Primula farinosa

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Primula farinosa
Primula farinosa
Stato di conservazione
Rischio minimo[1]
Classificazione APG IV
DominioEukaryota
RegnoPlantae
(clade)Angiosperme
(clade)Mesangiosperme
(clade)Eudicotiledoni
(clade)Eudicotiledoni centrali
(clade)Superasteridi
OrdineEricales
FamigliaPrimulaceae
GenerePrimula
SpecieP. farinosa
Classificazione Cronquist
DominioEukaryota
RegnoPlantae
DivisioneMagnoliophyta
ClasseMagnoliopsida
SottoclasseDilleniidae
OrdinePrimulales
FamigliaPrimulaceae
GenerePrimula
SpecieP. farinosa
Nomenclatura binomiale
Primula farinosa
L., 1753
Nomi comuni

Primula impolverata
Primavera impolverata

La primula farinosa (Primula farinosa L., 1753) è una pianta erbacea appartenente alla famiglia delle Primulaceae[2], che cresce spontaneamente nei prati e boschi

L'epiteto specifico (farinosa) fa riferimento ad alcune sue parti (pagina inferiore delle foglie e calice) che si presentano cosparse di una sottile e bianca “farina”. L'attuale binomio scientifico ("Primula farinosa") è stato definito da Linneo nella sua pubblicazione Species Plantarum del 1753.
In lingua tedesca questa pianta si chiama Mehl-Primel; in francese si chiama Primevère farineuse; in inglese si chiama Bird's-eye Primrose.

Descrizione delle parti della pianta
Il portamento. Località: La Faverghera (BL), 1413 m s.l.m. - 31/8/2006

È una pianta erbacea e perenne dall'aspetto cespitoso ma un po' gracile. La fioritura è unica nel corso dell'anno (sono piante “monocarpiche” = un solo frutto nell'arco della stagione). L'altezza varia da 8 – 30 cm nelle zone montane, ma anche fino a 40 – 50 cm a quote planiziali. La forma biologica è del tipo emicriptofita rosulata (H ros), ossia sono piante con gemme svernanti al livello del suolo e protette dalla lettiera o dalla neve, con foglie disposte a formare una rosetta basale.

Le radici sono secondarie da rizoma e sono del tipo fascicolato, bianche e sottili.

  • Parte ipogea: la parte ipogea del fusto consiste in un breve rizoma.
  • Parte epigea: la parte aerea consiste in un sottile scapo infiorescenziale cilindrico, eretto e lungo al massimo 25 – 30 cm. Lo scapo si erge in posizione ascellare rispetto alla rosetta basale. È inoltre afillo e debolmente tomentoso.

Le foglie sono spiralate in rosetta (sono presenti solo le foglie basali o radicali). La forma è lineare-spatolata oppure lanceolato-spatolata, con apice arrotondato per cui la massima larghezza della foglie si ha nella zona terminale della foglia. I bordi della foglia sono biancastri e la consistenza del corpo della foglia è lievemente coriacea. La pagina inferiore è bianco-farinosa (questa caratteristica si presenta anche sulla pagina superiore, ma all'inizio dello sviluppo della foglia); mentre la pagina superiore è verde e liscia. Inoltre tutta la pagina fogliare è revoluta, ossia i margini esterni sono ripiegati verso il basso e sono ondulati e crenulati dalla metà in poi verso l'apice. Le foglie hanno un picciolo scanalato. Dimensione delle foglie: larghezza 6–11 mm; lunghezza 25–80 mm.

Infiorescenza

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Infiorescenza. Località: Val Belluna - 17/05/2008

L'infiorescenza è formata da diversi fiori (5 – 20) riuniti in ombrelle alla fine dello scapo fiorale, ognuno col suo peduncolo. L'infiorescenza alla base è provvista di alcune brattee lineari. Lunghezza delle brattee: 4–5 mm. Lunghezza dei peduncolo: 3–40 mm.

Il fiore. Località: Le Laste, Limana (BL), 661 m s.l.m. - 02/05/2008

I fiori sono ermafroditi, attinomorfi, tetraciclici (hanno i 4 verticilli fondamentali delle Angiosperme: calicecorollaandroceogineceo) e pentameri (calice e corolla divisi in 5 parti). All'interno del fiore è presente del nettare.

