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Indice

  • Inizio
  • 1 Descrizione
  • 2 Cinematica del corpo rigido
  • 3 Dinamica del corpo rigido
  • 4 Esempi
  • 5 Voci correlate
  • 6 Altri progetti

Corpo rigido

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In fisica, un corpo rigido è un oggetto materiale le cui parti sono soggette al vincolo di rigidità, ossia è un corpo che sia quando è fermo sia quando cambia posizione non si deforma mai. Dal punto di vista della teoria dell'elasticità un corpo è rigido se costituito da un materiale che ha modulo di Young teoricamente infinito.

Descrizione

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Il vincolo di rigidità è un vincolo di posizione bilaterale ed indipendente dal tempo; esso fa sì che le mutue distanze fra due punti qualunque del sistema restino invariate in ogni istante. Scelti due punti qualunque P 1 {\displaystyle P_{1}} {\displaystyle P_{1}} e P 2 {\displaystyle P_{2}} {\displaystyle P_{2}} appartenenti al corpo rigido e la loro distanza d 12 {\displaystyle d_{12}} {\displaystyle d_{12}}, il vincolo di rigidità è analiticamente espresso dalla relazione:

( x 1 − x 2 ) 2 + ( y 1 − y 2 ) 2 + ( z 1 − z 2 ) 2 − d 12 2 = 0 {\displaystyle (x_{1}-x_{2})^{2}+(y_{1}-y_{2})^{2}+(z_{1}-z_{2})^{2}-d_{12}^{2}=0} {\displaystyle (x_{1}-x_{2})^{2}+(y_{1}-y_{2})^{2}+(z_{1}-z_{2})^{2}-d_{12}^{2}=0}

Affinché un sistema abbia un moto rigido è necessario e sufficiente che le velocità simultanee di due suoi punti qualsiasi abbiano la stessa componente lungo la loro congiungente, e questo deve essere vero per ogni coppia di punti del sistema.

Per descrivere lo spostamento rigido nello spazio occorrono 6 gradi di libertà, con tre componenti della traslazione e tre componenti della rotazione. Infatti, definita la "forma" del corpo rigido, ad ogni istante la sua posizione è individuabile da sei valori, come:

  • tre coordinate di posizione di uno degli N {\displaystyle N} {\displaystyle N} punti del corpo rigido (in totale si hanno 3 N {\displaystyle 3N} {\displaystyle 3N} coordinate), le altre 3 ( N − 1 ) {\displaystyle 3(N-1)} {\displaystyle 3(N-1)} coordinate degli ( N − 1 ) {\displaystyle (N-1)} {\displaystyle (N-1)} punti del corpo rigido sono univocamente determinate dai vincoli;
  • tre coseni direttori di rotazione intorno agli assi x ,   y ,   z {\displaystyle x,\ y,\ z} {\displaystyle x,\ y,\ z} solidali al corpo.

È inoltre utile, per semplicità, introdurre l’ipotesi di piccoli spostamenti, per cui si ha che sin ⁡ θ ≃ θ {\displaystyle \sin \theta \simeq \theta } {\displaystyle \sin \theta \simeq \theta }.

Il moto di un corpo rigido si definisce moto rigido piano quando, considerato un piano solidale al corpo e con giacitura iniziale n ^ {\displaystyle {\hat {n}}} {\displaystyle {\hat {n}}}, questo si mantiene durante il moto costantemente sovrapposto ad un piano fisso anch'esso di giacitura n ^ {\displaystyle {\hat {n}}} {\displaystyle {\hat {n}}}; ovvero tutti i punti appartenenti al corpo rigido seguono le stesse leggi temporali di moto su piani paralleli.

Due corpi rigidi vincolati a strisciare l'uno sull'altro su una superficie solidale ad entrambi si dicono costituire una coppia cinematica.

Cinematica del corpo rigido

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La traslazione di un corpo rigido si riconduce allo studio della cinematica dei sistemi, introducendo il concetto di centro di massa e considerando il corpo come un sistema continuo.

