Erchanbert

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Ercamberto ("Hercumbert", "Ercambert", "Ercanbert", "Erchanbert"..)
vescovo della Chiesa cattolica
Incarichi ricoperti
  • Vescovo fondatore del vescovado di Minden
  • Vescovo di Frisinga[1]
 
Consacrato vescovo29 gennaio 835
Deceduto11 gennaio 854[1]
 

Erchanbert (... – 11 gennaio 854) fu abate, maestro, studioso di grammatica e vescovo di Frisinga[1] dal 29 gennaio 835 alla morte.[2]
Il nome è altresì riportato sotto le forme "Hercumbert", "Ercambert", "Ercanbert"; in italiano "Ercamberto"[1].

Suo predecessore fu Hitto, vescovo dall'anno 811 alla morte, 11 dicembre 834;[2] a Erchanbert succedette Anno, dal 1º marzo 854 alla morte, 9 ottobre 875.[2]

In qualità di Vescovo di Frisinga, Erchanbert fu autore di una lettera contro le imposture nelle reliquie.[1]

Erchanbert fu nipote e successore di Hitto di Frisinga, O.S.B.,[2][3] il che rende evidente la forte influenza della nobiltà sulla nomina alla cattedra vescovile.[4]
Entrambi, in particolare, appartenevano alla dinastia dell'alta nobiltà bavarese degli Huosi.[5][6] Probabilmente il giovane compì la sua formazione presso il capitolo della cattedrale di Frisinga.

Freisinger Dom

Prima della sua ordinazione episcopale Erchanbert fu probabilmente insegnante (grammaticus) alla scuola della cattedrale ed ivi scrisse una grammatica per l'insegnamento.[4]

Nel suo Tractatus super Donatum si notano il forte legame ormai stabilitosi, alla sua epoca, tra la schola conventuale, l'insegnamento, in particolare della lettura, e la finalizzazione di esso alla crescita dell'allievo nella vita spirituale, sino alla «conquista della salvezza dell'anima», tanto che «il ricordo della vita conventuale è affidato in primis alla figura del praeceptor».

In facoltà di vescovo,[7] Erchanbert fondò il vescovado di Minden (citato nei documenti medievali come Minthun) nell'800, sul sito sovrastante il piccolo villaggio di pescatori presso il guado sul Weser di cui a sua volta si fa prima menzione nel 798, e dove fu eretta una prima chiesa vescovile in legno dalla forma semplificata, sostituita solo dopo qualche tempo da un edificio rettangolare in pietra dal tetto in legno.[8]

Il nome: varianti o omonimie?

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Il nome del personaggio che Treccani cita come Ercamberto presenta varianti di grafia seppure tra loro non lontane ("Hercumbert", "Ercambert", "Ercanbert", "Erchanbert"..); nondimeno, però, figurano talora nomi differenti, tuttavia non troppo dissimili dalla grafia su citata, sebbene riguardanti persone di cui sono presentate notizie riferibili a soggetti diversi.

Di colui che è attestato quale fondatore e primo responsabile del vescovado di Minden, Erchanbert appunto («Hercumbert, Ercambert»), è stato ipotizzato che corrisponda a quel vescovo "Ercanperachtes" («Ercanperachtes episcopus») che appone la sua firma a un documento a Fulda risalente all'anno 796, e che egli probabilmente fosse un monaco di Fulda il quale guidò la missione inviata da colà fino in Sassonia.[9]

Altrove[10] si fa invece menzione di un personaggio dal nome simile, «Erkambert (Herumbert)», probabilmente sassone, che sarebbe stato «nominato nel 780» e sarebbe «morto nell'813».

Erchanbert non è da sovrapporre a Erchemperto, monaco benedettino e storico longobardo, noto soprattutto come autore della Historia Langobardorum Beneventanorum, morto dopo l'anno 887.

