Utente:Ricordisamoa/Sandbox/Il Turco

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Un'incisione del Turco dal libro di Karl Gottlieb von Windisch del 1784 Inanimate Reason
Ricostruzione del Turco

Il Turco, conosciuto anche come il Turco Meccanico o Automa Scacchista ((DE) Schachtürke, "turco scacchistico" (HU) A Török), era una macchina scacchistica fasulla costruita nel tardo 18º secolo. Dal 1770 fino alla sua distruzione in un incendio nel 1854, fu esibito da vari proprietari come un automa, sebbene esso fosse stato esposto nei primi anni 1820 come una complessa truffa.[1] Costruito e svelato nel 1770 da Wolfgang von Kempelen (1734–1804) per impressionare l'Imperatrice Maria Teresa, il congegno sembrava essere capace di giocare un forte gioco di scacchi contro un avversario umano, nonché di eseguire il percorso del cavallo, un rompicapo che richiede al giocatore di muovere un cavallo per occupare ciascuna casella di una scacchiera esattamente una volta.

Il Turco era di fatto un'illusione meccanica che permetteva ad un maestro di scacchi umano di nascondersi all'interno per operare la macchina. Con un esperto operatore, il Turco vinse la maggior parte delle partite giocate durante le sue dimostrazioni per l'Europa e le Americhe per quasi 84 anni, battendo molti sfidanti inclusi statisti quali Napoleone Bonaparte e Benjamin Franklin. Nonostante molti avessero sospettato l'operatore umano nascosto, l'inganno fu rivelato solo negli anni 1820 dal londinese Robert Willis.[2] Gli operatori all'interno del meccanismo durante l'originale tour di Kempelen sono rimasti ignoti. Il congegno fu successivamente acquistato nel 1804 ed esibito da Johann Nepomuk Mälzel. Diversi maestri di scacchi lo manovrarono segretamente, tra cui Johann Allgaier, Boncourt, Aaron Alexandre, William Lewis, Jacques Mouret e William Schlumberger.

Autoritratto a carboncino di Kempelen, creatore del "Turco"

Kempelen ebbe l'ispirazione per costruire Il Turco, alla corte dell' imperatrice Maria Teresa d'Austria nel Palazzo di Schönbrunn, quando François Pelletier stava eseguendo dei trucchi illusionistici. Una conversazione dopo lo spettacolo culminò nella promessa di Kempelen di ritornare con una sua invenzione, che avrebbe superato le altre illusioni.[3],

Incisione su rame, che illustra lo stipo aperto con le varie parti dei meccanismi. Si noti il righello, in basso a destra nell'immagine, che lascia calcolare le dimensioni dell'automa. Abile incisore lui stesso, Kempelen potrebbe essere l' autore di questa illustrazione.

Il risultato della promessa fu l'Automa Scacchista,[4][5] conosciuto in tempi moderni come "Il Turco". La macchina consisteva di un modello a grandezza naturale di testa e busto umani, con barba nera e occhi grigi,[6] vestito in abiti turchi e turbante – "abito tradizionale" secondo il giornalista e autore Tom Standage, "di uno stregone orientale." Il braccio sinistro a riposo reggeva una lunga pipa turca, mentre il destro rimaneva sulla parte superiore di un mobile a mo' di scrittoio[7] di circa tre piedi e mezzo (110 cm[8]) in lunghezza, due piedi (60 cm) in larghezza e due e mezzo (75 cm) in altezza; al disopra di questi posava una scacchiera di 18 pollici quadrati. La parte anteriore del mobile consisteva di tre antine, un'apertura e un cassetto che, aperto, rivelava un completo rosso e bianco di scacchi d' avorio.[9]

Illustrazione dei meccanismi: le varie parti erano dirette per mezzo di leve e congegni da una persona celata all' interno. Schizzo dalle dimensioni distorte, basate su calcoli di Racknitz, che mostra un oggetto di realizzazione impossibile in relazione alle dimensioni effettive dell' originale.[10]

L'interno era molto complicato e progettato per ingannare chi lo avesse osservato:[3] se aperto sulla sinistra mostrava tutta una serie di ingranaggi e ruote dentate simili a quelli d' orologeria; il tutto era progettato in modo che, se le ante fossero aperte nello stesso momento, si potesse vedere attraverso la macchina. L'altro lato dell'armadio era libero di meccanismi conteneva invece un cuscino rosso e altre parti rimovibili in ottone; anche quest' area era progettata per fornire una chiara linea visiva attraverso il complesso. Sotto gli abiti del turco erano nascoste altre due ante, che rivelavano anch'esse congegni d' orologeria e offrenti una vista similmente libera attraverso la macchina disegnata per permettere al presentatore d' aprire ogni anta al pubblico e mantenere l'illusione.[11]

Né i meccanismi visibili nella parte sinistra della macchina, né il cassetto che alloggiava il completo degli scacchi si estendevano completamente fino al retro dello stipo, dato che occupavano solo un terzo della larghezza; in aggiunta c'era un sedile scorrevole, che permetteva alla persona nascosta di eludere l' osservazione scivolando da un punto all' altro, quando il presentatore apriva le varie ante. Tale sedile permetteva a macchinari fasulli di presentarsi alla vista, celando ulteriormente la persona all'interno.[12]

