Khurshid
Khurshid | |
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Dirham d'argento coniato da Khurshid | |
Scià di Patashwargar (Tabaristan) | |
In carica | 740/741 – 760 |
Predecessore | Dadhburzmihr |
Successore | nessuno (annessione del Tabaristan al Califfato Abbàside) |
Nascita | 734 |
Morte | Daylam, 761 |
Dinastia | Dabuyidi |
Padre | Dadhburzmihr |
Consorte | Varmja Haraviya |
Figli | Dadmihr Hormozd Vandad-Hormozd Shakla altre figlie dai nomi sconosciuti |
Khurshid (lingua pahlavi: , Khōrshēd; Tabari/persianoاسپهبد خورشید Spāhbed Khōrshīd 'Generale Khorshid'; 734 – Daylam, 761), erroneamente indicato come Khurshid II dai primi studiosi, fu l'ultimo ispahbadh del Tabaristan. Salì al trono in tenera età e governò, fino all'età di 14 anni, sotto la reggenza dello zio Farrukhan il Giovane. Khurshid cercò di affermare la sua indipendenza dal vassallaggio nei confronti del Califfato, sostenne diverse ribellioni e mantenne i contatti diplomatici con la dinastia Tang cella Cina. Alla fine gli Abbasidi conquistarono il suo paese nel 759-760, e catturarono la maggior parte dei membri della sua famiglia. Khurshid riuscì a fuggire a Daylam, dove concluse la sua vita.
Biografia
[modifica | modifica wikitesto]Khurshid nacque nel 734/735, figlio di Dadhburzmihr o Dadmihr (morto nel 740) e nipote di Farrukhan il Grande (morto nel 728), primo sovrano (ispahbadh) della dinastia dei Dabuyidi notizia appresa dalla sua monetazione.[1][2][3] Secondo la tradizione, i Dabuyidi istituirono una dinastia, pressoché indipendente che governò sul Tabaristan, negli anni 640, durante i tumulti occorsi all'epoca della conquista islamica della Persia e al collasso dell'impero sasanide. Loro pagavano esclusivamente i tributi di vassallaggio al Califfato arabo, e governarono, nonostante ripetuti tentativi di invasione da parte dei musulmani, mantenendo la loro autonomia anche grazie all'inaccessibilità del loro territorio.[2][4] Recenti interpretazioni delle fonti di P. Pourshariati, comunque, sostengono che Farrakhan il Grande fu colui che in realtà instaurò il regno della famiglia sul Tabaristan, intorno agli anni 670.[5] Nelle prime fonti, Khurshid viene indicato come Khurshid II, a causa di una cattiva interpretazione della monetazione, che portarono i primi studiosi ad interpolare un Khurshid prima di Farrukhan, il cui regno è stato ipotizzato come iniziato intorno al 710.[1][2]
Khurshid succedette a suo padre all'età di sei anni, e per otto anni governò sotto la reggenza di suo zio Farrukhan-i Kuchak ("Farrukhan il Giovane"). Quando Khurshid divenne maggiorenne, i figli di Farrukhan rifiutarono di riconoscere la sua autorità e tentarono di usurpare il trono. Il loro complotto sarebbe stato scoperto da Khurshid a seguito della rivelazione di una schiava, Varmja Haraviya. Con l'aiuto dei figli di suo cugino Jushnas, Khurshid riuscì a sconfiggere e imprigionare i figli di Farrukhan il Giovane. In seguito prese Varmja Haraviya come sua sposa, mentre ai figli di Jushnas vennero affidate elevate cariche dello Stato.[1][2][6] Lo storico Ibn Isfandiyar diede una vivida descrizione della prosperità del Tabaristan in quel periodo, descrivendolo come un importante centro di produzione tessile (tra cui la seta), che commerciava con i turchi dell'Asia centrale, probabilmente attraverso il Mar Caspio. Khurshid si dice che abbia contribuito a questa prosperità con la costruzione di numerosi bazar e caravanserraglio.[7] Khurshid provò a consolidare ed estendere il suo potere, ed approfittò delle turbolenze all'interno del califfato degli Omayyadi durante la terza guerra civile islamica, ribellandosi al califfo Marwan II (r. 744-750), e inviò un'ambasciata alla dinastia Tang nel 746, che lo riconobbe ("re Hu-lu-ban") come principe vassallo.[1]
Durante la rivoluzione abbaside, tuttavia, fu costretto a combattere nell'esercito abbasside sotto Abu Muslim. Come uno dei vassalli di Abu Muslim, sostenne quest'ultimo nella sua guerra contro il Califfo al-Mansur (r. 754-775). Dopo che il califfo fece assassinare Abu Muslim, nel 755, Khurshid sostenne la rivolta anti-abbaside di Sunbadh, che ha affidò parte del tesoro di Abu Muslim a Khurshid. Quando la rivolta di Sunbadh venne sconfitta, Sunbadh fuggì in Tabaristan, ma venne ucciso da uno dei cugini di Khurshid, apparentemente perché non era riuscito a dimostrare la sua identità. È possibile, tuttavia, che l'omicidio sia stato istigato da Khurshid, nella speranza di acquisire il resto del tesoro di Abu Muslim.[1][2][8] Al-Mansur inviò suo figlio ed erede, al-Mahdi (r. 775–785) a recuperare il tesoro di Abu Muslim. Khurshid glielo negò, e al-Mansur tentò di detronizzare Khurshid, nominando ispahbadh uno dei suoi cugini. Questo non ebbe l'effetto desiderato di mettere in discussione la fedeltà dei sudditi nei confronti di Khurshid, ma Khurshid, alla fine, fu costretto ad accontentare gli Abbasidi accettando un aumento del tributo annuale, che portò al livello pagato ai Sassanidi.[1][9][10]