Freising (Frisinga)

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Erchanbert su uno dei dipinti dedicati ai Vescovi della Diocesi di Frisinga nel Fürstengang Freising
Lo stemma del Vescovo Erchanbert nel Fürstengang Freising con notizia in lingua latina

Erchanbert fu vescovo di Frisinga dal 29 gennaio 835 al giorno di morte, 11 gennaio 854.[1][2] Come vescovo, il predecessore di Erchanbert, Hitto, aveva compiuto una visita nella diocesi e aveva fatto insediare sia un prevosto, con mansioni amministrative, sia una chiesa sul monte Weihenstephan vicino a Freising e, in essa, sei canonici secolari: ma solo durante l'episcopato del suo successore Erchanbert per la prima volta un atto di donazione menzionava la presenza di canonici della cattedrale che non fossero monaci, ossia nell’anno 842 e poi tre anni dopo; il capitolo della cattedrale fu in seguito composto invece da monaci e canonici.[4]
Sotto i successori Anno (855-75), Arnoldo (875-83) e Valdo (883-903), l'elemento monastico nel capitolo della cattedrale venne gradualmente meno;[4] i benedettini della cattedrale sul monte si ritirarono, infatti, per stabilirsi ai piedi del Weihenstephan.[11]

Contro le frodi nelle reliquie

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Di Erchanbert è riportato che «dettò una lettera contro gli inganni nelle reliquie».[1]

In effetti, è ben testimoniata nei secoli, nell'alto e basso Medioevo, la pratica del culto delle reliquie, sulla quale una luce sinistra è gettata dall’esposizione e dal mercimonio fraudolenti di reperti falsi, cui si dedicavano eloquenti impostori traendo profitto dal «superstizioso culto dei santi, d[a]l feticismo stregonesco delle reliquie»[12] ben radicati nel popolo ma non di meno tra le fila del basso ed alto clero: ne sono reperibili testimonianze anche a distanza di secoli, tanto non solo da essere documentate direttamente ma da fornire argomento per parodie o sapida ironia,[13] come, per citare gli esempi più conosciuti, nelle raccolte di novelle di Giovanni Boccaccio[14] o del Novellino di Masuccio Salernitano.[12][15]

Lo stesso Hitto nell’anno 834 aveva portato da Roma alla propria diocesi di Frisinga le reliquie del Papa Alessandro I e del Papa Giustino: a sua volta Erchanbert, il vescovo suo successore, nel decennio successivo inviava al clero di Frisinga una lettera importante e riservata, e distinta da un notevole intento di prudenza.[16]
La questione verteva specialmente sull’autenticità delle reliquie di cui si faceva "traffico" o oggetto di culto, ovvero che, nella particolare contingenza cui fa riferimento Erchanbert, fosse sincero quel tale di nome "Felix" che affermava che avrebbe portato alla diocesi le reliquie dell’apostolo san Bartolomeo e di altri santi: «quidam vir nomine Felix […] dicens se corpus s. Bortholomaei apostoli et aliorum sanctorum corpora secum nostris partibus detulere», notizia peraltro accolta, se vera, con «gaudio e lode a Dio», ma che nel vescovo aveva destato dubbi di credibilità. Se essa fosse stata accettabile come fidedegna, da lui e altri anziani riuniti in preghiera e meditazione, Erchanbert conclude, egli avrebbe indetto un triduo di processioni della santa Croce, di digiuno e astinenza da determinati cibi per il clero affinché la diocesi meritasse di avere in visita o in custodia tali reliquie.[17]

Viene riportato che dall'anno 840 Erchanbert possa essere stato, oltre che vescovo di Frisinga, anche abate nel Principato abbaziale di Kempten, sebbene sia considerato con maggiore sicurezza l'avvio di tale carica dall'anno 844.[4]

Rappresentanza politico-amministrativa

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Nell'anno 848 Erchanbert, cointeressato insieme con i più alti funzionari dell'impero franco orientale e l'alta aristocrazia, fu firmatario, insieme con altri vescovi quali Liupramm, arcivescovo di Salisburgo (836–859) che era al vertice della chiesa bavarese, e con altri notabili della stessa chiesa, come Erchanfrid, vescovo di Ratisbona (848–863), e Hartwig, vescovo di Passau (840–866), di un atto, datato Ratisbona 12 ottobre, innovativo nella storia del feudalesimo medievale e dell'amministrazione carolingia, con il quale veniva sancito il passaggio dal vassallaggio alla proprietà con pieno diritto sotto la forma dell'allodio.[18]

Il Tractatus super Donatum

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Dagli studiosi viene dibattuta l'attribuzione ad Erchanbert vescovo di Frisinga di «due commentarî su Donato minor e maior» che egli avrebbe scritto «ampliandone talvolta il testo e attenendosi principalmente a Prisciano».[1][19][20] Tale attività sarebbe stata svolta da Erchanbert nell'«occup[arsi] di grammatica».[1]