Sul ripiano superiore la scacchiera era sottile a sufficenza per permettere un collegamento magnetico, inquantoche' ciascun pezzo portava una piccola ma potente calamita attaccata alla base: disposti per il gioco, i pezzi attraevano un nastro calamitato sotto le rispettive posizioni, permettendo all'operatore nascosto di vedere quali di essi fossero stati mossi.[13] La superfice inferiore della scacchiera portava numeri corrispondenti alla loro relativa disposizione( da 1 a 64 ) che consentivano al giocatore nascosto di seguire con precisione le mosse dell' avversario.[14]Le calamite interne erano poste in modo tale da non essere influenzate da eventuali forze magnetiche esterne. Kempelen di sovente permetteva che una grossa calamita fosse posta vicino alla scacchiera, per dimostrare quanto la sua macchina fosse immune a magnetismo esterno.[15]

Come ulteriore strumento d' inganno il Turco era dotato d' un cofanetto a forma di bara, che il presentatore posava sullo stipo, [3] ( mai usata da Johann Nepomuk Mälzel un proprietario successivo della macchina )[16] Kempelen spesso ci sbirciava durante il gioco, fingendo che la cassetta controllasse misteriosamente qualche aspetto dell' automa.[3] Alcuni ritenevano che questa 'bara' possedesse poteri sovrannaturali: Karl Gottlieb von Windisch scrisse - nel suo libro del 1784 Inanimate Reason (Ragione Inanimata) - che

(EN)

«[o]ne old lady, in particular, who had not forgotten the tales she had been told in her youth … went and hid herself in a window seat, as distant as she could from the evil spirit, which she firmly believed possessed the machine.»

(IT)

«[u]na signora anziana in particolare, memore di racconti sentiti in gioventù … andava a nascondersi vicino alla finestra, il più lontano possibile dallo spirito maligno, che lei era convinta possedesse la macchina.»

Sezione trasversale del Turco come immaginata da Racknitz: l'operatore e' seduto all'interno mentre gioca. Qui Racknitz si sbaglia tanto per la posizione dell'uomo, quanto per le rispettive dimensioni di lui e dell'automa stesso.[10]

L'interno conteneva altresi' un pannello perforato collegato ad una serie di leve che, a mo' di pantografo, controllavano il braccio sinistro dell'automa. Il puntatore del pantografo si spostava sul pannello interno muovendo simultaneamente il braccio del Turco sulla scacchiera. L'intervallo del movimento consentiva all'operatore di manovrare il braccio del Turco su e giù, mentre la rotazione della leva ne apriva e chiudeva la mano, consentendogli di afferrare i pezzi sulla scacchiera. Tuttociò era reso visibile all'operatore tramite una semplice candela con sistema di ventilazione attraverso il manichino.[17] Altre parti dei congegni permettevano di riprodurre suono di ingranaggi come il Turco eseguiva una mossa ( ulteriore aggiunta all'illusione ) oltre a far assumere all'automa diverse espressioni facciali.[18] Una scatola vocale fu aggiunta a seguito dell'acquisizione del Turco da parte di Mälzel, che consentiva alla macchina di dire "Échec!" (francese per "scacco") durante le partite.[4]

L' operatore nascosto aveva altrettanto strumenti per aiutarlo a comunicare con il presentatore esterno: due dischi di ottone numerati erano posti in corrispondenza uno con l'altro all'interno e all'esterno del mobile, una levetta li faceva ruotare fino al numero scelto che agiva come un segnale di codice fra i due.[19]

Il Turco fece il suo debutto nel 1770 al Palazzo di Schönbrunn, circa sei mesi dopo lo spettacolo di Pelletier. Kempelen si rivolse alla corte, presentando ciò che aveva costruito, e cominciò l'illustrazione della macchina e delle sue parti. Come in ogni esibizione del Turco, Kempelen cominciò aprendo le porte e i cassetti dell'armadio, consentendo ai membri del pubblico di ispezionare la macchina. In seguito a questa esposizione, Kempelen annunciava che la macchina era pronta per uno sfidante.[20]

Kempelen informava il giocatore che il Turco avrebbe usato i pezzi bianchi e avuto la prima mossa. Tra una mossa e l'altra il Turco teneva il proprio braccio sinistro sul cuscino. Il Turco poteva annuire due volte se minacciava la regina del suo avversario, e tre volte appena messo il re sotto scacco. Se un avversario eseguiva una mossa illegale, il Turco scuoteva la testa, muoveva il pezzo indietro ed eseguiva la propria mossa, forzando quindi una penalità della mossa dell'avversario.[21] Louis Dutens, un viaggiatore che osservò un'esposizione del Turco, tentò di ingannare la macchina

(EN)

«by giving the Queen the move of a Knight, but my mechanic opponent was not to be so imposed upon; he took up my Queen and replaced her in the square from which I had moved her.»