Dato un sistema di riferimento assoluto (o fisso) formato dalla terna di versori trirettangola levogira { e 1 ,   e 2 ,   e 3 } {\displaystyle \{\mathbf {e} _{1},\ \mathbf {e} _{2},\ \mathbf {e} _{3}\}} {\displaystyle \{\mathbf {e} _{1},\ \mathbf {e} _{2},\ \mathbf {e} _{3}\}} centrata in O {\displaystyle O} {\displaystyle O} e un sistema di riferimento solidale al corpo rigido con terna { e 1 ′ ,   e 2 ′ ,   e 3 ′ } {\displaystyle \{\mathbf {e} _{1}',\ \mathbf {e} _{2}',\ \mathbf {e} _{3}'\}} {\displaystyle \{\mathbf {e} _{1}',\ \mathbf {e} _{2}',\ \mathbf {e} _{3}'\}} centrata in O ′ {\displaystyle O\,'} {\displaystyle O\,'}, il moto di un corpo può essere descritto tenendo in conto due contributi distinti: quello dovuto alla sua traslazione e quello legato alla rotazione rispetto ad un asse passante per almeno un punto del corpo; esso infatti è perfettamente determinato dalla conoscenza della variazione lineare e di quella angolare del moto del corpo rispetto ad un punto generico dell'asse di rotazione. Lo spostamento assoluto r {\displaystyle \mathbf {r} } {\displaystyle \mathbf {r} } di un generico punto P {\displaystyle P} {\displaystyle P} del corpo, la cui distanza da   O ′ {\displaystyle \ O\,'} {\displaystyle \ O\,'} è indicata dal vettore r o {\displaystyle \mathbf {r} _{o}} {\displaystyle \mathbf {r} _{o}}, è dato da:

r = r o + θ × r {\displaystyle \mathbf {r} =\mathbf {r} _{o}+\mathbf {\theta } \times \mathbf {r} } {\displaystyle \mathbf {r} =\mathbf {r} _{o}+\mathbf {\theta } \times \mathbf {r} }

dove θ {\displaystyle \theta } {\displaystyle \theta } è il vettore angolo di rotazione, con direzione parallela all'asse di rotazione e verso dato dalla regola della vite. Esprimendo quest'ultima relazione sotto forma di sistema lineare si ha:

{ x = x o + θ y ( z P − z o ) − θ z ( y P − y o ) y = y o + θ z ( x P − x o ) − θ x ( z P − z o ) z = z o + θ x ( y P − y o ) − θ y ( x P − x o ) {\displaystyle \left\{{\begin{aligned}&x=x_{o}+\theta _{y}(z_{P}-z_{o})-\theta _{z}(y_{P}-y_{o})\\&y=y_{o}+\theta _{z}(x_{P}-x_{o})-\theta _{x}(z_{P}-z_{o})\\&z=z_{o}+\theta _{x}(y_{P}-y_{o})-\theta _{y}(x_{P}-x_{o})\\\end{aligned}}\right.} {\displaystyle \left\{{\begin{aligned}&x=x_{o}+\theta _{y}(z_{P}-z_{o})-\theta _{z}(y_{P}-y_{o})\\&y=y_{o}+\theta _{z}(x_{P}-x_{o})-\theta _{x}(z_{P}-z_{o})\\&z=z_{o}+\theta _{x}(y_{P}-y_{o})-\theta _{y}(x_{P}-x_{o})\\\end{aligned}}\right.}

Che può essere riscritta come relazione tensoriale:

