Manta birostris

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Manta gigante
Manta Manta
Manta birostris
Stato di conservazione
In pericolo[1]
Classificazione scientifica
DominioEukaryota
RegnoAnimalia
PhylumChordata
ClasseChondrichthyes
SottoclasseElasmobranchii
SuperordineEuselachii
OrdineMyliobatiformes
FamigliaMyliobatidae
SottofamigliaMobulinae
GenereManta
SpecieM. birostris
Nomenclatura binomiale
Manta birostris
Walbaum, 1792
Areale

La manta gigante (Manta birostris Walbaum, 1792) è un pesce cartilagineo della famiglia Myliobatidae.[2]

Il corpo della manta gigante è costituito da un disco rosso di forma romboidale largo circa 2,2-2,4 volte la sua lunghezza, con gli apici appuntiti verso le estremità laterali. Il capo è largo quasi un terzo dell'ampiezza del disco, e presenta all'estremità anteriore una bocca molto ampia con ai lati due peculiari appendici dette pinne cefaliche, che durante i pasti vengono tenute aperte per convogliare il cibo, mentre durante il nuoto vengono arrotolate assumendo l'aspetto di corna, da cui il nome latino birostris. Gli occhi sono posti subito dietro alle pinne felici, ai lati del capo. Sul ventre si aprono bilateralmente le cinque fessure branchiali, ampie e munite di un apposito filtro per il plancton[3]. Posteriormente al corpo si diparte una sottile appendice caudale che supera di poco la lunghezza del corpo, sormontata alla base da una minuscola pinna dorsale. Non presenta aculei veleniferi, se non in forma abbozzata[4]. La pelle presenta piccoli denticoli dermici di forma radiale.

La colorazione sul dorso è bruno-nerastra o grigia, abbastanza uniforme con a volte zone o macchie più chiare, mentre sul lato ventrale è bianco lattiginosa ma con presenza di macchie scure che assumono conformazioni diverse in ogni esemplare, tanto da essere utilizzate dagli studiosi per il riconoscimento in una data popolazione. Essendo un condroitto, è dotata di uno scheletro di natura cartilaginea.

Si tratta del gigante della famiglia e di uno dei pesci più grandi in assoluto, raggiungendo un'apertura del disco di 6,7 metri ed un peso superiore alla tonnellata, anche se sono state riportate misure persino superiori, fino a 9 metri di ampiezza[5]. Le maggiori dimensioni ed alcuni particolari nella dentatura e nella colorazione differenziano questa specie dall'affine Manta alfredi, riconosciuta come specie distinta solo nel 2009[6]. Il peso massimo che si sia mai registrato si aggira intorno alle 2 tonnellate, ma mediamente gli individui adulti non superano i 700-800 kg.[senza fonte]

Distribuzione e habitat

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È presente in tutti i mari ed oceani della fascia tropicale e temperata. Nell'oceano Atlantico si spingono a nord fino alle coste del New Jersey e nei pressi dello Stretto di Gibilterra, senza però entrare nel Mediterraneo, a sud sono state rilevate fino all'Uruguay e alle coste del Congo. Sono state osservate in tutte le zone dell'oceano Indiano, e nel Pacifico a nord fino al Giappone e alle coste della California, a sud fino all'isola nord della Nuova Zelanda e alle coste del Cile.

Visione frontale di manta gigante

A differenza di altri raiformi, la manta gigante non frequenta abitualmente il fondale marino. Le sue abitudini sono essenzialmente pelagiche, spingendosi abitualmente anche in mare aperto, isolata o in piccoli gruppi, che possono diventare molto numerosi in casi particolari. Esistono dati che supportano l'ipotesi di migrazioni stagionali effettuate per motivi alimentari[7]. Sono ottimi nuotatori, capaci di compiere anche spettacolari salti fuori dall'acqua, probabilmente nel tentativo di liberarsi di parassiti o remore[8].

Alimentazione

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Si ciba principalmente di zooplancton, piccoli animali non autonomi nel muoversi che si lasciano trasportare dalla corrente, che cattura nuotando e convogliando l'acqua verso la bocca, aiutata dalle due pinne cefaliche ampiamente mobili.

Sono animali ovovivipari in quanto il piccolo, solitamente unico, nasce in seguito alla schiusa dell'uovo nel corpo della madre[9]. Il periodo della riproduzione è generalmente dall'inizio di dicembre alla fine di aprile.

Il corteggiamento in questa specie vede molti maschi seguire una singola femmina per lungo tempo, fino a quando un maschio riesce a prevalere e avviene la fecondazione, di tipo interno[10].

  1. ^ (EN) Marshall, A., Barreto, R., Carlson, J., Fernando, D., Fordham, S., Francis, M.P., Derrick, D., Herman, K., Jabado, R.W., Liu, K.M., Rigby, C.L. & Romanov, E. (2022), Manta birostris, su IUCN Red List of Threatened Species, Versione 2020.2, IUCN, 2020. URL consultato l'8 aprile 2024.
  2. ^ (EN) Manta birostris (Walbaum, 1792), in WoRMS (World Register of Marine Species). URL consultato il 21 agosto 2014.
  3. ^ (EN) Nancy Passarelli, Andrew Piercy, Education Biological Profiles Manta, su flmnh.ufl.edu, Florida Museum of Natural History. URL consultato il 22 agosto 2014 (archiviato dall'url originale il 20 gennaio 2013).
  4. ^ (EN) Manta rays facts, su sites.google.com, Project Manta. URL consultato il 22 agosto 2014 (archiviato dall'url originale il 26 agosto 2014).
  5. ^ (EN) Mark McGrouther, Manta Ray, Manta birostris (Walbaum, 1792), su australianmuseum.net.au, Australian Museum. URL consultato il 22 agosto 2014 (archiviato dall'url originale il 26 agosto 2014).
  6. ^ (EN) Marshall A D, Compagno L J V, Bennett M B, Redescription of the genus Manta with resurrection of Manta alfredi (Krefft, 1868) (Chondrichthyes; Myliobatoidei; Mobulidae), in Zootaxa, vol. 2301, Magnolia Press, dicembre 2009, pp. 1-28, ISSN 1175-5326 (WC · ACNP).
  7. ^ (EN) Mantas at a Glance, su MantaTrust. URL consultato il 20 agosto 2014 (archiviato dall'url originale il 3 gennaio 2013).
  8. ^ Elisabetta Intini, Pinne per volare, in Focus, Gruner+Jahr/Mondadori S.p.A., 30 luglio 2010. URL consultato il 19 agosto 2014.
  9. ^ Jahoda M, Eletti M, Diavolo di mare, in Aqua, vol. 42, Editrice Portoria, gennaio 1990, pp. 30-41.
  10. ^ (EN) Manta Ray (Manta birostris) FAQ, su elasmo-research.org, ReefQuest Centre for Shark Research. URL consultato il 22 agosto 2014.

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