(IT)

«dando alla Regina la mossa di un Cavallo, ma il mio avversario meccanico non sarebbe stato così infastidito; egli prese la mia Regina e la ripose nella casella dalla quale l'avevo mossa»

Kempelen fece un discorso per attraversare la stanza durante la partita ed invitò gli osservatori a portare calamite, ferri e magnetiti verso l'armadietto per verificare se l'automa fosse manovrato da una sorta di magnetismo o da pesi. La prima persona a giocare contro il Turco fu il Conte Johann Ludwig Josef von Cobenzl, un cortigiano austriaco del palazzo. Assieme ad altri sfidanti in quella giornata, fu rapidamente sconfitto, mentre gli osservatori dell'incontro affermavano che l'automa giocasse in maniera aggressiva, solitamente battendo i suoi avversari entro 30 minuti.[23]

Il percorso del cavallo, come risolto dal Turco. L'anello chiuso che si forma fa sì che il percorso possa essere completato da qualsiasi casella di inizio sulla scacchiera.[24]

Un'altra parte dell'esibizione della macchina era il completamento del percorso del cavallo, un famoso rompicapo scacchistico. L'enigma richiede che il giocatore muova un cavallo su una scacchiera, passando su ciascuna casella una sola volta lungo il percorso. Mentre la maggior parte dei più esperti scacchisti del tempo avevano ancora difficoltà con il rompicapo, il Turco era capace di completare il percorso senza alcuna difficoltà da qualsiasi punto iniziale mediante un pannello forato usato dall'operatore con una mappatura del rompicapo disposta.[24]

Il Turco aveva anche la capacità di dialogare con gli spettatori utilizzando una lavagna dotata di lettere. L'operatore, la cui identità durante il periodo nel quale Kempelen presentò la macchina al Palazzo di Schönbrunn è sconosciuta,[25] era capace di fare ciò in inglese, francese e tedesco. Carl Friedrich Hindenburg, un matematico universitario, tenne una registrazione delle conversazioni durante il soggiorno del Turco a Leipzig e lo pubblicò nel 1789 come Über den Schachspieler des Herrn von Kempelen und dessen Nachbildung (or On the Chessplayer of Mr. von Kempelen And Its Replica). Gli argomenti delle domande chieste e risposte dal Turco includevano la sua età, stato civile, e i suoi funzionamenti segreti.[26]

Giro dell'Europa

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A seguito della notizia del suo debutto, l'interesse nella macchina crebbe in tutta Europa. Kempelen, tuttavia, era più interessato nei suoi altri progetti ed evitava di esibire il Turco, spesso mentendo ai potenziali sfidanti sullo stato di riparazione della macchina. Von Windisch scrisse ad un certo punto che Kempelen

(EN)

«refused the entreaties of his friends, and a crowd of curious persons from all countries, the satisfaction of seeing this far-famed machine.»

(IT)

«rifiutò le suppliche dei suoi amici, e una folla di persone curiose da tutti i paesi, la soddisfazione di vedere questa celeberrima macchina.»

Nel decennio seguente al suo debutto al Palazzo di Schönbrunn il Turco giocò solo contro un avversario, Sir Robert Murray Keith, un nobile scozzese, e Kempelen arrivò a smantellare interamente il Turco dopo la partita.[28] Pare che Kempelen abbia tacciato l'invenzione di "pura bagatella", data lo scontento crescente verso la popolarità della macchina, preferendo dedicarsi alle macchine a vapore e ad apparati in grado di riprodurre la voce umana.

Nel 1781, Kempelen fu ordinato dall'Imperatore Giuseppe II di ricostruire il Turco e recapitarlo a Vienna per una visita di Stato da parte del Granduca Paolo di Russia e sua moglie. L'apparizione ebbe tanto successo che il Granduca Paolo consigliò un tour dell'Europa per il Turco, una richiesta alla quale Kempelen acconsentì con riluttanza.[29]

François-André Danican Philidor vinse una partita contro il Turco a Parigi nel 1793.

Il Turco iniziò il suo tour europeo nel 1783, cominciando con un'apparizione in Francia ad aprile. Una sosta a Versailles precedette un'esibizione a Parigi, dove il Turco perse una partita contro Charles Godefroy de La Tour d'Auvergne, il Duca di Bouillon. Il Turco iniziò il suo tour europeo nel 1783, cominciando con un'apparizione in Francia ad aprile. Una sosta a Versailles precedette un'esibizione a Parigi, dove il Turco perse una partita contro Charles Godefroy de La Tour d'Auvergne, il Duca di Bouillon. A Parigi, venne mostrato al pubblico nel maggio 1783 e giocò contro diversi avversari, fra i quali un avvocato Bernard, che era considerato al secondo livello negli scacchi.[30] Seguirono delle esibizioni a Versailles, alle quali seguirono delle crescenti richieste per una partita contro François-André Danican Philidor, considerato il miglior scacchista dell'epoca.[31] Installato al Café de la Régence, il Turco si confrontò con molti abili giocatori, ma perdendo spesso, come contro i famosi Bernard e Verdoni.[32] Venne organizzata una partita contro Philidor all'Académie des Sciences. Philidor vinse la sua partita con il Turco, ma commentò al figlio di Philidor che era stata "la sua partita di scacchi più faticosa di sempre!"[33] L'ultima partita del Turco a Parigi fu contro Benjamin Franklin, allora ambasciatore degli Stati Uniti in Francia. Franklin, a quel che si dice, gradì la partita con il Turco e fu interessato alla macchina per il resto della sua vita, tenendo una copia del libro di Philip Thicknesse The Speaking Figure and the Automaton Chess Player, Exposed and Detected nella sua biblioteca personale.[34]