( x y z ) = ( x o y o z o ) + [ 0 − θ z θ y θ z 0 − θ x − θ y θ x 0 ] ⏟ W i j ⋅ ( x p − x o y p − y o z p − z o ) ⟹ r P = r o + W _ _ ⋅ r {\displaystyle {\begin{pmatrix}x\\y\\z\\\end{pmatrix}}={\begin{pmatrix}x_{o}\\y_{o}\\z_{o}\\\end{pmatrix}}+\underbrace {\begin{bmatrix}0&-\theta _{z}&\theta _{y}\\\theta _{z}&0&-\theta _{x}\\-\theta _{y}&\theta _{x}&0\\\end{bmatrix}} _{\displaystyle {\mathbf {W} _{ij}}}\cdot {\begin{pmatrix}x_{p}-x_{o}\\y_{p}-y_{o}\\z_{p}-z_{o}\\\end{pmatrix}}\implies \mathbf {r} _{P}=\mathbf {r} _{o}+{\underline {\underline {\mathbf {W} }}}\cdot \mathbf {r} } {\displaystyle {\begin{pmatrix}x\\y\\z\\\end{pmatrix}}={\begin{pmatrix}x_{o}\\y_{o}\\z_{o}\\\end{pmatrix}}+\underbrace {\begin{bmatrix}0&-\theta _{z}&\theta _{y}\\\theta _{z}&0&-\theta _{x}\\-\theta _{y}&\theta _{x}&0\\\end{bmatrix}} _{\displaystyle {\mathbf {W} _{ij}}}\cdot {\begin{pmatrix}x_{p}-x_{o}\\y_{p}-y_{o}\\z_{p}-z_{o}\\\end{pmatrix}}\implies \mathbf {r} _{P}=\mathbf {r} _{o}+{\underline {\underline {\mathbf {W} }}}\cdot \mathbf {r} }

dove W i j {\displaystyle \mathbf {W} _{ij}} {\displaystyle \mathbf {W} _{ij}} è il tensore di rotazione rigida. La velocità di rotazione può essere definita attraverso il vettore velocità angolare:

ω = d θ d t {\displaystyle {\boldsymbol {\omega }}={\frac {\mathrm {d} {\boldsymbol {\theta }}}{\mathrm {d} t}}} {\displaystyle {\boldsymbol {\omega }}={\frac {\mathrm {d} {\boldsymbol {\theta }}}{\mathrm {d} t}}}

esso è diretto parallelamente all'asse di rotazione con verso definito dalla regola della vite. Allora la velocità di un punto qualsiasi del corpo rispetto all'asse di rotazione è:

d r d t = d d t ( θ × r ) = d θ d t × r = ω × r = v θ {\displaystyle {\frac {\mathrm {d} \mathbf {r} }{\mathrm {d} t}}={\frac {\mathrm {d} }{\mathrm {d} t}}({\boldsymbol {\theta }}\times \mathbf {r} )={\frac {\mathrm {d} {\boldsymbol {\theta }}}{\mathrm {d} t}}\times \mathbf {r} ={\boldsymbol {\omega }}\times \mathbf {r} =\mathbf {v} _{\theta }} {\displaystyle {\frac {\mathrm {d} \mathbf {r} }{\mathrm {d} t}}={\frac {\mathrm {d} }{\mathrm {d} t}}({\boldsymbol {\theta }}\times \mathbf {r} )={\frac {\mathrm {d} {\boldsymbol {\theta }}}{\mathrm {d} t}}\times \mathbf {r} ={\boldsymbol {\omega }}\times \mathbf {r} =\mathbf {v} _{\theta }}

La variazione della velocità angolare ci dice che un punto qualsiasi del corpo rispetto all'asse di rotazione subisce un'accelerazione angolare:

α = d ω d t {\displaystyle {\boldsymbol {\alpha }}={\frac {\mathrm {d} {\boldsymbol {\omega }}}{\mathrm {d} t}}} {\displaystyle {\boldsymbol {\alpha }}={\frac {\mathrm {d} {\boldsymbol {\omega }}}{\mathrm {d} t}}}

