Giuseppe Manacchini

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Giuseppe Manacchini

Giuseppe Manacchini (Crevalcore, 11 settembre 1902Milano, 10 novembre 1990) è stato un baritono italiano.

Nasce da Lucia Manacchini. A soli cinque mesi resta orfano e, assieme alla sorella Dinora di quattro anni, viene accolto dalla famiglia della zia Zaira Manacchini Mattioli. La famiglia è numerosa, le condizioni economiche modeste: i due fratelli cominciano a lavorare presto. Dinora a 13 anni si sposta nel vicino paese di San Felice sul Panaro per andare a servizio presso una famiglia, Giuseppe dopo le elementari trova lavoro come manovale muratore.

A 13 anni entra a far parte della banda musicale del paese. Si aggrega alla compagnia di attori dilettanti, si fa apprezzare come cantante. Giulia Magnani Traldi, della ricca borghesia crevalcorese, che da poco ha perduto sul Carso il figlio Giovanni, si offre di finanziargli gli studi. Grazie a questo sostegno si iscrive al Liceo Musicale Giovanni Battista Martini di Bologna e frequenta la sezione canto del maestro Alessandro Vezzani, già insegnante tra gli altri di Maria Pia Pagliarini, Mafalda Favero, Pia Tassinari. Si diploma nel 1928.

La prima prova pubblica da baritono diplomato è in un concerto vocale dell’Università Popolare di Monza nel marzo 1929.[1] Il 10 aprile debutta nell'opera lirica al teatro Ristori di Cividale del Friuli nel ruolo di Valentino nel Faust e di Silvio nel duetto dei Pagliacci.[2] In estate è al teatro Trianon di Montecatini Terme, fra gli interpreti di una Lucia di Lammermoor che sarà il suo primo importante successo a fianco del soprano Lina Pagliughi.

Gli esordi preludono a un’intensa carriera di trent'anni che lo porterà a frequentare i principali teatri storici italiani e a intraprendere tournée internazionali.

Nel 1930 interpreta Madame Butterfly, Il Trovatore, Andrea Chenier, La forza del destino, Lucia di Lammermoor. Nel 1931 porta in scena Rigoletto a Pavia, al Duse di Bologna, a Novara, a Cento (con il soprano Lola Pedretti, pure originaria di Crevalcore)[3] e in altri teatri. È scritturato per nuove opere: Loreley di Alfredo Catalani[4], La traviata, Aida.

Nel 1932 compie la prima trasferta internazionale al teatro Reale de Il Cairo (La Gioconda, Rigoletto, La forza del destino).[5] A Torino canta con il soprano Della Benni, nome italianizzato dell'americana Della Benning, che nel 1937 diventerà sua moglie.[6] Porta in scena opere verdiane in diverse città. A Parma canta con Beniamino Gigli.

Nel 1933 partecipa a due prime assolute: La Bardana del musicista Cirillo Casiraghi a Monza[7]; Corsaresca di Pasquale La Rotella al teatro della Triennale di Milano[8]. Canta ne La Gioconda al Littoriale di Noto davanti a un pubblico di oltre seimila persone. Nell'autunno come baritono solista è in tournée nei Paesi Bassi con il coro del teatro alla Scala di Milano.[9] È fra gli interpreti di Donna Lombarda, opera del maestro Alessandro Cicognini, alla Triennale di Milano, con repliche a Roma e a Torino.

Manacchini con Beniamino Gigli e Gianna Pederzini, Teatro alla Scala, 1939

Nel 1934 al teatro Bellini di Catania esordisce con Carmen di Bizet, interpretando il ruolo di Escamillo accanto al mezzosoprano Gianna Pederzini. Al Festival di Salisburgo è impegnato con il soprano Stella Roman nella Cantata biblica del maestro Vittorio Gnecchi (direttore Joseph Messner).[10] Nella cornice del Canal Grande di Venezia partecipa al concerto per il primo centenario della nascita di Amilcare Ponchielli[11], ed è tra gli artisti del concerto commemorativo di Paderno Cremonese, paese di nascita del compositore. A Milano partecipa ai concerti organizzati al Palazzo dell’Arte per la Mostra Azzurra sull'aeronautica italiana.[12]