Successivamente al suo tour di Parigi, Kempelen trasferì il Turco a Londra, dove fu esibito giornalmente per cinque scellini. Thicknesse, conosciuto ai suoi tempi come uno scettico, cercò il Turco in un tentativo di esporre i meccanismi interni della macchina.[35] Mentre egli rispettava Kempelen come "un uomo molto ingegnoso",[3] egli asserì che il Turco era un'elaborato imbroglio con un piccolo bambino all'interno della macchina, descrivendo la macchina come "un complicato pezzo di orologeria ... che non è altro, che uno, tra molti altri dispositivi ingegnosi, per sviare e ingannare gli osservatori."[36]

Dopo un anno a Londra, Kempelen e il Turco si recarono a Leipzig, fermandosi in varie città europee lungo il percorso. Da Leipzig, esso andò a Dresda, dove Joseph Friedrich Freiherr von Racknitz visionò il Turco e pubblicò le sue scoperte in Über den Schachspieler des Herrn von Kempelen, nebst einer Abbildung und Beschreibung seiner Sprachmachine, insieme con illustrazioni che mostravano le sue credenze su come la macchina operasse. Esso poi si spostò ad Amsterdam, after which Kempelen is said to have accepted an invitation to the Sanssouci palace in Potsdam of Frederick the Great, King of Prussia. La storia racconta che Frederick apprezzò il Turco tanto che pagò una grossa somma di denaro a Kempelen in cambio dei suoi segreti. Frederick non diede mai via il segreto, ma fu presumibilmente deluso per aver appreso come funzionava la macchina.[37] (Questa storia è quasi certamente falsa; non ci sono prove dell'incontro del Turco con Frederick, la cui prima menzione risale all'inizio del 19º secolo, by which time the Turk was also incorrectly said to have played against George III of England.[38]) Sembra più probabile che la macchina sia rimasta dormiente al Castello di Schönbrunn per oltre due decenni, anche se Kempelen tentò senza successo di venderla nei suoi ultimi anni. Kempelen morì all'età di 70 anni il 26 marzo 1804.[39]

Mälzel e la macchina

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In seguito alla morte di Kempelen, il Turco rimase inesposto fino a qualche tempo prima del 1804 quando il figlio di Kempelen decise di venderlo a Johann Nepomuk Mälzel, un musicista bavarese con un interesse in varie macchine e marchingegni. Mälzel, il quale aveva, tra le altre cose, brevettato una forma di metronomo, aveva provato ad acquistare il Turco già una volta, prima della morte di Kempelen. Il tentativo iniziale era fallito, a causa del prezzo richiesto da Kempelen di 20.000 franchi; il figlio di Kempelen vendette la macchina a Mälzel per la metà di questa somma.[40]

Non appena acquisito il Turco, Mälzel dovette imparare i suoi segreti ed effettuare alcune riparazioni per farlo tornare funzionante. Il suo obiettivo dichiarato era di aumentare le abilità di gioco del Turco. Mentre il completamento di questo obiettivo durò dieci anni, il Turco fece ancora delle apparizioni pubbliche, la più nota con Napoleone Bonaparte.[41]

Nel 1809, Napoleone I di Francia giunse al Palazzo di Schönbrunn per giocare contro il Turco. Secondo la relazione di un testimone oculare, mentre preparava il gioco Mälzel si assunse la responsabilità per la costruzione della macchina e il Turco (Johann Baptist Allgaier) salutò Napoleone prima dell'inizio della partita. I dettagli della partita sono stati pubblicati nel corso degli anni in numerosi resoconti, molti di loro contraddittori.[42] Secondo Bradley Ewart, si crede che il Turco fosse seduto al suo armadio, e Napoleone ad un tavolo da scacchi separato. Il tavolo di Napoleone era in un'area chiusa e non gli era permesso attraversare nell'area del Turco, con Mälzel che attraversava avanti e indietro per fare la mossa di ciascun giocatore e permettendo una vista chiara per gli spettatori. In una mossa a sorpresa, Napoleone si assunse il primo turno invece di consentire al Turco di fare la prima mossa, com'era usuale; ma Mälzel permise di continuare il gioco. Poco dopo, Napoleone tentò una mossa illegale. Non appena rilevata la mossa, il Turco rimise il pezzo al suo posto e continuò il gioco. Napoleone tentò la mossa illegale una seconda volta, e il Turco rispose rimuovendo completamente il pezzo dalla scacchiera e prendendo il proprio turno. Napoleone allora tentò la mossa una terza volta, allorché il Turco rispose con un movimento circolare del proprio braccio, buttando tutti i pezzi giù dalla scacchiera. Napoleone fu, a quanto si dice, divertito, e poi giocò una vera partita con la macchina, completando diciannove mosse prima di ribaltare il proprio re in segno di resa.[43] Versioni alternative della storia includono che Napoleone fosse stato scontento di aver perso contro la macchina, giocando in un secondo momento, giocando una partita con una calamita sulla scacchiera, e giocando una partita con uno scialle attorno alla testa e al corpo del Turco in un tentativo di oscurare la sua vista.[44]