Le componenti della velocità assoluta di un punto del corpo sugli assi mobili x ,   y ,   z {\displaystyle x,\ y,\ z} {\displaystyle x,\ y,\ z} sono date proiettando allora il teorema delle velocità relative:

v = v o + v θ = d r o d t + ω × r {\displaystyle \mathbf {v} =\mathbf {v} _{o}+\mathbf {v} _{\theta }={\frac {\mathrm {d} \mathbf {r} _{o}}{\mathrm {d} t}}+{\boldsymbol {\omega }}\times \mathbf {r} } {\displaystyle \mathbf {v} =\mathbf {v} _{o}+\mathbf {v} _{\theta }={\frac {\mathrm {d} \mathbf {r} _{o}}{\mathrm {d} t}}+{\boldsymbol {\omega }}\times \mathbf {r} }

Chiamando v o = { x ˙ o ,   y ˙ o ,   z ˙ o } {\displaystyle \mathbf {v} _{o}=\{{\dot {x}}_{o},\ {\dot {y}}_{o},\ {\dot {z}}_{o}\}} {\displaystyle \mathbf {v} _{o}=\{{\dot {x}}_{o},\ {\dot {y}}_{o},\ {\dot {z}}_{o}\}} la velocità assoluta di traslazione del centro delle velocità   O {\displaystyle \ O} {\displaystyle \ O} e ω = { ω x ,   ω y ,   ω z } {\displaystyle {\boldsymbol {\omega }}=\{\omega _{x},\ \omega _{y},\ \omega _{z}\}} {\displaystyle {\boldsymbol {\omega }}=\{\omega _{x},\ \omega _{y},\ \omega _{z}\}} la velocità angolare, le quali hanno componenti sui tre assi di rotazione mobili   x ,   y ,   z {\displaystyle \ x,\ y,\ z} {\displaystyle \ x,\ y,\ z}, si ha che i valori x ˙ o ,   y ˙ o ,   z ˙ o ,   ω x ,   ω y ,   ω z {\displaystyle {\dot {x}}_{o},\ {\dot {y}}_{o},\ {\dot {z}}_{o},\ \omega _{x},\ \omega _{y},\ \omega _{z}} {\displaystyle {\dot {x}}_{o},\ {\dot {y}}_{o},\ {\dot {z}}_{o},\ \omega _{x},\ \omega _{y},\ \omega _{z}} sono detti parametri del moto rigido. Pertanto, il sistema che si ottiene è:

{ x ˙ = x ˙ o + ω y ( z P − z o ) − ω z ( y P − y o ) y ˙ = y ˙ o + ω z ( x P − x o ) − ω x ( z P − z o ) z ˙ = z ˙ o + ω x ( y P − y o ) − ω y ( z P − z o ) {\displaystyle \left\{{\begin{aligned}&{\dot {x}}={\dot {x}}_{o}+\omega _{y}(z_{P}-z_{o})-\omega _{z}(y_{P}-y_{o})\\&{\dot {y}}={\dot {y}}_{o}+\omega _{z}(x_{P}-x_{o})-\omega _{x}(z_{P}-z_{o})\\&{\dot {z}}={\dot {z}}_{o}+\omega _{x}(y_{P}-y_{o})-\omega _{y}(z_{P}-z_{o})\\\end{aligned}}\right.} {\displaystyle \left\{{\begin{aligned}&{\dot {x}}={\dot {x}}_{o}+\omega _{y}(z_{P}-z_{o})-\omega _{z}(y_{P}-y_{o})\\&{\dot {y}}={\dot {y}}_{o}+\omega _{z}(x_{P}-x_{o})-\omega _{x}(z_{P}-z_{o})\\&{\dot {z}}={\dot {z}}_{o}+\omega _{x}(y_{P}-y_{o})-\omega _{y}(z_{P}-z_{o})\\\end{aligned}}\right.}

Che può essere riscritta come relazione tensoriale:

