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Storia della filosofia epicurea, stoica e scettica
Storia della filosofia epicurea, stoica e scettica | |
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Titolo originale | Geschichte der epikureischen, stoischen und skeptischen Philosophie |
Autore | Karl Marx |
1ª ed. originale | 1956 |
Genere | Saggio filosofico |
Lingua originale | tedesco |
Storia della filosofia epicurea, stoica e scettica (in tedesco Geschichte der epikureischen, stoischen und skeptischen Philosophie), opera di Karl Marx, composto da sette quaderni. Scritto nel 1839. È dedicato ai problemi del rapporto della filosofia con il mondo esterno, del rapporto dell'uomo con il mondo esterno, del rapporto tra filosofia e religione. Basandosi sullo studio della connessione tra lo sviluppo della filosofia e il mondo reale, usando l'esempio della filosofia greca antica, Marx ha concluso che la lotta delle correnti filosofiche contemporanee era storicamente significativa come fattore politico che trasforma attivamente il mondo reale[1][2]:
«Es besteht kein Grund, angesichts dieses Sturms, der der großen Philosophie der Welt folgt, bestürzt zu sein. [...] wie Prometheus, der das Feuer vom Himmel stahl, beginnt, Häuser zu bauen und sich auf der Erde niederzulassen, so stellt sich die Philosophie, die die ganze Welt umfasst, der Welt der Phänomene entgegen.»
«Non c'è bisogno di essere costernati di fronte a questa tempesta che segue la grande filosofia del mondo. [...] come Prometeo, che rubò il fuoco dal cielo, comincia a costruire case ea stabilirsi sulla terra, così la filosofia, che ha abbracciato il mondo intero, si erge contro il mondo dei fenomeni.»
Da questo punto di vista viene criticato il punto di vista dei singoli seguaci di Hegel[2]:
«Mäßigung ist die normale Manifestation des absoluten Geistes.»
«La moderazione è la normale manifestazione dello spirito assoluto.»
La filosofia, secondo Marx, è una delle testimonianze del potere della mente umana, possiede le più ampie capacità cognitive, un enorme potere di influenza sul mondo circostante. È incompatibile con le affermazioni dei kantiani agnostici sull'impossibilità dello spirito umano di conoscere l'essenza delle cose e il mondo dei fenomeni (dal loro punto di vista) inconoscibili[2]:
«Im Gegenteil, die Kantianer sind sozusagen Berufspriester der Unwissenheit, ihre tägliche Tätigkeit besteht darin, über die eigene Schwäche und die Macht der Dinge zu klagen.»
«Al contrario, i kantiani sono, per così dire, sacerdoti professionisti dell'ignoranza, la loro attività quotidiana consiste nel lamentarsi della propria debolezza e della potenza delle cose.»
Nelle opinioni di Epicuro, Marx nota il suo approccio al problema della libertà, affermando la libertà e l'indipendenza dello spirito e la liberazione dalle restrizioni religiose[2]:
«Es bestätigt die absolute Freiheit des Geistes.»
«Afferma l'assoluta libertà dello spirito.»
«Besonders wichtig ist die Vertreibung des göttlichen, teleologischen Einflusses auf den natürlichen Lauf der Dinge.»
«Particolarmente importante è l'espulsione dell'influenza divina, teleologica, sul corso naturale delle cose.»
Nella controversia tra Epicuro e Plutarco, Marx difende Epicuro dalle accuse di empietà difendendo le sue conclusioni atee[2].