In 1811, Mälzel portò il Turco a Milano per un'esibizione con Eugène de Beauharnais, il Principe di Venezia e Viceré d'Italia. Beauharnais apprezzò la macchina così tanto che si offrì di acquistarla da Mälzel. Dopo un po' di seria contrattazione, Beauharnais acquistò il Turco per 30 000 franchi – tre volte quello che ebbe pagato Mälzel – e lo tenne per quattro anni. Nel 1815, Mälzel ritornò da Beauharnais a Monaco e chiese di comprare il Turco indietro. Esistono due versioni di quanto dovette pagare, _eventually working out an agreement_.[45] Una versione appearve _in the France Letter_ Palamede. [Note 1] The complete story does not make a lot of sense since Mälzel visited Paris again, and he also could import his "Conflagration of Moscow".[Note 2]

An advertisement for Mälzel's appearance with the Turk in London[46]

A seguito della riacquisizione, Mälzel riportò il Turco a Parigi dove egli fece conoscenza con molti dei maggiori scacchisti al Café de la Régence. Mälzel rimase in Francia con la macchina fino al 1818, quando si spostò a Londra e tenne diverse esibizioni con il Turco e molte delle sue altre macchine. A Londra, Mälzel e il suo spettacolo ricevettero una gran quantità di _press_, ed egli continuò a migliorare la macchina,[47] infine installando una scatola vocale così che la macchina potesse dire "Échec!" quando metteva un giocatore sotto scacco.[48]

Nel 1819, Mälzel portò il Turco in un tour del Regno Unito. C'erano diversi nuovi sviluppi nello spettacolo, come il permesso per l'avversario di avere la prima mossa e l'eliminazione del pedone dell'alfiere del re dai pezzi del Turco. Questo svantaggio di pedone creò ulteriore interesse nel Turco, e diede origine a un libro di W. J. Hunneman che registrava le partite giocate con questo svantaggio.[49] Malgrado lo svantaggio, il Turco (allora operato da Mouret[50]) finì con quarantacinque vittorie, tre sconfitte, e due stalli.[51]

Mälzel in America

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Le apparizioni del Turco erano redditizie per Mälzel, ed egli continuò a portarlo negli Stati Uniti con le sue altre macchine. Nel 1826, he opened an exhibition in New York City che crebbe lentamente in popolarità, giving rise to many newspaper stories and anonymous threats of exposure of the secret. Il problema di Mälzel era trovare un operatore adatto per la macchina,[52] having trained an unknown woman in France before coming to the United States. Finì per richiamare un ex-operatore, William Schlumberger, a venire in America dall'Alsazia e lavorare di nuovo per lui, una volta che Mälzel fosse stato capace di fornire il denaro per il trasporto di Schlumberger.

All'arrivo di Schlumberger, the Turk debuted in Boston, Mälzel spinning a story that the New York chess players could not handle full games and that the Boston players were much better opponents.[53] This was a success for many weeks, and the tour moved to Philadelphia for three months. Following Philadelphia, the Turk moved to Baltimore, where it played for a number of months, including losing a match against Charles Carroll, a signer of the Declaration of Independence. The exhibition in Baltimore brought news that two brothers had constructed their own machine, the Walker Chess-player. Mälzel viewed the competing machine and attempted to buy it, but the offer was declined and the duplicate machine toured for a number of years, never receiving the fame that Mälzel's machine did and eventually falling into obscurity.[54]

Mälzel continuò con le esibizioni negli Stati Uniti fino al 1828, quando si prese del tempo e visitò l'Europa, ritornando nel 1829. Throughout the 1830s, he continued to tour the United States, exhibiting the machine as far west as the Mississippi River and visiting Canada. In Richmond, Virginia, the Turk was observed by Edgar Allan Poe, who was writing for the Southern Literary Messenger. Poe's essay "Maelzel's Chess Player" was published in April 1836 and is the most famous essay on the Turk, even though many of Poe's hypotheses were incorrect (such as that a chess-playing machine must always win).[55]

Mälzel eventually took the Turk on his second tour to Havana, Cuba. A Cuba, Schlumberger morì di febbre gialla, lasciando Mälzel senza un operatore per la sua macchina. Avvilito, Mälzel morì at sea nel 1838 all'età di 66 anni durante il suo viaggio di ritorno, lasciando i suoi macchinari con il capitano della nave.[56][57]

Ultimi anni e oltre

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Upon the return of the ship on which Mälzel died, his various machines, including the Turk, fell into the hands of a friend of Mälzel's, the businessman John Ohl. He attempted to auction off the Turk, but owing to low bidding ultimately bought it himself for $400.[58] Only when Dr. John Kearsley Mitchell from Philadelphia, Edgar Allan Poe's personal physician and an admirer of the Turk, approached Ohl did the Turk change hands again.[3] Mitchell formed a restoration club and went about the business of repairing the Turk for public appearances, completing the restoration in 1840.[59]