Nel 1935 interpreta Lohengrin, Faust, Le Maschere. Nell'ambito della Stagione Lirica dell’EIAR canta in diretta nella commedia I dispetti amorosi e nelle opere Medusa, Andrea del Sarto e La Bohème. Le trasmissioni EIAR proseguiranno negli anni seguenti con il melodramma Linda di Chamounix di Donizetti, le opere Fedora, Un ballo in maschera e Zingari, il Requiem tedesco di Brahms, Lucia di Lammermoor, Le nozze di Haura.[13]

Il percorso di carriera, ormai giunto a maturità, lo porta a cantare a fianco di artisti lirici di primo piano. Nel 1936 debutta al Teatro Reale dell’Opera di Roma con La forza del destino accanto a Beniamino Gigli. La collaborazione col teatro prosegue intensa in quello stesso anno con Un ballo in maschera, la prima del Cyrano di Bergerac[14], Werther (con Gianna Pederzini e Tito Schipa)[15], la prima di Notturno Romantico[16], L’amore dei tre re (con il soprano Maria Caniglia[17], il basso Ezio Pinza, il tenore Aurelio Marcato); e negli anni a seguire con Re Lear, Il piccolo Marat[18], Caracciolo di Franco Vittadini[19], Luisa Miller (col tenore Giacomo Lauri Volpi e il basso Giacomo Vaghi). Sempre nel 1936 va in scena al teatro Liceu di Barcellona ne La Bohème (assieme a Lauri Volpi e al soprano Mercedes Capsir).

Nel 1937 la Lucia di Lammermoor che interpreta al Teatro dell’Opera di Roma ha nel cast anche Gigli, Dal Monte, Vaghi. Alla rappresentazione assistono il Re Vittorio Emanuele III e il capo del governo Mussolini.

Il 7 aprile 1938 arriva il debutto alla Scala di Milano con Silvano di Mascagni[20], a cui fa immediato seguito Marcella di Umberto Giordano (con Magda Olivero, Tito Schipa, il baritono Carlo Cavallini)[21] e l’anno dopo Fedora (con Beniamino Gigli e Gianna Pederzini).

Fra il 1936 e il 1939 viene scritturato per una serie di rappresentazioni del Carro di Tespi Lirico[22], teatro itinerante organizzato a partire dal 1929 dall’Opera Nazionale del Dopolavoro per divulgare l’opera lirica nei centri minori.[23] Si esibisce in diverse località ne La Gioconda, Aida, La Traviata. Negli stessi anni si esibisce in numerosi teatri italiani con le opere del repertorio consolidato. Canta inoltre nella nuova opera teatrale La Cattedrale del maestro Mario Mariotti al Donizetti di Bergamo (1937), porta Madama Butterfly a Belgrado (1938)[24], nel centenario della prima opera di Giuseppe Verdi partecipa con Un ballo in maschera alla Stagione lirica all'aperto di Busseto (1939).[25]

Rigoletto

Nel 1938-39 incide per grandi case discografiche: con Cetra registra Lucia di Lammermoor (con Lina Pagliughi e Giovanni Malipiero), brani tratti dai Puritani (col basso Luciano Neroni), Faust; con La Voce del Padrone registra Orfeo di Monteverdi con l’orchestra della Scala.

Negli anni della guerra, tra il 1940 e 1942, intraprende una lunga tournée oltreoceano in Venezuela e Brasile. A Rio de Janeiro è protagonista nella prima assoluta dell’opera brasiliana Malazarte di Lorenzo Fernandez (1941) e interpreta Maria Tudor (1942). Rientrato in patria, riprende la collaborazione col teatro dell’Opera di Roma, con la Scala (dove interpreta Le Villi, trasmessa in diretta radiofonica) ed altri teatri tra cui il Lirico di Milano[26], concentrando la propria attività in Lombardia e in Liguria.

Dal 1946 al 1948 svolge un’intensa attività artistica nelle principali città di Portogallo e Spagna, paese dove torna più volte alternando le tournée con gli impegni in patria. Aggiunge Tosca al suo repertorio. Nel 1953 è il primo baritono che canta alla televisione italiana: l’opera è il Barbiere di Siviglia, Manacchini interpreta Figaro accanto al soprano Lina Pagliughi, i tenori Tancredi Pasero e Luigi Pontiggia e il basso Melchiorre Luise, sotto la direzione del maestro Mario Braggio.[27]

Nella seconda metà degli anni cinquanta è attivo nel Nord Italia, impegnato nell'interpretazione dei classici del suo repertorio. Chiude la carriera di cantante lirico il 27 giugno 1959 al Theatre Municipal di Metz, dove con altri artisti è protagonista del concerto Bel canto. Pages immortelles de Rossini, Verdi, Puccini.

