Indice
Pelobates fuscus
Pelobate fosco | |
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Pelobates fuscus | |
Stato di conservazione | |
Rischio minimo[1] | |
Classificazione scientifica | |
Dominio | Eukaryota |
Regno | Animalia |
Phylum | Chordata |
Subphylum | Vertebrata |
Superclasse | Gnathostomata |
Classe | Amphibia |
Sottoclasse | Lissamphibia |
Ordine | Anura |
Famiglia | Pelobatidae |
Genere | Pelobates |
Specie | P. fuscus |
Nomenclatura binomiale | |
Pelobates fuscus (Laurenti, 1768) | |
Sinonimi | |
Bufo fuscus |
Il pelobate fosco o rospo dell'aglio[2] (Pelobates fuscus (Laurenti, 1768)) è un anfibio anuro della famiglia Pelobatidae[3][4].
Descrizione
[modifica | modifica wikitesto]Adulto
[modifica | modifica wikitesto]È un rospo di medie dimensioni che può raggiungere gli 8 cm di lunghezza nelle femmine, circa 6,5 cm nei maschi.
Presenta corpo globulare con arti non molto sviluppati. Gli arti posteriori sono caratterizzati dalla presenza di
speroni metatarsali particolarmente sviluppati, denominati "vanghe", che gli consentono di scavare nel terreno.
Il dorso è di colore bruno con macchie olivastre o giallastre; il ventre è biancastro talora con macchie bruno-grigiastre. Ha grosse mascelle arrotondate. La pupilla è ellittica con asse verticale. L'assenza delle ghiandole parotoidi consente di distinguerlo dai rospi del genere Bufo.
I girini misurano alla nascita pochi millimetri ma si accrescono rapidamente sino a raggiungere dimensioni da 10 fino a 18 cm.
Alla nascita hanno pelle translucida con sfumature metalliche, che, col progredire dello sviluppo, diventa più opaca e scura, con macchie chiare sui fianchi. La bocca è dotata di un becco corneo scuro. La coda è ben sviluppata e appuntita; sul lato inferiore della pinna caudale è ben visibile l'orifizio cloacale.
Biologia
[modifica | modifica wikitesto]Il pelobate fosco è una specie criptica con abitudini fossorie, trascorre cioè gran parte dell'anno interrato in gallerie anche molto profonde, dalle quali emerge solo per nutrirsi e riprodursi. Tra i maggiori predatori degli adulti di pelobate vi sono varie specie di mammiferi (ricci e mustelidi), di uccelli (ardeidi, strigiformi, corvidi e falconiformi) e di rettili (testuggini palustri, natrici), oltreché specie alloctone, come le tartarughe d'acqua esotiche (Trachemys spp.) o la rana toro (Lithobates catesbeianus). Per difendersi il pelobate rigonfia il corpo, secerne sostanze di odore repellente ed emette degli stridii. Per difendersi il pelobate fosco produce una secrezione il cui odore ricorda l'aroma dell'aglio, oppure si gonfia per sembrare più minaccioso.[4][5]
I girini sono esposti alla predazione da parte di pesci (Micropterus salmoides, Esox spp., Perca fluviatilis spp.), anfibi, crostacei (tra gli altri l'alloctono Procambarus clarkii) ed anche coleotteri acquatici e larve di libellula.
Alimentazione
[modifica | modifica wikitesto]Gli adulti si nutrono di piccoli invertebrati quali insetti e lumache.
I girini si nutrono di materia vegetale come alghe e piante acquatiche, detriti organici e plancton (protozoi, rotiferi e piccoli crostacei).Il cannibalismo è frequente in assenza di cibo nelle pozze d'acqua dove sono deposte le uova.[4]
Riproduzione
[modifica | modifica wikitesto]La stagione riproduttiva va da marzo a maggio. Alla fine dell'inverno si risvegliano dallo stato di ibernazione invernale, riemergono in superficie e migrano verso le pozze d'acqua dove avviene la riproduzione. L'amplesso è di tipo inguinale, il maschio cioè cinge la femmina all'attaccatura delle zampe posteriori (e non all'altezza delle ascelle anteriori, come avviene in gran parte degli anfibi). In fin dei conti durante l'accoppiamento entrambi i sessi emettono vocalizzazioni. Le 10-500 uova vengono deposte in cordoni gelatinosi lunghi alcune decine di cm, avvolti a spirale sulla vegetazione sommersa. Si schiudono dopo 2-3 giorni dalla deposizione.[6]
Distribuzione e habitat
[modifica | modifica wikitesto]La specie è diffusa nelle aree planiziali e collinari dell'Europa centrale, settentrionale e orientale, sino alla Siberia occidentale al Kazakistan nord-occidentale. Popolazioni isolate sono presenti nella Francia centrale e in Italia settentrionale (pianura Padana). La specie è localmente estinta in Svizzera.[1]
In Italia la specie è presente nelle aree planiziali di Piemonte, Lombardia, Veneto, Friuli-Venezia Giulia ed Emilia-Romagna; in tutte queste aree ha subito un rilevante declino.[7]
Si ritrova in habitat differenti (boschi di latifoglie o conifere, prati, campi coltivati, risaie, stagni, paludi, canali d'irrigazione) purché caratterizzati dalla presenza di un suolo soffice, con una discreta componente sabbiosa.