As interest in the Turk outgrew its location, Mitchell and his club chose to donate the machine to the Chinese Museum of Charles Willson Peale. While the Turk still occasionally gave performances, it was eventually relegated to the corners of the museum and forgotten about until 5 July 1854, when a fire that started at the National Theater in Philadelphia reached the Museum and destroyed the Turk.[60] Mitchell believed he had heard "through the struggling flames ... the last words of our departed friend, the sternly whispered, oft repeated syllables, 'echec! echec!!Template:' "[61]

Il Turco ricostruito da John Gaughan

John Gaughan, un produttore americano di attrezzature per maghi con sede a Los Angeles, spese 120 000 dollari statunitensi per costruire la propria versione della macchina di Kempelen, lungo un periodo di cinque anni a partire dal 1984.[62] La macchina usa la scacchiera originale, che era conservata separatamente dal Turco originale e non fu distrutta nell'incendio. La prima esposizione pubblica del Turco di Gaughan fu nel novembre 1989 ad una conferenza di storia della magia. La macchina fu presentata much as Kempelen presentò l'originale, eccetto che l'avversario fu sostituito da un computer che eseguiva un programma scacchistico.[63]

Rivelazione dei segreti

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Nonostante durante la vita del Turco fossero stati scritti molti libri ed articoli sul suo funzionamento, la maggior parte di essi erano inesatti, traendo deduzioni errate dall'osservazione esterna. Nel 1827 il Journal of The Franklin Institute did bring one of this often reprinted articles.[64]

It was not until Dr. Silas Mitchell's series of articles for The Chess Monthly that the secret was fully revealed. Mitchell, son of the final private owner of the Turk, John Kearsley Mitchell,[65] wrote that "no secret was ever kept as the Turk's has been. Guessed at, in part, many times, no one of the several explanations ... ever solved this amusing puzzle." As the Turk was lost to fire at the time of this publication, Silas Mitchell felt that there were "no longer any reasons for concealing from the amateurs of chess, the solution to this ancient enigma."[61]

The most important biographical history about the Chess-player and Mälzel was presented in Containing the Proceedings of that celebrated Assemblage, held in New York, in the Year 1857, published by Daniel Willard Fiske.[66]

In 1859, a letter published in the Philadelphia Sunday Dispatch by William F. Kummer, who worked as a director under John Mitchell, revealed another piece of the secret: a candle inside the cabinet. A series of tubes led from the lamp to the turban of the Turk for ventilation. The smoke rising from the turban would be disguised by the smoke coming from the other candelabra in the area where the game was played.[67]

Later in 1859, an uncredited article appeared in Littell's Living Age that purported to be the story of the Turk from French magician Jean Eugène Robert-Houdin. This was rife with errors ranging from dates of events to a story of a Polish officer whose legs were amputated, but ended up being rescued by Kempelen and smuggled back to Russia inside the machine.[68]

A new article about the Turk did not turn up until 1899, when The American Chess Magazine published an account of the Turk's match with Napoleon Bonaparte. The story was basically a review of previous accounts, and a substantive published account would not appear until 1947, when Chess Review published articles by Kenneth Harkness and Jack Straley Battell that amounted to a comprehensive history and description of the Turk, complete with new diagrams that synthesized information from previous publications. Another article written in 1960 for American Heritage by Ernest Wittenberg provided new diagrams describing how the director sat inside the cabinet.[69]

Nella pubblicazione del 1945 A Short History of Chess di Henry A. Davidson, peso significativo è dato al saggio di Poe il quale insinuava erroneamente che il giocatore sedesse dentro la sagoma del Turco, piuttosto che su un sedile semovente all'interno del cabinet. Un simile errore would occur nel libro di Alex G. Bell del 1978, The Machine Plays Chess, che asseriva falsamente che "the operator was a trained boy (or very small adult) who followed the directions of the chess player who was hidden elsewhere on stage or in the theater…"[70]

More books were published about the Turk toward the end of the 20th century. Along with Bell's book, Charles Michael Carroll's The Great Chess Automaton (1975) focused more on the studies of the Turk. Bradley Ewart's Chess: Man vs. Machine (1980) discussed the Turk as well as other purported chess-playing automatons.[71]

L'interesse non aumentò di nuovo fino alla creazione di Deep Blue, il tentativo di IBM di un computer che potesse sfidare i migliori giocatori al mondo, e furono pubblicati altri due libri: The Turk, Chess Automaton di Gerald M. Levitt (2000), e The Turk: The Life and Times of the Famous Eighteenth-Century Chess-Playing Machine di Tom Standage, pubblicato nel 2002.[72] The Turk was used as a personification of Deep Blue in the 2003 documentary Game Over: Kasparov and the Machine.[73]

Cultura popolare

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Un annuncio per un'esibizione di Ajeeb, con un'illustrazione del suo aspetto. Ajeeb era un'imitazione del Turco.