Per "Donato minor" e "Donato maior" si intendono le Artes. grammaticae di Elio Donato: la Ars minor in otto capitoli e la Ars maior in tre libri, la prima una sorta di grammatica elementare a domande e risposte e la seconda di più ampio respiro e levatura; di entrambe, è noto l'uso esteso nelle scuole medievali e moderne.[21]

Peraltro, nel riferire e commentare le relative titubanze dei critici nel proprio contributo dedicato ai testi grammaticali latini dell'alto medioevo, Luigi Munzi[22] riporta il dubbio dello stesso editore moderno, W.V. Clausen, sulla paternità ercambertiana: «[Clausen] ritiene "most improbable" ("assai improbabile") l’attribuzione dell’opera – composta verosimilmente nella prima metà del IX secolo – all’omonimo vescovo di Frisinga (836-854), proposta per primo dal Manitius».[23]

Non è, infatti, da tralasciare che «nei due soli manoscritti che recano un’indicazione d’autore si parla soltanto di un magister Erchambertus: ciò nondimeno, a confermare la versione vulgata sulla paternità del trattato da parte del vescovo, «l'editore stesso stampa il titolo dell’opera nella forma Erchamberti Frisingensis Tractatus super Donatum» (ovvero: "Il Trattato su Donato di Ercamberto di Frisinga").[22][24][25]

Note di stile

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Erchanbert analizza il testo della Ars minor frase per frase, talvolta persino parola per parola, ne discute la dottrina, il lessico, gli esempi: tuttavia, malgrado la stessa qualità della Ars minor d'essere rivolta a principianti, non rifugge da una certa eleganza, benché il suo stile non si possa ritenere oscuro.[26]

Come attinente allo stile di Erchanbert viene rilevato un forte interesse didattico: nella sua opera di "artigrafo" (uno degli «autori di artes altomedievali, siano essi illustri vescovi o autorevoli abati»)[22] o più propriamente di grammaticus e commentatore di opere di artigrafi, «non ignoran[d]o come la sopravvivenza delle loro scholae dipenda essenzialmente dal favore del sovrano», anche il «doctissimus Ercamberto» non esitava a «allinearsi [...] alla diffusa propaganda che mirava a presentare il potere carolingio come renovatio dell’impero romano», nominando Carlo Magno con un'altisonante definizione («Carolus Saxonicus») di sapore scipionico nel suo «Tractatus super Donatum».[22]

La data di morte di Erchanbert, comunque attribuita all'anno 854, risulta dibattuta dagli studiosi; essa, infatti, nelle diverse proposte offerte, oscilla tra il giorno 11 gennaio delle stime precedenti e il 1° agosto 854 ipotizzato da ulteriori studi.[4]

Erchanbert fu dapprima sepolto nella "Peterskapelle" (Cappella di san Pietro), a Freising, costruita nella prima metà del IX secolo, e di cui egli stesso aveva scelto l'erezione sul Domberg.[27]

Nella Peterskapelle fu venerato quale beato e la sua tomba resa meta di pellegrinaggi locali a partire dal tardo Medioevo, mentre testimonianze relative a una credenza più diffusa vengono riferite a partire dal XVII secolo, quando, come riporta il vescovo Eckher, sulla sua lapide sono deposte persone affette da ogni sorta di malattie, che ricevono soccorso e guarigione. Altre testimonianze inoltre riportano tale uso riguardo alla fine del XVIII, all'inizio del secolo successivo e ancora alla fine di esso.
Segni di tale attività di pellegrinaggio sarebbero visibili tutt'oggi in forma di dilavature nella metà inferiore della lastra superstite causate da acqua santa o decorazioni vegetali, abrasioni meccaniche e altri.[4]

Nel 1721 quando il vescovo Ecker ritrovò la tomba di Erchanbert e ne fece rinnovare la sottostruttura, vi pose due iscrizioni, rispettivamente sul lato nord e sul lato sud, rilevando come la tomba fosse ubicata ormai in un luogo recondito; ad accompagnare le ossa del vescovo beato, il presule fece apporre una piastra di piombo con l'indicazione della nuova reposizione.[4]

Prima che la Cappella fosse demolita a seguito del decreto statale di Secolarizzazione della Baviera, le spoglie di Erchanbert furono trasferite nel duomo di Frisinga dove furono contrassegnate da questa epigrafe in maiuscolo gotico: «EST · ERKEN[BER/TVS · H]AC · PRESVL · IN EDE · [S]EP[VLTVS · ATQ(VE) · COOPERTVS / · [SAX]O · DE · PAVPERE · SCVLPTO · S(VB) · TV(MV)LO · [R(EQVIESCIT) † » (Una traduzione possibile: «In questo luogo sepolto il presule Erkenbert, sovrastato da una lapide scolpita sobriamente, sotto il tumulo riposa †»).[4]