K (5), C (5), A 5, G (5) (supero)[3]
Il calice. Località: Le Laste, Limana (BL), 661 m s.l.m. - 02/05/2008
  • Calice: il calice (gamosepalo) è a forma tubulosa, scuro e farinoso. È diviso in cinque denti (sepali) acuti saldati al tubo (i denti sono lunghi 3/4 della lunghezza del tubo). Il tubo è segnato da 5 spigoli acuti (ha quindi una sezione angolosa) in corrispondenza dei sepali (lo spigolo è sorretto da un lungo nervo che termina all'apice del dente). Lunghezza del calice: 5–6 mm.
  • Corolla: la corolla (gamopetala) è lunga quanto il calice (sporge appena da questo), ed è costituita da 5 petali (o lobi) obcordati, ruotati all'esterno di 90° rispetto al tubo del calice. Il colore dei petali è rosa-lillacino o rosa-carico (raramente bianca) con fauci gialle e sono retusi alla sommità per circa 1/3 della loro lunghezza (sembrano quasi dei lobi). Le fauci sono molto ristrette. La corolla è “ipogina”, ossia i petali sono inseriti sul ricettacolo al di sotto dell'ovario. La parte interna della corolla è cilindrica. Diametro della corolla: 8–12 mm. Lunghezza del tubo: 5–7 mm. Dimensione dei lobi: larghezza 3–4,5 mm; lunghezza 4–6 mm.
  • Androceo: gli stami sono 5 con brevi filamenti (non sporgono dalla corolla). Gli stami sono “epipetali” ossia sono inseriti direttamente nella corolla, (in posizione opposta ai petali) in alcuni casi, circa a metà del tubo corollino: in questo caso sono inclusi; in altri casi sono inseriti all'altezza della sommità della corolla (appena sotto le fauci) e in questo caso non sono inclusi ma sporgono dalle fauci.
  • Gineceo: l'ovario è supero, uniloculare, formato da 5 carpelli saldati, con numerosi ovuli. La placenta è “assile” (o centrale), ossia attraversa diametralmente il pericarpo. Lo stilo è lungo e si affaccia alle fauci se gli stami sono inclusi nel tubo corollino (e quindi sono in posizione bassa), altrimenti è più corto e rimane chiuso nel tubo corollino con lo stigma capitato localizzato quindi a metà corolla circa. Questo dimorfismo (“brevistilo” e “longistilo” nella stessa specie chiamato “eterostilia”) fu studiato dal Darwin e viene considerato uno degli aspetti più interessanti di questa specie (e di altre dello stesso genere). Questa proprietà impedisce una fecondazione “autogama” (o autoimpollinazione), mentre favorisce una fecondazione entomofila (e quindi più efficiente da un punto di vista genetico) da parte degli insetti. In effetti si riscontra che l'impollinazione tra individui con lo stesso tipo di “eterostilia” è inefficace. È interessante rilevare inoltre che in una stessa popolazione le due caratteristiche sono presenti ognuna esattamente con il 50% degli individui[4].
  • Fioritura: la fioritura va da aprile a luglio.
  • Impollinazione: impollinazione entomofila tramite farfalle (anche notturne) e api.

Il frutto è una capsula sub-cilindrica e deiscente alla sommità per 5-10 denti. Contiene numerosi semi di colore rosso-scuro. Lunghezza della capsula: 7–8 mm. Lunghezza dei semi: 0,5–0,8 mm.