A causa della popolarità e del mistero del Turco, la sua costruzione ispirò un numero di invenzioni e imitazioni,[3] che includono Ajeeb, o "L'Egiziano", un'imitazione americana costruita da Charles Hopper contro il quale il Presidente Grover Cleveland giocò nel 1885, e Mephisto, the self-described "most famous" machine, of which little is known.[74]

La prima imitazione fu realizzata mentre Mälzel era a Baltimora. Creata dai Fratelli Walker, lo "Scacchista Americano" fece il suo debutto nel maggio 1827 a New York. Non appena vista la macchina, Mälzel cercò di comprarla dai Fratelli Walker per 1000 dollari ed offrì loro persino _jobs_, ma essi rifiutarono. I Walker non ebbero lo stesso successo di Mälzel, e dovettero rinunciare poco tempo dopo.[75]

El Ajedrecista fu costruito nel 1912 da Leonardo Torres y Quevedo come un automa scacchista e fece il suo debutto pubblico durante la Fiera Mondiale di Parigi del 1914. Capace di giocare finali di torre e re contro re usando elettrocalamite, esso fu il primo vero automa scacchista, e una sorta di precursore di Deep Blue.[76]

Automated machines

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The Turk was visited in London by Rev. Edmund Cartwright in 1784. He was so intrigued by the Turk that he would later question whether "it is more difficult to construct a machine that shall weave than one which shall make all the variety of moves required in that complicated game." Cartwright would patent the prototype for a power loom within the year.[77] Sir Charles Wheatstone, an inventor, saw a later appearance of the Turk while it was owned by Mälzel. He also saw some of Mälzel's speaking machines, and Mälzel later presented a demonstration of speaking machines to a researcher and his teenage son. Alexander Graham Bell obtained a copy of a book by Kempelen on speaking machines after being inspired by seeing a similar machine built by Wheatstone; Bell went on to file the first successful patent for the telephone.[3]

A play, The Automaton Chess Player, was presented in New York City in 1845. The advertising, as well as an article that appeared in The Illustrated London News, claimed that the play featured Kempelen's Turk, but it was in fact a copy of the Turk created by J. Walker, who had earlier presented the Walker Chess-player.[78]

Cinema e televisione

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Raymond Bernard's silent feature film Le joueur d'échecs (The Chess Player, France 1927) weaves elements from the real story of the Turk into an adventure tale set in the aftermath of the first of the Partitions of Poland in 1772. The film's "Baron von Kempelen" is a nobleman from Vilnius who builds automata as a hobby. He helps a dashing young Polish nationalist on the run from the occupying Russians, who also happens to be an expert chess player, by hiding him inside a chess playing automaton called the Turk, closely based on the real Kempelen's model. Just as they are about to escape over the border, the Baron is summoned to Saint Petersburg to present the Turk to the empress Catherine II. In an echo of the Napoleon incident, Catherine attempts to cheat the Turk, who wipes all the pieces from the board in response.[79]

Poe's article Maelzel's Chess Player was the inspiration for El jugador de ajedrez (1981), directed by Juan Luis Buñuel.[senza fonte]

Il Turco fu l'ispirazione per i robot a orologeria apparsi nell'episodio di Doctor Who del 2006 The Girl in the Fireplace, scritto da Steven Moffatt.[80]

An advanced hardware- and software-based AI chess-playing platform bearing the contraption's name is a key plot element in the 2008 television drama Terminator: The Sarah Connor Chronicles, first referenced in the third episode.

The Turk has also inspired works of literary fiction. In 1849, just several years before the Turk was destroyed, Edgar Allan Poe published a tale "Von Kempelen and His Discovery".[81] Ambrose Bierce's short story "Moxon's Master", published in 1909, is a morbid tale about a chess-playing automaton that resembles the Turk. In 1938, John Dickson Carr published The Crooked Hinge,[82] a locked room mystery in his line of Dr. Gideon Fell detective novels. Among the puzzles presented included an automaton that operates in a way that is unexplainable to the characters.[83] Gene Wolfe's 1977 science fiction short story, "The Marvellous Brass Chessplaying Automaton", also features a device very similar to the Turk.[84] F. Gwynplaine MacIntyre's 2007 story "The Clockwork Horror" reconstructs Edgar Allan Poe's original encounter with Mälzel's chess-player, and also establishes (from contemporary advertisements in a Richmond newspaper) precisely when and where this encounter took place.[85] Robert Löhr's 2005 book "Der Schachautomat" (translated in 2007 by Anthea Bell as "The Chess Machine") is a fictional account of the origins of the mechanical Turk featuring a chess playing dwarf.

Walter Benjamin alludes to the Mechanical Turk in the first thesis of his Theses on the Philosophy of History (Über den Begriff der Geschichte), written in 1940:

"The story is told of an automaton constructed in such a way that it could play a winning game of chess, answering each move of an opponent with a countermove. A puppet in Turkish attire and with a hookah in its mouth sat before a chessboard placed on a large table. A system of mirrors created the illusion that this table was transparent from all sides. Actually, a little hunchback who was an expert chess player sat inside and guided the puppet’s hand by means of strings. One can imagine a philosophical counterpart to this device. The puppet called ‘historical materialism’ is to win all the time. It can easily be a match for anyone if it enlists the services of theology, which today, as we know, is wizened and has to keep out of sight."[86]

Equivalenti su Internet

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Nel 2005, Amazon.com ha lanciato l'Amazon Mechanical Turk. L'applicazione Web coordina compiti di programmazione con intelligenza umana, ispirato in parte dal modo in cui operava il Turco di Kempelen.[87] Il programma è progettato perché gli uomini eseguano incarichi, come comparazioni di colori, con cui i computer hanno difficoltà.[88]