Nel 1828 nella tomba reliquiario fu deposta anche una nuova pisside contenente le ossa ed ivi furono ritrovate nel 1957 in occasione dei lavori di ristrutturazione della cripta: spostata la lastra di copertura, le reliquie del beato furono lasciate nella loro tomba nella stessa cripta.[4]

  1. ^ a b c d e f g h i Ercambèrto. Treccani Enciclopedia on line, su treccani.it.
  2. ^ a b c d e (LA) Pius Bonifacius Gams, Series episcoporum Ecclesiae Catholicae. 19.Freising (Frisinga), Graz, 1957, p. 275.
  3. ^ (DE) Gertrud Diepolder, Freisinger Traditionen und Memorialeinträge im Salzburger Liber vitae und im Reichenauer Verbrüderungsbuch. Auswertung der Parallelüberlieferung aus der Zeit der Bischöfe Hitto und Erchanbert von Freising, in Zeitschrift für bayerische Landesgeschichte, n. 58, Munich, 1995, pp. 147-189.
  4. ^ a b c d e f g h i j (DE) INSCHRIFTENKATALOG: STADT FREISING. KATALOGARTIKEL IN CHRONOLOGISCHER REIHENFOLGE, su inschriften.net.
  5. ^ (DE) Harald Krahwinkler, Huosi in “Reallexikon der Germanischen Altertumskunde (RGA)” 2ed., vol. 15, Berlin, New York, Walter de Gruyter, 2000, pp. 272–274, ISBN 3-11-016649-6.
  6. ^ (DE) Lorenz Maier, Huosi, die. in (DE) Karl Bosl, Bosls bayerische Biographie, Regensburg, Pustet, 1983, ISBN 3-7917-0792-2.
  7. ^ Una "Successio episcoporum Mindensium", o Cronaca della successione episcopale della diocesi di Minden, riguardante gli anni tra 803 e 1439, fu redatta da ignoti, a cominciare da trent'anni dopo sino a fine secolo, e poggiando sulla consultazione di due cronache che la precedettero: l'una, del domenicano Hermann von Lerbeck (Hermannus de Lerbeke), di circa un secolo ((LADE) Hermannus de Lerbeke (Hermann von Lerbeck), Die Bischofschroniken des Mittelalters. Hermanns v. Lerbeck Catalogus episcoporum Mindensium und seine Ableitungen in Mindener Geschichtsquellen. Band 1: Bischofschroniken des Mittelalters; Band 2: Des Domherrn Heinrich Tribbe Beschreibung von Stadt und Stift Minden (um 1460); Band 3: Das Mindener Stadtbuch von 1318. Drei Bände, a cura di Klemens Löffler, vol. 1, Münster Westf., Aschendorff, 1917, pp. xv-xxx, in particolare vol. I) e l'altra, di Heinrich Tribbe von Schloen (Henricus Tribbe), di pochi anni: (LA) Successio episcoporum Mindensium, su geschichtsquellen.de.
  8. ^ Nino M. Zchomelidse, Minden. Treccani. Enciclopedia dell'Arte Medievale (1997), su treccani.it, 1997.
  9. ^ (DE) Albert Hauck, Kirchengeschichte Deutschlands, II, Leipzig, J.C.Hinrich'sche Buchhandlung, 1904, p. 355 in particolare n.4; in generale pp.390-391,405-408. e (DE) Albert Hauck, Kirchengeschichte Deutschlands, Leipzig, J.C.Hinrich'sche Buchhandlung, 1904.
  10. ^ Diocese of Minden, su catholic.com.
  11. ^ (EN) Joseph Lins, Archdiocese of Munich-Freising (Monasensis et Frisingensis), su ecatholic2000.com.
  12. ^ a b Roberto Rusconi, RM. Reti Medievali. Iniziative online per gli studi medievistici. Didattica. Predicazione e vita religiosa nella società italiana (da Carlo Magno alla Controriforma). Sezione III - Gli ordini mendicanti e la pastorale ecclesiastica nel basso medioevo. 33. Predicazione e truffa, su rm.unina.it, 2000.
  13. ^ Insito nel meccanismo stesso della parodia e garanzia della sua efficacia è infatti che il «modello» su cui si opera la «distorsione semantica» sia «sufficientemente noto»: Nicola Catelli, Parodiae libertas. Sondaggi sulla parodia italiana del Cinquecento (tesi di dottorato); tutor: prof. Rinaldo Rinaldi (PDF), su repository.unipr.it, pp. 105; 6; 25; 109 e passim.