( x ˙ y ˙ z ˙ ) = ( x ˙ o y ˙ o z ˙ o ) + [ 0 − ω z ω y ω z 0 − ω x − ω y ω x 0 ] ⏟ W ˙ i j ⋅ ( x p − x o y p − y o z p − z o ) ⟹ v P = v o + W _ _ ˙ ⋅ r {\displaystyle {\begin{pmatrix}{\dot {x}}\\{\dot {y}}\\{\dot {z}}\\\end{pmatrix}}={\begin{pmatrix}{\dot {x}}_{o}\\{\dot {y}}_{o}\\{\dot {z}}_{o}\\\end{pmatrix}}+\underbrace {\begin{bmatrix}0&-\omega _{z}&\omega _{y}\\\omega _{z}&0&-\omega _{x}\\-\omega _{y}&\omega _{x}&0\\\end{bmatrix}} _{\displaystyle {{\dot {\mathbf {W} }}_{ij}}}\cdot {\begin{pmatrix}x_{p}-x_{o}\\y_{p}-y_{o}\\z_{p}-z_{o}\\\end{pmatrix}}\implies \mathbf {v} _{P}=\mathbf {v} _{o}+{\dot {\underline {\underline {\mathbf {W} }}}}\cdot \mathbf {r} } {\displaystyle {\begin{pmatrix}{\dot {x}}\\{\dot {y}}\\{\dot {z}}\\\end{pmatrix}}={\begin{pmatrix}{\dot {x}}_{o}\\{\dot {y}}_{o}\\{\dot {z}}_{o}\\\end{pmatrix}}+\underbrace {\begin{bmatrix}0&-\omega _{z}&\omega _{y}\\\omega _{z}&0&-\omega _{x}\\-\omega _{y}&\omega _{x}&0\\\end{bmatrix}} _{\displaystyle {{\dot {\mathbf {W} }}_{ij}}}\cdot {\begin{pmatrix}x_{p}-x_{o}\\y_{p}-y_{o}\\z_{p}-z_{o}\\\end{pmatrix}}\implies \mathbf {v} _{P}=\mathbf {v} _{o}+{\dot {\underline {\underline {\mathbf {W} }}}}\cdot \mathbf {r} }

dove W ˙ i j {\displaystyle {\dot {\mathbf {W} }}_{ij}} {\displaystyle {\dot {\mathbf {W} }}_{ij}} è il tensore di velocità angolare. Lo stesso punto subisce un'accelerazione data da:

a = d v d t = d d t ( d r o d t + ω × r ) = d 2 r o d t 2 + d ω d t × r + ω × d r d t = d v o d t + α × r + ω × v θ = a o + a θ + a n {\displaystyle \mathbf {a} ={\frac {\mathrm {d} \mathbf {v} }{\mathrm {d} t}}={\frac {\mathrm {d} }{\mathrm {d} t}}\left({\frac {\mathrm {d} \mathbf {r} _{o}}{\mathrm {d} t}}+{\boldsymbol {\omega }}\times \mathbf {r} \right)={\frac {\mathrm {d} ^{2}\mathbf {r} _{o}}{\mathrm {d} t^{2}}}+{\frac {\mathrm {d} {\boldsymbol {\omega }}}{\mathrm {d} t}}\times \mathbf {r} +{\boldsymbol {\omega }}\times {\frac {\mathrm {d} \mathbf {r} }{\mathrm {d} t}}={\frac {\mathrm {d} \mathbf {v} _{o}}{\mathrm {d} t}}+{\boldsymbol {\alpha }}\times \mathbf {r} +{\boldsymbol {\omega }}\times \mathbf {v} _{\theta }=\mathbf {a} _{o}+\mathbf {a} _{\theta }+\mathbf {a} _{n}} {\displaystyle \mathbf {a} ={\frac {\mathrm {d} \mathbf {v} }{\mathrm {d} t}}={\frac {\mathrm {d} }{\mathrm {d} t}}\left({\frac {\mathrm {d} \mathbf {r} _{o}}{\mathrm {d} t}}+{\boldsymbol {\omega }}\times \mathbf {r} \right)={\frac {\mathrm {d} ^{2}\mathbf {r} _{o}}{\mathrm {d} t^{2}}}+{\frac {\mathrm {d} {\boldsymbol {\omega }}}{\mathrm {d} t}}\times \mathbf {r} +{\boldsymbol {\omega }}\times {\frac {\mathrm {d} \mathbf {r} }{\mathrm {d} t}}={\frac {\mathrm {d} \mathbf {v} _{o}}{\mathrm {d} t}}+{\boldsymbol {\alpha }}\times \mathbf {r} +{\boldsymbol {\omega }}\times \mathbf {v} _{\theta }=\mathbf {a} _{o}+\mathbf {a} _{\theta }+\mathbf {a} _{n}}