Tassonomia
[modifica | modifica wikitesto]Tradizionalmente a questa specie sono attribuite due sottospecie: la sottospecie nominale (P. fuscus fuscus), ampiamente distribuita in Europa centrale e in Asia occidentale, e una seconda (P. fuscus insubricus), endemica dell'Italia settentrionale. In realtà, il valore tassonomico di questa seconda entità viene attualmente messo in dubbio, in mancanza di chiari caratteri diagnostici.[8].
Conservazione
[modifica | modifica wikitesto]In considerazione del suo ampio areale la lista rossa IUCN cataloga P. fuscus come specie a basso rischio (Least concern).[1]
La specie è elencata in Appendice II della Convenzione di Berna e nell'Annesso IV della Direttiva Europea "Habitat" (CEE 92/43 del 21.05.1992). La specie è protetta dalla legislazione nazionale in molti paesi europei.
Per la sua conservazione sono state istituite apposite aree protette inserite nei progetti di Life Nature e LIFE Insubricus[9],[10]: in Piemonte le oasi WWF, la baraggia di Bellinzago e la Bula, ed in Lombardia il SIC delle Paludi di Arsago Seprio nel Parco del Ticino [11].
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ a b c (EN) Aram Agasyan et al. 2008, Pelobates fuscus, su IUCN Red List of Threatened Species, Versione 2020.2, IUCN, 2020.
- ^ Paola Casale, Pelobate fosco, su ateinsubriaolona.it, 6 febbraio 2021. URL consultato il 21 febbraio 2023.
- ^ (EN) Frost D.R. et al., Pelobates fuscus, in Amphibian Species of the World: an Online Reference. Version 6.0, New York, American Museum of Natural History, 2014. URL consultato il 4 ottobre 2014.
- ^ a b c David Alderton, Animali, Rusconi Libri, 2012.
- ^ Alessandro Minelli, Il grande dizionario illustrato degli animali, Edizioni Primavera, 1992, p. 299, ISBN 8809452445.
- ^ Atlante degli anfibi e dei rettili d'Italia, p. 296.
- ^ Atlante degli anfibi e dei rettili d'Italia, pp. 292-294.
- ^ Crottini A & Andreone F, Conservazione di un anfibio iconico: lo status di Pelobates fuscus in Italia e linee guida d'azione (PDF), in Quad. Staz. Ecol. civ. Mus. St. nat. Ferrara 2007; 17: 67–76.
- ^ Oasi Faunistica WWF, su turismonovara.it. URL consultato il 14 ottobre 2022.
- ^ Oasi WWF la Bula, su villapaolinaasti.com. URL consultato il 14 ottobre 2022.
- ^ Gli anfibi del SIC “Paludi di Arsago” e la sua importanza per la conservazione del Pelobate fosco (Pelobates fuscus) in Italia., su Parco Ticino. URL consultato il 18 agosto 2023.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Andreone F., Pelobate fosco (PDF), in Atlante degli Anfibi e dei Rettili d'Italia, Firenze, Edizioni Polistampa, 2006, pp. 292-297, ISBN 88-8304-941-1.
- Crottini A., Andreone F., Kosuch J., Borkin L.J., Litvinchuk S.N., Eggert C. & Veith M., Fossorial but widespread: the phylogeography of the common spadefoot toad (Pelobates fuscus), and the role of the Po Valley as a major source of genetic variability (PDF), in Molecular Ecology 2007; 16: 2734-2754.
- Andreone F., Piazza R, A bioacoustic study on Pelobates fuscus insubricus (Amphibia, Pelobatidae) (PDF) [collegamento interrotto], in Italian Journal of Zoology 1990; 57:(4): 341-349.
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Pelobates fuscus
- Wikispecies contiene informazioni su Pelobates fuscus
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Pelobates fuscus Amphibia Web
- Il pelobate fosco italiano[collegamento interrotto] WWF Italia
- Il pelobate fosco, Pelobates fuscus (Laurenti, 1768) www.ittiofauna.org
- Il pelobate fosco www.cascinabellezza.it
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