortuna della Germania!".[78]

Lealtà e devozione a Hitler

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Lo stesso argomento in dettaglio: Giuramento al Führer e Saluto nazista.

Diverse forme di devozione furono utilizzate per consolidare il culto del leader e del popolo tedesco nella propaganda nazista.[79]

Soldati della Reichswehr che prestano il giuramento di Hitler nel 1934, con le mani alzate nel tradizionale gesto dello schwurhand.

Un aspetto del mito era l'obbedienza personale a Hitler stesso. Dopo la morte del presidente tedesco Paul von Hindenburg, avvenuta il 2 agosto 1934, Hitler si dichiarò "Führer und Reichskanzler". Poco dopo, il Ministro della Guerra Werner von Blomberg emanò un ordine secondo il quale tutto il personale militare, che in precedenza aveva prestato giuramento alla Germania, avrebbe dovuto prestare un giuramento di fedeltà vincolante a Hitler in persona. Anche i dipendenti pubblici erano tenuti a prestare tale giuramento. Il saluto "Heil Hitler", reso obbligatorio per tutti i membri del partito nazista e, in seguito, per i dipendenti pubblici e militari, diventò il simbolo di devozione totale a Hitler.[47]

Tra il 1933 e il 1945, circa 4 000 città e paesi nominarono Hitler cittadino onorario per dimostrargli la loro fedeltà. Dalla fine della seconda guerra mondiale, molte di esse hanno revocato la decisione.[80]

Hitler tenne deliberatamente nascosta la sua vita privata all'opinione pubblica tedesca per assicurarsi la popolarità, soprattutto presso le donne tedesche. Quando gli veniva chiesto perché non avesse una moglie, rispondeva: "Sono sposato con la Germania".[81] Le donne tedesche credevano sinceramente che fosse celibe e che fosse devoto alla Germania.[82] Molte donne tedesche lo idolatravano e gli scrivevano, spesso in modo erotico.[83] Migliaia di donne aspettavano fuori dalla sua casa di Berghof, sull'Obersalzberg, solo per poterlo vedere; una volta visto, molte diventavano isteriche e gli gridavano cose come: "Mein Führer, vorrei avere un figlio da te!".[83] Molte donne cercavano anche di avvicinarsi a lui per baciarlo, ma venivano fermate e trascinate via dalle sue guardie del corpo.[83] La relazione di Hitler con la sua amante, Eva Braun, rimase un segreto strettamente custodito, perché Hitler credeva che se le donne avessero saputo che aveva una moglie, avrebbe perso il fascino che esercitava su di loro.[83]

Hitler e la gioventù tedesca

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Lo stesso argomento in dettaglio: Gioventù hitleriana.
Hitler riceve dei fiori dai membri della Gioventù hitleriana.

La propaganda nazista indottrinò i giovani tedeschi, soprattutto i membri della Gioventù hitleriana.[84] Ai giovani veniva insegnato che appartenevano tutti a un'unica comunità popolare senza classi e la loro identità di gruppo veniva rafforzata attraverso marce, canti e campeggi comuni.[85] Hitler veniva rappresentato come una figura paterna che li avrebbe sempre protetti.[85] I nazisti riuscirono a trasmettere l'immagine di essere i protettori dei giovani che avrebbero offerto loro prosperità e sicurezza.[85] Grazie all'intensa opera di propaganda, i nazisti furono in grado di controllare gli atteggiamenti e i comportamenti pubblici e privati dei giovani,[84][85] che furono pesantemente indottrinati con le teorie razziali e la presunta supremazia del Volk .[85] I giovani erano i più suscettibili al richiamo emotivo del mito hitleriano:[86] agli undicenni che entravano nel Deutsches Jungvolk veniva detto, il primo giorno d'ingresso, "da oggi in poi la tua vita appartiene al Führer".[86]

Heinrich Hoffmann, il fotografo personale di Hitler, pubblicò nel 1934 il libro "Jugend um Hitler",[87] che intendeva dimostrare quanto Hitler si preoccupasse dei bambini.[88] La retorica carismatica di Hitler aveva un grande fascino tra i giovani. Il Triumph Des Willens[89] descrive un discorso che Hitler rivolse alla Gioventù hitleriana a Norimberga e in cui disse: "Noi vogliamo essere una nazione unita e voi, miei giovani, dovete diventare questa nazione. In futuro non vogliamo vedere classi e caste, e voi non dovete permettere che si sviluppino tra di voi. Un giorno vogliamo vedere una sola nazione". I ragazzi e le ragazze che volevano entrare nella Gioventù hitleriana dovevano dichiarare: "Giuro, nella Gioventù hitleriana, di fare sempre il mio dovere con amore e lealtà, per il Führer e la nostra bandiera. Che Dio mi aiuti", in seguito, dovevano dichiarare che sarebbero morti per Hitler.[90]