Gli ultimi anni

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Cessata l'attività, vive a Milano e a Magenta. Nel 1967 si trasferisce con la moglie Della Benning alla Casa Verdi, casa di riposo per anziani musicisti e cantanti fondata da Giuseppe Verdi a Milano. Qui riceve le visite di ammiratori e appassionati d’opera, colleghi, personalità.

Nel 1984 è tra i protagonisti de il Bacio di Tosca, film documentario di Daniel Schmid ambientato nella Casa di riposo, nel quale gli anziani ospiti interpretano loro stessi.[28] Il circolo Amici della Lirica del paese natale, Crevalcore, organizza al Teatro Comunale una serata in suo onore con premiazione. Nel 1986 il circolo Amici della Musica di Ferrara, in una manifestazione alla Sala estense, gli conferisce il Premio Frescobaldi.

Si spegne alla Casa Verdi nel 1990. Riposa nella parte storica del cimitero di San Felice sul Panaro, non lontano dalla sorella Dinora.

Repertorio operistico
Ruolo Titolo Autore
Valentino Faust Gounod
Silvio, Tonio Pagliacci Leoncavallo
Alfio Cavalleria rusticana Mascagni
Lord Enrico Ashton Lucia di Lammermoor Donizetti
Il Conte di Luna Il Trovatore Verdi
Sharpless Madame Butterfly Puccini
Gerard Andrea Chenier Giordano
Don Carlo di Vargas La forza del destino Verdi
Rigoletto Rigoletto Verdi
Herrmann Loreley Catalani
Giorgio Germont La traviata Verdi
Amonasro Aida Verdi
Barnaba La Gioconda Ponchielli
Biddu La Bardana Casiraghi
Zamor Corsaresca La Rotella
Re Donna Lombarda Cicognini
Escamillo Carmen Bizet
Telramondo Lohengrin Wagner
Capitan Spaventa Le Maschere Mascagni
Momi I dispetti amorosi Luporini
Stefan Medusa Barilli
Andrea del Sarto Andrea del Sarto Baravalle
Marcello La Bohème Puccini
Renato Un ballo in maschera Verdi
De Guiche Cyrano di Bergerac Alfano
conte Zeno Notturno romantico Pick-Mangiagalli
Alberto Werther Massenet
Manfredo L’amore dei tre re Montemezzi
Antonio Linda di Chamounix Donizetti
De Siriex Fedora Giordano
conte di Kent Re Lear Cagnoni
Lelio Le donne curiose Wolf-Ferrari
soldato Il piccolo Marat Mascagni
Fabrizio di Carafa Caracciolo Vittadini
Miller Luisa Miller Verdi
Renzo Silvano Mascagni
Drasco Marcella Giordano
Hakou La Cattedrale Mariotti
Arsenio Margherita da Cortona Refice
Severo Poliuto Donizetti
Ahmed Le nozze di Haura Lualdi
Apollo, un pastore Orfeo Monteverdi
Malazarte Malazarte Fernandez
Don Gil di Terragona Maria Tudor Gomes
Lescaut Manon Massenet
barone Scarpia Tosca Puccini
Guglielmo Wulf Le Villi Puccini
Figaro Barbiere di Siviglia Rossini
Tamar Zingari Leoncavallo
Sima Ero, lo sposo caduto dal cielo Gotovac
Fanuel Nerone Boito
Athanael Thais Massenet
Carlo Ernani Verdi
Re di Castiglia La favorita Donizetti
Pietro Hansel e Gretel Humperdinck
Basilio La fiamma Respighi
Il profeta Salomè R. Strauss
Wolfram di Eschenbach Tannhäuser Wagner
Vincenzo Gellner La Wally Catalani
Cascart Zazà Leoncavallo
- Cantata biblica Gnecchi
- Requiem tedesco Brahms
  • Lucia di Lammermoor di G. Donizetti, con L. Pagliughi, G. Malipiero, G. Manacchini. Orchestra Sinfonica e Coro di Torino della Radiotelevisione Italiana. Dirige Ugo Tansini, Maestro del Coro Achille Consoli. 3 dischi 33 giri, CETRA 1939.
  1. ^ Il popolo di Monza 30 marzo 1929.
  2. ^ Riepilogo della stagione lirica al Ristori, Cividale del Friuli, aprile 1929.
