Indice
Ori di Taranto
Gli ori di Taranto sono una collezione museale di gioielli tra cui anelli, orecchini, bracciali, corone e consistono in preziosi monili di epoca ellenistica e romana. Sono custoditi nel Museo archeologico nazionale di Taranto, il MArTA.
Descrizione
[modifica | modifica wikitesto]I gioielli, custoditi nella sezione dedicata all'arte orafa in età ellenistica del Museo nazionale archeologico di Taranto, costituiscono un'importante testimonianza di come la lavorazione dei metalli preziosi, e in particolare dell'oro, fosse una delle attività più apprezzate nella famosa città della Magna Grecia tra il IV e il I secolo a.C. Essi si inseriscono nella categoria di oggetti di lusso che fanno parte della storia di un popolo e di una comunità, come preziosa testimonianza storica e come sintesi della famosa lavorazione dell'oro in età ellenistica e romana. I concetti di lavorazione orafa, manualità e preziosità dei materiali, rendono questa collezione museale unica nel suo genere.[1][2]
Le principali tecniche di lavorazione erano quelle di martellatura, cesellatura, filigrana e granulazione.
Fra i pezzi in esposizione nella "Sala degli ori", si segnalano i gioielli appartenuti ad alcuni corredi funerari, tra i quali si notano:
- "Diadema con ornato floreale" da Crispiano (Taranto)
- "Bracciale con verga tortile" da Mottola (Taranto)
- "Orecchino a navicella" con lavorazione in filigrana e granulazione
- "Orecchini a testa di leone"
- "Schiaccianoci"
- "Diadema da Canosa (Bari) in oro e pietre dure" con decorazione a motivi floreali
- "Teca in argento da Canosa (Bari)" a forma di conchiglia
Negli anni ottanta gli ori furono esposti con enorme successo di pubblico in una mostra itinerante tenutasi a Milano, Parigi, Amburgo e Tokyo.
Tale mostra suscitò però anche polemiche per la sparizione di un orecchino d'oro, avvenuta in circostanze mai chiarite.[3]
Gli ori e l'Esposizione Mondiale Universale
[modifica | modifica wikitesto]Il lusso che gli ori rappresentano è spesso portato a modello di esclusività come un vero e proprio "brand italia". Per questo motivo ben 80 pezzi della collezione sono stati esposti ad EXPO Shanghai nel 2010 e 5 pezzi destinati al Padiglione Italia per EXPO Milano nel 2015.[4]
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Rossella Trabace, Dopo Shangai, Milano. Gli Ori di Taranto tornano all’Expo, su corrieredelmezzogiorno.corriere.it.
- ^ (ZH) 【记者即时播报】意大利珠宝展今天下午在世博园揭开神秘面纱 [[Resoconto immediato del giornalista] Il Salone del Gioiello Italiano ha svelato il suo mistero all'Esposizione Universale di questo pomeriggio], su expo2010.ifeng.com, 13 ottobre 2010. URL consultato il 15 aprile 2024 (archiviato dall'url originale il 19 luglio 2014).
- ^ La riapertura del MARTA – Museo Archeologico di Taranto, su sulromanzo.it.
- ^ Gli Ori di Taranto protagonisti del Cardo, su padiglioneitaliaexpo2015.com (archiviato dall'url originale il 17 ottobre 2015).
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Ettore M. De Juliis, Gli ori di Taranto in età ellenistica, Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 1984.
- Cosimo D'Angela, Gli ori bizantini del Museo archeologico di Taranto, Taranto, Scorpione Editrice, 1989.
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sugli Ori di Taranto
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Museo Archeologico Nazionale di Taranto, su museotaranto.it. URL consultato il 7 aprile 2006 (archiviato dall'url originale il 22 gennaio 2009).