  14. ^ Decamerone, Giornata VI Novella X Classici italiani, su classicitaliani.it (archiviato dall'url originale il 13 maggio 2006).
  15. ^ Masuccio Salernitano, Il Novellino, a cura di Giorgio Petrocchi, Firenze, Sansoni, pp. 53-60.
  16. ^ (DE) Albert Hauck, Kirchengeschichte Deutschlands, II, Leipzig, J.C.Hinrich'sche Buchhandlung, 1904, p. 686, in particolare n.4.
  17. ^ Di seguito, Hauck riporta inoltre vari esempi di visite di reliquiari nei medesimi periodi senza analoghe titubanze da parte degli alti prelati.
  18. ^ (EN) Béla Miklós Szőke, The carolingian age in the carpathian basin. Permanent exhibition of the hungarian national Museum (PDF), Budapest, Hungarian national Museum, 2014, pp. 59-61, ISBN 978 615 5209 17 8.
  19. ^ Laura Biondi, Teoria linguistica e grammaticografia del Latino nell’Alto Medioevo. Temi, modelli e metalinguaggio, Pisa, ETS, 2022, p. 85, ISBN 978-884676442-3.
  20. ^ Prisciano di Cesarea di Mauretania fu sua volta grammaticus, vissuto tra la fine del V secolo e l'inizio del successivo.
  21. ^ Massimo Lenchantin de Gubernatis, Donato, Elio. Treccani Enciclopedia Italiana, su treccani.it, 1932. e Donato, Elio. Enciclopedia on line, su treccani.it.
  22. ^ a b c d Custos latini sermonis: testi grammaticali latini dell'Alto Medioevo, su dokumen.pub. ripreso da Luigi Munzi, Custos Latini Sermonis. Testi grammaticali latini dell'alto medioevo. Saggi e note testuali di Luigi Munzi, a cura di Luigi Munzi, collana Aion, Roma, Fabrizio Serra, 2011, ISBN 9788862274265. richiedibile in consultazione al link di biblioteca riportato.
  23. ^ (DE) Max Manitius, XV. Erchanberts von Freising Donatkommentar, in Philologus, vol. 68, n. 3, 1909.
  24. ^ (LAEN) Erchanbertus Frisingensis (Magister), Tractatus super Donatum, a cura di Wendell Vernon Clausen, University of Chicago, 1948.
  25. ^ Una panoramica dei testi grammaticali o inerenti la grammatica e i grammatici dell'antichità e dell'alto Medioevo è fornita da (EN) Index Grammaticorum Latinorum, su latingrammarianscollection.uniroma1.it, che cita il Trattato su Donato di Erchanbert, in particolare «Erchanb. in Don. 114, 19», ovvero «Erchanbertus (episcopus Frisingensis?), tractatus super Donatum, p. 114 lin. 19 Clausen»: «Erchanberti Frisingensis Tractatus super Donatum, "A Dissertation Submitted to the Faculty of the Division of the Humanities in Candidacy for the Degree of Doctor of Philosophy", by W.V. Clausen, Chicago (Illinois) 1948», dunque la dissertazione dello stesso Clausen che riguardò il "Trattato su Donato" di Erchanbert di Frisinga.
  26. ^ (EN) Vivien Law, Erchanbert and the interpolator. A christian Ars minor at Freising (Clm 6414), in pp. 225, 224. in (EN) Vivien Law (a cura di), History of Linguistic Thought in the Early Middle Ages, John Benjamins Publishing, 1993.. Nel capitolo, Law (p. 229 e passim) discute particolarmente l'intervento di un interpolatore che peraltro non altera i «lemmata» (lemmi) che inserisce nel commentario di Erchanbert.
  27. ^ (DE) Sigmund Benker, Marianne Baumann-Engels, Freising. 1250 Jahre Geistliche Stadt – Ausstellung im Diözesanmuseum und in den historischen Räumen des Dombergs in Freising, 10 Juni bis 19 November 1989, München, Wewel, 1989, p. 143, ISBN 3-87904-162-8.

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