La propaganda nazista indottrinava i membri della Gioventù hitleriana a denunciare chiunque mostrasse una qualsiasi forma di critica nei confronti del regime nazista.[90] Veniva detto loro che erano razzialmente superiori e, col tempo, ciò generò un aperto sentimento di arroganza nei confronti di coloro che consideravano inferiori.[90] Venivano indottrinati con miti razziali sulla superiorità ariana, sul fatto che appartenevano a una razza dominante e che gli ebrei erano una razza inferiore che distruggeva le culture.[91] I nazisti imposero in tutte le scuole di insegnare uno studio sulla presunta superiorità della cultura tedesca, che enfatizzava la superiorità teutonica e incoraggiava i giovani a istruirsi sulla storia tedesca, sulla letteratura, su ciò che riguardava la razza nordica, sulla conservazione della propria ascendenza ariana e sulla devozione alla Germania.[91] Baldur von Schirach, leader della Gioventù hitleriana, presentò Hitler generalmente in modo quasi religioso. Durante un discorso disse: "Non abbiamo bisogno di leader intellettuali che creino nuove idee perché il leader che si sovrappone a tutti i desideri della gioventù è Adolf Hitler".[92] Schirach esclamò: "Il tuo nome, mio Führer, è la felicità della gioventù, il tuo nome, mio Führer, è per noi la vita eterna".[92] Durante l'Anschluss nel 1938, disse ai membri della Gioventù hitleriana: "Sì, mein Führer, chi serve Adolf Hitler, il Führer, serve la Germania, chi serve la Germania, serve Dio" e "Quando conduciamo la gioventù alla Germania, la conduciamo a Dio".[92]

Hitler credeva che con il tempo avrebbe potuto trasformare i giovani in nazisti una volta cresciuti.[93] I membri della Gioventù hitleriana rimasero fedeli a Hitler anche quando i loro genitori lo criticavano durante la guerra.[86] Nel 1943, quando i tedeschi cominciarono a subire le sconfitte militari, i rapporti del Sicherheitsdienst suggeriscono che molti membri della Gioventù hitleriana non mostravano più fiducia nel Partito nazista, ma distinguevano il Partito da Hitler; in un rapporto si legge: "Il Führer non è il rappresentante del Partito, ma in prima istanza il Führer dello Stato e soprattutto il Comandante supremo della Wehrmacht".[86] Tuttavia, il mito del Führer cominciò a scemare anche tra i giovani tedeschi, dove era stato più forte, quando la sconfitta della Germania divenne palpabile e inevitabile.[86]

Fine del culto

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Lo stesso argomento in dettaglio: Denazificazione.

Già prima dell'inizio della seconda guerra mondiale, il mito cominciava a mostrare delle crepe, ma fu solo verso la fine della guerra che la macchina della propaganda divenne pienamente visibile la realtà al popolo tedesco. Il ministro Albert Speer scrisse nel suo libro Memorie del Terzo Reich che nel 1939 si aveva la sensazione che il mito stesse tramontando, poiché i nazisti dovevano radunare folle di persone acclamanti e partecipanti ai discorsi.[94]

Operai che rimuovono la segnaletica di una ex "Adolf Hitler-Straße" (oggi "Steinbrückstraße") a Treviri il 12 maggio 1945.

Il mito del Führer cominciò a perdere importanza dopo che Hitler lanciò l'Operazione Barbarossa, cioè l'invasione dell'Unione Sovietica, che si pensava sarebbe durata poco più di sei settimane. Con il passare del tempo e con le continue sconfitte militari subite dalla Germania, in particolare dopo la battaglia di Stalingrado nel 1943, il mito del Führer cominciò a essere smascherato. L'affermazione che Hitler fosse un genio militare dopo le vittorie della guerra lampo in Occidente cominciò a essere messa in discussione, sebbene Hitler stesso attribuisse la colpa delle sconfitte ai suoi generali.[95][96] Per la prima volta, Hitler fu incolpato personalmente di aver scatenato la guerra.[97] Da questo momento, Hitler divenne più riservato e parlò raramente al popolo tedesco.[97] Goebbels tentò di ritrarre Hitler come l'equivalente di Federico il Grande, cioè come chi alla fine avrebbe trionfato nonostante le battute d'arresto, ma a quel punto la maggior parte dei tedeschi immaginava che avrebbero perso la guerra e il fascino iniziale di Hitler era quasi del tutto perduto.[97]

Tuttavia l'odio nei confronti degli Alleati per le massicce campagne di bombardamento e le promesse di nuove armi miracolose che avrebbero posto fine e vinto la guerra, spinsero una parte dei tedeschi a rimanere fedeli a Hitler anche se per un breve periodo di tempo.[97] Anche il fallito tentativo di assassinio di Hitler del 20 luglio 1944, provocò un'impennata di fedeltà anche se breve a Hitler.[97]

I combattenti più anziani del Partito, ovvero i sostenitori più accesi di Hitler negli anni venti, furono gli ultimi tedeschi a credere ancora fortemente nel mito del Führer, anche quando fu già evidente che la guerra era ormai persa: questi combattenti erano le persone che avevano personalmente beneficiato del regime nazista in un modo o nell'altro.[98] Il loro disincanto nei confronti di Hitler rimase flessibile, a seconda che sembrasse possibile o meno una vittoria militare nell'immediato futuro, alcuni nazisti rimasero ancora convinti nella loro "fede incrollabile" nel mito fino al definitivo crollo della Germania nazista.[98]

In seguito alle molteplici sconfitte militari e dopo l'evidenza che la Germania avrebbe perso la guerra, il mito cominciò a sgonfiarsi e la popolarità di Hitler cominciò a diminuire. Secondo la storica Lisa Pine, durante l'ultima fase della guerra, il mito del Führer "crollò del tutto".[41] Pochi civili tedeschi piansero il suicidio di Hitler nel 1945, perché erano troppo impegnati a gestire il crollo della Germania o a sfuggire ai combattimenti. Secondo John Toland, biografo di Hitler, il nazismo "scoppiò come una bolla di sapone" senza il suo leader.[99][100]

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Approfondimenti

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Collegamenti esterni

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