Distribuzione e habitat

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  • Geoelemento: il tipo corologico (area di origine) è Subcosmopolita, ma anche Eurasiatico, ma anche Artico - Alpino (si tratta di una pianta polimorfa).
  • Distribuzione: sul territorio italiano questa specie è diffusa (ma comunque non è molto comune) solo al nord. I rilievi europei sui quali si può trovare la Primula farinosa sono: Pirenei, Massiccio del Giura, Monti Balcani e Carpazi; ma anche in Gran Bretagna e Scandinavia. Fuori dall'Europa è molto diffusa nell'Asia. Questa specie è considerata propria anche del Nordamerica.
  • Habitat: l'habitat tipico di queste pante sono le paludi e i prati torbosi; ma la si può trovare anche presso le sorgenti o i bordi dei ruscelli. Il substrato preferito è quello calcareo (ma anche calcareo-siliceo) in ambiente basico con bassi valori nutrizionali del terreno, che però deve essere abbastanza umido. Questa pianta, per le sue particolari esigenze di habitat, viene considerata un “relitto glaciale” (zone di rifugio a seguito del ritiro dei ghiacciai).
  • Distribuzione altitudinale: la presenza di questa pianta può arrivare fino a 2650 m s.l.m.; quindi sui rilievi frequenta i seguenti piani vegetazionali: collinare, montano, subalpino e alpino. È possibile trovare questo fiore anche nelle pianure poste quasi al livello del mare, ma è un evento un po' raro; probabilmente si tratta di terreni poveri (da un punto di vista nutrizionale), ma ricchi d'acqua; un habitat che permette alla Primula farinosa di sopravvivere meglio di altre piante tipiche della pianura più robuste, ma anche più esigenti.

Fitosociologia

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Dal punto di vista fitosociologico la specie di questa scheda appartiene alla seguente comunità vegetale[5]:

Formazione: comunità delle paludi e delle sorgenti
Classe: Scheuchzerio-Caricetea fuscae
Ordine: Caricetalia davallianae

Dato il grande numero di specie del genere Primula, questo viene suddiviso in trentasette sezioni. Primula farinosa appartiene alla sezione Farinosae caratterizzata dall'avere le foglie glabre o cosparse di minutissimi peli, l'infiorescenza inoltre possiede delle brattee gibbose o a base saccata[6]. Altri autori preferiscono assegnare a questa specie una diversa sezione: Aleuritia[7].

È stato descritto il seguente ibrido interspecifico[8]:

Specie simili

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Conservazione

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In alcune province italiane questa pianta è protetta in modo assoluto.

Le informazioni riportate non sono consigli medici e potrebbero non essere accurate. I contenuti hanno solo fine illustrativo e non sostituiscono il parere medico: leggi le avvertenze.
  • Proprietà curative: come in altre specie dello stesso genere anche per la “Primula farinosa” la medicina popolare riconosce alcune proprietà mediche come analgesica (attenua il dolore), diuretiche (facilita il rilascio dell'urina), lassativa (ha proprietà purgative) e antireumatiche.
  • Parti usate: rizoma, foglie e fiori.

Galleria d'immagini

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  1. ^ (EN) Primula farinosa, su IUCN Red List of Threatened Species, Versione 2020.2, IUCN, 2020. URL consultato il 16 ottobre 2023.
  2. ^ (EN) Primula farinosa, su Plants of the World Online, Royal Botanic Gardens, Kew. URL consultato il 16 ottobre 2023.
  3. ^ Tavole di Botanica sistematica, su dipbot.unict.it. URL consultato il 26 marzo 2009 (archiviato dall'url originale il 14 maggio 2011).
  4. ^ Sandro Pignatti, Flora d'Italia, Bologna, Edagricole, 1982, ISBN 88-506-2449-2.
  5. ^ AA.VV., Flora Alpina., Bologna, Zanichelli, 2004.
  6. ^ Giacomo Nicolini, Enciclopedia Botanica Motta, Milano, Federico Motta Editore, 1960.
  7. ^ GRIN Taxonomy for Plants, su ars-grin.gov. URL consultato il 1º aprile 2009 (archiviato dall'url originale il 14 aprile 2009).
  8. ^ (EN) Primula × kraettliana, su Plants of the World Online, Royal Botanic Gardens, Kew. URL consultato il 16 ottobre 2023.
  • Maria Teresa della Beffa, Fiori di montagna, Novara, Istituto Geografico De Agostini, 2001.
  • Guido Moggi, Fiori di montagna, Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 1984.
  • Sandro Pignatti, Flora d'Italia Volume secondo, Bologna, Edagricole, 1982, p. 271, ISBN 88-506-2449-2.
  • AA.VV., Flora Alpina. Volume primo, Bologna, Zanichelli, 2004, p. 634.
  • 1996 Alfio Musmarra, Dizionario di botanica, Bologna, Edagricole.
  • Giacomo Nicolini, Enciclopedia Botanica Motta. Volume terzo, Milano, Federico Motta Editore, 1960, p. 430.

Voci correlate

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