Poco dopo, tuttavia, Khurshid approfittò della rivolta di Abd al-Jabar ibn Abd al-Rahman, il governatore di Khorasan, per gettare ancora una volta fuori il califfato. Al-Mansur inviò un esercito in Tabaristan, con l'intenzione di sottomettere completamente il paese e renderlo una provincia. Khurshid fuggito nella fortezza di al-Tak tra le montagne, dove fu assediato nel 759-760. Anche se Khurshid stesso riuscì a fuggire nella vicina Daylam, la fortezza alla fine cadde, e con essa la sua famiglia cadde nelle mani degli Abbasidi che la portarono a Baghdad.[1][2] Da Daylam, Khurshid provò a riconquistare il suo regno. Radunò un esercito tra gli abitanti della regione di montagna e invase il Tabaristan nel 760. Respinto, tornò a Daylam.[1][2] Dopo aver appreso della cattura della sua famiglia, si dice abbia esclamato "Dopo questo non c'è nessuna volontà di vita e di gioia, e la morte è il solo conforto e sollievo", e si avvelenò, probabilmente nel 761.[1][11][12]
Il Tabaristan divenne una provincia del Califfato, amministrata da Amul governatore arabo, anche se le dinastie locali dei Bavandidi, Karinidi e Zarmihridi, un tempo soggette ai Dabuyidi, continuarono il controllo del territorio montagnoso come vassalli degli Abbasidi. Le monete vennero coniate in Tabaristan, a nome di Khurshid, fino al 764, quando il nome del governatore abbaside fu sostituito. Di conseguenza alcune fonti precedenti menzionano anche il 767 come data della morte di Khurshid.[1][11]
Famiglia
[modifica | modifica wikitesto]Dopo la cattura, i figli di Khurshid, principi Dadmihr, Hormozd e Vandad-Hormozd, ricevettero dei nomi arabi, ma la loro sorte è sconosciuta.[2][12] Secondo fonti cinesi, d'altra parte, uno di essi era in ambasciata presso i Tang al tempo della conquista del Tabaristan.[1] Le figlie di Khurshid vennero date come concubine ai membri della dinastia degli Abbasidi. Il nome di queste principesse è confuso, ma una venne tenuta da al-Mansur e un'altra da suo fratello, Abbas ibn Muhammad. Al-Bakhtariyya, una figlia di Farrukhan il Giovane, divenne la concubina di al-Mahdi, ed un'altra concubina di al-Mahdis, Shakla, era una figlia di Khurshid. Nell'817, durante la quarta guerra civile islamica, la popolazione di Baghdad pensò di eleggere uno dei loro figli come califfo in opposizione ad al-Maʾmūn (r. 813–833). Il figlio di Al-Bakhtariyya, al-Mansur ibn al-Mahdi, rifiutò, ma il suo fratellastro Ibrahim ibn al-Mahdi accettò e regnò contro il califfo fino all'819.[1][2][12]
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ a b c d e f g h i j k l Rekaya (1986), pp. 68–70
- ^ a b c d e f g h i Madelung (1993), pp. 541–544
- ^ Pourshariati (2008), pp. 312–313
- ^ Madelung (1975), pp. 198–199
- ^ Pourshariati (2008), pp. 308–313
- ^ Pourshariati (2008), pp. 313–314
- ^ Pourshariati (2008), p. 314
- ^ Pourshariati (2008), pp. 314–315
- ^ Madelung (1975), pp. 199–200
- ^ Pourshariati (2008), p. 316
- ^ a b Madelung (1975), p. 200
- ^ a b c Pourshariati (2008), p. 317
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- W. Madelung, The Minor Dynasties of Northern Iran, in R.N. Frye (a cura di), The Cambridge History of Iran, Volume 4: From the Arab Invasion to the Saljuqs, Cambridge, Cambridge University Press, 1975, pp. 198–249, ISBN 978-0-521-20093-6.
- Wilferd Madelung, DABUYIDS, in Ehsan Yarshater (a cura di), Encyclopaedia Iranica, Vol. VI, Fasc. 5, London et al., Routledge & Kegan Paul, 1993, pp. 541–544, ISBN 1-56859-007-5.
- Parvaneh Pourshariati, Decline and Fall of the Sasanian Empire: The Sasanian-Parthian Confederacy and the Arab Conquest of Iran, London and New York, I.B. Tauris, 2008, ISBN 978-1-84511-645-3.
- M. Rekaya, Khurshīd, in The Encyclopedia of Islam, New Edition, Volume V: Khe–Mahi, Leiden and New York, BRILL, 1986, pp. 68–70, ISBN 90-04-07819-3.
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