  1. ^ "The writer in the Palamede makes the result a kind of partnership in an exhibitiontour – the title of the Automaton was to remain in the princely owner, and Maelzel was to pay the interest of the original cost as his partner's fair proportion of the profits. But another account – current, I believe, at Munich – makes the transaction to have been a sale: Maelzel bought back the Automaton for the same thirty thousand francs, and was to pay for it out of the profits of his exhibitions – " Provided, nevertheless," that Maelzel was not to leave the Continent to give such exhibitions. The latter account I believe to be the more correct one." The Book of the first American Chess Congress, page 427,Online
  2. ^ "Mr. Maelzel, who had already experienced some regret at parting with his protegi, requested the favour to be again reinstated in the charge, promising to pay Eugene (he interest of the thirty thousand francs Mr. M. hod pocketed. This proposition was graciously conceded by the gallant Beauharnois, and Maelzel thus had the satisfaction of finding he had made a tolerably good bargain, getting literally the money for nothing at all! Leaving Bavaria with the Automaton, Maelzel was once more en ramie, as travelling showman of the wooden genius. Other automata were adopted into the family, and a handsome income was realised by their ingenious proprietor. Himself an inferior player, he called the assistance of first-rale talent to the field as his ally. On limits compel us to skip over some interval of time here, during which M. Boncourt (we believe) was Slaelzel's chef in Paris, where the machine was received with all its former favour; and we take up the subject in 1819, when Maelzel again appeared with the Chess Automaton in London." Fraser's magazine for town and country, Band 19, James Fraser, 1839 Online

  1. ^ See SCHAFFER, Simon (1999), "Enlightened Automata", in Clark et al. (Eds), The Sciences in Enlightened Europe, Chicago and London, The University of Chicago Press, pp. 126-165.
  2. ^ Vedere, per istanza, il suo An Attempt to Analyse the Automaton Chess Player, Londra, 1821
  3. ^ a b c d e f g h Ricky Jay, "The Automaton Chess Player, the Invisible Girl, and the Telephone," Jay's Journal of Anomalies, vol. 4 no. 4, 2000.
  4. ^ a b Edgar Allan Poe, "Maelzel's Chess-Player," Southern Literary Journal, April 1836; disponibile su internet mediante Edgar Allan Poe Society di Baltimora, Maryland, URL accessed 19 December 2006.
  5. ^ a b Karl Gottlieb von Windisch, Briefe über den Schachspieler von Kempelen nebst drey Kupferstichen die diese berühmte Maschine vorstellen, or Inanimate Reason; or, A Circumstantial Account of that Astonishing Piece of Mechanism, M. de Kempelen's Chess-Player, Now Exhibiting at No. 9 Savile-Row, Burlington Gardens (London, 1784); translation taken from Levitt.
  6. ^ Stephen Patrick Rice, Minding the Machine: Languages of Class in Early Industrial America (Berkeley, University of California Press, 2004), 12.
  7. ^ Tom Standage, The Turk: The Life and Times of the Famous Eighteenth-Century Chess-Playing Machine (New York: Walker, 2002), 22–23.
  8. ^ Le dimensioni da Jay's Journal, che le esprime al più vicino mezzo-piede. Le versioni metriche possono perciò essere precise solo al più vicino multiplo di cinquanta centimetri. Se noi convenzionalmente arrotondassimo al più vicino multiplo di cinque centimetri, l'armadio era molto grossolanamente 110×60×75 cm e la scacchiera molto grossolanamente 50 cm².
  9. ^ Standage, 24.
  10. ^ a b Standage, 88
  11. ^ Standage, 24–27.
  12. ^ Standage, 195–199.
  13. ^ Standage, 202.
  14. ^ Fraser's magazine for town and country, Band 19, 1839,Online
  15. ^ Thomas Leroy Hankins and Robert J. Silverman, Instruments and the Imagination (Princeton, N.J.: Princeton University Press, 1995), 191.
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  18. ^ Sound: Standage, 27–9. Facial expressions: George Atkinson, Chess and Machine Intuition (Exeter: Intellect, 1998), 15–16.
  19. ^ Standage, 203–204.
  20. ^ Standage, 24–17.
  21. ^ Levitt, 17.
  22. ^ Louis Dutens, from a letter published in Le Mercure du France (Paris, circa October 1770; later translated into English and reprinted in Gentleman's Magazine (London); translation taken from Levitt.
  23. ^ Standage, 30.
  24. ^ a b Standage, 30–31.
  25. ^ Standage, 204–205
  26. ^ Levitt, 33–34.
  27. ^ Standage, 37.
  28. ^ Standage, 36–38.
  29. ^ Standage, 40–42.
  30. ^ Standage, 44–45.
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  33. ^ Levitt, 26.
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  37. ^ Levitt, 33–37.
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  49. ^ W. J. Hunneman, Chess. A Selection of Fifty Games, from Those Played by the Automaton Chess-Player, During Its Exhibition in London, in 1820 (1820); quotation taken from Levitt.
  50. ^ The Oxford Companion to Chess – David Hooper and Kenneth Whyld (1992) p. 265
  51. ^ Levitt, 49.
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Collegamenti esterni

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