  3. ^ Dalla recensione pubblicata dal Corriere padano del 21 aprile 1931: "Protagonista è il baritono Giuseppe Manacchini, un giovane che s’avvia a grandi passi verso la celebrità. Possessore di una splendida voce che sale con facilità all'acuto, egli ha composto il personaggio di “Rigoletto” con raro intuito artistico, mettendo in evidenza in ogni brano della poderosa parte la bontà della scuola a cui è stato educato e la rara efficacia del fraseggio".
  4. ^ La rappresentazione va in scena al Teatro Goldoni di Livorno, cfr. Il Telegrafo 26 luglio 1931.
  5. ^ Il programma di opere in Egitto è pubblicato sul Corriere della sera 11 dicembre 1931.
  6. ^ Da Stampa sera, 6 maggio 1932: "Il baritono Manacchini è stato un Don Carlos vigorosissimo (..) Della Benni si è distinta in questa Forza del Destino come una Leonora degna di ogni elogio".
  7. ^ Corriere della sera 21 e 24 giugno 1933.
  8. ^ Corriere della sera 30 settembre 1933.
  9. ^ Il Corriere della sera del 9 ottobre 1933 titola "La trionfale conclusione dei concerti del coro scaligero in Olanda".
  10. ^ Corriere della sera 15 agosto 1934.
  11. ^ Corriere della sera 26 agosto 1934.
  12. ^ Corriere della sera 13, 14 e 15 ottobre 1934.
  13. ^ La prima trasmissione per intero di un'opera lirica fu realizzata dall'EIAR la sera del 6 maggio 1926 dalla sede di Milano. Sul finire dello stesso anno vennero effettuati altri collegamenti con alcuni teatri per trasmettere in diretta gli spettacoli lirici che vi si tenevano. L'effetto mediatico conferì ben presto una grandissima popolarità ai cantanti che vi si esibivano. Cfr. A. Gilleri, Nozioni di organizzazione ed economia dello spettacolo, FrancoAngeli 2008, p.70.
  14. ^ Corriere della sera 23 gennaio 1936.
  15. ^ Corriere della sera 25 marzo 1936.
  16. ^ Corriere della sera 26 aprile 1936.
  17. ^ Corriere della sera 1 maggio 1936.
  18. ^ Corriere della sera 2 maggio 1937.
  19. ^ Corriere della sera 9 febbraio 1938.
  20. ^ Corriere della sera 7 aprile 1938.
  21. ^ Corriere della sera 24 aprile 1938.
  22. ^ Corriere della sera 29 maggio 1937; 3 giugno 1938; 20 agosto 1938; 25 agosto 1938; 23 giugno 1939.
  23. ^ Per un inquadramento cfr. P. Girolami, Il carro di Tespi: teatro e fascismo, in Cultura e fascismo. Letteratura, arti e spettacolo di un ventennio, a cura di M.Biondi e A. Borsotti, Ponte alle Grazie, Firenze 1990; Il teatro all'aperto in Italia di Mario Corsi, Rizzoli 1939.
  24. ^ La Stampa 5 dicembre 1938.
  25. ^ Corriere della sera 17 maggio 1939.
  26. ^ Corriere della sera 10 novembre 1944.
  27. ^ Cfr.50 anni di opera lirica alla RAI 1931-1980: le produzioni liriche delle sedi di Milano, Napoli, Roma e Torino, ERI 1981.
  28. ^ Corriere della sera 12 ottobre 1984.
  • Library of Congress Catalog: Music and phonorecords volume 27, Library of Congress 1953
  • Il teatro d'opera in disco, di Rodolfo Celletti, Rizzoli 1988
  • La Casa di riposo per musicisti fondazione Giuseppe Verdi in Milano, a cura di Guido Lopez, Arti Grafiche Meroni, Milano 1988
  • Il Teatro La Fenice: 1792-1936, di Michele Girardi e Franco Rossi, volume I, Albrizzi Editore 1989
  • L'opera lirica a Livorno, di Fulvio Venturi, Debatte 2000
  • Giuseppe Manacchini baritono crevalcorese, di Roberto Tommasini, numero monografico di Rassegna storica crevalcorese, n. 12, ottobre 2019

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