dove il termine a θ {\displaystyle \mathbf {a} _{\theta }} {\displaystyle \mathbf {a} _{\theta }} rappresenta l'accelerazione tangenziale, diretta nello stesso verso della velocità tangenziale v θ {\displaystyle \mathbf {v} _{\theta }} {\displaystyle \mathbf {v} _{\theta }}, che ne è anche responsabile della variazione in modulo di quest'ultima, mentre il secondo termine a n {\displaystyle \mathbf {a} _{n}} {\displaystyle \mathbf {a} _{n}} rappresenta l'accelerazione radiale diretta verso il centro della circonferenza, ed è responsabile della variazione in direzione della velocità tangenziale. In definitiva:

a = a θ + a R = d v d t T ^ − v θ 2 r N ^ {\displaystyle \mathbf {a} =\mathbf {a} _{\theta }+\mathbf {a} _{R}={\frac {\mathrm {d} \mathbf {v} }{\mathrm {d} t}}{\hat {\mathbf {T} }}-{\frac {v_{\theta }^{2}}{r}}{\hat {\mathbf {N} }}} {\displaystyle \mathbf {a} =\mathbf {a} _{\theta }+\mathbf {a} _{R}={\frac {\mathrm {d} \mathbf {v} }{\mathrm {d} t}}{\hat {\mathbf {T} }}-{\frac {v_{\theta }^{2}}{r}}{\hat {\mathbf {N} }}}

dove T ^ {\displaystyle {\hat {\mathbf {T} }}} {\displaystyle {\hat {\mathbf {T} }}} e N ^ {\displaystyle {\hat {\mathbf {N} }}} {\displaystyle {\hat {\mathbf {N} }}} sono rispettivamente i versori associati alla direzione tangente ed alla direzione radiale della circonferenza descritta dal moto del corpo.

Dinamica del corpo rigido

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Lo stesso argomento in dettaglio: Equazioni cardinali della dinamica.

Per quanto riguarda la parte dinamica del moto di un corpo rigido, sappiamo che un sistema continuo è soggetto alle equazioni cardinali della dinamica

{ F ( e ) = d p CM d t = m d v C M d t M ( e ) = d L d t {\displaystyle \left\{{\begin{aligned}&\mathbf {F} ^{(e)}={\frac {\mathrm {d} \mathbf {p} _{\text{CM}}}{\mathrm {d} t}}=m{\frac {\mathrm {d} \mathbf {v} _{CM}}{\mathrm {d} t}}\\[6pt]&\mathbf {M} ^{(e)}={\frac {\mathrm {d} \mathbf {L} }{\mathrm {d} t}}\end{aligned}}\right.} {\displaystyle \left\{{\begin{aligned}&\mathbf {F} ^{(e)}={\frac {\mathrm {d} \mathbf {p} _{\text{CM}}}{\mathrm {d} t}}=m{\frac {\mathrm {d} \mathbf {v} _{CM}}{\mathrm {d} t}}\\[6pt]&\mathbf {M} ^{(e)}={\frac {\mathrm {d} \mathbf {L} }{\mathrm {d} t}}\end{aligned}}\right.}

dove si introduce il concetto del centro di massa a cui si riferiscono le grandezze associate. A partire da queste equazioni si determina perfettamente la dinamica del corpo rigido. Un corpo rigido è isolato se

{ F ( e ) = d p CM d t = m d v CM d t = 0 M ( e ) = d L d t = 0 {\displaystyle \left\{{\begin{aligned}&\mathbf {F} ^{(e)}={\frac {\mathrm {d} \mathbf {p} _{\text{CM}}}{\mathrm {d} t}}=m{\frac {\mathrm {d} \mathbf {v} _{\text{CM}}}{\mathrm {d} t}}=0\\[6pt]&\mathbf {M} ^{(e)}={\frac {\mathrm {d} \mathbf {L} }{\mathrm {d} t}}=0\end{aligned}}\right.} {\displaystyle \left\{{\begin{aligned}&\mathbf {F} ^{(e)}={\frac {\mathrm {d} \mathbf {p} _{\text{CM}}}{\mathrm {d} t}}=m{\frac {\mathrm {d} \mathbf {v} _{\text{CM}}}{\mathrm {d} t}}=0\\[6pt]&\mathbf {M} ^{(e)}={\frac {\mathrm {d} \mathbf {L} }{\mathrm {d} t}}=0\end{aligned}}\right.}

e queste equazioni introducono le leggi di conservazione e fanno parte di una branca della meccanica newtoniana detta statica.

Per quanto riguarda la parte energetica del moto di un corpo rigido, l'energia cinetica T {\displaystyle T} {\displaystyle T} ha il contributo dell'energia cinetica traslazionale T t {\displaystyle T_{t}} {\displaystyle T_{t}} e di quella rotazionale T r {\displaystyle T_{r}} {\displaystyle T_{r}} in generale, per un moto piano, date da

T = T t + T r = 1 2 m v CM 2 + 1 2 I CM ω 2 {\displaystyle T=T_{t}+T_{r}={\frac {1}{2}}mv_{\text{CM}}^{2}+{\frac {1}{2}}I_{\text{CM}}\omega ^{2}} {\displaystyle T=T_{t}+T_{r}={\frac {1}{2}}mv_{\text{CM}}^{2}+{\frac {1}{2}}I_{\text{CM}}\omega ^{2}}

dove I CM {\displaystyle I_{\text{CM}}} {\displaystyle I_{\text{CM}}} è il momento d'inerzia del corpo rispetto all'asse perpendicolare al piano del moto e passante per il centro di massa, mentre v CM {\displaystyle \mathbf {v} _{\text{CM}}} {\displaystyle \mathbf {v} _{\text{CM}}} è la velocità del centro di massa. Si tenga conto anche del fatto che vale il teorema di Huygens-Steiner e il lavoro delle forze interne di un corpo rigido è per il terzo principio della dinamica nullo. Si noti che se il corpo ruota attorno a un asse z ^ {\displaystyle {\hat {z}}} {\displaystyle {\hat {z}}} non baricentrico, se si indica con r {\displaystyle r} {\displaystyle r} la distanza del baricentro dall'asse di rotazione, si ottiene

T = 1 2 ( m r 2 + I CM ) ω 2 = 1 2 I z ^ ω 2 {\displaystyle T={\frac {1}{2}}(mr^{2}+I_{\text{CM}})\omega ^{2}={\frac {1}{2}}I_{\hat {z}}\omega ^{2}} {\displaystyle T={\frac {1}{2}}(mr^{2}+I_{\text{CM}})\omega ^{2}={\frac {1}{2}}I_{\hat {z}}\omega ^{2}}

essendo I z ^ {\displaystyle I_{\hat {z}}} {\displaystyle I_{\hat {z}}} il momento d'inerzia rispetto all'asse di rotazione z ^ {\displaystyle {\hat {z}}} {\displaystyle {\hat {z}}}.

Esempi

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Sono moti rigidi piani quelli in cui il corpo ruota intorno ad un asse fisso e il moto di puro rotolamento, il moto del pendolo composto e quello della trottola.

Voci correlate

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  • Cinematica
  • Meccanica classica
  • Corpo
  • Centro di massa
  • Teorema di König
  • Costruzione di Poinsot
  • Meccanica dei solidi
  • Equazioni di Eulero (dinamica del corpo rigido)

Altri progetti

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Altri progetti

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